La pratica del "battesimo correttivo", di cui il nostro sito si è già occupato in precedenza, consiste nel tentativo di "regolarizzare" i cristiani ortodossi già ricevuti con altre modalità nella Chiesa (di solito in una giurisdizione diversa). Si tratta di una cosa del tutto diversa dalla ricezione dei convertiti per mezzo del battesimo (in quelle Chiese locali che praticano questa forma, dato che ogni Chiesa locale decide da sé tali modalità), ed è più vicina a una forma di bracconaggio inter-giurisdizionale, unita alla presunzione di saperla più lunga di altri ortodossi che si comportano diversamente sulla base di una solida conoscenza e tradizione teologica e pastorale.
Da pochi giorni il metropolita Silwan (Oner), ordinario dell'arcidiocesi antiochena delle Isole Britanniche e dell'Irlanda, ha emanato un documento in cui si spiega in dettaglio le ragioni della pratica secolare della Chiesa antiochena, e in cui non solo depreca l'usanza del "battesimo correttivo", ma in cui decreta che chiunque vi farà ricorso sarà scomunicato se laico, e deposto dagli ordini sacri se chierico. Inoltre, non saranno accettati come candidati all'ordinazione uomini che abbiano ricevuto un "battesimo correttivo" anche altrove.
Poiché casi di "battesimo correttivo" si sono tristemente visti anche in Italia, riteniamo opportuno dare la notizia di questa presa di posizione, che farà certamente uscire allo scoperto una pratica che non è opportuno che resti nascosta (cfr Mt 5:14-15, Mc:4,21-25 e Lc 8:16–18).
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