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Il Blog del Parroco


 14/09/2013    

Festeggiati in Canada i 400 anni della dinastia Romanov

  Pubblicato : Padre Ambrogio / Vedi >  Apri la notizia del blog
 

In un’intervista all’arcivescovo Gabriel (Chemodakov) di Montreal e del Canada, pubblicata sul sito della Chiesa russa all’Estero, si parla delle celebrazioni del 400° anniversario della salita al trono russo della dinastia Romanov, tenute a Toronto (Ontario, Canada) dal 4 all’8 settembre. Vladyka Gabriel cerca di spiegare il senso e il valore della monarchia come elemento essenziale della Santa Rus’ e di una visione ortodossa della società. Chiudiamo l’intervista con una selezione di immagini dall’album fotografico della celebrazione. Presentiamo l’intervista a vladyka Gabriel nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti.

 
 13/09/2013    

Difetti dell'Ortodossia moldava: la paranoia degli incantesimi

  Pubblicato : Padre Ambrogio / Vedi >  Apri la notizia del blog
 

Alcuni giorni fa abbiamo parlato, presentando un saggio dello ieromonaco Petru (Pruteanu) dell’aberrazione cultuale delle cosiddette “guarigioni per mezzo della lancia liturgica”. Oggi estendiamo il discorso a tutta una serie di abusi da cui è afflitta l’Ortodossia nella Repubblica di Moldova, abusi che sfruttano l’ossessione popolare per gli incantesimi per proporre “rimedi” ecclesiali quali gli esorcismi (di solito totalmente inutili, e quel che è peggio, fatti a scopo di lucro). Ci si può chiedere perché la Moldova, che resta comunque secondo le statistiche la nazione più ortodossa del mondo, debba essere funestata da simili sciocchezze. Bisogna ricordare che la Moldova presenta una miscela esplosiva di due fattori: una delle più alte partecipazioni popolari alla vita della Chiesa (come la vicina Romania, e ben più del resto dello spazio dell’ex-URSS), e una ricostruzione da zero delle strutture ecclesiali, inclusi i seminari, i monasteri, le scuole teologiche (a differenza della vicina Romania, dove queste attività esistevano - seppur controllate dal regime - ed era quindi possibile un livello di preparazione teologica impensabile in Moldova). Grande afflusso popolare e scarse basi teologiche sono un mix che porta spesso alla nascita di superstizioni, e l’articolo del 2005 che vi presentiamo, tratto dal sito Moldova Noastră, è una coraggiosa denuncia di questi abusi superstiziosi, oltre che una serie di utili indicazioni offerte tramite un’intervista rilasciata dall’arciprete Pavel Borşevschi (nella foto), uno dei parroci più seri e teologicamente preparati di Chişinău.

Presentiamo l’articolo sulle superstizioni in Moldova nell’originale romeno e nella nostra traduzione italiana, nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti... in questo caso, purtroppo, “figuracce”, se non fosse per la competenza e la serietà di preti come padre Pavel Borşevschi, di cui abbiamo visto, grazie a Dio, molti esempi in Moldova.

 
 13/09/2013    

Appello di Putin agli americani

  Pubblicato : Padre Ambrogio / Vedi >  Apri la notizia del blog
 

Con un contributo op-ed (versione americana degli interventi di personalità non legate a un giornale, che di solito vengono pubblicati nella pagina OPposta a quella dell'EDitoriale), è apparsa sul New York Times del 12 settembre 2013 una lettera di Vladimir Putin. Non è la prima volta che si vede una lettera simile (in un precedente articolo al New York Times nel 1999, Putin spiegò le ragioni dell'intervento russo in Cecenia), ma è senza precedenti che il presidente russo scriva agli americani in sostegno di un altro paese. Ecco la nostra traduzione italiana della lettera.

Un appello alla prudenza lanciato dalla Russia

Che cosa ha da dire Putin agli americani a proposito della Siria

Di VLADIMIR V. PUTIN

11 settembre 2013

MOSCA - I recenti avvenimenti che circondano la Siria mi hanno spinto a parlare direttamente al popolo americano e ai loro leader politici. È importante farlo in un momento di comunicazione insufficiente tra le nostre società.

I rapporti tra noi sono passati attraverso diverse fasi. Siamo stati gli uni contro gli altri durante la guerra fredda. Ma siamo anche stati alleati una volta, e abbiamo sconfitto insieme i nazisti. L'organizzazione internazionale universale - le Nazioni Unite - è stata poi istituita per fare in modo che tale devastazione non si ripeta mai più.

