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  L'uso dell'aghiasma: domande e risposte

ieromonaco Petru (Pruteanu)

Teologie.net, 10 gennaio 2018

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Recentemente ho ricevuto due domande sull'uso dell'aghiasma, che mi hanno posto due sacerdoti ai piedi dei Carpazi.

Domanda I: Nel periodo dell'Epifania, ma anche durante il resto dell'anno, chi fa la comunione – sacerdoti e laici – può anche ricevere il grande aghiasma? La prego di fornire argomenti dogmatici, liturgici e patristici.

Risposta I:

1. Una simile domanda poteva venire solo da un sacerdote o un fedele della Chiesa ortodossa romena, che è l'unica Chiesa locale in cui i laici si comunicano così raramente che il grande aghiasma è usato come un "sostituto eucaristico" per chi non può ricevere la comunione. Ufficialmente, la Chiesa dice che l'aghiasma è solo un conforto e un rafforzamento spirituale per chi è sottoposto a canoni di penitenza, ma poiché l'aghiasma è dato da un sacerdote dalla porta dell'altare e solo dopo la confessione e almeno un giorno di digiuno, la percezione popolare del grande aghiasma non può essere altro che di un "sostituto eucaristico". A proposito, le argomentazioni che mi vengono in mente, siano esse dogmatiche, liturgiche o patristiche, sono tutte contro questa pratica sostitutiva.

2. Per rispondere alla sua domanda, si deve ricordare che la grande santificazione delle acque, sia alla vigilia sia nel giorno della festa, si officia nel corso della celebrazione, prima del suo congedo. Allo stesso modo, è utile conoscere la storia di questa funzione, così come le differenze che esistono tra le diverse Chiese ortodosse riguardo all'uso dellaghiasma.

3. Il Canone Apostolico 9 e il Canone 11 di Antiochia non consentono ai laici di partecipare alla Liturgia senza comunicarsi! Lo stesso è previsto nel Canone Apostolico 8, con riferimento al clero. Pertanto, tutti gli argomenti ci ricordano che, a prescindere dalle feste o dal periodo dell'anno, tutti i presenti alla Liturgia dovrebbero comunicarsi, poiché proprio questo è lo scopo della Liturgia! All'Epifania (o nel periodo del seguito della festa) il sacerdote deve chiedersi perché i fedeli della sua parrocchia vengono in chiesa solo per l'acqua santa, ma trascurano ciò che è più importante e perfino obbligatorio per la vita cristiana – ricevere la santa Eucaristia.

4. Se mettiamo da parte i pregiudizi menzionati al punto 1 e prendiamo in considerazione gli argomenti liturgici al punto 2 e quelli canonici al punto 3, si capisce che non c'è nessun problema se la persona che riceve la comunione vuole ricevere anche il grande aghiasma, poiché la santificazione delle acque unita alla Liturgia è stata concepita proprio con questa logica e in quest'ordine. I due non sono né equivalenti né complementari né opposti, e l'aghiasma è inferiore alla santa Comunione. Il grande aghiasma è una benedizione che non solo consumiamo, ma usiamo per aspergere le case, i giardini e anche gli animali, mentre ricevere la Santa Comunione richiede una preparazione ben più seria e la finalità della sua ricezione non è una semplice benedizione (di cui partecipano anche le cose inanimate), ma l'unione con Cristo in vista della deificazione. Certo, se aspergiamo con l'aghiasma anche le stalle, tanto più possono consumarla quelli che si sono comunicati. E se le persone hanno una pietà maggiore verso l'aghiasma che verso la comunione, questo dipende dal loro grado di catechizzazione e di vita in seno alla Chiesa.

5. Anche se, da un punto di vista dogmatico, non si può dire in cosa il grande aghiasma sia superiore al piccolo (proprio come la comunione al Giovedì santo o a Pasqua non è superiore a quelle ordinarie), il carattere festivo del grande aghiasma ha stabilito la pratica di prendere l'acqua solo a digiuno e persino prima dell'antidoro), mentre il piccolo aghiasma si prende dopo l'antidoro e, se necessario, anche dopo aver mangiato. D'altra parte, l'aghiasma non è mai incompatibile con la comunione, ma è una benedizione facoltativa e opzionale.

***

Domanda II: Alla festa di san Trifon facciamo il piccolo aghiasma oppure seguiamo le indicazioni del Molitfelnic [Benedizionale, ndt] come al grande aghiasma, versando olio dall'icona del santo o dalla santa mensa e pronunciando le preghiere di san Trifon, dopo la santa Liturgia?

