In queste ultime settimane si è scatenata una notevole buriana in rete tra i cristiani ortodossi a causa di un consiglio pastorale dato via Facebook da suor Vassa Larina (nella foto) a una madre di un adolescente con tendenze omosessuali. Il consiglio, che la stessa suor Vassa definisce una propria "opinione personale non in linea con alcuni pronunciamenti ufficiali della sua Chiesa", a sommi capi si può ridurre a non opporsi alle tendenze omosessuali del ragazzo, per non scatenare in lui comportamenti ancor più ribelli e devianti.
Purtroppo, come molte argomentazioni a favore della "scelta del male minore", questa risposta ha fatto esplodere una polveriera di commenti contrastanti. La comunità gay – sempre alla ricerca di sostegni, anche involontari, da parte delle Chiese tradizionali – si è appropriata di tale consiglio come di una pietra miliare di lungimiranza pastorale, mentre al contrario i cristiani ortodossi che cercano davvero di lottare contro le proprie passioni (o che hanno l'umiltà di dire di non essere abbastanza forti e chiedono l'aiuto di Dio) si sono sentiti piuttosto traditi da quello che hanno percepito come un atto di indifferentismo spirituale.
Se è vero che nessuno si aspetta che una religiosa ortodossa attiva in rete sia una tuttologa (il campo di studi di suor Vassa è la storia liturgica, non la psicologia pastorale), il dibattito è divenuto tanto serio che il sinodo della ROCOR – la chiesa a cui appartiene suor Vassa – ha ritenuto opportuno pubblicare un comunicato, che abbiamo tradotto in italiano nella sezione "Etica" dei documenti, per definire la posizione della Chiesa in materia.
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