I fondatori delle Nazioni Unite hanno capito che le decisioni che riguardano la guerra e la pace devono avvenire solo con il consenso, e con il consenso degli Stati Uniti il diritto di veto dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza è stato sancito nello Statuto delle Nazioni Unite. La profonda saggezza di questo gesto ha sostenuto la stabilità delle relazioni internazionali per decenni.

Nessuno vuole che le Nazioni Unite subiscano il destino della Società delle Nazioni, crollata per mancanza di vera influenza. Questo è possibile se i paesi influenti bypassano le Nazioni Unite e intraprendono azioni militari senza l'autorizzazione del Consiglio di Sicurezza.

Il potenziale attacco da parte degli Stati Uniti contro la Siria, nonostante la forte opposizione di molti paesi e importanti leader politici e religiosi, compreso il papa, si tradurrà in più vittime innocenti ed escalation, diffondendo potenzialmente il conflitto ben oltre i confini della Siria. Un attacco aumenterebbe la violenza e scatenerebbe una nuova ondata di terrorismo. Potrebbe minare gli sforzi multilaterali per risolvere il problema nucleare iraniano e il conflitto israelo-palestinese e destabilizzare ulteriormente il Medio Oriente e il Nord Africa. Potrebbe gettare fuori equilibrio l'intero sistema del diritto e dell'ordine internazionale.

La Siria non è testimone di una battaglia per la democrazia, ma di un conflitto armato tra governo e opposizione in un paese multireligioso. Ci sono pochi campioni di democrazia in Siria. Ma ci sono più che abbastanza combattenti di Al Qaeda ed estremisti di tutti i generi che combattono il governo. Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha designato il Fronte Al Nusra e lo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante, che lottano insieme con l'opposizione, come organizzazioni terroristiche. Questo conflitto interno, alimentato da armi straniere rifornite all'opposizione, è uno dei più sanguinosi del mondo.

I mercenari provenienti dai paesi arabi che combattono sul posto, e centinaia di militanti provenienti da paesi occidentali e anche dalla Russia, sono un problema che ci causa profonda preoccupazione. Non potrebbero tornare nei nostri paesi con l'esperienza acquisita in Siria? Dopo tutto, dopo aver combattuto in Libia, gli estremisti si sono spostati nel Mali. Questo è una minaccia per tutti.

Fin dall'inizio, la Russia ha sostenuto un dialogo pacifico che consenta ai siriani di sviluppare un piano di compromesso per il proprio futuro. Non stiamo proteggendo il governo siriano, ma il diritto internazionale. Abbiamo bisogno di usare il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e crediamo che preservare l'ordine pubblico nel mondo complesso e turbolento di oggi sia uno dei pochi modi per trattenere le relazioni internazionali dallo scivolare nel caos. La legge è ancora la legge, e noi dobbiamo seguirla, che ci piaccia o no. Secondo il diritto internazionale attuale, l'uso della forza è consentito solo per legittima difesa o per decisione del Consiglio di Sicurezza. Tutto il resto è inaccettabile ai sensi dello Statuto delle Nazioni Unite e costituirebbe un atto di aggressione.

Nessuno mette in dubbio che sia stato utilizzato gas tossico in Siria. Ma vi è ogni ragione di credere che non sia stato utilizzato dall'esercito siriano, bensì dalle forze di opposizione, per provocare un intervento da parte dei loro potenti protettori stranieri, che si schiererebbero con i fondamentalisti. I rapporti che i militanti stanno preparando un altro attacco - questa volta contro Israele - non possono essere ignorati.

È allarmante che l'intervento militare in conflitti interni in paesi stranieri sia diventato moneta corrente per gli Stati Uniti. È nell'interesse degli Stati Uniti a lungo termine? Ne dubito. Sempre più milioni di persone in tutto il mondo vedono l'America non come un modello di democrazia ma come un modello che si basa unicamente sulla forza bruta, ammassando insieme coalizioni sotto lo slogan "o siete con noi o siete contro di noi".

