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  Intervista al presidente Assad, 30 marzo 2016
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Dmitrij Kiselëv: Signor presidente, non vi è dubbio che la liberazione di Palmira è un evento globale che non è stato ancora completamente compreso. È significativo il fatto che la liberazione è accaduta dopo che una parte considerevole delle forze militari russe è stata ritirata dal vostro paese. Come è successo, e... quali città seguiranno?

Bashar Al-Assad: Sì, questo evento non è stato ancora digerito. In realtà, alcuni nel mondo hanno capito, ma ci non vogliono credere. Ora, due giorni dopo che Palmira è stata liberata, un certo numero di paesi presumibilmente interessati alla lotta al terrorismo, o parte della coalizione guidata dagli Stati Uniti, non ha ancora annunciato la sua posizione. Voglio essere chiaro. Non abbiamo sentito nulla dai regimi della Francia e della Gran Bretagna. Ci sono ragioni per questo.

Prima di tutto, l'occupazione di Palmira da parte dei terroristi meno di un anno fa è stata la prova del fallimento della coalizione, e che non prende sul serio la lotta contro il terrorismo, in particolare contro lo Stato Islamico. La liberazione di Palmira è stata condotta anche con il sostegno della Russia. Questo è un altro punto che mostra la loro mancanza di serietà.

Come abbiamo realizzato tutto questo? È molto semplice. Prima di tutto, avevamo la volontà di liberare completamente la Siria dai terroristi. E questo non è in discussione.

Non ci sono altri modi per proteggere la Siria se non combattendo il terrorismo. Naturalmente, in parallelo al processo politico, ma combattere il terrorismo è essenziale.

E noi abbiamo la volontà di farlo. Il popolo siriano ha la volontà di farlo. L'esercito siriano è determinato a liberare ogni regione.

E abbiamo il sostegno dei nostri amici in questo. Il sostegno russo è stato essenziale ed efficace nel

produrre quel risultato.

Quindi, anche il sostegno dei nostri amici iraniani, di Hezbollah e altri gruppi in Siria che combattono insieme all'esercito siriano.

Naturalmente, dopo la liberazione di Palmira, dobbiamo passare alle zone circostanti che portano alle regioni orientali del paese, come la città di Deir Ezzour.

E allo stesso tempo, dobbiamo iniziare ad avanzare verso la città di Raqqa, che ora è la principale roccaforte dello Stato islamico.

Signor presidente, la Siria è ricca di storia. Come percepisce il suo ruolo nella storia del suo paese, e come sarà valutato in futuro dagli storici secondo lei?

Questo dipende dagli storici e da quanto saranno obiettivi. Sappiamo che la storia è spesso scritta in modo errato e falsato.

Ma presumibilmente se la valutazione sarà obiettiva e scritta in modo veritiero, glii storici e il popolo siriano saranno più qualificati per fare tale valutazione.

Non posso dare una valutazione di me stesso. Tuttavia, posso sperare che sarò in prima fila tra quelli che hanno conservato il paese di fronte a un'aggressione terroristica accompagnata da barbarie in forma e sostanza, sconosciuta negli ultimi decenni e forse anche negli ultimi secoli.

E in secondo luogo, la persona che ha conservato la regione, dato che la Siria è uno stato importante in questa regione.

Se questo stato fosse crollato e fosse seguita l'anarchia, l'intera regione ne avrebbe risentito. Questo è certo. Ecco come vorrei entrare nei libri di storia.

Una buona parte di ciò che sta accadendo in Siria ora, naturalmente, è parte di un'esperienza globale.  Qual è il suo consiglio al presidente di uno stato che affronti una situazione analoga a quella che la Siria sta vivendo ora?

In primo luogo, mi auguro che nessuno Stato e nessuna nazione passino attraverso ciò che la Siria ha vissuto. Quello che abbiamo vissuto è disumano.

Ma oggi viviamo in un mondo in cui sono assenti sia il diritto internazionale sia la morale in politica. Tutto può succedere ovunque sul globo.

Ma quello che vorrei dire sulla base della nostra esperienza in Siria, è che qualsiasi manifestazione di fanatismo, sia questo di natura religiosa, politica o ideologica, è distruttiva per la società.

Il fanatismo dovrebbe essere evitato nel processo di costruzione di una società.

Questo è un dovere dello Stato, e anche un dovere di tutti gli elementi esistenti di questa società e un dovere di ogni cittadino.

Un altro punto, se questa crisi, o un'altra crisi, dovesse accadere in qualsiasi paese, la prima cosa che ogni uomo politico deve sapere è che il popolo è il difensore del paese.

E quando si sceglie un piano per risolvere la crisi, dovrebbe essere basato sui costumi e le tradizioni dei popoli, la loro storia, i loro desideri attuali.

La soluzione non può venire dall'estero. Amici dall'estero possono venire ad aiutarti, come è successo oggi, dalla Russia e l'Iran.

