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Il Blog del Parroco


 23/03/2014    

Benvenuto in Italia a padre Oleg Vascautan

  Pubblicato : Padre Ambrogio / Vedi >  Apri la notizia del blog
 

Il blog della parrocchia della Natività della Madre di Dio a Padova annuncia l’inizio di regolari celebrazioni il sabato e la domenica a Ferrara, Rovigo ed Este: ce ne rallegriamo per i fedeli, e siamo ancor di più contenti che il prete assegnato a questo compito sia padre Oleg Vascautan, amico della nostra parrocchia di Torino. Non solo conosciamo e apprezziamo padre Oleg, ma lo consideriamo un buon modello di capacità di integrazione e di obbedienza ecclesiale (doti nelle quali purtroppo non si sono distinti alcuni dei suoi confratelli). Auguriamo a padre Oleg e alla sua famiglia successo nel ministero pastorale, e non faremo mancare loro il nostro sostegno.

Divina Liturgia a Rovigo il 15 marzo 2014...

...e un ricordo della visita di padre Oleg e della sua famiglia a Torino, dove sono sempre i benvenuti

 
 22/03/2014    

Andrej Zubov: la caduta di una stella della politologia russa

  Pubblicato : Padre Ambrogio / Vedi >  Apri la notizia del blog
 

Andrej Borisovich Zubov, storico della Russia del XX secolo e uno dei massimi esperti mondiali sul Daghestan e l'area nord-caucasica, è da anni un attento osservatore dei rapporti tra Chiesa e società russa. Quest'anno, in un suo articolo del 1 marzo su Vedomosti.ru, intitolato Это уже было ("È già accaduto"), ha paragonato la situazione attuale della Crimea all'annessione (Anschluss) dell'Austria e dei Sudeti da parte di Hitler. L'articolo ha creato un'enorme onda di indignazione e di riprovazione tra molti dei suoi stessi studenti, tra i quali anche membri del clero ortodosso.

La cosa ci dispiace personalmente, perché da anni consideriamo Andrej Borisovich un amico della nostra parrocchia, e perché queste sue analisi politiche, che NON condividiamo, esprimono per lo meno un desiderio di fondo di difesa della pace. Ci associamo tuttavia a quanti rimproverano al professor Zubov di aver usato un pessimo paragone storico, che si allinea alla campagna di demonizzazione mediatica contro la Russia, mettendo Putin e Hitler sullo stesso livello proprio quando l'Ucraina è governata dopo il recente colpo di stato dall'unico governo apertamente neonazista d'Europa.

Per rimanere nei toni di un confronto civile, riportiamo l'analisi odierna di Andrew Korybko su The voice of Russia, I fatti per cui la reincorporazione della Crimea non è un tipo di Anschluss, nella nostra traduzione italiana, nella sezione "Geopolitica ortodossa" dei documenti.

 
 22/03/2014    

Inizia la ricostruzione (1914-2014)

  Pubblicato : Padre Ambrogio / Vedi >  Apri la notizia del blog
 

Ripassando la tragica storia dell’ultimo secolo, padre Andrew Phillips ci invita a cercare i segni di un disegno divino attraverso gli episodi di ricostruzione di un mondo ortodosso che sembrava svanito per sempre. La riflessione è stimolante... la presentiamo nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
 22/03/2014    

Superati gli 80.000 visitatori del sito

  Pubblicato : Padre Ambrogio / Vedi >  Apri la notizia del blog
 

L'arrivo della primavera ci ha portato oltre il traguardo degli 80.000 accessi unici al nostro sito, che prevedevamo di raggiungere allo scadere dei due anni dal rinnovo del sito (22 maggio), quindi con circa due mesi di anticipo. Il numero quotidiano di visitatori è in lento e costante aumento, e la cosa ci incoraggia a continuare a presentare materiale utile ad approfondire la conoscenza della Chiesa ortodossa. A tutti quelli che hanno contribuito e che contribuiscono a questo cammino, sia con segnalazioni sia usufruendo di ciò che mettiamo a disposizione, un grazie di cuore.