Ma la forza si è rivelata inefficace e inutile. L'Afghanistan sta annaspando, e nessuno può dire cosa accadrà dopo il ritiro delle forze internazionali. La Libia è divisa tra tribù e clan. In Iraq la guerra civile continua, con decine di morti ogni giorno. Negli Stati Uniti, molti fanno un'analogia tra l'Iraq e la Siria, e chiedono perché il loro governo vorrebbe ripetere questi errori.

Non importa quanto siano mirati gli attacchi o quanto siano sofisticate le armi, le vittime civili sono inevitabili, compresi anziani e bambini, Che gli attacchi avrebbero lo scopo di proteggere.

Il mondo reagisce chiedendo: se non si può contare sul diritto internazionale, allora si devono trovare altri modi per garantire la propria sicurezza. Così un numero crescente di paesi cerca di acquisire armi di distruzione di massa. Questo è logico: se hai la bomba, nessuno potrà toccarti. Siamo lasciati a parlare della necessità di rafforzare la non proliferazione, quando in realtà questa viene erosa.

Dobbiamo smettere di usare il linguaggio della forza e riprendere la via civilizzata dell'accordo diplomatico e politico.

Una nuova opportunità di evitare l'azione militare è emersa in questi ultimi giorni. Gli Stati Uniti, la Russia e tutti i membri della comunità internazionale devono approfittare della volontà del governo siriano di mettere il suo arsenale chimico sotto il controllo internazionale per la successiva distruzione. A giudicare dalle dichiarazioni del presidente Obama, gli Stati Uniti vedono questo passo come alternativa a un'azione militare.

Accolgo con favore l'interesse del presidente a proseguire il dialogo con la Russia sulla Siria. Dobbiamo lavorare insieme per mantenere viva questa speranza, come abbiamo concordato all'incontro del G8 a Lough Erne in Irlanda del Nord nel mese di giugno, e ricondurre di nuovo la discussione verso i negoziati.

Se siamo in grado di evitare la forza contro la Siria, questo migliorerà il clima negli affari internazionali e rafforzerà la fiducia reciproca. Sarà il nostro successo comune e aprirà la porta alla cooperazione su altre questioni critiche.

Il mio rapporto di lavoro e personale con il presidente Obama è segnato da crescente fiducia. Lo apprezzo. Ho studiato con attenzione il suo discorso alla nazione di martedì. E sarei piuttosto in disaccordo con il punto in cui ha difeso l'eccezionalismo americano, affermando che la politica degli Stati Uniti è "ciò che rende l'America diversa. È ciò che ci rende eccezionali". È estremamente pericoloso incoraggiare un popolo a vedere se stesso come eccezionale, qualunque sia la motivazione. Ci sono paesi grandi e paesi piccoli, ricchi e poveri, quelli con lunghe tradizioni democratiche e quelli che stanno ancora trovando la propria strada verso la democrazia. Anche le loro politiche sono diverse. Siamo tutti diversi, ma quando chiediamo le benedizioni del Signore, non dobbiamo dimenticare che Dio ci ha creati uguali.

 
 12/09/2013    

Lettera aperta a Enrico Peyretti sulla "ospitalità eucaristica"

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Il 10 settembre 2013, Enrico Peyretti, una delle figure più distinte del dialogo tra credenti a Torino, ha indirizzato a molti suoi corrispondenti (tra cui la nostra parrocchia) un messaggio di sostegno all'esperienza di "ospitalità eucaristica" (di fatto, condivisione della comunione al di fuori dei confini ecclesiali) che da un certo tempo si svolge a Torino e in Piemonte. Poiché questo progetto (così come l'insieme delle proposizioni di Enrico) è apertamente in contrasto con la pratica della Chiesa ortodossa, riteniamo opportuno far sentire anche la nostra  voce a proposito: voce di una semplice parrocchia "allineata" alla propria Chiesa, ma non per questo meno disposta a un dialogo aperto e sereno. Presentiamo la nostra Lettera aperta a Enrico Peyretti nella sezione "Confronti" dei documenti.

 
 12/09/2013    

La ri-crocifissione di Cristo in Medio Oriente

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Presentiamo nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti una riflessione di padre Andrew Phillips sul dramma odierno della Siria e sui suoi antecedenti in Afghanistan e Iraq, e sul ruolo degli Stati Uniti (ma non solo) nello strano programma di “libertà e democrazia” che vede sempre i cristiani come vittime.

