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  Un fatto scomodo: i combattenti del Donbass nel 2014 erano al 78% cittadini ucraini

Si tratta di una ribellione cresciuta all'interno

di Anatoly Karlin

Russia Insider, 26 maggio 2016

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Una delle principali spinte della campagna d'informazione maidanista contro la Russia in Ucraina e in Occidente durante il conflitto ucraino è stata l'affermazione che le Forze Armate della Novorossija erano composte per lo più da cittadini russi o addirittura da militari russi.

Questo non vuol dire che non ci siano state voci di dissenso. Per esempio, il Prof. Paul Robinson (blogger sulla Russia) ha sostenuto che l'80-90% dei combattenti delle Forze Armate della Novorossija era formato da gente del posto, mentre anche il corrispondente da Russia e Ucraina del Times, Mark Franchetti, ha confermato nell'estate del 2014 al Shuster Show a Kiev che, sulla base delle sue osservazioni, i russi erano una decisa minoranza tra i ribelli – cosa per la quale è stato sonoramente fischiato dal pubblico ucraino.

Tuttavia, negli ultimi due anni, chiunque facesse tali affermazioni in Occidente correva il rischio di essere bollato come propagandista russo. Chiunque faccia tali affermazioni in Ucraina corre di fatto il rischio di essere arrestato e imprigionato per i reati di "separatismo" o "negazione dell'aggressione russa".

Si dà il caso, tuttavia, che la verità di base degli argomenti che i cittadini russi sono stati una netta minoranza tra i combattenti NAF, e che di conseguenza la guerra in Donbass era soprattutto una guerra civile ucraina, è stata recentemente confermata – e da un'organizzazione il cui pedigree nazionalista ucraino è indiscutibile - il sito "Mirotvorets" ("Il pacificatore").

Le più significative forme di peremoga (vittoria) informativa di questo sito legato al governo ucraino includono la pubblicazione dei dati personali dei giornalisti anti-Maidan, alcuni dei quali, come Oles' Buzina, sono stati assassinati subito dopo, e il dossieraggio sugli aviatori russi in servizio in Siria, chiedendo allo stesso tempo allo stato islamico di prendersi cura di loro e delle loro famiglie "secondo i canoni della sharia". Più di recente, il sito ha pubblicato un elenco di giornalisti ucraini e stranieri che avevano ricevuto l'accreditamento dalla Repubblica Popolare di Donetsk DNR, chiamandoli "farabutti" e "collaboratori" ed elencando i loro dati personali (la lista includeva famosi "propagandisti del Cremlino" come Simon Ostrovsky).

Tre settimane fa, l'elenco telefonico maidanista per assassini è uscito con il suo ultimo scoop – un elenco di "combattenti e mercenari" reclutati dalla Repubblica Popolare di Donetsk durante l'estate del 2014.

Ma, nascosta all'interno di questa peremoga, c'era una terribile zrada (tradimento): I dati hanno rivelato che delle 1.572 reclute, circa il 78% era composto da cittadini ucraini – dei quali una buona maggioranza veniva dal Donbass. Per il 19% erano cittadini russi, per il 2% cittadini di altri paesi, e il resto era di cittadinanza sconosciuta. Tenendo presente l'alta intensità di legami personali e familiari tra il Donbass e il Kuban russo, eredità dei tempi sovietici, la percentuale di combattenti della Repubblica Popolare di Donetsk composta di veri e propri "avventurieri stranieri" è probabilmente più vicina a un mero 10%. Questo è meno o anche molto meno che in molti conflitti armati che sono incontrovertibilmente considerati come guerre civili.

Naturalmente la copertura ucraina di questa rivelazione ha dato zero attenzione alla questione scomoda delle composizioni nazionali, e la copertura occidentale, così curiosamente, non è riuscita a notare il fatto, a parte alcuni siti di media alternativi geopoliticamente orientati e generalmente "russofili" e un paio di accademici come Ivan Katchanovski. Questi fatti sono tuttavia cruciali per comprendere la profondità della rabbia locale del Donbass nei confronti del regime del Maidan e perché il Cremlino troverà duro riportare "a spintoni" il Donbass in Ucraina, anche se lo volesse veramente.

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