Alla fine di agosto del 2018, ha avuto luogo al Fanar l’estremo tentativo di riconciliazione bilaterale tra i patriarcati di Mosca e di Costantinopoli prima che la disgraziata iniziativa dell’autocefalia ucraina gettasse, ancora una volta nella storia, il mondo ortodosso nel caos. I contenuti di quella riunione (che, a meno di un improbabile dietro-front fanariota, sarà pure ricordata come l’ultimo incontro tra i patriarchi Kirill e Bartolomeo) non sono stati divulgati, ma in una recente intervista il metropolita Ilarion di Volokolamsk ne ha rivelato un dettaglio significativo: il patriarca Bartolomeo era convinto che 25 vescovi (un quarto dell’episcopato ucraino) sarebbero passati sotto la nuova struttura ecclesiale che intendeva fondare. Il patriarca Kirill azzardò che si sarebbe trattato di uno o due vescovi. I fatti hanno confermato chi dei due avesse ragione, e nelle parole del metropolita Ilarion, presente all’incontro, “il patriarca Bartolomeo è stato male informato, in primo luogo, dagli scismatici ucraini, in secondo luogo, dalle autorità ucraine di allora e, in terzo luogo, dai suoi consiglieri incompetenti”.
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