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  La Chiesa ortodossa in Togo

Intervista di Tudor Petcu all'ipodiacono Jacques Agbodjan

dal blog Orthodoxologie

5 giugno 2016

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1) Quali sono gli aspetti più importanti che dobbiamo conoscere della storia della Chiesa ortodossa in Togo?

Il Togo è un piccolo paese in Africa occidentale, con una popolazione totale, secondo la stima del 2015, di 7.552.318 abitanti. Di questi, oggi, il 25% è cristiano. Il restante 75% è costituito da musulmani e animisti. Basti dire che l'evangelizzazione non è profondamente radicata nell'animo della popolazione del Togo.

Prima di passare alla storia della Chiesa ortodossa in Togo, si dovrebbe fare una breve panoramica della storia della tradizione di fede ortodossa oggi presente nei paesi dell'Africa nera a sud del Sahara.

Nell'anno 451, a Calcedonia, i Padri conciliari hanno costituito la pentarchia, vale a dire, i cinque soggetti ecclesiali (Roma, Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme) ai quali la tradizione canonica della Chiesa accordava la qualità patriarcale. Tutto il continente africano era sotto la giurisdizione del Patriarcato di Alessandria. Toccava a questo patriarcato estendere il suo slancio missionario nell'Africa nera e garantire la giurisdizione della Chiesa ortodossa nel continente. Partendo dall'Egitto, nel quarto secolo, l'opera missionaria, incoraggiata dall'imperatore bizantino Giustiniano, gettò le sue fondamenta nei a regni sud dell'Egitto: il regno di Nubia (attuale territorio del Sudan) e quello di Axum (l'attuale Etiopia, ex Abissinia). Questa espansione missionaria del patriarcato di Alessandria nei paesi dell'Africa nera sub-sahariana, si trovò, nel VII secolo, ostacolata dall'espansione dell'islam. I copti in Egitto, dopo essersi legati al monofisismo, portarono al proprio scisma portato le Chiese che si trovavano sul territorio dell'odierno Sudan, così come quelle dell'Etiopia. Così la doppia barriera del monofisismo e dell'islam conquistatore ha distrutto le basi dell'Ortodossia in tutte queste regioni, tranne quelle della Chiesa etiopica. La missione evangelizzatrice ortodossa è stata quindi interrotta nelle regioni a sud del Sahara.

Bisogna attendere la fine del XIX secolo o l'inizio del XX secolo, vale a dire una pausa di tredici secoli, per vedere fiorire l'interesse degli stessi africani alla tradizione della fede ortodossa. Prima della scoperta dell'Ortodossia da parte delle popolazioni africane nere e della piena integrazione delle loro comunità ecclesiali nel Santo Sinodo del Patriarcato greco-ortodosso di Alessandria, quest'ultimo non estendeva la propria giurisdizione che al nord del continente. Nei paesi dell'Africa nera era presente solo la Chiesa cattolica, la cui missione era iniziata a partire dal XIV secolo, sotto l'egida dei missionari gesuiti dal Portogallo, e a questa si unirono alla fine del XVIII secolo la Chiesa anglicana e nel XIX secolo, le missioni della Riforma protestante.

2) con quali mezzi la tradizione della Chiesa ortodossa è arrivata in Togo?

L'Africa è stato un continente ferito e contuso in molti secoli della sua storia. Le sue ferite e le sue contusioni sono una piaga aperta, che la storia contemporanea ha difficoltà a curare. Le medicine che vi sono applicate, spesso, lungi dal curarla, spesso ravvivano i suoi dolori.