 
 21/03/2014    

Eterna memoria al metropolita Philip (Saliba)

  Pubblicato : Padre Ambrogio / Vedi >  Apri la notizia del blog
 
Il metropolita Philip (Saliba), nato il 10 giugno 1931 in un villaggio del nord del Libano, è deceduto per un attacco cardiaco il 19 marzo 2014 all'età di 82 anni. Per 48 anni, dal 1966, era stato a capo dell'Arcidiocesi Antiochena del Nord America, ed era tra i vescovi ortodossi in America quello di più lunga anzianità di servizio. Abile a destreggiarsi nella politica ecclesiastica, riuscì a guarire una divisione tra due giurisdizioni antiochene in America nel 1975, facilitò l'ingresso di molti convertiti (soprattutto dal mondo evangelico), e riuscì in molti modi a trasformare gli ortodossi antiocheni in Nord America da un'oscura presenza di immigrati mediorentali in un'attiva giurisdizione cosmopolita e missionaria. Le sue scelte spesso spregiudicate, che gli hanno valso talvolta accuse di modernismo o di despotismo, devono essere viste come espressioni dell'acume politico che gli ha permesso di guidare lucidamente il suo gregge fino all'ultimo giorno di vita.
Oggi l'Arcidiocesi Antiochena del Nord America può partire dalle basi sicure che il metropolita Philip è riuscito a garantirle. Molto rimane ancora da fare, soprattutto nel monachesimo, nel quale gli antiocheni sono rimasti indietro rispetto a tutte le altre giurisdizioni (a causa della convinzione - forse sotto certi aspetti fondata - del metropolita che la sua arcidiocesi non era ancora pronta per esprimere un monachesimo come quello da lui conosciuto in Libano e in Siria). Anche la gestione delle conversioni all'Ortodossia, che sicuramente è stata trattata con grande generosità dagli antiocheni in America, andrà rivalutata alla luce delle espressioni multiformi di Ortodossia presenti in Occidente, e del desiderio naturale di massimalismo ortodosso espresso da molti convertiti. Ma quale che sia il loro futuro, gli antiocheni ricorderanno il metropolita Philip come uno dei grandi dell'Ortodossia contemporanea.
Eterna Memoria! فليكن ذكره مؤبّدًا
 
 
 21/03/2014    

Il "Sinodo della Resistenza" non "resiste" più?

  Pubblicato : Padre Ambrogio / Vedi >  Apri la notizia del blog
 
il 14 marzo 2014 il "Sinodo della Resistenza" annuncia in un comunicato la sua dissoluzione nella giurisdizione vecchio-calendarista presieduta dall' "arcivescovo Kallinikos di Atene e di tutta la Grecia", rinunciando al proprio titolo e al proprio presidente per dare vita a quello che nel comunicato è definito "un Sinodo singolo e unificato della Chiesa dei Veri Cristiani Ortodossi di Grecia".
Potrebbe sembrare uno dei tanti rimescolamenti del mondo vecchio-calendarista greco piuttosto parcellizzato, con le sue (poche) riunificazioni e le sue (molte) suddivisioni interne, ma in questo caso vediamo un aspetto teologico non indifferente. Fin dalla sua fondazione negli anni '80, il Sinodo della Resistenza si è caratterizzato per una strana ecclesiologia di "estremismo moderato": separazione dalla comunione con la Chiesa ortodossa, ma riconoscimento della sua "grazia", in un dubbio tentativo ecclesiologico di tenere il piede in due scarpe. Naturalmente, questa posizione (denominata con disprezzo dagli altri vecchi calendaristi "ciprianismo", in riferimento all'organizzatore del Sinodo della Resistenza, il metropolita Cipriano di Filì) fu subito considerata eretica dagli altri frammenti del mondo vecchio calendarista greco. La stessa posizione è stata pure il cavallo di battaglia delle continue "tesi ecclesiologiche" che ci sono state propinate per quasi una quindicina d'anni dal Sinodo della Resistenza in Italia (altrimenti denominato "Chiesa ortodossa tradizionale"); e non solo propinate, ma esaltate come l'unica sana ecclesiologia ortodossa. Ora, nei documenti della nuova fusione suggellata il 14 marzo in Grecia non si trova UN SOLO accenno a questa "unica sana ecclesiologia ortodossa": l'ecclesiologia della resistenza sembra ora dissolversi, nonostante i nostri conoscenti all'interno di questo sinodo ci abbiano assicurato che la questione è solo terminologica, e che nessuno dei principi che hanno motivato il Sinodo della Resistenza è stato abbandonato. Anche se non sentiremo una particolare mancanza di una "ecclesiologia della resistenza", osserveremo come procederà la vita del nuovo Sinodo riunificato.
 
