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  "La crisi di fatto è molto buona e molto utile"

Intervista del diacono Andrej Psarjov all'arciprete Pavel Velikanov

ROCOR Studies, 30 gennaio 2015

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L'arciprete Pavel Velikanov è rettore della parrocchia di santa Paraskeva, una dipendenza della Lavra della Trinità e di san Sergio, e capo redattore del sito web bogoslov.ru. Nel mese di ottobre del 2014 ha presentato una lezione su "ecclesialità ed ecclesializzazione" al seminario della Santa Trinità, suscitando molto interesse. La presente intervista con padre Pevel è stata condotta nel corso di una sessione dell'assemblea interconciliare.

Padre Luka (al centro), rettore del seminario della Santa Trinità, mentre discute questioni di istruzione ecclesiastica con padre Pavel Velikanov (a sinistra) e con padre Roman dell'accademia di Kazan'

Diacono Andrej Psarjov: padre Pavel, ci dica le sue impressioni del suo incontro con la Chiesa Russa all'Estero.

Arciprete  Pavel Velikanov: Certo che mi piacerebbe parlare del seminario della Santa Trinità, delle impressioni che ho avuto quando ho visitato Jordanville, e in generale del tipo di vita parrocchiale che esiste oggi tra gli ortodossi in America. Strano a dirsi, mi ha fatto piacere che sia evidente una certa crisi comune alla Chiesa russa nella diaspora e al Patriarcato di Mosca. Questa crisi consiste nel fatto che la precedente divisione nella Chiesa, divisione che aveva portato alla scissione, oggi in una prospettiva formale esterna è stata superata; tuttavia ognuno capisce che non abbiamo esattamente la stessa tradizione ecclesiastica. Un bel po' di tempo è passato, e nel corso degli anni sono cresciute due diverse generazioni di persone, con le proprie abitudini, i propri standard di valore, i propri orientamenti; unirle semplicemente in modo meccanico, anche se non impossibile, non è neppure del tutto opportuno.

E così sorge immediatamente una domanda: qual è dunque il ruolo e la missione di ciascuna di queste chiese? Per quanto riguarda il Patriarcato di Mosca, è più o meno chiaro: non ha bisogno di inventare nulla di nuovo; sta procedendo secondo un paradigma definito di rinnovamento permanente, la rinascita della vita ecclesiale sia in Russia sia oltre i suoi confini. Mentre questo movimento può non essere così efficace, né così chiaramente espresso a prima vista, è comunque stabile, e ogni anno raggiunge un cerchio ancor maggiore. Per quanto riguarda la Chiesa all'estero, invece, ho avuto l'impressione che esista una certa perplessità interna. Questo perché non esiste uno scopo chiaro per l'esistenza indipendente di una Chiesa russa fondata come baluardo di salvezza dall'autorità comunista. E tra i giovani che stanno arrivando alla fede ortodossa, si pone una scelta tra una Chiesa e l'altra, tanto più che devono scegliere non solo tra i due rami della Chiesa russa, ma anche tra altre chiese – antiochena, serba, rumena, greca, che si possono tutte trovare in una...

Americana...

... e anche una Chiesa americana, la OCA - che si possono tutte trovare in una stessa città; naturalmente i giovani devono avere qualche ragione per scegliere in modo particolare, per esempio, la ROCOR. E se certe cose erano care alla prima generazione di emigrati e ai loro figli, questi valori comprensibilmente oggi stanno cambiando un po'... È un po' come un museo, dove è interessante venire a guardare, ma pochi vorrebbero viverci.

Ma questa crisi in realtà è molto buona e molto utile.

Perché? Perché la natura di questa crisi esige che non introduciamo una revisione superficiale, ma proprio una revisione profonda di alcune riflessioni e accentuazioni fondamentali che esistono nella Chiesa. Ho visto la volontà da parte di giovani insegnanti e di studenti. Ho visto che riconoscono il momento di transizione da un paradigma all'altro. Non hanno ancora capito verso quale paradigma si stanno muovendo, ma vedono una certa pressione intellettuale; vi è uno speciale, elevato livello di raffinatezza che deve inevitabilmente essere ottenuto attraverso una sorta di pensiero, attraverso una sorta di sostanza. Ma non si sa ancora di che tipo.

