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  San Willibrord, Apostolo della Frisia (Paesi Bassi)

(658-739) Festa: 7/20 novembre

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Willibrord, primo Arcivescovo di Utrecht, è uno dei missionari inviati dai cristiani anglo-sassoni circa un secolo dopo che essi stessi erano stati cristianizzati (nell’Inghilterra del sud e dell’est a opera di missionari da Roma e dal continente, e nell’Inghilterra del nord e dell’ovest a opera dei cristiani celti della Scozia, dell’Irlanda e del Galles).

Willibrord nacque in una famiglia nobile di cristiani sassoni in Northumbria (nel nord-est dell’Inghilterra), verosimilmente presso York, nel 658 (probabilmente il 6 novembre); morì a Echternach, in Lussemburgo, il 7 novembre 739.

Nonostante suo nome di battesimo fosse chiaramente pagano ('Willi', fratello di Odino, era uno degli dèi maggiori della mitologia nordica; 'brord' significa 'sotto la protezione di'), i suoi genitori erano cristiani. Il padre di Willibrord, Hilgis (o Wilgils), venerato come santo, era un cristiano tanto devoto da fondare un monastero presso le foci del fiume Humber, nel quale si ritirò a vivere in eremitaggio. Seguendo l’abitudine tipica del suo tempo, Willibrord fu mandato in educazione a sette anni al monastero benedettino di Ripon in Northumbria (la Regola di San Benedetto contempla il caso degli oblati, offerti ai monasteri dalle proprie famiglie). Probabilmente la madre di Willibrord era morta, oppure aveva preso il velo.

Willibrord studiò a Ripon nel periodo in cui San Wilfrid (1) era abate del monastero, prima di diventare vescovo di York; secondo una delle testimonianze sulla sua vita - una lettera di San Bonifacio – ricevette la tonsura e fece la professione monastica attorno all’età di quindici anni.

Al tempo in cui Re Egfrid di Northumbria mandò in esilio il suo maestro San Wilfrid, Willibrord si recò in Irlanda, dove passò dodici anni a studiare all’abbazia di Rathmelsigi (quasi sicuramente identificata con Mellifont, nella Contea di Louth) sotto i santi Egberto e Wigbert (2). Dopo essere stato ordinato prete (a 30 anni, nel 658), e dopo avere ricevuto un intenso addestramento missionario, fu scelto all’età di 32 anni per essere inviato in missione, e fu inviato da Sant’Egberto in Frisia con 11 (secondo altre fonti 12) compagni.

La Frisia (che corrisponde geograficamente all’attuale zona costiera dei Paesi Bassi) era ancora un paese largamente pagano, appena toccato dai viaggi evangelizzatori dei primi missionari sassoni, tra cui i santi Wilfrid e Wigbert, maestri di Willibrord. La lingua locale era piuttosto simile a quella dei sassoni, anche se non identica (Willibrord riuscì a padroneggiarla bene, e la parlava come un nativo).

Al nord della Frisia dominava un sovrano pagano, il duca Radbod, ricordato dalla storia come un tiranno che avvelenava i propri avversari. Il sud del paese, invece, era stato conquistato dai franchi, da poco (e ancora superficialmente) cristianizzati. La popolazione pagana della Frisia risentiva - non senza ragione - la missione cristiana come un tentativo di sottometterla alle ambizioni territoriali dei franchi.

Sbarcati nell’autunno del 690 a Katwijk-aan-Zee, presso una delle foci del Reno, i missionari si misero sotto la protezione di Pipino di Heristal (in carica dal 687 al 714), maestro di palazzo di Clodoveo II, re dei franchi. Uno dei missionari, San Swidbert, divenne vescovo di un gruppo che risiedeva presso Colonia, ma il resto dei missionari rimase a predicare nella parte della Frisia sotto il dominio dei franchi.

I primi sforzi missionari ebbero successo, tanto da giustificare la richiesta di un vescovo sul luogo. Nel 693, poco dopo avere incontrato Pipino e ricevuto il suo appoggio per la conversione dei pagani, Willibrord fece un primo viaggio a Roma per cercare l’approvazione alle missioni da parte del Papa San Sergio I (3). Questi gli diede la sua piena approvazione e, durante la sua seconda visita a Roma, il 22 novembre 695, lo consacrò arcivescovo per la Frisia. Era la festa di Santa Cecilia, e la consacrazione ebbe luogo nella chiesa di Santa Cecilia in Trastevere a Roma.