Oggi è necessaria una rilettura della storia dell'Africa alla luce dei valori evangelici di Cristo. Tuttavia, conviene che una simile rilettura sia spiritualmente illuminata, iscritta in una prospettiva cristiana, emancipata dai valori mondiali spesso contrastanti con quelli della Chiesa di Cristo. L'evangelizzazione dell'Africa sub-sahariana è stata assunta dai popoli d'Europa in una fase della storia in cui gli interessi delle potenze presenti erano pesantemente sottomessi a questioni politiche ed economiche, e la posizione della Chiesa era molto controversa a causa di tali problemi. La Chiesa cattolica romana, il principale attore nel XIV secolo, in quest'opera di evangelizzazione delle regioni dell'Africa sub-sahariana (in cui la Chiesa di tradizione ortodossa non ha avuto alcun ruolo), si è trovata intimamente implicata nel gioco politico dei vari regni e stati europei; senza queste implicazioni l'evangelizzazione avrebbe potuto dotarsi di mezzi per discernere meglio gli interessi, per una migliore efficacia in diverse modalità di azione missionaria nel continente africano. I missionari "in buona fede, agivano secondo l'ideologia dominante del tempo, l'orbis christiana, secondo la quale papi, re e principi dovevano diffondere la buona notizia con tutti i mezzi. Questa ideologia si trova nella Bolla di papa Alessandro VI, Inter cetera, scritta nel 1493 e le cui direttive hanno guidato l'evangelizzazione. Il papa scrive: "Che la fede cattolica e la religione cristiana, tanto più nel nostro tempo, siano esaltate ed estese in tutti i luoghi, che si cerchi la salvezza delle anime, e si sottomettano le nazioni barbare convertendole alla fede" [1]. I missionari cercarono quindi di battezzare il maggior numero possibile di persone al fine di garantire la loro salvezza, senza preoccuparsi troppo della profondità, né della sincerità della loro conversione.

Tuttavia abbiamo bisogno, oggi, di affrontare i fatti: il Vangelo di Cristo è e rimane, nonostante la debolezza e il peccato degli uomini che spesso mascherano il suo messaggio, la chiave ultima e sovrana per decrittare il senso della storia. Allo stesso modo è la Parola definitiva, rivelatrice del senso della vita, della libertà umana e della giustizia divina.

Gli ugandesi sono stati i primi tra gli africani a mettersi attivamente alla ricerca di una Chiesa che testimoniasse i valori di accoglienza dei popoli di questo continente, in uno spirito di carità fraterna ed evangelica, e che permettesse loro di trovare le radici della tradizione cristiana dei primi secoli. Questa ricerca li ha portati alla fine, dopo lunghe prove, a incontrare la tradizione ortodossa e la sua confessione di fede e di ritornare quindi alla giurisdizione del patriarcato greco ortodosso di Alessandria e di tutta l'Africa. Questa ricerca della tradizione autentica si è poi diffusa in Kenya e altre parti dell'Africa nel corso del XX secolo: Repubblica Democratica del Congo, Congo Brazzaville, Tanzania, Camerun, Ruanda, Burundi, Zimbabwe, Angola, Mozambico, Ghana, l'isola del Madagascar, Costa d'Avorio, Nigeria, Benin, Togo, Gambia, Sierra Leone, Zambia, Malawi. La tradizione della Chiesa ortodossa è arrivata in Togo nel corso dell'anno 2005. Si tratta di un'introduzione recente nel nostro paese.

3) Qual è l'importanza della Chiesa ortodossa del Togo nel mondo delle Chiese ortodosse?

Creata l'8 settembre 2005, la giovane Chiesa ortodossa in Togo comprende, ad oggi, appena un migliaio di fedeli in tutto il paese. Questi sono divisi in quattro parrocchie, tre delle quali si trovano nel sud del paese e la quarta nel nord. Le diverse denominazioni delle parrocchie del sud sono: La Natività della Madre di Dio nella città di Lomé, la capitale del paese; la Dormizione della Madre di Dio, nel villaggio di Ahépé, e san Giovanni Crisostomo nella città di Notsè. La quarta parrocchia, che si trova a nord, nella città di Kara, è sotto la protezione dell'Arcangelo Raffaele. La Chiesa ortodossa del Togo gestisce anche due scuole.

L'accoglienza, agli albori del terzo millennio, della "retta fede", la fede ortodossa, nel soffio dello Spirito, è un presagio del battesimo di intere nazioni africane, con le loro culture e le loro tradizioni. Le nazioni sono chiamate a entrare nell'eredità del Signore, e a formare un unico popolo in una pluralità di lingue e culture senza che tale diversità sia un ostacolo per l'unità del Corpo della Chiesa, ma contribuisca, con la sinfonia di cuori e il soffio dello Spirito Santo, a comporre nel linguaggio del Vangelo, un inno armonioso dagli accenti meravigliosamente accordati "in un solo amore, una sola anima, un solo sentimento" (Fil 2:2).

