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  I nuovi maestri romeni: iconografia innovativa nella matrice della tradizione

a cura di Jonathan Pageau

da Orthodox Arts Journal

18 marzo 2015

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Nota del curatore. Da qualche tempo abbiamo voluto trovare un modo per presentare la fiorente iconografia che si sta sviluppando oggi in Romania. E così, dopo un po' di ricerca, questo articolo che introduce la nuova scuola di iconografia è stato scritto appositamente per Orthodox Arts Journal dall'igumena Atanasia (Văetişi) del Monastero Stavropoleos di Bucarest in collaborazione con il mio parroco, padre Dragos-Andrei Giulea, qui alla parrocchia di san Benedetto da Norcia a Montreal, che ha anche tradotto l'articolo.

Toma Chituc e Mihai Coman, due iconografi del rinnovamento iconografico romeno

I. L'iconografia, un linguaggio artistico recuperato

Sarebbe stato impossibile immaginare una conversazione pubblica sulle icone e la loro venerazione un quarto di secolo fa nella Romania comunista. Sarebbe stato impossibile anche immaginare che fossero insegnate l'iconografia in una scuola pubblica e la tecnica di pittura delle icone presso un dipartimento di belle arti. In quei tempi, l'interesse per le icone era una mera occupazione privata, o di nicchia. Tra le sue istituzioni, il patriarcato di Romania aveva una commissione specializzata in arte religiosa per lo più nel settore della conservazione del patrimonio nazionale. Tuttavia, nei 25 anni trascorsi dalle rivoluzioni anti-comuniste dell'Europa orientale, i cambiamenti sono stati impressionanti. Oggi è un gesto comune ordinare un'icona per la vostra casa oppure offrire un'icona come un regalo. Quattro delle dodici facoltà di teologia ortodossa nel paese hanno creato dipartimenti di arte sacra, preparando iconografi e specialisti nella conservazione dell'iconografia medievale; e molti dei loro laureati sono diventati esperti in pittura di icone e affreschi. All'indomani del regime ateo, la vita religiosa è stata riproposta in tutte le sue dimensioni: l'arte, la liturgia, la vita parrocchiale e delle comunità monastiche. Ci sono nuove chiese parrocchiali, nuovi monasteri, nuovi santi canonizzati e anche nuovi martiri cristiani della persecuzione comunista che ricevono una grande venerazione popolare e sono in attesa di essere canonizzati. In questo contesto, l'icona è diventata una presenza comune nelle case e uffici.

Ioan Popa lavora alla sua icona dei martiri della famiglia Brâncoveanu (illustrata di seguito)

L'aspetto più notevole di questo risveglio è che l'abbondante domanda iconografica e l'elevato numero di iconografi qualificati hanno dato luogo a un ambiente competitivo che ha portato a una crescita evidente nella qualità dell'iconografia e, successivamente, a un nuovo movimento iconografico. Come in ogni professione, i nuovi iconografi e pittori di chiese dimostrano un valore irregolare; non è sufficiente imparare la tecnica e seguire l'ermeneutica bizantina (il manuale del pittore) per diventare un iconografo abile e apprezzato. Da un lato, ci sono pittori che riproducono i classici stili compositivi e cromatici di Manuel Panselinos – i più conosciuti e i più imitati – fino all'iconografia macedone, ai capolavori del Monte Athos, agli stili romeni locali (quello dei monasteri moldavi, o quello dell'arte dei Brâncoveanu sviluppata in Valacchia nel XVIII secolo). D'altra parte, ci sono artisti che si sforzano di definire il proprio stile e linguaggio sia nelle modalità di disegno, sia nella scelta della tavolozza cromatica, sia re-immaginando la composizione interna di icone e programmi iconografici. Alcuni di loro hanno trovato il proprio stile e quindi sono diventati in grado di dare un ulteriore impulso all'iconografia come dominio artistico, almeno in questo paese ortodosso.

