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  Intervista di Tudor Petcu a padre Guy Fontaine

nella foto: lo ieromonaco Guy Fontaine

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1) Prima di tutto, sarei molto felice se lei accettasse di dirmi quando e come ha scoperto la spiritualità ortodossa.

È successo in due fasi. Alla fine degli anni '60, in preparazione di un sito per il lavoro di pace per il Movimento cristiano per la Pace, sono andato con un gruppo nel monastero benedettino di Chevetogne per conoscere "la religione che avremmo trovato là fuori". Successivamente, sono tornato di tanto in tanto durante le principali festività. Vent'anni dopo, sono tornato, soprattutto per una notte di Pasqua. Questo è dove "il cielo è caduto sulla mia testa". Una sorta di rivelazione, di appello: volevo diventare sacerdote per celebrare la Divina Liturgia. Ho letto molti teologi ortodossi, ho incontrato persone (specialmente all'Istituto San Sergio di Parigi) prima di cercare una parrocchia. Sono andato alla chiesa di rue du Laveu dove ora sono prete.

2) Che cosa significa per lei essere prete ortodosso in Occidente, specialmente in Belgio?

Penso che noi (gli ortodossi) abbiamo una testimonianza da dare: quella di una spiritualità e di una Chiesa che, nonostante le situazioni a volte dolorose o addirittura disastrose, trovano la loro ispirazione in fondazioni più vicine alla fonte. Intendo dalla Chiesa degli apostoli e dai padri greci. È da questa ricca e vivente spiritualità che dobbiamo testimoniare in una società sempre più secolarizzata e di fronte all'islam.

3) Qual è il significato della vita che ha scoperto nella spiritualità ortodossa?

"Non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me". Questa parola dell'apostolo Paolo mi sembra riassumere sia l'aspetto essenziale che quello più intimo della vita del cristiano ortodosso.

4) Possiamo dire che la spiritualità ortodossa rappresenta il modo di vivere più alto? Quale sarebbe la sua visione sull'unicità dell'Ortodossia in relazione ad altre spiritualità cristiane?

Il modo di vivere più alto, non lo so. Gli altri senza dubbio troveranno questa elevazione in particolari pensieri o azioni. Per me, è nell'Ortodossia che ho trovato in questo modo.

5) Come definirebbe la bellezza dell'arte iconografica che si trova nell'Ortodossia?

L'icona rende presente ciò che rappresenta. Con l'icona, partecipiamo alle feste del Signore o alla Madre di Dio. L'icona – proprio come l'innografia – ci consente di avvicinarci al mistero delle cose di Dio pur consentendo un incontro personale con lui. È l'icona che ci rende così contemplativi.

6) Qual è la sua opinione sulla spiritualità ortodossa romena? Quali sono i rappresentanti dell'Ortodossia romena che ha conosciuto fino ad ora?

Conosco troppo poco la spiritualità ortodossa romena per permettermi un commento. Alcuni anni fa, durante un viaggio in Romania, ho incontrato un prete e sua moglie. Parlavano francese. Ho mantenuto una corrispondenza con loro, corrispondenza che si è disintegrata con la "rivoluzione". Oggi conosco padre Ștefan Barbu che mi ha invitato talvolta alla sua festa parrocchiale (ora celebra a Seraing). Insieme, abbiamo celebrato due volte i vespri con il nostro confratello greco alla vigilia della Domenica dell'Ortodossia.

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