Il concetto di soft power, coniato all’inizio degli anni ’90 da Joseph Nye, politologo della Commissione trilaterale, si riferisce al complesso di interdipendenze con cui uno stato può costruire consenso senza ricorrere alla forza diretta. Nell’analisi di Nye il soft power era visto essenzialmente come un modo per estendere la supremazia americana, ma nel contempo un elemento molto interessante ha agito in modo speculare per rafforzare l’immagine della Russia nel mondo. Questo elemento, che piaccia o no, è costituito proprio dalla Chiesa ortodossa russa e dai valori morali da questa sostenuti. In una magistrale analisi di Nicolai Petro (nella foto), che presentiamo in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti, osserviamo questo sottile gioco di interdipendenze che si snoda attorno alle diverse intepretazioni (civile e religiosa) del concetto di “mondo russo” (russkij mir).
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