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  Il matrimonio: investimento, convenzione o sacramento?

del sacerdote Richard Rene

Pravmir

30 novembre 2016

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Considera la seguente situazione: stai facendo la spesa al supermercato quando nel corridoio di fronte a te noti una giovane coppia che riempie il proprio carrello da un'unica lista, fermandosi di tanto in tanto ad abbracciarsi e baciarsi reciprocamente: l'immagine della felicità e dell'armonia. Se dovessi ritenere che questi due sono sposi che stanno passando una mattina felice di shopping insieme, ho una brutta notizia: sei un dinosauro sociale.

La realtà è che è da lungo passato il tempo in cui potevamo presumere che le persone che sembrano sposate lo siano in realtà. In realtà, non credo che sarebbe un'esagerazione dire che nel XXI secolo, le coppie che vivono insieme in modo coniugale senza in realtà essere sposate sono la regola piuttosto che l'eccezione.

Perché è così? Si potrebbero dare molte risposte, ma vorrei suggerire che il predominio dell'utilitarismo sociale ha molto a che fare con tale situazione. L'utilitarismo, una filosofia che guida gran parte della vita moderna, insegna in sostanza che lo scopo della società è quello di raggiungere il maggior bene per il maggior numero di persone.

Applicato al matrimonio, l'utilitarismo afferma che lo scopo del rapporto è quello di dare alla coppia il livello più alto possibile felicità reciproca. Il matrimonio è visto come un investimento il cui scopo ultimo è quello di essere vantaggioso per entrambi i partner.

In questa luce, non sorprende che le persone scelgano di "mettere alla prova" i loro rapporti coniugali. Dopo tutto, nessun investitore saggio tirerebbe fuori un centesimo senza prima determinare quali guadagni è probabile che raccolga. Vivere con qualcuno prima di decidere per un impegno per tutta la vita è solo buon senso negli affari...

Naturalmente, c'è un problema. Un rapporto umano non è un'avventura di affari. Le persone non sono mere raccolte di beni a cui altre persone possono avere accesso. Quando entro in relazione con mia moglie, non le sto solo offrendo una sorta di felicità (sicurezza finanziaria, per esempio) in cambio di un'altra (per esempio, la manutenzione della casa e la cura dei bambini da parte sua).

Se entro in relazione con mia moglie in questo modo, come se lei fosse un mezzo per un fine, allora cessa di essere una persona e diventa un oggetto, da utilizzare per i miei scopi egocentrici. L'approccio utilitaristico, di "investimento" per il matrimonio, per quanto ragionevole appaia a prima vista, è in definitiva un esercizio di spersonalizzazione e disumanizzazione.

Ma se il matrimonio non è un investimento, come dovremmo considerarlo? Nelle società antiche, la risposta era chiara: il matrimonio era un patto, una convenzione tra due persone. Dopo aver concordato i "beni" del matrimonio (compagnia, bambini, stabilità e sicurezza), un uomo e una donna facevano una dichiarazione pubblica di un impegno permanente l'uno con l'altra. Secondo la definizione romana del matrimonio, il matrimonio è "la condivisione di tutta la vita."

La visione del matrimonio come patto non chiede, "Perché dovrei impegnarmi con a questa persona? Cosa ha questa persona per me?" Invece, assume un insieme condiviso di valori e dichiara pubblicamente l'impegno a difendere quei valori. Quando Davide ha fatto un patto di amicizia con Gionata, ha giurato di difendere l'amore che già avevano uno per l'altro. Quando Dio ha fatto patti con Israele, ha giurato di rispettare la sua fedeltà verso le generazioni precedenti.

E quando io faccio un patto di matrimonio con mia moglie, io sto giurando di sostenere i valori che condividiamo intorno alla nostra fede, le credenze dei figli, e così via. Io non chiedo quanta felicità posso guadagnare dalla nostra vita insieme. Piuttosto, mi impegno con lei personalmente, perché è bene fare così, indipendentemente dalla mia felicità personale.

Ma il matrimonio non è niente di più del legame di un patto, l'impegno pubblico di una coppia di condividere tutta la vita insieme?

Parlando da cristiano ortodosso, direi che il matrimonio deve sia coinvolgere sia superare un tale legame. Mentre una coppia ha bisogno di essere impegnata in valori superiori alla propria felicità, se vogliono fare un matrimonio duraturo e armonioso, il loro obiettivo finale è quello di rendere la relazione stessa un incontro con la fonte stessa della loro vita coniugale. In breve, essi sono chiamati a fare del loro matrimonio un sacramento.

Secondo la visione cristiana ortodossa, un sacramento è il punto di intersezione tra Dio e la creazione. Secondo questa definizione, il sacramento originale è la persona di Gesù Cristo – Dio che si è pienamente rivelato in un essere umano. E dal momento che l'umanità di Gesù è stata il punto centrale dell'auto-rivelazione di Dio, tutta la vita umana (e, per estensione, tutto il cosmo) diventa un punto di incontro con Dio, un sacramento.

I cosiddetti "sacramenti" della Chiesa sono modalità formali in cui noi proclamiamo e sosteniamo il potere sacramentale di tutta la vita. Nel battesimo rivendichiamo l'elemento fondante (l'acqua) come un luogo di incontro con Dio. Nell'eucaristia noi rivendichiamo la più fondamentale delle attività umane (il mangiare) come un modo per entrare in presenza di Dio.

Per estensione, il cristianesimo ortodosso comprende il matrimonio in termini sacramentali. Uomini e donne sono chiamati a manifestare Cristo e la sua Chiesa mediante la loro unione coniugale e la vita familiare quotidiana. Con l'amore di coppia e il servizio l'uno all'altro, rivelano l'amore incarnato di Dio nel loro angolo interno del cosmo.

Come i riti del battesimo e dell'eucaristia, il rito del matrimonio è un modo formale in cui la Chiesa proclama la natura sacramentale del matrimonio. E proprio come essere battezzati o ricevere l'eucaristia non impedisce a una persona di abbandonare la sua fede o di commettere peccati, il rito del matrimonio in sé non raggiunge alcuna trasformazione in un matrimonio; non è magia, ma piuttosto una sfida per i cristiani di incarnare la presenza di Cristo nel loro matrimonio. Come rispondono alla chiamata, dipende interamente da loro.

In altre parole, la visione sacramentale del matrimonio inizia dove finisce la visione del patto. Questo è evidente nel rito ortodosso del matrimonio, che manca vistosamente di una serie di voti per la sposa e lo sposo, perché si presume e si comprende che la coppia già si conosce e accetta i beni del matrimonio e ha fatto un patto reciproco di condividere tutta la vita. L'obiettivo della funzione è un altro: chiamare la coppia a fare del loro rapporto una rivelazione di Cristo.

In breve, il senso di un matrimonio sacramentale non è la creazione di un legame coniugale duraturo; l'esistenza di tale legame è data per scontata in un matrimonio sacramentale. Per i cristiani che sono chiamati a essere testimoni di Gesù Cristo, avere un matrimonio che funziona è un prerequisito necessario per un fine più profondo. Siamo chiamati ad andare al di là del fare un buon matrimonio, e cercare di annunciare nel nostro amore reciproco la fonte di tutti i buoni matrimoni, diventando noi stessi icone del matrimonio eterno dello Sposo divino con la sua sposa umana, di Dio con l'umanità, del cielo con la terra, in un'unione che non avrà mai fine.

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