San Sergio insistette per cambiare il nome di Willibrord in Clemente (scelta che può essere stata influenzata dalla mitezza del suo carattere), e assieme al pallio arcivescovile gli fece dono di diverse reliquie di santi, tuttora conservate in varie chiese da lui fondate (tra cui la chiesa di San Martino a Emmerich). Agli occhi di San Sergio, evidentemente, Willibrord era l’unica persona in grado di reggere la carica di arcivescovo, che richiedeva allo stesso tempo tatto ed energia.

Al suo ritorno in Frisia, Clemente-Willibrord (che raramente usava il suo nome latino), ebbe da Pipino il permesso di stabilire la propria sede episcopale a Utrecht (Ultrajectum) sul Reno, nel centro degli attuali Paesi Bassi. A quel tempo Utrecht non era una vera città, ma piuttosto un villaggio, costruito sul sito del vecchio accampamento romano. Willibrord ricostruì la chiesa locale (la prima chiesa, costruita dai franchi e dedicata a San Martino di Tours – e probabilmente la prima chiesa cristiana di questa zona dei Paesi Bassi – era stata distrutta dai pagani nel 640) e ne costruì una nuova (dedicata al Santissimo Redentore), affiancata da un’abbazia. La nuova chiesa divenne la cattedrale, e l’abbazia fu un importante centro di istruzione per futuri preti e per giovani nobili, in cui si iniziò ad addestrare un clero locale. Dal primo nucleo di questo seminario si sarebbe sviluppata l’università di Utrecht, la più antica e tuttora una delle maggiori università olandesi.

Nel 698 un secondo importante centro missionario fu stabilito a Echternach, sulle rive della Sura, sul confine tedesco dell’attuale Lussemburgo. Il luogo era un lascito a Willibrord da parte di Sant’Irmina, figlia del re dei Merovingi San Dagoberto II, e badessa a Oeren presso Treviri. (4) Willibrord ricostruì la chiesa del luogo, dedicata a San Pietro, ed edificò sul sito dell’antico ostello dei pellegrini un monastero, la cui chiesa fu dedicata alla Trinità, e a cui lasciò gran parte dei suoi beni personali. Qui si recava in ritiro a ricuperare le forze dopo i suoi più ardui viaggi missionari.

Willibrord è descritto come di statura inferiore alla media, di carattere allegro, abile nel parlare, di buona istruzione e dotato di un gusto per l’avventura e di senso dell’umorismo. All’allegria nella conversazione e alla saggezza di consiglio si accompagnava un forte senso di carità. La sua attitudine verso il paganesimo era priva di compromessi, e il suo obiettivo primario era la dissacrazione dei luoghi di culto idolatrici. I missionari moderni sarebbero più rispettosi delle sensibilità locali, ma per Willibrord si trattava di dimostrare ai pagani che i loro dèi erano impotenti a vendicare il loro onore dissacrato, e che pertanto non erano affatto divinità. Questo atteggiamento ardimentoso (che gli procurò l’ammirazione di sovrani pagani a lui ostili, quali il duca Radbod e il re dei danesi), lo mise in costante pericolo di reazione da parte di pagani oltraggiati: un giorno, dopo che aveva abbattuto un idolo a Walcheren, un sacerdote pagano lo assalì e fu sul punto di ucciderlo.

I successi missionari di Willibrord non furono spettacolari – la rapidità e il numero delle conversioni furono ingigantiti dai suoi biografi – ma si trattò di un solido lavoro di posa di fondamenta. Il suo ministero pastorale era spesso esercitato in viaggio, passando a predicare di villaggio in villaggio. Gradualmente, ogni piccolo paese della Frisia fu organizzato come parrocchia, con il proprio prete e con liturgie ispirate allo spirito benedettino. Willibrord sapeva trattare con i grandi e potenti proprietari terrieri, che cercava di trasformare in servitori del Vangelo, ma non era mai servile, né troppo pronto a dare la sua benedizione alle loro velleità. Da questi potenti ottenne vasti appezzamenti di terra che trasformava in villaggi e parrocchie, (per esempio Alphen, nel Brabante del nord). Con il denaro a lui offerto organizzava monasteri, che servivano come centri di illuminazione intellettuale e religiosa.