Elena Murariu lavora su un'icona del roveto ardente

Il nostro interesse si concentra su questi ultimi artisti che hanno raggiunto una capacità avanzata di padroneggiare la pittura di icone e affreschi. Socialmente, sono anche la categoria più visibile, sapendo come promuovere la loro creazione, come impostare eventi e integrare la loro arte nel ampio fenomeno culturale e artistico. Le loro personalità sono complesse: oltre a lavorare in studio o sulle impalcature, organizzano convegni, mostre aperte e workshop, invitano i colleghi del paese e all'estero, alcuni di loro insegnano arte religiosa e, in generale, portano l'iconografia all'attenzione pubblica. Si può osservare che, nel corso degli ultimi cinque-dieci anni, il fenomeno è diventato più vivo e ha configurato un gruppo di iconografi e pittori di chiese che non sono solo artisti di talento, ma anche curatori, teorici e project manager. Inoltre, uno degli aspetti più significativi è che alcuni valori artistici sono stati gradualmente assunti dagli iconografi di maggior valore:

1. Una formazione completa nell'arte classica. Ben istruiti nella pittura classica, gli iconografi appartenenti alla vecchia generazione (oggi tra i 50 e 60 anni), nonché alcune delle nuove generazioni (tra i 30 e i 40 anni) hanno una notevole esperienza nel ripristinare antichi monumenti religiosi (icone e affreschi). In tal modo essi hanno acquisito una fine conoscenza della composizione e una particolare sensibilità cromatica, come poi dimostrato dalla creazione di ampi programmi iconografici. La nuova generazione di pittori (tra i 30 e i 40 anni) non è stata formata da un apprendistato diretto con un maestro. La maggior parte di loro ha studiato arte classica presso la Facoltà di Belle Arti, per acquisire una solida formazione in tecniche essenziali quali il disegno, la composizione, l'anatomia e la loro cultura visiva. Inoltre, hanno studiato raccolte e collezioni di arte bizantina, hanno viaggiato in tutto il mondo ortodosso per studiare composizioni murali e, cosa altrettanto importante per il loro progresso, sono stati guidati dal loro talento artistico, intuizione e vita spirituale. Ora sono maestri compiuti di tecniche iconografiche tradizionali, scelgono e preparano materiali molto diligentemente e si astengono dall'utilizzare alcuni ingredienti oggi popolari, come acrilici e vernici chimiche, che danno all'immagine uno scintillante effetto economico. Lo splendore cromatico non deve essere confuso con colori carnali televisivi. Dobbiamo ricordare che, a causa loro, la difficile tecnica dell'affresco tradizionale è sopravvissuta nella Romania moderna, molto probabilmente uno degli ultimi luoghi al mondo; e, inoltre, è diventata grande arte.

2. Una vita spirituale personale. Tutti sono d'accordo, assieme alla tradizione ortodossa, che una dimensione spirituale è un ingrediente necessario per dipingere un'icona. Dipingere un'icona non è una semplice attività artistica, ma un aspetto di una più ampia crescita spirituale, sia personale che come parte della comunità in cui vive l'iconografo. Dipingere un'icona, quindi, diventa un modo di esprimere la loro creatività, una ricerca spirituale in continuità diretta con la loro ancestrale eredità ortodossa e uno stile di vita a cui si dedicano interamente. Così, si sforzano di comprendere l'icona in maniera teologica, come un'immagine sacra, e di affrontarla da un punto di vista spirituale. Ci sono alcuni casi in cui gli artisti hanno scelto anche la vita monastica; e l'iconografia diventa la loro obbedienza principale nel monastero.

