Come ci ricorda il detto popolare, tutto ciò che è ottenuto con la disonestà e l'inganno prima o poi si ritorce contro chi se lo è procurato, e questo lo abbiamo notato fin dall'inizio della crisi ucraina (come, siamo sicuri, lo avranno notato i nostri perspicaci lettori).
Ora vediamo convergere verso la resa dei conti tutti i responsabili della crisi, a cominciare dal cesaropapista presidente Poroshenko, "disperso sul campo" dopo una totale (e prevedibilissima) batosta elettorale. Vediamo come si dipana la matassa per gli occupanti dei troni ecclesiastici, veri o falsi che siano:
1) Il patriarca Bartolomeo si risente della reazione delle Chiese locali alle sue prerogative autoproclamate, arrivando a insultare la Chiesa di Cipro in una sfuriata su cui vi presentiamo un commento in russo e in italiano.
2) Lo pseudo-patriarca Filaret, messo alle strette, inizia paradossalmente a dire una serie di scomode verità che sconfessano tutta la sua retorica precedente, affermando che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non è canonica, che il Tomos e l'unificazione non valgono nulla, e che se l'anatema di Mosca nei suoi confronti è valido (cosa della quale non abbiamo mai dubitato per un solo istante), allora il suo ex sodale e ora avversario Epifanij non è neppure un vero prete.
3) Quanto alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", questa è vista come una struttura che inizia a cadere a pezzi nell’analisi del politologo Nikolaj Spiridonov, che vi presentiamo in russo e in italiano.
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