Alcuni tra i discepoli e confratelli missionari di San Willibrord sono venerati come santi: tra questi Sant’Adelberto di Egmond (morto attorno al 740, festa: 25 giugno), dalla cui tomba, dopo la traslazione delle reliquie in un convento nel 922, sgorgò un pozzo medicinale, l’'Adelbertusput', che attrasse numerosi pellegrini. Un altro dei missionari, Werenfridus, predicò nella Frisia occidentale e nel Gelderland; fu il primo parroco di Elst, dove è sepolto, e di cui è patrono. La sua festa è il 14 agosto; a Emmerich, il 27 agosto (5).

Carlo Martello, figlio naturale di Pipino di Heristal, divenne uno speciale benefattore delle chiese fondate da Willibrord in Frisia. Nel 714 Willibrord battezzò il figlio di Carlo Martello, Pipino il Breve, che sarebbe divenuto il primo re della dinastia dei carolingi. Alla morte di Pipino di Heristal il 14 dicembre 714, il duca Radbod, che si era sottomesso ai franchi senza mai convertirsi, riprese controllo degli estesi territori conquistati dai franchi, bandì Willibrord e inizò a perseguitare i cristiani. Tutto ciò che portava simboli cristiani veniva distrutto, bruciato o saccheggiato. La maggior parte delle chiese fu distrutta e rimpiazzata da templi e santuari pagani, e molti missionari furono uccisi. Willilbrord dovette considerare virtualmente eliminati tutti i progressi da lui fatti fino a quel punto. Ma anche nel periodo dal suo esilio dalla Frisia Willibrord non rimase inattivo, e anzi estese gli sforzi della missione cristiana fino in Danimarca (6), sull’isola di Helgoland e in Turingia (Frisia superiore).

Un primo sollievo alla missione cristiana si ebbe quando Radbod e i suoi alleati dalla Neustria furono sconfitti da Carlo Martello nella foresta di Compiègne il 26 settembre 715. Seguirono quattro anni di rivolte, nelle quali Willibrord e i suoi missionari furono comunque in grado di riparare i danni e ricominciare il proprio lavoro. Dopo la morte di Radbod nel 719, Willibrord ricominciò la propria opera con grande entusiasmo, ricevendo un prezioso aiuto (719-722) dal suo conterraneo, San Bonifacio di Crediton. (7) Numerose conversioni furono il risultato del lavoro congiunto dei due grandi santi evangelizzatori. Insieme a Bonifacio, Willibrord, introdusse nella sua sede i corepiscopi (letteralmente, “vescovi dei villaggi”, o vescovi suffraganei), un ufficio adottato dall’ecclesiologia celtica. Dopo tre anni passati insieme nell’evangelizzazione, Willibrord voleva nominare Bonifacio suo coadiutore e successore, ma questi rifiutò, riprendendo a seguire il suo mandato di evangelizzatore in Germania.

Nel 723, Carlo Martello diede a Willibrord Utrecht e i suoi dintorni come feudo, perché potesse vivere dei suoi benefici. Questo fu il primo passo che portò al potere secolare dei vescovi medievali di Utrecht.

Attraverso i suoi aiutanti San Willibrord non perse mai i contatti con i monasteri nelle isole britanniche, anche se egli stesso non fece mai più ritorno alla sua terra natale. Dopo aver servito come missionario per circa 50 anni, morì durante uno dei suoi frequenti ritiri all’abbazia di Echternach, a 81 anni, nella notte tra il 6 e il 7 Novembre 739. Due miracoli accompagnarono il suo funerale: il sarcofago di marmo bianco preparato per le sue esequie, che era di circa dieci centimetri più corto del suo corpo, fu trovato a un secondo esame tanto più lungo del corpo del santo quanto prima era più corto; inoltre, un profumo misterioso riempì l’aria della chiesa che San Willibrord aveva costruito, e in cui fu sepolto dietro l’altare.