3. Essi non imitano ma innovano entro i canoni della tradizione. Probabilmente il valore più interessante gradualmente assunto dagli iconografi della nuova generazione è che hanno a cuore l'originalità artistica e la libertà di espressione. Non accettano di creare in modo manierista e di riprodurre i maestri del passato facendo concessioni a un gusto popolare comune. Prestando attenzione al più piccolo dettaglio tecnico e teologico, si sforzano di evitare non solo il kitsch religioso ma anche i luoghi comuni religiosi. Dopo aver assimilato le abilità, il canone bizantino, una ricca documentazione e una conoscenza generale dell'arte medievale, alcuni di loro sono stati in grado di definire il proprio stile. E questo fatto ha permesso loro di ripensare l'iconografia classica e di innovare in termini di stile, colori e composizione, nonché di trovare nuovi temi e diventare "agiografi". Tutti questi elementi li hanno portati a raggiungere una qualità senza precedenti dell'atto iconografico in cui si impegnano nell'originalità artistica all'interno dei confini della tradizione iconografica ortodossa. Da questo punto di vista, qualsiasi scena iconografica può essere re-immaginata, alla luce del testo biblico e dell'iconografia tradizionale. Come espone Ioan Popa, "io rileggo il testo della Scrittura e poi ripenso l'iconografia classica di una festa". Per loro, lo splendore di colori e forme deve rendere trasparente l'atmosfera ieratica del regno spirituale e guidare l'occhio, la mente e anima di colui che contempla i misteri del mondo invisibile. Per ottenere questo effetto, a volte rimodellano l'anatomia umana in sagome filiformi e ondeggiano i corpi umani secondo la maniera greca paleologa o li allungano come i classici maestri russi.

II. Alcuni iconografi e il loro lavoro

Grigore Popescu. È il più anziano tra i pittori della Chiesa romena e ha la più grande opera artistica. Anche se i pittori più giovani non sono stati suoi apprendisti diretti, tutti loro sono stati ispirati dal suo atteggiamento libero nell'esplorare un determinato tema e dalla sua maestria nel comporre con originalità un'icona, una scena o un'intera parete. Popescu è innovativo in termini di colore, forma e composizione, ispirandosi all'iconografia classica romena che egli stilizza attraverso il diradamento, l'ondulazione o l'allungamento delle forme anatomiche del corpo umano, a volte a modo suo. Innova anche in termini di stile cromatico usando una tavolozza calda e suggestiva ispirata alla vecchia arte popolare romena che conosce in modo approfondito.

Grigore Popescu, la parete orientale dell'altare

Grigore Popescu, Cristo in gloria, portico

Popescu è anche il creatore di un nuovo ciclo iconografico: nel portico della nuova chiesa del monastero di Lainici (sud-ovest della Romania) ha composto una "cronaca dell'esicasmo romeno" nella quale un posto centrale è dedicato alla storia della Filocalia . Questa narrazione dipinta include i Padri della Cappadocia con la loro Filocalia, san Nicodemo dell'Athos con la sua collezione stampata a Venezia, san Paissio Velichkovskij e gli scriptoria monastici medievali e si conclude con la traduzione in romeno del famoso libro nella raccolta in dodici volumi effettuata da p. Dumitru Stăniloae.

Grigore Popescu, scene della vita di san Paissio Velichkovskij, ciclo della Filocalia

Elena Murariu rappresenta la generazione di mezzo. Ha lavorato come specialista di affresco restaurando diverse assemblee murali del XIV al XVIII secolo e, successivamente, ha iniziato a dipingere le proprie icone. Murariu ha dipinto i modelli iconografici dei principi romeni recentemente canonizzati componendo una narrazione storica con scene della loro vita ispirate dal modello iconografico russo del XVI secolo con la cronaca biografica. Molto prolifica, è in grado di elaborare un determinato argomento, per esempio il martirio dei Brâncoveanu, con vari mezzi e tecniche, dalle icone che seguono la rigorosa composizione del canone bizantino ad altre modalità artistiche, come la grafica o la tempera su tavola di legno. Queste notevoli abilità le permettono di inserire all'interno del linguaggio iconografico classico alcune delle tecniche e modi di espressione proprie di altri mezzi artistici, come colpi aperti e vibranti e un dinamismo sottolineato.

