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  La Chiesa ortodossa, la libertà religiosa e la politica americana

del Dr. Nikolas K. Gvosdev, direttore del Justinian Centre

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Nella foto: Il Dr. Nikolas K. Gvosdev

Di tutte le confessioni cristiane, la Chiesa Ortodossa dell'Est è quella che ha maggiormente subìto le conseguenze delle persecuzioni del Ventesimo secolo. Nei primi due decenni, vi furono atroci massacri di ortodossi greci, slavi, e armeni nell'Impero Ottomano, che culminarono nel genocidio degli armeni in Anatolia nel 1915, e nella quasi totale distruzione dell'antica comunità ortodossa assira in Iraq. Nel 1923, l'intera popolazione ortodossa dell'Asia Minore fu forzata a lasciare le proprie case, portando al termine una presenza cristiana di due millenni.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, due gruppi di cristiani ortodossi furono in modo specifico bersagli di un genocidio per mano dei nazisti e dei loro alleati collaborazionisti: gli zingari e i serbi ortodossi di Bosnia e Croazia, mentre le popolazioni di Grecia, Serbia, Russia Europea e Ucraina furono schiacciate sotto il tallone dell'occupazione nazista, e designate dai loro conquistatori come gruppi inferiori destinati a servire come forza di lavoro pesante per il Terzo Reich. Per ordine speciale di Heinrich Himmler (21 Aprile 1942), i membri del clero dell'Est (a differenza dei loro confratelli dell'Europa occidentale) dovevano essere destinati ai lavori pesanti.

Nello stesso tempo gli ortodossi soffrivano in proporzioni maggiori di qualsiasi altro gruppo cristiano per mano dei comunisti, che cercavano di eliminare completamente la religione. Dapprima in Russia e Ucraina, poi in Europa dell'Est, in Grecia durante la sua guerra civile (1945-1949), e in Etiopia, la Chiesa Ortodossa era il primo bersaglio degli attacchi, sabotaggi o aperte distruzioni. Alla fine gli ortodossi del Medio Oriente si sono trovati presi di mira nei fuochi incrociati dei conflitti tra musulmani ed ebrei in Israele e sulla sponda occidentale del Giordano, e nella guerra civile tra maroniti, musulmani e palestinesi in Libano.

Tra i costi umani di prigioni, campi di concentramento, marce forzate ed esili, guerra, fame e brutali occupazioni militari, è ragionevole concludere che fino a CINQUANTA MILIONI DI CRISTIANI ORTODOSSI sono periti nei primi ottant'anni del Ventesimo secolo.

Anche negli Stati Uniti, dove tanti ortodossi hanno trovato rifugio, i nativi americani ortodossi delle Isole Aleutine furono internati con la forza durante la Seconda Guerra Mondiale, e molte delle loro chiese furono deliberatamente distrutte dall'esercito americano. Sfortunatamente, la profondità e la vastità delle sofferenze degli ortodossi in tutto il mondo in questo secolo rimangono largamente sconosciute e incomprese in Occidente.

Persecuzione degli ortodossi dal 1987 al 1997

Si presume comunemente che la salita di Mikhail Gorbacev alla carica di Segretario Generale in Unione Sovietica nel 1985 e i suoi successivi tentativi di democratizzazione abbiano portato un termine alla persecuzione della Chiesa Ortodossa, e che oggi, con qualche eccezione minore, la Chiesa Ortodossa sia libera di crescere e svilupparsi in tutto il mondo.

Sfortunatamente, le cose non stanno così. La vessazione della Chiesa Ortodossa nell'ex-Unione Sovietica è continuata durante l'era Gorbacev. Molte delle chiese che si ritiene che siano state restituite agli ortodossi tra il 1988 e il 1990 erano in Ucraina occidentale, parte di un tentativo del KGB di seminare aperta discordia tra ortodossi e cattolici, mentre solo 100 chiese furono restituite nella Russia vera e propria. Il KGB continuò a bersagliare il clero ortodosso attivo nella lotta per la libertà religiosa e la democratizzazione, e nel 1990 diversi preti di spicco, tra i quali Padre Aleksander Men', una guida dell'intelligentsia e dell'opposizione democratica, furono assassinati. In tutta l'URSS le cellule locali del Partito comunista continuarono a prevenire la restituzione delle chiese agli ortodossi, e fu solo sotto il Presidente Boris Eltsin che fu restaurata piena libertà agli ortodossi e alle altre confessioni basate in Russia. In altre parti dell'ex-Unione Sovietica, soprattutto in Uzbekistan e Tagikistan, i governi post-sovietici hanno continuato a limitare i diritti delle minoranze religiose ed etniche.

