"La monaca Ljudmila (Prjashnikova) è morta come un eroe, come un soldato sulla linea del fronte... si è sforzata di non permettere all'uccisore di violare i nostri luoghi santi" - Il patriarca Kirill sulla sparatoria a Juzhno-Sakhalinsk
Mentre arrivano ulteriori notizie sulla sparatoria nella cattedrale di Juzhno-Sakhalinsk, siamo in grado di capire qualcosa di più del carattere delle due vittime. Madre Ljudmila (Prjashnikova) non ha lasciato il suo posto in chiesa all'inizio dell'assalto, pur aiutando gli altri a uscire; ha conservato abbastanza sangue freddo per chiamare la polizia, e quando l'assalitore le ha sparato alla testa, non ha neppure cercato di coprirsi con le mani.
L'identità della seconda vittima non è stata resa pubblica per un paio di giorni, verosimilmente perché la sua identificazione ha richiesto un supplemento di indagine. Si tratta di Vladimir Zaporozhets, il trentacinquenne senzatetto che era abituato a passare giorni interi alla porta della chiesa, chiedendo l'elemosina. Quando ha sentito gli spari all'interno, pur essendo fuori pericolo, è accorso dentro per difendere la chiesa, ed è stato l'unico che ha cercato di disarmare l'aggressore, per ben due volte, ricevendo in entrambi i casi ferite, l'ultima fatale.
La lingua russa ha un termine perfetto per definire questo tipo di atteggiamenti: podvig, di cui l'italiano "eroismo" non costituisce che una sfumatura. Forse si aprirà un processo di canonizzazione... Speriamo in ogni caso che l'esempio di Vladimir Zaporozhets ci spinga a riconsiderare il valore delle persone senza fissa dimora.
L'icona della Madre di Dio sull'iconostasi sostituisce quella danneggiata dalle fucilate nell'attentato
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