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  Perché i preti russi assomigliano a maghi – e perché questa è una buona cosa

Russian Faith

21 settembre 2017

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L'abate di un monastero nello stato di Washington parla di Ortodossia, fantasy, maghi, abiti neri e magia – del tipo vero

I sacerdoti cristiani ortodossi hanno lunghe barbe. Indossano lunghe tonache. Sacerdoti e vescovi indossano sul petto grandi croci ornate d'oro o d'argento. A volte le croci sono ornate di gioielli. Vescovi e abati portano bastoni e indossano cappelli con lunghi veli che ricadono sulle spalle.

I membri del clero sono tenuti a indossare una tonaca nera per tutti gli eventi della chiesa e i monaci devono indossarla ovunque. Il motivo principale per la tonaca è di mostrare la separazione dal mondo, e il colore nero rappresenta la morte al mondo secondo il comandamento di Cristo. A volte si indossano tonache di altri colori durante determinate stagioni o feste. Per esempio, a Pasqua si indossano tonache bianche per la risurrezione.

Visto che questi abiti sono rimasti in gran parte identici a quelli del periodo medievale, spesso chierici e monaci sembrano personaggi dai libri di fantasia e dai videogiochi quando li vede un occhio non addestrato.

Una cosa bizzarra? Esotica? Ridicola?

Spettacolarmente, incredibilmente efficace.

L'abate Tryphon, un monaco dall'aspetto simile a Gandalf e abate del monastero del Salvatore misericordioso sull'isola di Vashon, WA, della Chiesa russa all'estero (ROCOR), spiega che le lunghe tonache e le barbe che caratterizzano i monaci e i sacerdoti ortodossi li aiutano a diffondere la fede.

A volte, il "look" esotico provoca un immediato riconoscimento; a volte – curiosità; a volte – conversioni.

Il padre sottolinea che la fantasy può essere un grande mezzo per spiegare la "magia" della teologia e dei valori ortodossi in un mondo infelice che non ha interesse per un'arida moralizzazione.

Così, mentre il clero occidentale ha abbandonato il suo abito tradizionale (io stesso ho visto suore cattoliche in jeans e a capelli scoperti), i monaci ortodossi continuano a indossare i loro abiti fuori dal mondo, predicando silenziosamente la fede viva e invariata di Cristo.

Padre Tryphon dice che i bambini piccoli che lo guardano esclamano "Guarda, un mago!". Possiamo biasimarli?

Gli uomini in nero

La cosa migliore dell'Ortodossia è che non è centrata sul nostro clero, né sui nostri vescovi: è centrata su Cristo e sul cristianesimo antico, che oggi è vivo e che è stato conservato per la gente moderna, e per noi oggi ha la stessa efficacia e significato che aveva nel primo secolo. Ma noi siamo come nel primo secolo, nel senso che siamo in un mondo pagano, e così vogliamo trasmettere la fede come ha fatto san Paolo, comprendendo la cultura. Paolo evangelizzò la cultura dei greci pagani e dei romani pagani, e quando capiamo com'è una cultura non abbiamo paura della cultura perché vogliamo portare all'interno di tale cultura ciò che le manca e ciò di cui è affamata.

Ricordo che una volta stavo camminando assieme a un prete cattolico romano, mio amico da molti anni, e un uomo ci venne incontro per la strada nel centro di Seattle e mi chiese di pregare per lui. Disse: "sto vivendo un momento di vero conflitto, vuole pregare per me, padre?" e così mi fermai, presi la croce e lo benedissi con la croce, mettendola sulla sua fronte e dicendo: "Che Cristo ti aiuti in ogni modo"; poi l'uomo se ne andò e il mio amico prete cattolico romano, che era vestito in abiti civili, disse: "Oddio, a me non ha chiesto niente, vero?", e aggiunse "E so il perché: io non sono identificabile con Cristo, perché sono vestito come chiunque altro".

E così, questa falsa idea che per portare in qualche modo Cristo sulla piazza del mercato non dovremmo distinguerci dalle altre persone, che dovremmo in qualche modo fonderci tra la gente ed essere simili a loro, è un tradimento della Croce, perché non siamo chiamati a essere come loro, siamo chiamati a essere di quest'altro mondo. Come cristiani siamo parte del regno di Dio, così dobbiamo vivere una vita ultramondana, una vita centrata sulla santità e non sull'acquisizione di cose o di migliori posti di lavoro; queste cose possono essere importanti e corrette, fintanto che non perdiamo di vista che noi non siamo di questo regno, siamo di Cristo.

La cosa meravigliosa dell'impegno che ho preso come monaco è che io sono sempre vestito così, ovunque, e se c'è una situazione in cui è inappropriato che io sia vestito così, io non mi metto in tale situazione, perché sono sempre in servizio, e ho trovato che proprio perché sono disposto a essere sempre in servizio, Dio mi dà l'energia per farlo, e anche le intuizioni per essere di aiuto a una particolare persona o un gruppo di persone.

Per esempio, un giorno ero su un traghetto e stavo camminando verso un bambino di circa 10 anni, e quando eravamo vicini l'ho udito dire "Hmm... un mago". Noi non possiamo aver paura di questo tipo di immagini, perché nella nostra cultura i romanzi che mostrano personaggi come Gandalf mostrano figure di Cristo, e l'uso della fantasy e della fantascienza per presentare il cristianesimo a un'epoca di persone che non sono interessate al cristianesimo è un'incredibile opportunità per noi, e in un'era in cui la società è così secolare che non si vede alcuna immagine cristiana (non vedi più preti cattolici con colletti clericali, non vedi più suore cattoliche da nessuna parte, è come se fossero scomparse dalla scena: ci sono, ma noi non sappiamo che ci sono); perciò, come ortodossi, questo abbigliamento di base che indossiamo è una grande opportunità: non vogliamo farci imbarazzare da esso, o vederci come appartenenti ad un'altra era, e non dobbiamo modernizzarci, perché questo è il fallimento degli evangelici, che cercano sempre di rinnovarsi, di rendersi più rilevanti. L'Ortodossia è sempre stata rilevante, e sarà rilevante fino alla fine dei tempi, e noi non vogliamo provarne vergogna, ma vogliamo accoglierla con vigore.

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