 
 11/09/2013    

Omelia sulla decapitazione di san Giovanni Battista

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l'11 settembre è entrato da anni come giorno di lutto nell'immaginario dell'Occidente; forse nei disegni di Dio non è casuale che la data corrisponda, nel calendario giuliano ecclesiastico, al 29 agosto, giorno della commemorazione del taglio del capo di san Giovanni Battista. Proprio in questi giorni in cui sentiamo agghiaccianti storie di decapitazioni in Siria (e il capo del Battista è conservato nella moschea degli Omayyadi a Damasco) vale la pena di riflettere sul senso di questo martirio. Ripresentiamo nella sezione "Omiletica" dei documenti una predica del 2005 di Padre Andrew Phillips, da noi tradotta alcuni anni fa e già presente in rete in lingua italiana.
 

 
 11/09/2013    

Un esempio serio di pentimento a Platina

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Da pochi giorni, il sito ufficiale della Chiesa ortodossa russa all’Estero ha presentato un estratto dal discorso tenuto un anno fa a Platina (California) dallo ieromonaco Damascene (Christensen) alla celebrazione dei 30 anni dal riposo nel signore dello ieromonaco Serphim (Rose). L’occasione è stata la visita (per la prima volta nella storia del monastero, oggi passato sotto la giurisdizione della Chiesa serba) del primo ierarca della Chiesa russa all’Estero, il Metropolita Hilarion (Kapral). Le parole di padre Damascene sono una richiesta di perdono per un periodo di alcuni anni di separazione ecclesiale (di cui abbiamo già parlato su questo sito nella biografia dell’igumeno Gerasim), e sono cariche di significato per tutti gli ortodossi nei paesi occidentali. Ci preme ricordare la conclusione, che nessuno scisma dalla Chiesa è giustificato. Speriamo che queste parole restino nella memoria di tutti quanti vorrebbero usare la figura di padre Seraphim Rose o il monastero di Platina come modelli per rimanere fuori della comunione e della disciplina della Chiesa. Presentiamo il testo del discorso di padre Damascene nella sezione “Testimoni dell’Ortodossia” dei documenti.

 
 10/09/2013    

Le “guarigioni con la santa lancia”. Teologia o magia?

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Un miscuglio abusivo di ritualismo, ignoranza e superstizione ha dato origine alla pratica delle cosiddette “guarigioni con la santa lancia”, in cui si utilizza per scopi dichiaratamente terapeutici la lancia liturgica usata per tagliare il pane eucaristico. La presenza di un non ben specificato rito per i malati con la santa lancia (presente nel Molitfelnic, o Eucologio della Chiesa ortodossa romena a p. 385)  ha fatto nascere diverse aberrazioni dell’uso della lancia liturgica, addirittura come strumento di divinazione di malattie e possessioni. Con la sua consueta competenza liturgica, lo ieromonaco Petru (Pruteanu) spiega il senso antico del rito, che consisteva nel lavaggio della lancia liturgica (che è a contatto con i pani eucaristici prima e dopo la consacrazione) in un recipiente d’acqua, che era data come forma di benedizione ai malati dopo la comunione, per aspergersi oppure da bere: niente di simile alle ciarlatanerie “terapeutiche” che si vedono oggi. Non abbiamo ancora avuto notizia (mai dire mai, comunque...) di simili abusi in Italia, ma riteniamo opportuno parlare di questo caso per sottolineare i rischi di una presentazione delle pratiche ortodosse senza una seria preparazione teologica e liturgica. Presentiamo il testo di padre Petru nell’originale romeno e in traduzione italiana nella sezione “Ortoprassi” dei documenti.

 
 10/09/2013    

Un testimone oculare: "L'obiettivo dei militanti era di uccidere quanti più abitanti cristiani"

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La Voce della Russia, 6 settembre 2013