 21/03/2014    

Intervista al metropolita Onufrij sulla situazione in Ucraina

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In una delle prime interviste da locum tenens del trono primaziale ucraino, il metropolita Onufrij racconta al diacono Evgenij Murzin, su Tserkovnij Vestnik (il foglio della Rivista del Patriarcato di Mosca), alcuni dati sulla situazione in Ucraina e sulle prove tra i credenti, oltre a offrire un “segreto” (da lui sperimentato con successo in Bucovina) su come mantenere la pace e l'armonia in uno stato multietnico. Presentiamo l’intervista al metropolita Onufrij nell’originale russo e in traduzione italiana nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti.

Ricordiamo anche che vladyka Onufrij è stato appena incluso tra i membri permanenti del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa.

 
 20/03/2014    

Aggiornamento della Guida del sito

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Abbiamo aggiornato la Guida all'uso del sito con molti elementi presentati nell'ultimo mese... non tutti, perché alcuni hanno un valore più che altro giornalistico e di attualità.

Potrà sembrare che nelle ultime settimane, per essere un sito parrocchiale, abbiamo dato un peso indebito all'elemento geopolitico, ma ci sentiamo perfettamente sereni per averlo fatto, perché cercare di ricostruire un'immagine realistica del mondo ortodosso non è solo una questione di correttezza: è un dovere morale dei credenti. Non siamo tuttavia monomaniaci, e preghiamo per il ritorno della pace e della tranquillità in Ucraina anche per poter riprendere a osservare il resto del mondo ortodosso, che ci auguriamo di poter sempre descrivere con attenzione ai nostri lettori.

 
 20/03/2014    

La chiesa dei Romanov a Darmstadt in Germania

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Riportiamo nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” l’originale russo e la traduzione italiana dell’articolo di Alla Mitrofanova dalla rivista Foma, su una chiesa ortodossa in Occidente che è stata davvero testimone del passaggio di santi: la parrocchia russa di santa Maria Maddalena a Darmstadt, patria delle sante Alessandra ed Elisabetta, principesse spose dei Romanov. 

 
 20/03/2014    

Un ricordo di Nadezhda Monetova (+20/3/2012)

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Due anni fa, nella notte tra il 19 e il 20 Marzo 2012, presso la stazione ferroviaria della città di Rjazan, Nadezhda Monetova, una operatrice sociale ortodossa di 28 anni, madre di due bambini di 11 e 8 anni, è stata uccisa da un vagabondo.

Dal 2011, Nadezhda Monetova lavorava in un magazzino per la distribuzione di abbigliamento ai senzatetto. Cresciuta in una famiglia funestata da seri problemi di alcolismo, si era ritrovata abbandonata dal marito a 20 anni, e ridotta a chiedere l'elemosina nelle chiese per i figli piccoli. Notata da Il'ja Kuskov, capo del Dipartimento sinodale per l'assistenza ai senzatetto, fu presto in grado di riprendere una vita normale, dedicandosi con entusiasmo alla cura per gli indigenti (sapendo che era brava nel cucito, Kuskov le propose di preparare indumenti intimi, molto importanti per i senzatetto) e viaggiando ogni settimana da Mosca a Rjazan per lavorare nel centro di soccorso locale. La nuova condizione della famiglia aveva fatto ritornare a casa il marito di Nadezhda, Jurij, purtroppo gravemente malato. Nadezhda, fedele al suo nome ("Speranza"), riusciva a portare conforto a un gran numero di persone, dai bambini agli anziani, e non si tirava indietro dall'aiutare le persone che avevano sofferto come lei, al punto da aver cura in casa propria, oltre che dei figli e del marito invalido, anche di una coppia sposata senza casa, che grazie a lei ha potuto far nascere il proprio figlio senza privazioni.

Tutto sembrava andare per il meglio in questa vita di servizio caritatevole, quando un giovane appena uscito di prigione si è messo a farle offerte moleste nella stazione di Rjazan, e nonostante la presenza di amici e del personale di sicurezza della stazione, l'ha aggredita all'improvviso uccidendola a coltellate.

Nel gennaio del 2014, il Dipartimento sinodale per la carità e il servizio sociale ha stabilito un premio a suo nome, che offrirà sostentamento a volontari e operatori sociali che aiutano i senzatetto. Ulteriori informazioni su Nadezhda Monetova (in russo) si possono trovare su Pravoslavie.ru.

Alla serva di Dio Nadezhda: Eterna Memoria!

