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  Come mettere in sordina la moralità cristiana

dal blog di padre John Whiteford

31 maggio 2017

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Nel 2011, l'arcidiacono John Chryssavgis ha scritto una recensione di Homosexuality in the Orthodox Church, scritto dal prete episcopaliano apertamente omosessuale Justin R. Cannon. Questa recensione è stata pubblicata nel Saint Vladimir's Theological Quarterly (Vol. 55, No. 3) ed è ora in posizione prominente sul sito web pro-omosessuale di Justin Cannon "Inclusive Orthodoxy".

John Chryssavgis non è un arcidiacono qualunque. È il più importante portavoce del Patriarcato Ecumenico e un professore di teologia presso il Holy Cross Seminary a Boston, e quindi la sua semi-approvazione di un pezzo di propaganda pro-omosessuale è profondamente inquietante.

Potere leggere qui la parte di questo libro che ripete le solite argomentazioni false degli apologisti omosessuali, che tentano di sostenere che le chiare condanne dell'omosessualità nella Scrittura non dicono veramente ciò che dicono in realtà: http://inclusiveorthodoxy.yolasite.com/resources/The%20Bible-PDF.pdf

Si possono trovare questi argomenti confutati nel libro "The Bible and Homosexual Practice" di Robert Gagnon (un vero studioso biblico, e un libro appoggiato da alcuni dei più importanti studiosi biblici dell'ultima metà del secolo scorso) oppure osservando le sue lezioni in materia.

Padre John Chryssavgis inizia:

"Ci sono alcuni argomenti che per i cristiani ortodossi sono particolarmente scomodi da affrontare – anche se è semplicemente per affermare il loro totale rigetto e la condanna senza riserve – e l'omosessualità è certamente tra loro. In effetti, tutte le questioni che in generale riguardano la sessualità o il genere – inclusa la natura dell'omosessualità o il divorzio del clero o addirittura l'ordinazione delle donne – sono soggetti che suscitano emozioni molto appassionate ma poche esplorazioni razionali nei circoli teologici e soprattutto ecclesiastici.

Questo mi ha sempre stupito, se non addirittura disturbato, perché non è come se queste cose fossero assenti o stessero addirittura diminuendo nella nostra società e nella nostra chiesa. Infatti, una delle mie preoccupazioni più gravi negli anni è il fatto che l'oppressione dell'omosessualità e il silenzio sulle questioni sessuali in un'istituzione gerarchica come la Chiesa ortodossa, non deriva solo da ignoranza e pregiudizi ingiustificabili e inaccettabili. Essa provoca anche la complicità della Chiesa nella discriminazione e la reticenza della Chiesa in materia di abusi sessuali nelle nostre comunità. Dire che odiamo il peccato ma amiamo il peccatore a volte può essere un rifiuto mascherato da accettazione. Dopo tutto, è molto più facile etichettare che ascoltare.

Per questo sono contento della pubblicazione di questa raccolta di storie e riflessioni sull'omosessualità. L'editore è proattivo nell'incoraggiare il dialogo e la discussione su questo argomento complesso, seppur controverso; è anche autore di un piccolo studio sulle prospettive bibliche sul tema che appare in una versione modificata verso la fine di questo libro e il direttore di un sito dedicato alla "ortodossia inclusiva". Come egli osserva correttamente nell'introduzione: "Non possiamo esplorare la questione dell'omosessualità senza ascoltare le vite, le storie e le testimonianze di fedeli cristiani ortodossi che capitano essere gay".(12)"

Non conosco alcun chierico che non abbia una grande compassione per coloro che stanno lottando contro l'omosessualità o qualsiasi altra dipendenza sessuale... e penso che ne abbia anche padre John Chryssavgis. Quindi devo domandarmi a cosa stia veramente obiettando, e perché, durante la sua recensione, non riesca a riconoscere completamente la natura propagandistica del libro che sta supponendo di recensire, o a indicare chiaramente quale sia la posizione effettiva della Chiesa ortodossa sulla questione descritta nel libro.

E quando si tratta di altri peccati, come l'adulterio – non dovremmo considerarli come peccati, come fa Cristo stesso? Dovremmo invece ascoltare gli adulteri per cercare di comprendere meglio il loro peccato? No. Dovremmo avere compassione di loro e cercare il loro pentimento e la loro restaurazione, ma non c'è niente sul peccato di adulterio che non conosciamo già a sufficienza per etichettarlo come peccato. Puoi avere una moglie molto cattiva e una bella amante, ma qualunque circostanza attenuante tu possa sollevare, l'adulterio è ancora intrinsecamente peccaminoso, e noi lo sappiamo senza alcun dubbio o ambiguità. E questo è vero per ogni peccato chiaramente condannato nella Scrittura e nella Tradizione.