Willibrord non fu mai canonizzato formalmente; pochi anni dopo la sua morte, i monaci trasferirono il sarcofago da dietro l’altare abbaziale al centro del coro (gesto che poteva equivalere de facto al riconoscimento della santità), circondandolo di una cancellata riccamente scolpita. La festa della traslazione delle reliquie è il 10 novembre (a Utrecht, il 19 ottobre). Molti malati furono guariti per grazia di Dio e per la loro fede dopo essere stati unti con l’olio della lampada che ardeva sopra le reliquie del santo. Numerosi penitenti e pellegrini iniziarono ad affluire a Echternach. L’affluenza di folle di pellegrini portò verso l’anno 800 alla costruzione di un nuovo santuario, la cui cripta esiste ancora oggi.

Le reliquie sono tuttora conservate a Echternach. Nel 1794, il sepolcro fu dissacrato dai rivoluzionari francesi e le reliquie furono sparse sul pavimento della chiesa, ma furono salvate e ricomposte dai preti locali. L’altare portatile di San Willibrord è conservato a Treviri, al convento di Santa Maria ai Martiri, dove il santo fermò gli effetti di una pestilenza con le sue preghiere e con la benedizione delle acque.

Numerosi miracoli attribuiti a San Willibrord nel corso della sua vita hanno a che fare con l’acqua (simbolo di santità e guarigione, oltre che legame con i numerosi battesimi da lui celebrati). Secondo il suo biografo Alcuino, fece spuntare una sorgente di acqua dolce dal suolo sabbioso di una zona costiera, dove gli abitanti soffrivano di carenza d’acqua; in un altro caso, diede da bere a dodici mendicanti dalla sua fiasca, che rimase miracolosamente piena. Altri miracoli rimandano al vino (altrettanto simbolico per i cristiani), e hanno paralleli nel Nuovo Testamento. Un giorno, a Echternach, Willibrord benedisse con la punta del suo bastone il vino di un barile, che iniziò a salire di livello e a uscire dal bordo; un’altra volta, fece saziare quaranta persone dal contenuto di quattro piccole fiasche. Anche le raffigurazioni del santo hanno spesso immagini tratte da questi episodi, come una fiasca, oppure un barile sormontato da un bastone episcopale.

Le raffigurazioni artistiche di San Willibrord lo dipingono in paramenti episcopali, e spesso alle sue spalle o nelle sue mani c’è una delle chiese da lui fondate (a Utrecht o a Echternach).

La più antica rappresentazione iconografica di San Willibrord a noi giunta si trova su un manoscritto di Echternach, della fine del secolo X, oggi alla Biblioteca Nazionale di Parigi. Il santo appare come arcivescovo in mezzo a due diaconi, assiso in trono, e rivestito di paramenti episcopali (alba, dalmatica, casula, e il pallio, insegna distintiva dei metropoliti), conformi alle consuetudini dei paramenti del tardo Impero romano in occidente.

A Echternach si sviluppò una scuola di miniature di libri liturgici, che seguiva gli esempi delle opere portate dall’Irlanda. Numerosi di questi testi formano il tesoro di grandi librerie a Parigi, Treviri e altrove. Tra i libri liturgici, naturalmente, non poteva mancare l’officio al santo fondatore. La versione più antica a noi pervenuta dell’officio a San Willibrord è stata composta attorno all’anno 900, prima come officio secolare, quindi trasformato in ufficio monastico, sulla sequenza per un vescovo confessore.

San Willibrord è venerato come patrono degli epilettici ed è invocato in aiuto contro le convulsioni e le malattie infantili. La fonte di questa venerazione è la guarigione di un fanciullo epilettico, menzionata nella Vita di Willibrord scritta da Alcuino. Può darsi che sia proprio un’interpretazione popolare dell’aiuto del santo ai malati di convulsioni ad avere generato la pratica di una sorta di danza sacra, che ancora oggi i pellegrini compiono attorno al sepolcro del santo il martedì di Pentecoste. (8)

San Willibrord era morto senza nominare successori, e San Bonifacio prese in carica la diocesi nominando un amministratore, Sant’Eoban (9). In seguito il papa Stefano II e Re Pipino il Breve ordinarono di prendersi cura della diocesi a San Gregorio, Abate di San Martino a Utrecht. (10) A causa di questa nomina alcune fonti (anche lo stesso Martirologio Romano) lo chiamano vescovo, anche se non ricevette mai la consacrazione episcopale. Nel 777 uno dei preti missionari nella Frisia divenne il secondo vescovo di Utrecht, che continuò fin da allora a essere sede episcopale.