Il 5 settembre i gruppi armati di opposizione siriana hanno tentato di catturare la cittadina di Ma'lula, popolata per lo più da cristiani, situata a 60 km da Damasco. Il corrispondente de "La voce della Russia" è stato in grado di contattare il testimone oculare dei fatti Wael Malas, che era in città durante l'assalto.
La cittadina di Ma'lula è nota soprattutto per il fatto che i suoi abitanti parlano un dialetto aramaico, che è vicino alla lingua di Gesù Cristo. Le truppe governative hanno respinto l'attacco, ma i militanti legati a "Jabhat al-Nusra" e ad "Al-Qaeda" sono riusciti a prendere piede sulle alture circostanti, da dove continuano a bombardare la città.
Questo è quello che ha detto la "Voce della Russia" un testimone oculare, l'attivista sociale Wael Malas, che era al momento dell'assalto in città:
- Lei era nella cittadina di Ma'lula durante l'assalto. Che cosa è successo?
- Ero in visita da parenti a Ma'lula e stavo incontrando monaci e monache, quando hanno fatto irruzione in città i terroristi di "Jabhat al-Nusra" e di altri gruppi armati. Hanno catturato il convento della santa isapostola Tecla (il monastero femminile più antico del mondo), il Monastero del Santo Profeta Elia e l'hotel turistico. Dopo hanno cominciato a distruggere gli edifici e a profanare i santuari. La maggior parte dei monaci e delle monache è stata espulsa, alcuni sono stati catturati e alcuni sacerdoti sono stati uccisi. Tutte le croci, i lampadari e altri arredi ecclesiastici che avevano che un qualche tipo di valore materiale sono stati rubati. Il resto è stato bruciato.
Ora questi due monasteri sono occupati da cecchini armati perché sono ad altitudini più elevate. Inoltre, abbiamo notato tra i militanti strane armi che non avevano mai visto prima, non riesco nemmeno a descriverle.
Tutto è iniziato quando al posto di blocco dell'esercito presso la città è esplosa un'autobomba suicida che ha ucciso un gran numero di soldati. In seguito, diverse decine di veicoli armati sono entrate in città, con combattenti che marciavano accanto. Il numero totale dei militanti era di migliaia, non potevo contarli, sembrava che avessero portato tutte le loro forze a Ma'lula. Quando sono entrati in città, hanno gridato che avrebbero purificato la terra dai peccatori. Il loro obiettivo era di uccidere quanti più abitanti cristiani e di far saltare in aria il maggior numero di chiese.
Vorrei portare l'attenzione sul fatto che i media non raccontano un fatto terribile: i militanti hanno iniziato a controllare i passaporti delle persone e una volta che hanno visto il nome cristiano di un uomo, gli hanno sparato immediatamente alla testa e si sono diretti verso il prossimo residente.
Sono riuscito a scappare solo perché durante l'assalto non eravamo lontani dalla strada principale della città, dove c'era un autista che ha raccolto su un autobus il maggior numero possibile di persone ed è fuggito. Sono stato uno dei fortunati. Eravamo vestiti con gli abiti più semplici, con noi c'erano donne e bambini. Poche ore più tardi abbiamo appreso che anche la strada è stata catturata.

 
 09/09/2013    

Un'altra radice cristiana in pericolo in Siria

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I rapporti delle ultime ore dalla Siria parlano della caduta della cittadina di Ma'lula in mano alle forze ribelli. Perché questa cittadina di poche migliaia di abitanti nelle montagne a nord-ovest di Damasco è importante in questi giorni di conflitto, e perché è importante per tutti noi? Cerchiamo di spiegarlo con diversi temi, testimonianze e video in un articolo nella sezione "Geopolitica ortodossa" dei documenti.

 
 08/09/2013    

La Siria: un museo a cielo aperto che attende il saccheggio

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Una delle ragioni per fermare lo scempio dell'invasione americana in Siria è senza dubbio lo straordinario - e fragile - patrimonio artistico e culturale del paese, caro agli orientalisti e a tutti quelli che hanno a cuore le radici (anche cristiane, soprattutto cristiane) della storia del pianeta.

Non c'è da sperare che chi ha già messo in conto per un intervento armato lo sterminio dei cristiani in Siria si arrenda facilmente di fronte ai danni ai monumenti; tuttavia anche gli argomenti ad monumentos possono portare il loro contributo alle voci di saggezza che si levano numerose nel mondo. Saranno voci sufficienti a far convertire sulla via di Damasco i nuovi persecutori?

Presentiamo un avvertimento dell’orientalista russo Boris Dolgov, pubblicato da pravoslavie.ru, nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.