 
 20/03/2014    

Per festeggiare il decennale del pogrom del 2004, nel Kosovo "indipendente" distruggono il cibo per i poveri

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La presbitera Svetlana Stevic (nella foto), energica organizzatrice delle cucine popolari del Kosovo (che abbiamo presentato sul nostro sito con un video sul blog del 10 gennaio 2014) denuncia una serie di vandalismi contro le cucine popolari. Le coltivazioni nel villaggio di Mogila, nel comune di Kosovska Vitina, forniscono ortaggi alle cucine popolari: il loro recinto è stato forzato, i teli delle serre strappati, i raccolti distrutti e la pompa dell'acqua rubata. I vandalismi, che rischiano di lasciare senza cibo una parte della popolazione indigente delle enclavi, sono avvenuti esattamente in coincidenza del decimo anniversario del pogrom anti-serbo del marzo 2004.

Intanto, per quelli che (forse) si sono fatti scappare il recente parallelo geopolitico, rimandiamo all’articolo di Massimo Fini La Crimea che (forse) non è il Kosovo, apparso su Il Fatto Quotidiano del 15 marzo.

 
 19/03/2014    

Gli ucraini liberi bocciano la giunta colonialista occidentale a Kiev

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Basandosi sulle recenti parole del patriarca Kirill a proposito dell’ostilità contro la civiltà russa ortodossa, che vede da oltre 400 anni tentativi di strappare una parte del popolo ortodosso, padre Andrew Phillips continua il suo esame dei perché del conflitto ucraino. Assieme alle sue considerazioni vediamo anche, in una rappresentazione grafica brutale ma realistica, quale parte dell’Ucraina sta monopolizzando il resto del paese e attirando tanta compassione fasulla dai media dell’Occidente.

 
 19/03/2014    

Gabriel Matzneff: viva la Crimea russa!

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Con ironia ed erudizione, Gabriel Matzneff, scrittore ortodosso dell’emigrazione russa in Francia, stigmatizza su Le Point l’irresponsabile politica di doppiopesismo dei leader europei, arrivando a ipotizzare che il presidente Holland, nella sua demente opposizione alla libertà della Crimea, potrebbe ben concorrere, come Jourdain ne Il borghese gentiluomo di Molière, al titolo di Mammalucco dell’Impero Ottomano. L’articolo di Matzneff contiene anche un curioso ricordo del suo amico Olivier Clément. Presentiamo la traduzione italiana dell’articolo di Gabriel Matzneff nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti.

 
 18/03/2014    

La bufala della "seconda guerra di Crimea"

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A Torino siamo un po' iper-sensibili quando sentiamo parlare di guerre di Crimea. Il fatto è che ci rimorde la coscienza. La partecipazione del Regno di Sardegna al primo stupro conflitto di Crimea può avere affrettato la formazione dello stato unitario italiano, ma certamente non ha fatto del bene al mondo ortodosso. Prendiamo per esempio il moderno stato romeno... se la sua formazione fosse avvenuta sulle linee indicate dalla Russia invece che su quelle volute dalle potenze occidentali, forse gli ortodossi romeni si sarebbero risparmiati alcuni decenni di dominazioni massoniche e fasciste. La coscienza continua a rimorderci quando a Torino sentiamo legare la Crimea alle eroiche gesta dei bersaglieri di Lamarmora, che lasciarono una dozzina di eroici caduti in un unico scontro armato presso un fiumiciattolo, e un paio di migliaia di meno eroici caduti per colera negli ospedali da campo. Il trisnonno di chi scrive era uno di quei bersaglieri, che sopravvisse alla "battaglia della Cernaia" (non ci volle molto) e al colera (qui invece fu più fortunato), e lasciò ai suoi discendenti una collezione di medaglie di dubbio onore, generosamente elargite anche da Napoleone III e dalla regina Vittoria. La coscienza ci rimorde ancor di più quando consideriamo che il Regno di Sardegna post-napoleonico poté essere uno stato indipendente e volitivo non certo grazie agli austriaci (che avrebbero fatto volentieri del Piemonte una loro dipendenza subalpina), ma grazie ai russi di Suvorov, che appena mezzo secolo prima avevano liberato Torino in nome di uno spirito di auto-determinazione cristiana. Quando si dice ingratitudine...!

Ora come allora, naturalmente, la macchina dei media di quelle stesse potenze occidentali (...e dei loro convenientissimi alleati turchi!) riprende volentieri la retorica antirussa, e parla della Crimea con le stesse dubbie accuse di imperialismo e sottomissione. Così come ci si scorda convenientemente che un tempo i principati di Moldova e Valacchia avevano chiesto aiuto alla Russia per ricostituire la loro indipendenza di nazione cristiana ortodossa, allo stesso modo il risultato del referendum nella Crimea di oggi è convenientemente ricoperto, dapprima da zuccherosa retorica sull'integrità territoriale ucraina (della quale alle potenze occidentali importa se possibile ancor di meno di quanto importasse nel XIX secolo l'integrità territoriale dei romeni), e poi, se lo zucchero non fa presa, dallo spauracchio della "seconda guerra di Crimea".

