La Diga della Rinascita (nella foto), in costruzione sul bacino del Nilo Azzurro in Etiopia, dovrebbe portare un notevole incremento alle fonti energetiche del paese, ma ha anche fatto salire notevolmente la tensione internazionale con i governi di Sudan ed Egitto, che sostengono che saranno privati di una considerevole parte delle loro risorse idriche. In realtà, secondo gli esperti di questioni idro-geologiche, la differenza di afflusso idrico sarà minima: la vera paura è causata dalla possibilità da parte dell'Etiopia di bloccare per un lungo tempo la diga, cosa che mette in mano etiopica uno strumento deterrente non indifferente. Finora, tra le poche minacce realmente fatte dall'Etiopia all'Egitto, c'è quella di bloccare il Nilo Azzurro se continueranno le persecuzioni contro i cristiani copti. La diga rende questa misura deterrente immediatamente attuabile, e coinvolge le Chiese di Etiopia ed Egitto in modo molto ravvicinato.
Da molte fonti mediatiche si è parlato di un ruolo di mediazione affidato dal governo egiziano al patriarca della Chiesa copta, Papa Tawadros II (che peraltro si è affrettato a smentire di aver mai ricevuto un simile incarico di arbitrato), e la questione sembra complicarsi per la visita in Egitto del patriarca della Chiesa etiopica, Abune Mathias, programmata per il mese di luglio 2014 e rinviata sine die per motivi legati alla crisi del Nilo. L'analoga visita di Papa Tawadros II in Etiopia, prevista per settembre, è stata rimandata nello stesso modo. Quali che siano i retroscena ecclesiastici della crisi del Nilo, sembra che le Chiese dei due paesi siano fortemente legate agli sviluppi della vicenda.
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