Il libro contiene quattro storie di questo genere, con nomi cambiati per salvaguardare l'anonimato degli individui: di Helena, il cui figlio gay è stato dolorosamente rifiutato e crudelmente ostracizzato; di Barry, per cui il pregiudizio e l'esclusione da parte di un parroco hanno portato a un'ulteriore confusione traumatica e a una dolorosa angoscia; di Matthew, la cui cruda sincerità e fervida confessione hanno scatenato un lungo viaggio di ricerca di guarigione e d'integrità dell'anima; e di Elizabeth, la cui uscita allo scoperto e il cui divorzio si sono infine riconciliati solo in gruppi di lettura teologica e di sostegno in "alcune comunità si fede apparentemente non ortodosse". (42)

Non c'è dubbio che le loro storie chiedono a gran voce ascolto e guarigione. E ce ne sono sicuramente numerose altre. Senza dubbio saremo giudicati da Dio per non averle notate e per non aver risposto con compassione, optando invece di trovare sicurezza in testi scritturali semplici e in accuse teologiche. Queste soluzioni sono un approccio semplicistico e forse una via di fuga conveniente. Tuttavia, l'incarnazione della Parola di Dio che "ha assunto carne e ha dimorato tra di noi" (Gv 1:14) implica e impone una lotta spirituale complessa e non una risposta pastorale in bianco e nero. Dopo tutto, chi di noi può lanciare il primo commento razionale? "

Ci sono due distinti problemi che padre John Chryssavgis sta trasformando in una falsa dicotomia. C'è la questione di ciò che la Chiesa ortodossa insegna sull'omosessualità, e poi c'è la questione pastorale di come trattare le persone che lottano con essa. Sul primo problema, non essere chiari non è solo una mancanza di pastorale e di amore – è un malcostume pastorale. San Paolo ci dice chiaramente e inequivocabilmente che gli omosessuali praticanti non erediteranno il Regno di Dio (1 Corinzi 6:9-11). Se prendiamo seriamente ciò che dice, mettere in sordina il peccato non è difendibile. È codardia morale e spirituale. Possiamo e dovremmo condannare inequivocabilmente il peccato e avere amore e compassione per il peccatore. Se non facciamo entrambe le cose, facciamo in modo che il peccatore creda che il suo peccato non sia un peccato, e quindi non riusciamo ad aiutarlo a superarlo.

Naturalmente dovremmo occuparci pastoralmente delle persone che lottano con questo peccato, proprio come ci occupiamo di persone che lottano con l'alcolismo, l'adulterio, l'abuso di droga o qualsiasi altra passione che sia particolarmente difficile da superare. Ma se non riusciamo a comunicare che cosa sia il peccato, è impossibile che quelli che noi abbiamo confuso superino i peccati che non riconoscono come tali.

Se padre John Chryssavgis stesse semplicemente argomentando che dovremmo avere una discussione su come meglio affrontare coloro che in realtà stanno lottando per superare le tentazioni omosessuali, ci sarebbe ben poco da discutere con lui. Ma non è di questo che parla questo libro, e non è di questo che parla la recensione di padre John su questo libro.

Parte del problema dell'ignorare l'omosessualità è che questa sarà sempre discussa in ristretti gruppi di frangia, causando disprezzo e isolamento di questo tema e delle questioni correlate da parte dei membri delle principali Chiese e società ortodosse. Quindi, invece di includere storie di clero nelle Chiese ortodosse riconosciute, il redattore ricorre ai leader di comunità non riconosciute dalla maggior parte delle Chiese ortodosse che, di conseguenza, possono ignorare ulteriormente la questione.

Il problema della Chiesa ortodossa negli Stati Uniti oggi non è che ignoriamo l'omosessualità. È che tanti nella nostra Chiesa non riescono a prendere una posizione chiara su ciò che insegniamo in materia, e invece, come padre John Chryssavgis, scelgono di concentrarsi su quanto dovremmo essere compassionevoli verso gli omosessuali, escludendo di chiarire se la Chiesa ritenga che il sesso omosessuale sia incompatibile o no con la vita cristiana.

La fondazione e la storia del gruppo di sostegno per gay e lesbiche, noto come "Axios: Eastern and Orthodox Gay and Lesbian Christians" – originariamente a Los Angeles (1980), ma poi in altre città degli Stati Uniti, così come in Canada e Australia – è un segno del "lavoro, persino della sofferenza [che deve avvenire] attraverso un'ortoprassi onesta sul tema". (80) Tuttavia, anche una tale organizzazione è costretta a "operare a livello sotterraneo". (84)

Allora, padre John Chryssavgis appoggia "Axios"? E se è così, parla a nome del Patriarcato Ecumenico? Axios notoriamente non crede che sia intrinsecamente peccato per un uomo avere rapporti sessuali con un altro uomo o per una donna avere rapporti sessuali con un'altra donna... e ciò è chiaramente e inequivocabilmente contrario agli insegnamenti della Scrittura e alla Tradizione ortodossa. Non credo che la promozione di tali opinioni sia il tipo di lavoro che dovrebbe avvenire nella Chiesa ortodossa.