Fu Willibrord a portare nel regno dei Franchi la pratica della datazione secondo l’era cristiana, come si può vedere dall’unico scritto autografo che ci rimane di lui, una serie di annotazioni a margine di un calendario di Echternach (11)

Purtroppo l’epistolario di San Willibrord (a differenza di quello, molto esteso, di San Bonifacio) non è giunto fino a noi. Le nostre informazioni su di lui ci giungono dal Venerabile Beda (autore della Storia della Chiesa e del popolo inglese) e dalla biografia scritta dal suo parente Alcuino. Questi – che sarebbe diventato in seguito il potente ministro dell’istruzione sotto l’imperatore Carlo Magno - era il possessore legale del monastero di Sant’Andrea alle foci dell’Humber, fondato dal padre di Willibrord, San Wilgils. La sua Vita di Willibrord fu scritta dietro richiesta di Beornrade, abate di Echternach e arcivescovo di Sens (egli stesso parente di San Willibrord): Alcuino ne scrisse una copia in prosa e una poetica in esametri.

Si tratta di un’opera scritta per essere letta nelle funzioni religiose, e per questo si possono comprendere la sua mancanza di dettagli storici e l’insistenza sui miracoli di Willibrord. La seconda Vita fu redatta attorno al 1100 dall’abate Theofrid di Echternach, ed è basata sul materiale di Alcuino, con aggiunte da Beda, da vite di altri santi e dai carteggi dell’abbazia.

Per i suoi sforzi missionari, San Willibrord è chiamato l’Apostolo della Frisia. È patrono dell’Olanda e del Lussemburgo (è l’unico santo sepolto e venerato in Lussemburgo, dove è noto come San Willibrord di Echternach). Centinaia di chiese dedicate a San Willibrord in Olanda, Belgio e Germania testimoniano il tributo di queste nazioni alla sua memoria. Per l’estensione del suo principale campo d’azione, può essere a buon diritto chiamato “l’Apostolo del Benelux”, e in quanto annunciatore del Vangelo oltre le frontiere, è uno dei promotori dell’idea di un’Europa unita. Inoltre, è un simbolo dei legami tra i cristiani dell’Inghilterra e dell’Olanda, che si riflettono oggi nella piena comunione tra la Chiesa anglicana e la Chiesa vetero-cattolica dell’Unione di Utrecht.

Santo apostolo Willibrord, intercedi presso Dio per noi!

NOTE

(1) San Wilfrid (Walfridus) nacque a Ripon nel 634 e morì a Oundle nel 709; cresciuto all’abbazia di Lindisfarne sotto il regime celtico, studiò a Canterbury e divenne un aderente delle pratiche liturgiche romane. Viaggiò dal 653 al 660 a Roma e a Lione (dove ricevette la tonsura, secondo lo stile romano, al posto di quello celtico), e al ritorno fu nominato abate del monastero di Ripon, dove introdusse l’osservanza romana e la Regola di San Benedetto rimpiazzando le pratiche celtiche. Nel 664 il suo ruolo fu decisivo al Sinodo di Whitby, in cui si risolse la questione della datazione della Pasqua in favore del sistema romano (la chiesa celtica aveva un sistema differenziato, di tradizione giovannea, per la datazione della Pasqua).

Nominato vescovo di York, fu consacrato a Compiègne in Francia (a causa dei dissidi con gli altri vescovi dell’Inghilterra del Nord, che sotto la guida di San Colman di Lindisfarne risentivano l’omologazione agli usi romani). Il suo episcopato fu interrotto per ben tre volte, a causa di conflitti con tre successivi re di Northumbria: dal 666 al 669, San Chad fu insediato al suo posto da parte di Re Oswy; dal 678 al 686, fu allontanato da Re Egfrid (la cui moglie, Santa Etheldreda, era stata incoraggiata da Wilfrid a rifiutare i diritti nuziali del marito e a ritirarsi in convento; appellatosi a Roma – primo caso di un appello a Roma di un vescovo inglese – Wilfrid fu reinsediato nella sede dal papa Sant’Agatone), e quindi dal 691 al 705 fu deposto da un sinodo su istigazione di Re Aldfrid, e nuovamente reinsediato per intervento papale.