Elena Murariu, Santo Stefano il Grande

Elena Murariu, Santi martiri della famiglia Brâncoveanu

Gabriel Toma Chituc. Anch'egli educato soprattutto come pittore classico, Chituc è un iconografo originale e dotato di una speciale espressività artistica. Negli ultimi dieci anni è diventato un iconografo prolifico, cercando di trovare il mistero dell'icona autentica ispirata dallo Spirito Santo. Influenzato dall'arte dei maestri russi di Novgorod e Mosca, da cui ha assunto la trasparenza, la grazia e la delicatezza dei ritratti, filtra tutto in uno stile personale di fisionomie delicate, gesti e movimenti eleganti, colori caldi e desaturati e pieghe raffinate. È originale e molto personale sia quando ripensa un tema classico come l'icona della Natività o dell'Annunciazione, o quando crea il ritratto di un santo o martire.

Gabriel Toma Chituc, Natività

Gabriel Toma Chituc, Annunciazione

Gabriel Toma Chituc, santo martire Giorgio

Gabriel Toma Chituc, venerabile Giorgio di Cernica

Ioan Popa. Anche se ha solo 38 anni, Popa ha già dipinto nella tecnica dell'affresco due chiese di Bucarest e Alba Iulia, la chiesa di un monastero nei monti Apuseni e battisteri e piccole cappelle in Sud Italia, a Cipro e al Monte Athos. Popa è dotato di una buona conoscenza dell'arte bizantina, delle sue radici e della diffusione della sua eredità in tutti i Balcani e nel Sud Italia. Ben documentato nella storia dell'arte e dotato anche di una vocazione di ricercatore, egli propende artisticamente verso uno "stile locale collegato alla tradizione bizantina della Chiesa una". È in grado di comporre le sue assemblee murali adattate sia all'architettura tradizionale sia a quella sperimentale, e quindi di generare programmi iconografici unici.

Ioan Popa, cappella dell'ospedale G. Alexandrescu (Bucarest)

Ioan Popa, chiesa del Santissimo Redentore (Manfredonia, Italia)

Autore anche di molte icone, Popa a volte crea nuovi cicli narrativi nelle scene dipinte a margine dell'icona.

Ioan Popa, santo martire Giorgio, icona

Ioan Popa, san Serafino di Sarov, icona

Ha compiuto un affresco di grande originalità nella chiesa dedicata a san Giovanni Battista ad Alba Iulia. Le scene sono ridotte all'essenziale, dipinte su grandi aree delimitate da iscrizioni, frammenti di Scrittura e testi liturgici. Padroneggia una ferma tecnica di disegno che trasmette alle sue assemblee murali una certa monumentalità e l'atmosfera ieratica specifica dell'arte primitiva.

Ioan Popa, muro sud, chiesa di Alba Iulia

Ioan Popa, chiesa di Alba Iulia, dettaglio

Mihai Coman. Insegna tecniche pittoriche delle chiese presso la Facoltà di Teologia a Bucarest e ha studiato restauro in Romania. Tuttavia, per quanto riguarda la sua capacità di pittura di icone e affreschi, Coman afferma che "ha imparato la tecnica sul Monte Athos e compreso l'icona con il professore e pittore Georgios Kordis", presso il quale è dottorando in Grecia. Coman ha infatti un debito con l'Athos e le tradizioni cretesi dei secoli XIV e XV, preferendo figure allungate, gesti delicati e manieristi e vesti dalle superfici in gran parte drappeggiate. Oltre alle suoi numerose icone create con una raffinatezza minimalista, ha dipinto gli affreschi della cappella del Politecnico di Bucarest e ha collaborato con Gabriel Toma Chituc per la chiesa dell'eremo di san Teodosio a Brazi.

Mihai Coman, cena mistica

Mihai Coman e Gabriel Toma Chituc, eremo di Brazi

Mihai Coman, La Protezione della Madre di Dio

Diacono Nicolae Bălan. Dopo gli studi di iconografia alla Facoltà di Teologia presso il Dipartimento di arte monumentale, ha frequentato la Facoltà di Belle Arti, al fine di migliorare le sue tecniche di disegno e composizione. Bălan è un disegnatore di talento e ha dipinto la cappella metropolitana di Limours (Francia) e la chiesa della santa Trinità ad Alba Iulia. Egli dimostra un talento particolare nell'organizzazione di pareti complicate, in una sapiente elaborazione di scene murali e nel sottolineare il tema principale attorno al quale gravita l'intera composizione.