Infine, verso la fine della sua recensione, abbiamo alcune riserve espresse in modo tiepido sul contenuto effettivo del libro:

"Sinceramente, rimango non convinto dell'analisi scritturale e terminologica fornita in questo libro (87-113) che dà sostegno all'omosessualità, proprio come sono cinico dei parallelismi semplici fatti tra i pregiudizi contro gli omosessuali e i problemi di antisemitismo o schiavitù (62-65). Invero, nonostante gli studi affascinanti e stimolanti di John Boswell, il cui lavoro si è concentrato sulla comprensione religiosa e sulla tolleranza sociale dell'omosessualità, ritengo che sia un tentativo forzato di re-immaginare – se non di re-inventare – la storia per identificare il rito medievale dell'adelphopoiesis o "rituale della fratellanza" (talvolta definito "adozione") con un matrimonio o unione del medesimo sesso".

Egli "rimane non convinto" da un libro che sostiene in modo contraddittorio ai fatti che la Scrittura e la Tradizione non condannano inequivocabilmente il sesso omosessuale? Chiunque abbia familiarità con lo stile molto convinto di padre John Chryssavgis sa che costui è abbastanza capace di esprimere un veemente disaccordo. Se qualcuno suggerisce che il Patriarcato Ecumenico sia qualcosa di meno che l'equivalente orientale del papa, o che il recente Concilio di Creta non fosse esattamente pan-ortodosso, è abbastanza capace di esprimere la sua opinione opposta con grande forza, entusiasmo e eloquenza. Provate a dirgli che non credete che l'attività umana stia causando un cambiamento climatico catastrofico e riceverete una risposta che ricorda la scena della doccia nel film Psycho. Ma lasciamo che qualcuno scriva un libro che presenta argomenti fraudolenti contro la tradizione morale della Chiesa, e il meglio che può dire in risposta è che "rimane non convinto"? I nostri fedeli, bombardati ogni giorno dalla propaganda pro-omosessuale, hanno bisogno da parte del loro clero di qualcosa di più chiaro e diretto di questo.

"Eppure, la verità è che, come Chiese ortodosse e cristiani ortodossi, dovremo discutere dell'omosessualità con un candore molto più grande e con molta maggior carità, ammettendo che la questione è molto più diffusa tra i laici e il clero a tutti i livelli e posizioni. Dopo tutto, perché dovremmo avere paura di un tale scambio? O di che cosa dovremmo avere paura in un tale scambio? Cercare le vie di Dio non vuol dire ricorrere alla paura, ma alla ricerca della compassione e dell'onestà, specialmente in mezzo a tutti gli altri luoghi disonesti che frequentiamo. Siamo chiamati a impegnarci per la semplice decenza umana – anzi, per la decenza di Cristo – in un tema così spesso complicato dall'egoismo e dall'orgoglio, dal disprezzo e dal rifiuto, dal desiderio naturale e dalla lussuria degradante.

A questo proposito, accolgo con favore questo libro come primo passo (e importante, a volte il più difficile), in un lungo processo di dialogo onesto".

Mi chiedo se padre John Chryssavgis pensi che Cristo avesse obiezioni alla denuncia fatta da san Giovanni Battista del matrimonio immorale che Erode aveva con la moglie di suo fratello Filippo? Non c'è certamente alcuna prova di una simile obiezione nella Scrittura, e ogni motivo per credere proprio l'opposto. Padre John pensa forse che Cristo o san Giovanni Battista avessero ben accolto un libro che difendeva il diritto di Erode a sposare la moglie di suo fratello? Pensa che san Paolo fosse pastoralmente incapace quando disse alla chiesa di Corinto di scomunicare un uomo che aveva una relazione immorale con la sua matrigna? San Paolo avrebbe accolto un libro che difendeva quel tipo di rapporto? Perché mai dovremmo accogliere un libro che sostiene il peccato, e in particolare uno che lo fa con argomenti stupidi?

È deludente che il St. Vladimir Seminary aggiunga il suo nome a tale recensione, ma è molto più deludente vedere un chierico tanto prominente nel Patriarcato Ecumenico scrivere in primo luogo una recensione del genere. Viviamo in un momento in cui la cultura in generale e un gran numero dei nostri fedeli in particolare sono confusi sul fatto che il sesso omosessuale sia compatibile con la vita cristiana. I veri pastori del gregge dovrebbero parlare chiaramente in materia. Coloro che non solo non riescono a parlare chiaramente, ma che in realtà aggiungono ulteriore confusione non dovrebbero restare immuni da critiche.

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