 
 08/09/2013    

La comunità e gli insegnamenti di padre Georgij Kochetkov

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Notiamo con curiosità che al recente convegno ecumenico alla comunità di Bose è presente anche padre Georgij Kochetkov (nella foto, dall’album del primo giorno del convegno). Dato che padre Georgij è una figura estremamente controversa nel Patriarcato di Mosca, ci sono ragioni di chiederci quale Ortodossia dovrebbe rappresentare nel consesso degli studiosi di spiritualità ortodossa. Beninteso, padre Georgij ha tutti i diritti di visitare l’Italia, ed è benvenuto a Bose, come sarebbe il benvenuto anche nella nostra parrocchia a Torino: saremmo contenti di discutere con lui di diverse cose, così come abbiamo avuto occasione di discutere nel 1997, proprio a Bose, con il suo discepolo Victor Kott. Nondimeno, sono passati un bel po’ di anni dall’estate del 1997 (in cui un incidente nella parrocchia retta da padre Georgij a Mosca creò un acceso dibattito pubblico, ma gli costò qualche anno di sospensione dal sacerdozio), e riteniamo giusto fissarci sulle idee e sulle dottrine, piuttosto che sui personaggi e sugli eventi. Sull’orizzonte dottrinale, il panorama non sembra incoraggiante. Proprio lo scorso mese di febbraio, lo ieromonaco Iov (Gumerov) del monastero Sretenskij ha pubblicato un lungo articolo critico sulle innovazioni dottrinali di padre Georgij e della sua comunità. Presentiamo il testo orignale russo e la nostra traduzione italiana del saggio di padre Iov nella sezione “Confronti” dei documenti, per cercare di far capire perché questo sacerdote russo è circondato da tante polemiche.

 
 07/09/2013    

Due testi sulla situazione in Siria

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Presentiamo due testi per comprendere la situazione odierna in Siria: nella sezione “Figure dell’Ortodossia contemporanea” dei documenti, un reportage dalla chiesa ortodossa antiochena di Albany (la capitale dello stato di New York) con testimonianze personali sul clima di terrore e sulle atrocità perpetuate dai presunti “liberatori” del paese; nella sezione “Geopolitica ortodossa”, una riflessione di padre Andrew Phillips sul ruolo della Russia come più credibile difensore della Siria e della civiltà cristiana, entrambe minacciate dalle politiche suicide delle élite occidentali.

 
 07/09/2013    

Attesa per la visita del patriarca Kirill in Moldova

  Pubblicato : Padre Ambrogio / Vedi >  Apri la notizia del blog
 

mitropolia.md, venerdì 6 settembre 2013

Il clero e i fedeli della Chiesa Ortodossa di Moldova sono in attesa di sua Santità Kirill, che arriverà a Chisinau domani, 7 settembre 2013.

La visita canonica di sua Santità è attesa con grande amore da tutte le anime fedeli del paese, e per questo i preparativi all'incontro con il patriarca Kirill hanno sperimentato un'intensificazione impressionante.

Ricordiamo ai nostri lettori che il primo ierarca della Chiesa ortodossa russa arriverà a Chișinău in aereo alle 14.45, dopo di che parteciperà alla cerimonia nel Palazzo Nazionale "Nicolae Sulac", dedicata ai 200 anni dalla fondazione della diocesi di Chișinău, e in seguito visiterà il monastero di Căpriana, dove celebrerà una Litia alla tomba del grande precursore - il metropolita Gavriil Bănulescu-Bodoni.

Domenica 8 settembre il Patriarca Kirill celebrerà la Divina Liturgia nella piazza della cattedrale Metropolitana della Natività, dopo di che deporrà fiori al bassorilievo del metropolita Gavriil Bănulescu-Bodoni nel centro della capitale.

Durante tutta la visita nella Repubblica di Moldova, sua Santità si incontrerà con i leader del paese.

Per familiarizzavi completamente con il programma della visita patriarcale, vi preghiamo di visitare il seguente link.

 
 06/09/2013    

Devastazione di chiese in Egitto

  Pubblicato : Padre Ambrogio / Vedi >  Apri la notizia del blog
 

Riproduciamo nella sezione "Geopolitica ortodossa" un servizio fotografico riportato da Pravmir e da RT sulla recente devastazione di 50 chiese cristiane nella provincia di Minya in Egitto. Non abbiamo molti commenti da fare sulla situazione in Egitto: le immagini e le didascalie parlano da sole. Questo è ancora un episodio locale, ma può estendersi a livello nazionale nei paesi "liberati" nel corso di azioni che mirano a portare "libertà e democrazia". Qualcuno ricorda cosa è successo alle chiese cristiane in Kosovo e in Iraq? Qualcuno può immaginare cosa succederebbe (e in parte è già successo...) a quelle della Siria?

 
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