La pagina Facebook della nostra parrocchia fa un collegamento a una presentazione del primo volume del Libro del Celebrante, la prima delle tre parti di uno sforzo di traduzione in italiano dello Sluzhebnik slavonico. Complimenti a Valerio (Teodoro) Polidori per lo sforzo redazionale, e per aver trovato una casa editrice di tutto rispetto come le Dehoniane. Studieremo il nuovo volume con molta attenzione.
Troviamo invece clamoroso l'autogol della presentazione dell'opera come "il primo messale del Patriarcato di Mosca in italiano". Siamo abituati a veder aprire chiese ortodosse greche o romene nella diaspora, e a sentirle propagandare come "la prima chiesa ortodossa aperta sul luogo negli ultimi secoli", proprio nei posti in cui cinquant'anni prima erano attive parrocchie di ortodossi russi; questo però si può giustificare con la mancanza di comunicazioni tra diverse giurisdizioni. È invece un po' più demenziale la dimenticanza (o il deliberato insabbiamento) di un'opera simile benedetta dal proprio stesso patriarcato ventiquattro anni prima.
Nel 1990 (anno sufficientemente lontano da permettere una ricerca bibliografica, ma non troppo lontano da perdersi nella notte dei tempi) usciva un'opera che conteneva le traduzioni italiane di tutti i testi liturgici contenuti nel presente volume, e di altre officiature, che era stata, per citare testualmente, "Rivista ed approvata dalla Commissione Liturgica del Decanato d'Italia della Chiesa Ortodossa Russa (Patriarcato di Mosca)". Proprio per sfatare i dubbi relativi a un ente locale auto-referenziale, la stessa fonte sottolinea che il libro è "Edito con la Benedizione delle competenti Autorità Ecclesiastiche". E per essere precisi, in quel tempo, la più diretta "competente autorità" non era altri che il recentemente defunto metropolita Vladimir (Sabodan) di Kiev e di tutta l'Ucraina. Ignorare queste cose involontariamente è un pessimo segno di mancanza di ricerca e di professionalità; ignorarle volontariamente è sfacciata partigianeria di se stessi. Iniziamo male... ma speriamo che il testo offra qualche spunto positivo.
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