Quest'eredità della vera Chiesa di Cristo, che oggi è offerta all'Africa e che è ricevuta in un impegno di fede dai popoli di questo continente, non è tanto un patrimonio dottrinale quanto un modo di vita, un'attualità sempre innovativa e creativa, radicata nel terreno della tradizione conciliare dei primi secoli della Chiesa. L'offerta che l'Ortodossia fa agli uomini di tutti i popoli, lingue e culture, una pienezza di vita, un riflesso della vita divina e trinitaria, traspare nella sua liturgia, nei suoi riti e offici e nella parola del Vangelo sempre continuata negli scritti dei Padri della Chiesa, quelli dei primi secoli e quelli che lo Spirito Santo, nei periodi più recenti della storia, suscita come luci che illuminano il cuore del mondo con il soffio divino. In considerazione di questa fedeltà creativa con cui ha sempre testimoniato, la Chiesa ortodossa, con la sua spiritualità, con il suo senso del mistero della divino-umanità, estraneo allo spirito della razionalità scolastica, e con il suo proprio dinamismo, suscita in ogni epoca un rinnovamento del cuore e il volto dei popoli, e cerca di rendere attuale, alla luce del Vangelo, il messaggio di Cristo al cuore della storia, di rispondere in modo adeguato alle esigenze del mondo in ogni fase del suo percorso storico. Tale rinnovamento richiede da parte dei popoli che accolgono la tradizione di fede ortodossa, e soprattutto dal popolo del Togo, come notava padre Dumitru Stăniloae, "uno sforzo per essere degni eredi della testimonianza dei tempi apostolici [...]. Questo rinnovamento significa il rinnovamento della vita di Cristo in noi. Dovremmo arrivare a vivere con la stessa sensazione di presenza di Cristo che avevano i primi cristiani. Cristo, come a loro, dice a noi: "Io sono con voi ogni giorno" (Mt 28:20). [2]

L'offerta del cuore dei figli di una nazione, nella fede, nella fedeltà, nella preghiera di ringraziamento a Dio glorificato nella Trinità, porta in cambio una sovrabbondanza di benedizioni e di grazie che raffina, nella luce, il volto di una nazione. Dio è infatti il "difensore di coloro che sperano in lui [...], salva il popolo che si umilia, ma umilia gli occhi dei superbi" (Ps 17:31,28). Re Davide proclama "Beata la nazione il cui Dio è il Signore, il popolo che ha scelto come eredità" (Ps 32:12 e Ps 143:15).

4) Quali sono le relazioni tra la Chiesa ortodossa del Togo e le Chiese ortodosse storiche?

Oggi in Africa c'è una proliferazione di Chiese ortodosse non canoniche, auto-proclamate, venute per la maggior parte dai paesi europei. La Chiesa ortodossa del Togo fa parte della metropolia della Nigeria, nella giurisdizione del patriarcato greco ortodosso di Alessandria e di tutta l'Africa. La metropolia della Nigeria è posta fin dal 1998 sotto l'autorità di sua Eminenza il metropolita Alexandros. Con questo legame giurisdizionale, la Chiesa ortodossa del Togo è in comunione di fede con tutte le Chiese ortodosse storiche. La giurisdizione patriarcale greco-ortodossa di Alessandria conta nel continente africano ventun metropolie e sei diocesi. La sede della metropolia della Nigeria si trova a Lagos, e comprende le quattro diocesi di Nigeria, Benin, Niger e Togo. Si estende su una superficie di 2.362.316 chilometri quadrati. Si deve comunque ricordare che in questa vasta area, pari a dieci volte la Romania e quasi quattro volte la Francia, un terzo è costituito da regioni desertiche sul territorio del Niger.

5) Quali sono i rappresentanti ortodossi più importanti che hanno maggiormente contribuito al radicamento dell'Ortodossia in Togo?

Il metropolita Alexandros della Nigeria, conferendo l'8 settembre 2005 l'ordinazione sacerdotale a padre Thomas-Grâce Lugudor, un ex catechista cattolico convertito all'Ortodossia, gli ha affidato la cura pastorale della giovane Chiesa ortodossa del Togo. Padre Thomas-Grâce ha compiuto, durante i suoi dieci anni di ministero sacerdotale, una grande opera a servizio della Chiesa ortodossa in Togo. Padre di tre figli, è stato l'unico sacerdote al servizio di quattro parrocchie che, per la grazia dello Spirito, sono state create nel paese. Padre Thomas-Grâce ha percorso, infaticabile, il paese, da nord a sud e da est a ovest, per rafforzare la fede dei nuovi convertiti, garantire la catechesi e amministrare i sacramenti. Ha assicurato la gestione nel seno della Chiesa ortodossa delle due scuole di istruzione primaria e secondaria, di cui abbiamo parlato sopra, che raggruppano quasi 400 studenti. Un'attività agro-pastorale di dieci ettari è stata creata per fornire aiuto finanziario per le necessità della Chiesa e delle scuole. Il suo piano di creare un orfanotrofio, che ha avuto tanto a cuore per tutti questi anni, purtroppo non è stato realizzato. Il Signore lo ha chiamato a sé il 9 marzo di quest'anno 2016. Inviamo le nostre preghiere al Signore perché egli conceda a padre Thomas-Grâce il riposo nella sua luce e nella sua pace e una memoria eterna. Il nuovo sacerdote, Benoît Komlanvi, ordinato nel maggio del 2016, assicura la continuità della cura pastorale della Chiesa.