Nicolae Bălan, chiesa memoriale di Alba Iulia

Nicolae Bălan, crocifisso d'altare

Nicolae Bălan, chiesa memoriale di Alba Iulia, dettaglio della volta

A questi vanno aggiunti molti altri iconografi, tutti di particolare talento e dalla produzione abbondante. Citiamo qui alcuni di loro per alcuni motivi particolari. In primo luogo, alcuni hanno costituito nuovi temi iconografici, come Răzvan Gâscă con il suo san Massimo il Confessore, con scene della sua vita, dipinto per marcare la presenza delle reliquie di san Massimo il Confessore a Iaşi nel 2010.

Răzvan Gâscă, san Massimo il Confessore, con scene della sua vita

Allo stesso modo, Marius Ghinescu per san Pacomio e san Dimitri di Rostov, che rappresenta un momento della vita del venerabile Pacomio di Gledin (1674-1724), eremita e vescovo romeno che ha trascorso i suoi ultimi anni alla Lavra delle Grotte di Kiev.

Marius Ghinescu, san Pacomio di Gledin in visita da san Dimitri di Rostov

Altri dovrebbero essere menzionati per il modo originale in cui sono ripensato alcuni temi classici, per esempio Daniela Toma Musat per il suo santo martire Giorgio.

Daniela Toma, santo martire Giorgio

Infine, ricordiamo alcuni monaci artisti di talento in grado di innovare all'interno del canone, come madre Olga per san Gioacchino e Anna, il monaco Haralambie per i venerabili fondatori del monastero di Vatopedi, e il monaco Iacob per il Mandylion.

Madre Olga, santi Gioacchino e Anna (monastero di Bistrița)

Monaco Haralambie, i venerabili fondatori di Vatopedi (monastero di Vatopedi, Monte Athos)

Monaco Iacob, Mandylion (Eremo di San Tikhon, Monte Athos)

III. Un tema iconografico – i martiri della famiglia Brâncoveanu

Il principe Constantin Brâncoveanu fu decapitato nel 1714 dagli Ottomani insieme ai suoi quattro figli e al suo consigliere Ianache Vacarescu per non aver rinunciato alla loro fede cristiana. Poi è diventato uno dei più amati principi della storia romena ed attualmente è uno dei santi più venerati del paese. L'anniversario dei 300 anni dal martirio ha portato a una produzione iconografica ricca e originale sviluppata sia per analogia con i temi stabiliti della tradizione bizantina (decollazione di san Giovanni Battista) o integrando temi iconografici classici (Mandylion, vite di Gesù, Deisis) e scene di martirio come registrato nelle cronache e negli scritti storici.

Bogdan Verdes, i santi martiri Brâncoveanu

Gabriel Toma Chituc, Mandylion con i santi martiri Brâncoveanu

Ioan Popa, Gesù la vite con i santi martiri Brâncoveanu

Daniel Codrescu, Deisis con i santi martiri Brâncoveanu

Elena Murariu, i santi martiri Brâncoveanu

L'ultimo esempio appartiene a Sorin Dumitrescu, un pittore metafisico di talento della vecchia generazione trasformato in un teorico ispirato e carismatico dell'icona e in un iconografo originale, nonostante il piccolo numero di icone da lui realizzato. Mentre nella sua carriera come iconografo ha filtrato la tradizione dei paleologi in maniera personale, cerca le sue fonti di ispirazione presenti nei tempi che precedettero la controversia iconoclasta.

Sorin Dumitrescu, modello di icona del martirio dei Brâncoveanu

Con questo chiudiamo la nostra breve escursione nell'iconografia romena contemporanea. La diversità di artisti, stili, tecniche, media e fonti di ispirazione svela un affascinante fenomeno artistico e spirituale. Resterà da vedere in quale direzione l'iconografia romena si evolverà in futuro.

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