Domenica 6 luglio il vescovo Jakob (nella foto), uno dei tre vicari del patriarca Elia II della Georgia, ha fatto sentire la voce della Chiesa in una predica alla cattedrale della Santissima Trinità a Tbilisi. All'approssimarsi del ballottaggio elettorale del 12 luglio, ha invitato i votanti a "respingere coloro che non si pentono per quello che hanno fatto al paese" quando erano al potere.
Anche senza fare nomi, è chiaro il riferimento all'Unione Movimento Nazionale di Mikheil Saakashvili, oggi all'opposizione, e responsabile dei disastrosi conflitti del 2008 e della svendita della Georgia al peggior europeismo anticristiano.
Quattro gruppi di monitoraggio e di diritti umani (paraventi della CIA, come tutta l'ingloriosa epopea della 'rivoluzione delle rose') gridano alla violazione della legislazione elettorale, dando la triste immagine che a tutte le organizzazioni religiose, sociali, umanitarie e non governative in Georgia è consentito ingerirsi a volontà e fare lobbismo politico... a tutte, tranne alla Chiesa ortodossa, soprattutto quando quest'ultima si limita a riconoscere la verità dei fatti.
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