6) Può dirci qualcosa circa l'organizzazione della Chiesa ortodossa in Togo?

Questa giovane Chiesa non ha alcuna organizzazione particolare che la metta in evidenza in seno alla comunità della Chiesa ortodossa canonica dell'Africa nera, sotto la giurisdizione del patriarcato greco ortodosso di Alessandria. Il metropolita Alexandros intende darle presto uno statuto di vicariato nella metropolia della Nigeria. Ma prima che tale statuto diventi effettivo, dipende dal vicariato della Chiesa ortodossa in Benin, che la assiste nelle sue necessità pastorali. Le due chiese hanno legami che ricordano che la Chiesa ortodossa del Benin ha avuto un ruolo molto attivo nella creazione della Chiesa ortodossa del Togo.

7) Che cosa dovremmo sapere sulla tradizione dell'Ortodossia in Togo?

Con l'accettazione della tradizione ortodossa, nella continuità della fede dei Padri della Chiesa, sotto il sigillo dei primi sette Concili ecumenici e la fedeltà alla sana dottrina della Chiesa, siamo fiduciosi che il popolo del Togo è entrato nel patrimonio dei popoli che Cristo ha acquisito come possesso perenne, nel mistero della sua passione e della sua gloriosa risurrezione. La nazione è un crogiolo in cui fruttificano i semi dello Spirito che la Chiesa ortodossa, presente in ogni popolo deve portare alla maturazione nelle anime dei suoi figli. Poiché "La Chiesa è l'avvento dell'umano". [3] In essa si rivela la bellezza luminosa del volto di uomini e donne, bellezza che non è altro che la luminosità dell'anima in comunione tramite Gesù Cristo con la fonte di ogni bellezza nella creazione. Se la Chiesa ortodossa, come comunità eucaristica, è il luogo in cui vengono amministrati attraverso i sacramenti i rimedi benefici che guariscono l'uomo separato da Dio, la nazione, come comunità etnica (o multi-etnica) e linguistica, è il crogiolo in cui deve crescere l'unione di valori, di comunione nell'amore, di fraternità, di solidarietà dei suoi membri, chiamati a una vita di verità, giustizia ed equità.

Le regole giuridiche e le leggi che regolano la vita delle comunità, i diritti e i doveri individuali, devono essere dotati di virtù creative per fertilizzare la vita interiore, ringiovanirla, rinnovarla e trasformarla continuamente. In caso contrario, la vita rischia di essere bloccata in codici morali inadatti a ravvivare, pacificare, rinnovare il volto di una nazione. Le modalità della condivisione delle risorse e della distribuzione della ricchezza, della presa in carica delle necessità dei poveri, dei deboli, dei diseredati sono le linee guida che formano, conformandosi ai precetti del Vangelo, il destino di un popolo. Nessun programma è più adatto di quello del Vangelo, perché nessun sistema politico, per quanto sia generoso, attento a valori di giustizia, uguaglianza e fraternità, può elevarsi all'altezza delle prescrizioni del Vangelo, che è la vita intima di Dio manifestata all'uomo, la vita della Trinità divina, annunciata e proposta da Cristo agli uomini.

È questa divino-umanità di Cristo che lo Spirito Santo suscita nella Chiesa ortodossa, per farla propria nella libertà e nell'amore, che è offerta all'inizio del terzo millennio al popolo del Togo...

Note

[1] Arinte Touko, L'univers religieux et les limites de la première évangélisation au Togo (extrait de Mémoire).

[2] M.-A. Costa de Beauregard, Dumitru Staniloae, "Ose comprendre que je t'aime", p. 37, Coll. Témoins spirituels d’aujourd’hui, Éditions du Cerf, 1983.

[3] Ibid., p 14.

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