Allo stesso modo, si potrebbe dire che nella ROCOR oggi c'è una finestra aperta di possibilità, in particolare di ripensamento creativo e, forse, mi piacerebbe dire, anche di una trasformazione conservatrice della vita nello spirito dei Padri antichi, nello spirito della prima comunità apostolica, senza rifiutare allo stesso tempo tutta la ricca e legittima eredità che è esistita nella Chiesa russa in tutti i secoli della sua esistenza.

Mi viene in mente che è molto importante che in questo filone ci sia una maggiore cooperazione tra le istituzioni accademiche e di ricerca del patriarcato di Mosca e della Chiesa all'estero. Questo è perché è ovvio che alla Chiesa russa all'Estero oggi mancano le risorse accademiche necessarie per comprendere, elaborare e mettere a disposizione agli ambienti più ampi della ricerca tutto l'archivio dell'emigrazione russa che possiede. Questo include non solo materiali di portata ecclesiale e teologica, ma anche tutto ciò che è associato con la vita dell'emigrazione russa. D'altra parte, naturalmente, per i nostri contemporanei, soprattutto per i giovani, l'accesso a ciò che per lungo tempo è stato inaccessibile – la vita, i punti di riferimento, e i valori della emigrazione russa – consentirà di vedere qualcosa di nuovo e, direi, forse anche ispiratore e in qualche modo contagioso... il magnetismo contagioso della russicità pre-rivoluzionaria.

Tutto ciò che è rimasto è in attesa da qualche parte.

Mi sembra che sia in attesa e, di conseguenza, deve essere stato conservato, ovviamente, sotto forma di quei manufatti che, in particolare, sono temi di interesse per gli storici, per gli archivisti, vale a dire per tutti coloro che si occupano di queste cose.

Che tipo di cooperazione potrebbe esserci tra il seminario della Santa Trinità e le scuole teologiche in Russia?

In questo momento in Russia sta avvenendo un'ondata di riforme in materia di istruzione spirituale. Queste riforme ci stanno obbligando a istituire revisioni nel sistema stesso di educazione spirituale. Se tutto quello che ho parlato prima deve verificarsi nella situazione della Chiesa russa all'Estero, allora diventerà evidente che il ruolo delle istituzioni accademiche, primo fra tutti il ​​seminario di Jordanville, deve aumentare qui in modo significativo. Dove infatti, oltre a qui, dobbiamo riflettere e capire le risposte a tutte le sfide che la società contemporanea pone alla fede cristiana, e che stanno diventando sempre più acute ogni anno che passa? Anche qui ci può essere una cooperazione molto piena e fruttuosa tra le istituzioni accademiche del patriarcato di Mosca e il seminario di Jordanville.

Perché? Perché quei processi che in America sono da tempo diventati, in un certo senso, una cosa ovvia, stanno cominciando solo ora in Russia e nei paesi limitrofi. Questo ci permette non solo di stabilire qualche posizione conciliare, ma anche di essere arricchiti dall'esperienza che i nostri fratelli hanno già maturato. Non intendo solo gli ortodossi, ma forse anche i cattolici e protestanti, nella misura in cui di fronte a tali sfide globali la differenza tra confessioni diventerà sempre meno significativa.

Mi sembra che qui ci potrebbero essere alcune attività comuni, conferenze, seminari, forse non necessariamente in incontri reali; questi potrebbero essere una sorta di seminari online, che consentirebbero a persone russe, da un lato, di capire le realtà della vita degli ortodossi in America, senza questa sia attenuata da quei problemi con i quali vivono ora i nostri contemporanei.

Questa è una possibilità. D'altra parte, ci sono altre direzioni interessanti che potremmo prendere, per esempio, anche nelle scienze contemporanee, che potrebbero diventare un buon ponte tra religione in quanto tale e l'uomo secolarizzato contemporaneo, non credente. Intendo soprattutto il campo della psicologia, e quel campo che si chiama neuropsicologia. Questo è lo studio della più alta attività del cervello, la più alta attività dei nervi. Qui ci sono tutte le questioni che costituiscono il campo dell'indagine interdisciplinare. Questo campo tocca la filosofia in quanto tale, la teologia e le scienze esatte. Stiamo parlando di questioni di provenienza della fede, dell'origine dell'uomo, della teoria dell'evoluzione, del creazionismo e così via... In realtà, ci sono molti di questi interrogativi, e ogni anno la domanda alla Chiesa per avere una risposta – soprattutto una risposta orientata a una visione del mondo, intelligente, profonda – diventa sempre più acuta. Anche in questo caso mi sembra che il ruolo delle accademie spirituali debba aumentare notevolmente.

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