Mentre il Concilio di Mosca del 1917 era stato piuttosto ardito nel proporre cambiamenti e riforme (per quanto urgenti) nelle difficili condizioni della rivoluzione incipiente, e di conseguenza le sue deliberazioni erano rimaste lettera morta, il concilio del centenario (29 novembre – 2 dicembre 2017) ha scelto un'attitudine opposta di cautela e di moderazione.
Sul concilio di Creta del 2016, si è affermato in ultima istanza che la Chiesa ortodossa russa non può considerarlo pan-ortodosso né vincolante, per il mancato consenso generale, ma anche per la presenza di affermazioni vaghe e ambigue.
Sul discusso testo del catechismo proposto al Concilio, si è deciso di dare voce alle numerose critiche pervenute, e si è rimandato il testo a ulteriori dibattiti e verifiche.
Dal punto di vista del governo locale della Chiesa, si è provveduto a dotare la Chiesa ortodossa ucraina di una misura ancor maggiore di autonomia, per fronteggiare le pressioni nazionalistiche sul metropolita Onufrij e sul suo Sinodo. Forse in previsione di questo sviluppo, l'antipatriarca Filarete ha cercato di "rubare la scena" al Concilio presentando un'ambigua lettera di pentimento, e poi dichiarando in conferenza stampa di volere il dialogo con Mosca... rigorosamente alle sue condizioni.
Il Concilio ha avuto anche la possibilità (insolita per una riunione di una singola Chiesa locale) di chiudersi alla vigilia dell’arrivo dei patriarchi e dei capi delle Chiese autocefale nel mondo, radunati a Mosca il 4 dicembre per la Liturgia del centenario dell’intronizzazione del santo patriarca Tikhon.
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