Un buon modo per fare un finto dialogo con la Chiesa ortodossa è di rispettarne i dogmi di fede, lavorando intanto senza posa a picconare le sue tradizioni millenarie, come l’usanza che le donne si coprano il capo in chiesa. Le ragioni di queste obiezioni sono di solito piuttosto superficiali: quando certe donne arabe o greche di oggi si vantano di andare in chiesa a capo scoperto perché dicono che “non vogliono sembrare musulmane”, è sufficiente rispondere loro: “perché invece le vostre nonne, che andavano tutte in chiesa a capo coperto, volevano sembrare musulmane?”.
Il discorso si fa invece più serio quando certi ortodossi che hanno fatto studi teologici (curiosamente, quasi tutti uomini), “scoprono” improvvisamente quanto si sia sbagliata per secoli la Chiesa. Recentemente abbiamo avuto il caso di Mark Arey, un tempo influente sacerdote nell’arcidiocesi greco-ortodossa d’America, che ha chiesto la riduzione allo stato laicale per risposarsi, ma non ha smesso di scrivere di teologia, e ha assunto sul tema dei copricapo femminili posizioni non dissimili da quelle di alcuni protestanti liberali, ma senza solide fonti di studi biblici. È toccato a padre John Whiteford, che invece quegli studi biblici li conosce bene, fare un contrappunto che presentiamo in traduzione italiana nella sezione “Confronti” dei documenti, sperando che possa servire come monito a non svilire la tradizione della Chiesa.
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