Presentiamo nella sezione “Pastorale” dei documenti uno straordinario resoconto di un cappellano carcerario americano che, per trovare un modo efficace di connettere i detenuti con le loro radici spirituali, ha seguito un percorso quanto mai insolito. Dopo essersi resi conto che l’esistenza carceraria e quella monastica hanno moltissimo in comune (vita distaccata, regolata, con disciplina e spazio per l’introspezione), ha provato a trasmettere ai carcerati le modalità della preghiera dei monaci, tenendo come principale punto di riferimento il vicino monastero ortodosso russo di Vashon Island presso Seattle. I risultati sono interessanti, sia sui detenuti sia (speriamo) sui lettori!
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