Il trionfo della democrazia in Polonia non ha portato la piena libertà per i membri della sua minoranza ortodossa, forte di un milione di persone. Anche se il picco delle attività anti-ortodosse si è avuto dopo il 1991, con diverse chiese ortodosse e un monastero storico vandalizzati, gli ortodossi continuano ancor oggi a essere visti come cittadini di seconda classe in Polonia, attitudine riflessa in un rapporto segreto del Ministero degli Esteri polacco, in cui le popolazioni ortodosse venivano descritte come un "corpo alieno nell'organismo dello stato polacco." Le leggi sull'istruzione religiosa nella scuola hanno virtualmente ufficializzato la Chiesa Cattolica Romana a detrimento sia degli ortodossi che dei luterani, e i credenti ortodossi continuano a lamentare molestie meschine a livello locale a causa della loro affiliazione religiosa.

In Slovacchia, il governo annunciò nel 1991 la sua intenzione di rivedere la proprietà delle 125 parrocchie ortodosse del paese. Da quel tempo, oltre 90 edifici ecclesiastici sono stati confiscati agli ortodossi e dati alla Chiesa cattolica, e agli ortodossi è stato proibito da ufficiali locali di costruire nuove chiese, aprire scuole e tenere funzioni. Le proteste del Metropolita Nikolai di Presov, a capo della Chiesa Ortodossa in Slovacchia, sono state in gran parte ignorate, così come è stata ignorata la politica ufficiale del Vaticano, annunciata il 16 Luglio 1990, che consigliava ai cattolici slovacchi di condividere le proprietà disputate assieme agli ortodossi.

Le guerre nell'ex-Yugoslavia sono state disastrose per gli ortodossi. Nessuno condona gli atti intrapresi da e in nome della popolazione serba, ma allo stesso tempo non dovremmo usarli come una scusa per ignorare gli atti intrapresi contro la popolazione ortodossa serba. Il governo croato ha praticamente liquidato la Chiesa Ortodossa sul suo territorio, iniziando con l'atto dinamitardo che fece saltare la residenza e la biblioteca del metropolita ortodosso di Zagabria l'11 Aprile 1992. In seguito all'offensiva croata dell'autunno 1995 e alla seguente partenza dalla Croazia di oltre 200.000 serbi ortodossi (che portava a un totale di oltre 800.000 deportati ortodossi come risultato della guerra, quattro diocesi della Chiesa Ortodossa Serba sono state liquidate: Dalmazia, Bihac-Petrovac, Gornij-Karlovac e  Slavonia occidentale. Nel territorio bosniaco sotto controllo croato, il vescovo ortodosso di Mostar è stato cacciato dalla sua sede, e la maggior parte della popolazione ortodossa è stata espulsa. Le stime concludono che oltre 154 chiese ortodosse nel territorio della Bosnia e della Croazia sono state distrutte tra il 1991 e il 1993, e altre 75 danneggiate. Nelle aree soggette all'offensiva croata del 1995, altre 200 chiese ortodosse sono state deliberatamente distrutte.

In Turchia e nella zona di Cipro sotto occupazione turca, la posizione degli ortodossi ha continuato a deteriorarsi. Nonostante le garanzie internazionali del Trattato di Losanna del 1923, il governo turco continua a costringere alla chiusura l'Accademia di Teologia ortodossa di Halki a Istanbul. Alle famiglie di ortodossi espulsi illegalmente negli anni '50 e '60 non è mai stato concesso di fare ritorno in Turchia, di nuovo in contravvenzione al trattato del 1923 che garantiva il loro diritto di risiedere liberamente a Istanbul e di praticare la fede ortodossa. A Cipro, circa 450 chiese ortodosse nella parte settentrionale dell'isola sono state dissacrate come luoghi di culto, e alcune di esse, monumenti storici risalenti fino al V secolo, sono state saccheggiate e lasciate alla rovina. C'è una campagna sostenuta con forza per rimuovere le ultime vestigia della bimillenaria presenza ortodossa dalle aree occupate di Cipro.

Gli ortodossi in Egitto continuano a soffrire di molte restrizioni alle loro capacità di partecipare all'economia e alla vita politica, oltre a restrizioni alle loro possibilità di costruire e riparare chiese, e stanno divenendo sempre più il bersaglio di attacchi armati da parte degli estremisti musulmani. Negli ultimi due anni, dozzine di contadini ortodossi sono stati assassinati nell'Alto Egitto da sicari islamici. In India, i cristiani ortodossi di San Tommaso lamentano crescenti molestie da parte di estremisti, sia hindu che musulmani, con attacchi isolati e una crescente retorica per la loro rimozione dallo scenario dell'India.