Le sue vicissitudini legali e le intransigenze della sua difesa degli usi romani su quelli celtici hanno in certo modo oscurato una sua altra caratteristica: quella di abile missionario. Nel viaggio a Roma del 678-679, Wilfrid passò l’inverno in Frisia operando conversioni; la sua predicazione può essere considerata il punto di partenza dell’attività missionaria che avrebbe caratterizzato la vita di San Willibrord.

(2) Sant’Egberto (morto a novant’anni il 24 aprile 729) era un monaco di Lindisfarne emigrato in Irlanda, abate a Rathmelsigi nel Connaught. Nel 684, cercò senza successo di dissuadere Re Egfrid di Northumbria dall’invadere l’Irlanda. A Rathmelisigi Egberto addstrò diversi gruppi di monaci per le missioni della Germania: tra questi San Wigbert (morto nel 690, di ritorno dalla Frisia, dove aveva passato due anni ad annunciare il Vangelo), e San Willibrord.

Quando contrasse la peste (che uccise il suo confratello Æthelhun), Egberto fece voto di esilio volontario a vita se fosse guarito. Anche se desiderava unirsi ai gruppi di missionari, glie lo impedirono il suo voto e una visione che lo portò a diventare un monaco di grande fama sull’isola di Iona in Scozia. Là cercò di indurre i monaci ad adottare le pratiche liturgiche romane, ed ebbe successo (il suo approccio era molto più conciliatorio di quello del suo coevo, San Wilfrid): alla sua morte, a Iona la Pasqua fu festeggiata per la prima volta secondo il computo romano. La festa di Sant’Egberto si trova sia nel martirologio romano che in quello irlandese.

(3) A quel tempo, in Frisia come in Inghilterra, non era comune appellarsi a Roma per un’approvazione ecclesiastica. Tuttavia, è possibile che i precedenti stabiliti da San Wilfrid, suo antico abate e maestro, e i continui conflitti di quest’ultimo con i sovrani della Northumbria, abbiano convinto Willibrord che fosse meglio dipendere direttamente dalla sede romana piuttosto che dai vescovi franchi o da quelli di York.

San Sergio è una interessante figura storica e agiografica, il più grande dei patriarchi di Roma della seconda metà del secolo VII. Nato in Sicilia da genitori siriani, fu studente alla Schola Cantorum di Palermo. Nel periodo in cui resse la cattedra di San Pietro (687-701) furono guariti alcuni scismi nella Chiesa, come quello dei Nestoriani in Italia (soprattutto ad Aquileia), sempre attraverso la convinzione e non tramite azioni militari. Lo zelo missionario rifiorì nell’Occidente: il caso dell’appoggio dato a San Willibrord non è che un esempio; anche il Wessex si convertì quando Re Caedwalla venne a farsi battezzare a Roma alla Liturgia pasquale del 689.

Quando doveva intervenire in sostegno dei vescovi che si appellavano a Roma - come nel caso di Wilfrid al tempo del suo allontanamento da York - Papa Sergio (così come il suo predecessore San Gregorio Magno) non avanzava pretese di supremazia o di infallibilità, ma agiva sempre come mediatore.

Fu San Sergio a istituire il canto dell’Agnus Dei nella Liturgia (“Agnus Dei qui tollis peccata mundi, miserere nobis”). I nestoriani di Aquileia dovettero davvero aver riconosciuto l’unità ipostatica delle nature di Cristo per cantare questo inno dopo la consacrazione eucaristica.

A San Sergio si deve l’introduzione di quattro delle Feste della Madre di Dio che in Europa occidentale la Chiesa non osservava prima del 687:

La Purificazione o Presentazione del Signore (Candelora) (2 Febbraio)

L’Annunciazione (25 Marzo)

La Dormizione della Madre di Dio (15 Agosto)

La Natività della Madre di Dio (8 Settembre)

Nel calendario attribuito a San Willibrord troviamo che fu Papa Sergio I a richiedere la loro aggiunta all’Ordo (l’equivalente del Tipico della Chiesa orientale): lo stesso San Sergio è commemorato il 7 Settembre, Vigilia della Natività della Madre di Dio.

