Presentiamo in russo e in italiano una notizia che potrebbe sembrare poca cosa, e di fatto sembra così banale agli occhi di chi vive in questo paese (la diretta trascrizione civile di un matrimonio fatto in una chiesa, che avviene così di routine in Italia per i matrimoni cattolici e per molti matrimoni religiosi – incluso un certo numero di matrimoni ortodossi – con un determinato grado di riconoscimento statale). In Russia, invece, si tratta di una notizia epocale: dopo ben 99 anni, è il primo matrimonio fatto in chiesa a ricevere un riconoscimento statale automatico.
La notizia è importante sotto altri due aspetti:
- In primo luogo, ci ricorda che nella Federazione Russa post-comunista la Chiesa ortodossa e lo stato sono ben lungi dall’essere fusi e irrimediabilmente compromessi l’una con l’altro (quasi come se la Chiesa fosse ridotta a un mero dipartimento statale). Sono invece ben indipendenti l’una dall’altro, e cercano con un certo sforzo (si chiama “sinfonia”, e la troviamo fin dai tempi dell’antico Impero Romano cristiano) di venirsi incontro per il bene dei loro membri, rispettivamente fedeli e cittadini. Siamo certi che i professori da poltrona della separazione tra Chiesa e stato non saranno minimamente mossi dalla realtà delle cose e continueranno la loro propaganda del perché la Chiesa russa è asservita allo stato... ma per lo meno, noi avremo una ragione in più per non credere alla loro propaganda.
- Per la prima volta in 99 anni un matrimonio fatto in chiesa precede la registrazione del matrimonio in comune. Questo dovrebbe far capire a certi sposi passati e presenti perché nella Chiesa ortodossa russa c’è stata finora una grande insistenza per celebrare in chiesa solo matrimoni che avessero una precedente registrazione statale. A giudicare dal singolo caso contrario appena avvenuto, non prevediamo nell’immediato una vasta inversione di tendenza, e invitiamo pertanto quelle coppie che per qualsiasi ragione (seria o meno seria) vogliono un matrimonio “solo religioso” a munirsi di santa pazienza e a non pretendere che la Chiesa locale più vasta del mondo cambi dall’oggi al domani la sua politica riguardo a qualcosa di così importante per la vita sociale come i matrimoni.
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