Lunedì 15 giugno ci ha lasciati il nostro amico padre Adeodato (al secolo Leopoldo Mancini) a cui ci legava un'amicizia di circa venticinque anni. La nostra parrocchia lo deve ricordare innanzitutto come benefattore, perché negli anni più difficili della formazione della comunità è stato uno dei pochi a offrirci un aiuto sincero e disinteressato. Curiosamente, le nostre strade hanno percorso direzioni opposte, perché mentre alcuni tra noi si accostavano alla Chiesa ortodossa, lui che aveva incominciato il suo apostolato presso gli ortodossi vecchio-calendaristi del Portogallo e quindi nella Chiesa autocefala di Polonia, se ne è distaccato per andare tra i cristiani antico-orientali, e per poi riconciliarsi con la Chiesa cattolica romana. Ci è dispiaciuto (e ne abbiamo parlato più volte con lui) che i suoi contatti con il mondo ortodosso fossero stati in prevalenza con gli ortodossi non canonici: questi lo avevano deluso non tanto per le loro roboanti pretese di "vera" apostolicità, quanto per gli inevitabili difetti che questi raggruppamenti scismatici attirano fatalmente: personalismi e instabilità, commistioni con la massoneria e con tanti generi di associazionismo dal dubbio valore spirituale, mancanza di una seria e completa teologia, faciloneria nell'ordinare personaggi che più che una vita di servizio sembrano mostrare una vita di patologie. Siamo convinti che padre Adeodato, una persona dal cuore immensamente generoso, avrebbe potuto essere un vero e proprio modello di santità ortodossa, se solo avesse avuto al suo fianco la comunione della Chiesa, invece di una serie di tentativi improponibili di contro-chiese. Il suo ricordo, e l'affetto che ci lega a lui, continuerà a ispirarci nello sforzo di testimoniare l'integrità della Chiesa ortodossa, la sua canonicità e la sua comunione.
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