Questa è solo una panoramica molto generale della situazione. Il Servizio Ortodosso di Stampa (SOP) diffonde informazioni dettagliate sullo stato delle comunità ortodosse intorno al mondo, mentre il Keston College, a Oxford, continua a vagliare la situazione nell'Europa dell'Est e a pubblicare i suoi rapporti sullo stato della libertà religiosa nell'era post-comunista.

La credibilità americana

Il governo degli Stati Uniti si vanta del proprio impegno nella difesa della libertà religiosa. Sfortunatamente, molti cristiani ortodossi in Medio Oriente e nell'Europa dell'Est non condividono questo apprezzamento ottimistico della situazione, cosa che ho potuto verificare di persona come risultato dei miei viaggi in queste regioni. Gli Stati Uniti sono visti come ardenti sostenitori soltanto dei diritti di quelle chiese che possiedono sufficiente "influenza" a Washington, mentre sono preparati a ignorare gli appelli degli ortodossi. Eventi recenti degli ultimi dieci anni hanno teso a confermare questa valutazione:

(1) Negli anni '80, il Servizio di Immigrazione e Naturalizzazione accordava lo stato di profugo a qualsiasi sovietico che poteva provare una persecuzione su basi religiose - tranne che ai membri della Chiesa Ortodossa Russa. La chiesa che sia per numeri che in termini assoluti aveva sofferto di più sotto il dominio sovietico non era considerata "perseguitata", anche se le chiusure di chiese e gli arresti di zelanti membri del clero e di laici continuarono fino al 1988.

(2) Dopo il 1989, i credenti ortodossi in Polonia e in Slovacchia avvertirono che erano "a rischio" come minoranze religiose. Nel 1991, il Congresso dei Russi-Americai preparò due rapporti per la Commissione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (CSCE: Luglio e Settembre 1991) avvertendo dei pericoli e chiedendo che si ottenessero garanzie per i diritti degli ortodossi. Non fu intrapresa alcuna azione, e finora non c'è indicazione che gli Stati Uniti abbiano fatto pressioni per assicurare i diritti di queste minoranze religiose in entrambi i paesi (così come gli Stati Uniti hanno fatto pubblicamente nel caso della Russia, che è un paese prevalentemente ortodosso). Non vi sono altresì indicazioni che gli Stati Uniti abbiano mai subordinato l'assistenza economica o l'ingresso nella NATO di entrambi i paesi al miglioramento della situazione delle loro minoranze religiose.

(3) Nonostante il grande livello di assistenza economica e militare alla Turchia, non ci sono indicazioni che gli Stati Uniti siano mai stati preparati a far leva su questo motivo per assicurare i diritti della minoranza ortodossa, anche se la Turchia è tenuta dalla sua stessa costituzione e dagli obblighi internazionali a permettere agli ortodossi di mantenere scuole e altre istituzioni. In contrasto, senatori americani hanno spesso richiesto pubblicamente e ad alta voce che l'assistenza americana alla Russia fosse condizionata all'accettazione da parte della Russia dei missionari americani.

Perché qualsivoglia iniziativa americana sulla libertà religiosa goda di credibilità, pertanto, il governo statunitense deve essere preparato a indagare a fondo e a battersi per i diritti dei credenti ortodossi, e rendere noto ai paesi che sono alleati americani, o che desiderano migliori relazioni con gli Stati Uniti, che il loro trattamento dei credenti ortodossi è un punto che sarà messo in discussione. La persecuzione e la vessazione degli ortodossi nell'Europa dell'Est e in altre parti del mondo continua a causa della credenza che gli Stati Uniti non siano interessati al fato degli ortodossi, e che non intraprenderanno alcuna azione (tranne qualche occasionale retorica) per assicurare la libertà religiosa agli ortodossi. A loro volta, i leaders ortodossi nel mondo stanno osservando attentamente per vedere se le iniziative future sulla libertà religiosa che provengono dagli Stati Uniti siano o no basate veramente su princìpi, o se la politica americana sarà selettiva nei termini di chi viene incolpato e di chi viene esonerato. La Chiesa Ortodossa ha sofferto molto in questo secolo, e continua a soffrire in molte parti del mondo. Se gli Stati Uniti scelgono di ignorare tutto ciò per convenienza, allora la causa della libertà religiosa - per tutti i popoli - sarà gravemente compromessa.

 

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