Ma se non c'è la volontà interna, e buone relazioni tra il popolo e lo stato, è impossibile trovare una soluzione.

La lezione più importante che abbiamo imparato – ma credo che la sapessimo da lungo tempo – è che l'Occidente non è onesto.

i paesi occidentali non sono sinceri. Le loro politiche sono molto lontane dai principi, dal diritto internazionale e da quello delle Nazioni Unite. L'Occidente non può essere invocato per risolvere un qualsiasi problema.

Migliori sono i tuoi amici, più rapidamente e a minor costo sarà raggiunta la soluzione. Ecco perché ogni uomo di Stato deve essere in grado di scegliere i paesi amici, che saranno al suo fianco in tempo di crisi.

A un certo punto, la guerra in Siria si fermerà, ma il paese ne verrà fuori diverso da quello di una volta. Come sarà la Siria sia dopo la guerra? Come vuole vederla?

Credo che i cambiamenti di cui parla siano iniziati durante questi ultimi anni. All'inizio, la guerra ha scioccato molti siriani e li ha portati in direzioni pericolose a causa dei media che hanno inventato storie, e a causa della loro incapacità di leggere la realtà, che allora era nebulosa.

Oggi, il quadro è chiaro, e credo che il cambiamento che si è verificato nasca da un'idea che ho appena menzionato in precedenza. Quella più importante, che il fanatismo è impossibile in un paese tanto differenziato quanto la Siria. Abbiamo una grande diversità etnica, religiosa e settaria. Perché la Siria esista, se vogliamo davvero che esista, dobbiamo vivere l'uno con l'altro con accettazione e con un amore genuino, non artificiale.

Stiamo iniziando a vederlo ora, nella società siriana. Penso che se saremo in grado di superare questa crisi tornando alla pace, la società siriana sarà migliore dal punto di vista sociale, e la Siria sarà in grado di svolgere il suo ruolo storico nella regione in un modo migliore.

E questo ruolo, che è aperto alla società, avrà influenza su altri popoli, perché siamo una sola regione, una sola popolazione, dai costumi simili.

Noi, come i paesi arabi e musulmani, ci influenziamo a vicenda. La Siria dovrebbe avere un ruolo molto importante da svolgere a questo riguardo.

Sul piano interno, questo avrà naturalmente un impatto politico. Ci sono partiti politici che parteciperanno, e prevarrà l'interesse nazionale e non la fascinazione per l'Occidente.

Questi sono i punti principali del discorso che vedo in Siria dopo la crisi.

Come politico e come essere umano lei può apprendere e anche vedere come la gente muore nel vostro paese su base giornaliera. Molti sono costretti a fuggire dal paese, a lasciare le loro case. Naturalmente non si può avere a che fare con questo senza un impatto emotivo. Come reagisce dal punto di vista umano? E come fa a gestire sulle sue spalle una così importante e difficile responsabilità? Cosa la sta aiutando?

Questo è molto vero. Noi viviamo questa situazione ogni giorno e ogni ora. Quando si riceve notizia della morte di un civile o di un infortunio o della morte di un soldato in battaglia. Indipendentemente dalla causa della morte di quella persona bisogna prima pensare a quello che sta succedendo o a che cosa sta vivendo la sua famiglia dal punto di vista emotivo o in termini di mezzi di sussistenza. O da qualsiasi altro punto di vista. Perché hanno vissuto con questa persona per un lungo periodo di tempo.

Questo problema ci riguarda come siriani su base giornaliera, ed è molto doloroso, a essere onesti. Ma quando ci si trova in una posizione di responsabilità, è necessario trasformare questo lato emotivo e questo dolore in azione. La domanda più importante per l'uomo di stato in questo caso è: Cosa farai? Come proteggerai coloro che non sono stati danneggiati? Come proteggerai coloro che sono ancora vivi e che potrebbero diventare vittime nel prossimo futuro?

È per questo che noi vediamo due pilastri principali che possono portare risultati concreti nel proteggere il paese. In primo luogo, la lotta al terrorismo. E questo è evidente. In secondo luogo, l'azione politica al fine di fermare ciò che sta accadendo in Siria. Questo include negoziati politici da un lato, e le trattative con i militanti che vogliono tornare a uno stato e una vita normale. Siamo riusciti a fare questo in larga misura negli ultimi due anni.

Rimane la domanda principale. Dove si cerca la forza, di fronte a circostanze difficili, per resistere a questa pressione?

Io dico, prima di tutto, se sei un uomo di Stato, che la tua vera forza, soprattutto la forza morale e fisica, viene dal popolo.

Ma noi, siriani, come funzionari o cittadini, deriviamo la nostra forza dalle famiglie delle vittime e dei feriti in Siria, perché hanno pagato il prezzo più alto. Ma allo stesso tempo essi continuano a dire che lo fanno per la loro patria.

Indubbiamente la forza spirituale di queste famiglie consente di lavorare e agire per risolvere il problema.

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