San Sergio era un uomo di pace, ma dovette vivere in mezzo ai conflitti fin dal momento della sua elezione, quando un suo rivale, l’Arcidiacono Pasquale, ottenne di far convalidare la propria elezione ormai annullata per mezzo di una tangente al governatore imperiale di Roma. Per salire alla cattedra di San Pietro, a Sergio, legittimamente eletto, fu imposto di pagare a sua volta la stessa somma offerta da Pasquale.

Un altro conflitto ebbe luogo in seguito al Concilio Quinisesto del 695. San Sergio si rifiutò di ratificarlo, obiettando ad alcuni articoli: quelli che cercavano di portare l’uniformità tra gli usi liturgici orientali e occidentali a detrimento di questi ultimi, e altre regole che rischiavano di bloccare le missioni nei paesi settentrionali, come le direttive di costruire solenni chiese in stile imperiale prima che avessero avuto luogo anche i primi battesimi.

Ne seguì un conflitto con l’Imperatore Giustiniano II, che ordinò l’arresto del papa, e scatenò la rivolta del popolo di Roma e della milizia di Ravenna. San Sergio diede prova del suo spirito di pace nascondendo nella sua stessa casa il capo delle guardie imperiali, Zaccaria, che gli insorti volevano uccidere. Alla fine il conflitto di compose, e la Chiesa di Roma accettò il Concilio Quinisesto come parte del sesto concilio ecumenico. L’esempio di San Sergio insegna ai cristiani di Roma a rendere bene per male.

(4) La donazione fu confermata legalmente nell’anno 706, e aumentata nel 714 da un lascito di Pipino il Breve e di sua moglie Plectrude.

(5) Un curioso esempio del mantenimento a livello locale, nella Chiesa occidentale, di una festa secondo l’antico calendario giuliano ecclesiastico.

(6) La spedizione in Danimarca non incontrò molto successo, per l’opposizione del re locale; San Willibrord si limitò a riscattare trenta bambini, che battezzò e che a suo tempo riportò con sé a Utrecht.

(7) Nato a Crediton nel Devonshire (Inghilterra sud-occidentale) nel 680; morto a Dokkum in Frisia nel 754. Bonifacio, battezzato con il nome di Wilfrid o Wynfrith, decise di diventare monaco all’età di cinque anni, dopo avere ascoltato i racconti di monaci in visita a casa sua. Iniziò a sette anni la sua educazione, prima alla scuola di un monastero presso Exeter, e quindi all’abbazia benedettina di Nursling (Hampshire) presso Winchester. Qui studiò sotto l’abate Winbert, divenne monaco e quindi direttore e insegnante della scuola. Scrisse la prima grammatica latina prodotta in Inghilterra.

Wilfrid fu ordinato prete a 30 anni, e nonostante i suoi successi nell’insegnamento e nella predicazione, volle raggiungere San Willibrord come missionario in Frisia. Ottenuto un riluttante consenso dal suo abate Winbert, partì con due confratelli. Il suo primo viaggio missionario nella primavera del 716 fallì per la rivolta di Radbod, e in autunno fece ritorno in Inghilterra. I monaci di Nursling cercarono di farlo rimanere eleggendolo abate alla morte di Winbert, ma egli rifiutò sentendosi chiamato alla missione. Nel 718, andò a Roma, dove il papa San Gregorio II lo inviò a predicare ai pagani in Germania, cambiando il nome di Wilfrid in Bonifacio (15 maggio 719: il nome è quello del martire la cui festa cadeva il giorno precedente).