Siamo stati davvero contenti quando abbiamo sentito la voce veramente ortodossa di padre Andrew Phillips definire la mossa mediatica della seconda guerra di Crimea come "il latrato dei barboncini". Presentiamo volentieri il saggio di padre Andrew nella sezione "Geopolitica ortodossa" dei documenti, e ricordiamo come, in un momento di sublime ironia, Mosca ha spedito il conto energetico non saldato dall'Ucraina (un miliardo e mezzo di euro) a Bruxelles. Parlando a nuora perché suocera intenda, è stato un buon modo di ricordare a Washington e a Londra chi è che ha già vinto la seconda guerra di Crimea.

 
 18/03/2014    

I carpato-russi: una minoranza religiosa DAVVERO perseguitata in Ucraina

  Pubblicato : Padre Ambrogio / Vedi >  Apri la notizia del blog
 
La macchina delle menzogne mediatiche continua a lavorare a pieno ritmo. Non contenti che in Crimea si sia visto nel recente referendum il voto di autodeterminazione statale più democratico, più pacifico e più straordinariamente plebiscitario della storia contemporanea, ora ci si arrampica sugli specchi paventando chissà quali ritorsioni sulle minoranze religiose (come se in Crimea, che tra le regioni dell'Ucraina è quella meno interessata alle appartenenze religiose in genere, un dato di identificazione religiosa possa davvero importare a qualcuno). Chi legge l'inglese può, turandosi il naso, ponderare questo ammasso di balle sesquipedali pubblicato dal Time, con il rappresentante del "Patriarcato di Kiev" in Crimea, "l'arcivescovo Kliment", che dichiara che la sua giurisdizione conterebbe tra i propri fedeli nientemeno che il 10% degli abitanti della regione (vale a dire 200.000 persone, tante da far pensare che anche una percentuale di filaretisti abbia votato l'annessione alla Russia: un vero e proprio inno al surrealismo), e nonostante questo, dichiara di non riuscire a garantire il controllo di neppure un singolo luogo di culto! Gli interessati ai fatti storici reali possono guardare le vere statistiche della Crimea, da noi pubblicate, che danno al "patriarcato di Kiev" meno di un quinto di quel totale (e con 34.000 fedeli - sempre ammesso che ce ne siano veramente tanti - bisogna essere proprio dei bei vermi per non saper difendere una singola chiesa); molto più semplicemente, la "cattedrale minacciata" era una cappella in una base militare, e quando la base militare - assieme a tutta la Crimea - ha cambiato stato, allora anche una cappellania per nazionalisti ucraini non aveva più ragione di rimanere. A volte la verità è tanto, ma tanto semplice...
Gli amanti delle balle mediatiche saranno felici di sapere che l'unica caccia alle minoranze religiose in corso in Crimea è quella fatta dai giornalisti, che stanno facendo incetta di voci di veri o presunti abusi, e se sono solo presunti tanto meglio, alla faccia dell'obbiettività giornalistica. Questo delizioso elogio del nonsenso da parte del Tablet titola "prete greco-cattolico rapito in Crimea", per poi rimangiarsi poche righe dopo la notizia e affermare che forse il prete rapito è stato solo interrogato dalla polizia ed è tornato a casa, e poi dire che comunque la fonte delle informazioni dell'articolo non sa niente di niente, e insomma, andiamo, un "giornalista" deve pur guadagnarsi la pagnotta...
Se vogliamo invece uscire dallo specchio magico del Paese delle Meraviglie mediatiche e tornare nell'Ucraina reale, possiamo andare a vedere qualcosa sulla condizione dei carpato-russi, la minoranza etno-linguistico-religiosa veramente repressa - e veramente dimenticata dai media - nell'Ucraina di oggi. Eccovi un video introduttivo a un popolo che chiede una semplice e pacata misura di autonomia regionale, che tutti gli stati al mondo sono disposti a concedergli... tranne l'Ucraina. Vi invitiamo a vedere il video e a... pregare per il popolo carpato-russo discriminato e a sostenerlo nella sua pacifica rivendicazione di autonomia!
 
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