La crisi ucraina non ci lascia mai privi di colpi di scena, da ogni provenienza.
Mentre da una parte il Sinodo della Chiesa bulgara, in uno stringato messaggio del 21 febbraio, annuncia senza alcuna spiegazione che non manderà rappresentanti ad Amman per la Sinassi dei primati della prossima settimana, dall’altra il Consiglio di Stato della Grecia (la corte suprema del paese, nella foto) annuncia che il 6 marzo prenderà in considerazione la denuncia dell’Unione ortodossa pan-ellenica, che chiede di ribaltare il riconoscimento degli scismatici ucraini da parte della Chiesa di Grecia. L’assenza di votazioni al Concilio episcopale di Atene il 12 ottobre 2019, secondo l’organizzazione pubblica greca, ha violato le procedure conciliari: quale che possa essere il risultato della procedura giudiziaria, il ricorso dimostra la profonda spaccatura che la crisi ucraina è riuscita a generare nella società greca, e forse serve a spiegare come Chiese come quella georgiana o quella bulgara siano restie a prendere posizione per evitare che analoghe spaccature attraversino anche le loro società.
Intanto, e per una volta senza particolari colpi di scena, il patriarca Theophilos III di Gerusalemme annuncia ai membri del suo Santo Sinodo le reazioni positive del patriarca Youhanna X di Antiochia riguardo all’incontro ad Amman.
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