Rientrato in Germania attraverso le Alpi, andò dalla Baviera all’Assia, dove la sua predicazione ebbe successo. Alla morte di Radbod, si realizzò il suo sogno di lavorare a fianco di San Willibrord, che aiutò per tre anni. All’offerta di diventare il successore di Willibrord a Utrecht, Bonifacio rifiutò, poiché il suo mandato era generale e non confinato a una singola diocesi. Nel 722 fu richiamato a Roma e consacrato vescovo regionario per la Germania. La sua evangelizzazione, come già quella di Willibrord, si fece notare per i colpi alle radici delle superstizioni pagane, a cominciare dall’abbattimento della quercia sacra di Thor a Geismar. Inoltre, Bonifiacio diede inizio a un intenso scambio di monaci missionari tra l’Inghilterra e la Germania (soprattutto in Turingia, dove i pochi preesistenti cristiani – inclusi alcuni preti celti e franchi – erano più di ostacolo che di aiuto alla missione). A lui si deve la costruzione di diocesi e di monasteri, tra cui quello di Ohrdruf (presso Gotha), centro missionario per la Turingia, e l’abbazia di Fulda, presso Francoforte. Nel 731, il papa San Gregorio III lo costituì metropolita della Germania, con permesso di creare nuove sedi, e nel 747, dopo aver fissato la sua sede a Mainz, fu eletto primate della Germania. In tutto questo tempo, continuò a mantenere stretti contatti con la famiglia reale carolingia: gli fu chiesto di dare il proprio aiuto alla chiesa dei franchi, che era in triste necessità di riforma, e organizzò sinodi e concili istituendo riforme per rivitalizzare la chiesa.

Nel 753, a oltre 70 anni di età, Bonifaciò si dimise lasciando al proprio posto San Lullo, per passare i suoi ultimi anni a riconvertire gli abitanti della Frisia, ricaduti nel paganesimo dopo la morte di San Willibrord. Con una piccola compagnia, convertì con successo un gran numero di persone nell’area fino a quel punto non evangelizzata della Frisia nord-orientale. Il 5 giugno 754, alla vigilia di Pentecoste, Bonifacio e il suo confratello Eoban (che era stato da lui assegnato come amministratore della diocesi di Utrecht) si preparavano alla cresima di alcuni convertiti a Dokkum, nei Paesi Bassi settentrionali. Mentre Bonifacio leggeva quietamente nella sua tenda, una banda di pagani armati assalì il campo. Bonifacio non permise al suo seguito di difenderlo con le armi, e dopo averli esortati a confidare in Dio e ad accogliere la prospettiva del martirio per la fede, fu uno dei primi a morire. Il suo corpo fu portato all’abbazia di Fulda, dove riposa tuttora. Il libro che leggeva prima del martirio (una copia del De bono mortis o “sul vantaggio della morte”, di Sant’Ambrogio), macchiato di sangue, fu esibito per secoli come reliquia.

Bonifacio è considerato l’apostolo della Germania e dei Paesi Bassi, e secondo la stima dello storico Christopher Dawson, ha avuto più influenza sulla storia europea di qualsiasi altro inglese.

(8) L’usanza di fare pellegrinaggi in occasione della Pentecoste, anziché nel giorno di festa del santo il 7 novembre, è attestata già nella vita di Willibrord redatta attorno al 1100 da Theofrid: è probabile che questo uso nasca dalle assegnazioni di pellegrinaggi “privilegiati” a tutte le parrocchie di una determinata area vicina a un particolare contro di vita religiosa.

(9) Nato in Irlanda (il suo nome celtico si distingue in mezzo ai nomi sassoni dei suoi confratelli), di lui sappiamo solo che era un monaco e prete che aveva lavorato nella missione assieme ai santi Willibrord e Bonifacio, che da quest’ultimo fu nominato vescovo di Utrecht, e che con lui condivise il martirio il 5 giugno 754.

(10) Gregorio di Utrecht, nato a Treviri nel 707 (o 708), e morto attorno al 775, era stato fatto abate attorno al 750. La scuola dell’abbazia di San Martino, una sorta di seminario missionario, era ora un centro di pietà e di erudizione. Vi affluivano studenti da ogni parte: franchi, frisoni, sassoni, anche bavaresi e svevi. L’Inghilterra stessa, per quanto avesse splendide scuole, vi mandava studiosi. Tra questi il più noto è San Liudger, che divenne primo vescovo di Munster e scrisse la vita di San Gregorio di Utrecht.

(11) Il Calendario di San Willibrord è ora alla Biblioteca Nazionale di Parigi (manoscritto latino n. 10837); alla data 21 Novembre 728 (Folio 39) vi sono diverse righe autobiografiche scritte da Willibrord, che nell’occasione del suo settantesimo compleanno annota le date del suo arrivo sul continente, dei suoi viaggi in Francia e della sua consacrazione episcopale.

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