Secondo un comunicato del 29 marzo, il vescovo Jean (Renneteau) di Charioupolis è stato designato per l'elezione a nuovo arcivescovo dell'Esarcato di Rue Daru.
Lo stesso 29 marzo, il vescovo Alexander (Golitzin) di Toledo e della diocesi bulgara (nella foto, accanto al metropolita Tikhon) è stato eletto dal Sinodo della Chiesa Ortodossa in America (OCA) alla sede episcopale di Dallas e al governo della Diocesi del Sud.
Da un punto di vista strettamente canonico, le due procedure di nomina e di elezione sono state ineccepibili. Tuttavia, nascondono un inquietante cambiamento che potrebbe avere conseguenze su altre elezioni di vescovi ortodossi nel mondo occidentale.
1) La designazione del vescovo Jean era ovviamente prevedibile: la scelta del secondo candidato in un ex prete cattolico inglese poco conosciuto e ortodosso solo dal 2012 doveva servire a convincere anche i più ingenui di quale dei due fosse il vero candidato voluto dal Fanar. A differenza della precedente elezione, non ci si è nemmeno presi la briga di nominare la regolare terna di candidati, salvo poi scartare i candidati non voluti per sostituirli con un paio di outsider semi-sconosciuti.
2) La diocesi meridionale della OCA (che conta il più vasto territorio, il più ampio numero di parrocchie – anche se di dimensioni piuttosto piccole – e il più alto tasso di crescita di tutta la giurisdizione) aveva già da oltre un anno nominato a stragrande maggioranza (81 voti su 109) un proprio candidato alla sede di Dallas: l’archimandrita Gerasim (Eliel, noto ai lettori del nostro blog per la sua estesa biografia da noi tradotta in italiano), il cui passaggio canonico dalla Chiesa serba era stato richiesto dalla OCA proprio per coprire una carenza di candidati all’episcopato.
Ora, è indubbio che sia il Santo Sinodo del Patriarcato Ecumenico che quello della OCA hanno il diritto di imporre il candidato di loro scelta, andando anche contro al parere espresso dei delegati di un sinodo diocesano. Il vero problema, con queste lecite imposizioni episcopali dall’alto, è che sia l’Esarcato sia la OCA si presentano come giurisdizioni libere, impostate su criteri democratici di partecipazione dei laici e del clero nelle elezioni dei vescovi, e anzi vantano anche queste particolarità come la loro raison d’être di separazione dalla Chiesa russa (che sia nel patriarcato sia nella ROCOR non ha mai voluto implementare le decisioni del Concilio di Mosca del 1917 sulla “democratizzazione” delle elezioni episcopali, giudicando i tempi non ancora maturi). Quando tuttavia una giurisdizione si fa vanto della propria “libertà e democrazia” solo per rimangiarsele alla prima occasione conveniente, incomincia a soffrire di ipocrisia.
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