La parte in inglese del portale Pravoslavie.ru segnala l'apertura di due parrocchie ucraine in Portogallo (a Braga e a Torres Novas) negli ultimi 2 mesi.
La caratteristica singolare di queste nuove parrocchie è che sono state aperte con la benedizione del metropolita Onufrij di Kiev e con il consenso del vescovo Nestor di Korsun. Si realizza così una sinergia tra una parte significativa della Chiesa russa, con le sue particolarità locali ma senza i privilegi dell’autocefalia (che le darebbero il diritto di aprire parrocchie nella diaspora in modo indipendente), e l’autorità del vescovo locale, il cui diritto di prestare il proprio assenso non viene negato. In tal modo, la Chiesa ortodossa ucraina può gestire in modo sostanzialmente autonomo la pastorale dei propri flussi migratori, e dimostrare al mondo che l’autocefalia di Kiev, tanto bramata dai gruppi scismatici, non aggiungerebbe granché di rilevante a quello che è già in funzione oggi.
Il sistema di autocefalia promosso da Mosca (che ha preferito dare le vere e proprie autocefalie solo a Chiese nazionali al di fuori dell’area di influenza di Mosca, come Polonia, Cecoslovacchia e Nord America) può piacere o non piacere, ma va valutato con attenzione in un paragone con il modello parallelo promosso da Constantinopoli, che invece propone l’autocefalia di Chiese come quella greca, albanese e cipriota, ma al tempo stesso privandole del diritto di organizzare una propria diaspora, compito avocato a sé dalla sede patriarcale.
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