Risposta II:

1. A partire dall'abitudine di fare l'acqua santa al 1 agosto, quando il legno della Croce era esposto alla venerazione e immerso nell'aghiasma, si è diffusa nella Chiesa l'abitudine di fare l'aghiasma all'inizio di ogni mese, con l'eccezione di gennaio, quando l'aghiasma si fa  il 5 e il 6 gennaio. Inoltre, a seconda dei lavori agricoli che avrebbero avuto luogo quel mese, la Chiesa pregava perché l'aghiasma asperso sulle case e sui campi aiutasse nel lavoro della semina e del raccolto, o per la rimozione di vari parassiti che attaccavano i raccolti agricoli.

2. Un'abitudine del genere è praticata anche il 1 febbraio, quando si commemora il santo martire  Trifon, che era stato conosciuto come un protettore delle colture agricole durante la sua vita, e attraverso le cui preghiere furono bandite le locuste della Frigia. E poiché nei paesi del sud a gennaio-febbraio si seminano già alcune colture, è naturale che san Trifon fosse invocato durante questo periodo, soprattutto dai contadini del passato che non utilizzavano erbicidi e insetticidi. Al monastero Xenofontos del Monte Athos, dove si custodisce il cranio di San Trifon, i monaci fanno spesso processioni nei giardini con le sacre reliquie, aspergendo acqua santa. In altri monasteri, si usano altre reliquie o icone miracolose per questo scopo.

3. Dal momento che all'Epifania si santifica molta acqua, quando non si riesce a consumarla entro il 1 febbraio, spesso non si fa più un'altra santificazione dell'acqua alla festa di san Trifon (anche e è all'inizio di un mese), ma si consuma l'aghiasma rimasto dall'Epifania. E per collegare in qualche modo questo uso alle celebrazioni del santo del giorno, si è inventata l'abitudine di versare in quell'aghiasma l'olio della lampada del santo, anche se in passato, secondo l'usanza del tempo, almeno a Xenofontos probabilmente si immergevano anche le sue reliquie nell'acqua perché l'aghiasma ricevesse la benedizione del santo. Ma se l'acqua santa dell'Epifania è stata consumata, allora il 1 febbraio si santifca altro aghiasma secondo l'ordine consueto, commemorando san Trifon (come santo del giorno), senza che ci sia più bisogno di versare l'olio della lampada che arde davanti alla sua icona. Ci sono innumerevoli "ricette liturgiche" e il Molitfelnic ne menziona solo alcune, per porre un freno all'immaginazione di certi chierici e per uniformare alcune pratiche che inizialmente sono apparse come manifestazioni di pietà popolare.

4. In generale, nei paesi dell'Europa centrale e settentrionale, la stagione agricola inizia solo alla fine di marzo o addirittura all'inizio di aprile. In questo caso, il legame dei nostri agricoltori con la festa di san Trifon non è naturale, ma è copiata ciecamente dalle altre nazioni (come presso i romani era consuetudine di seminare all'inizio dell'anno, ovvero il 1 marzo, e con il cambio del Capodanno al 1 gennaio il nostro popolo ha trasferito l'abitudine della semina in pieno inverno, anche se la stagione agricola ha inizio solo dopo tre mesi). Pertanto, il Molitfelnic permette che all'aghiasma da aspergere sui campi si aggiunga non solo l'olio dell'icona di san Trifon (1 febbraio), ma anche di quelle di san Giuliano di Tarso (21 giugno) o di sant'Eustazio (20 settembre) – martiri che si celebrano nel bel mezzo della stagione agricola. Dopo tutto, sono tutti santi locali di regioni a noi estranee, e noi abbiamo anche dei santi più vicino a noi, che a loro volta fanno molti miracoli di questo tipo. Basta leggere l'Acatisto di santa Parascheva per vedere la pietà dei contadini moldavi verso di lei e i miracoli commessi attraverso la sua intercessione.

5. Anche se nella tradizione popolare si è diffusa l'idea di assegnare ai santi varie funzioni e opere, non è corretto dire che san Trifon sia l'unico protettore dei campi che scaccia le locuste, o che l'aghiasma santificato in quel giorno abbia alcune proprietà speciali. Né vi è alcun bisogno di fare l'aghiama al 1 febbraio e poi conservarlo fino ad aprile-maggio, perché ogni tipo di aghiasma ha lo stesso potere: non esiste un aghiasma per dare la salute agli esseri umani e un altro per distruggere le erbacce e i parassiti (come non c'è una comunione che ti doni la vita, e un'altra che ti renda più facile la morte). Possiamo fare l'aghiasma proprio quando ne abbiamo bisogno e invocare qualsiasi santo che amiamo o che si festeggia in quel giorno, in particolare perché non sono i santi che soddisfano le nostre richieste, ma Dio come risultato della nostra preghiera, a cui aggiungiamo anche le intercessioni dei santi. Il nostro calendario conosce anche altri "santi giardinieri " come in santo martire Conone (5 marzo) o il santo martire Foca (22 settembre). I giardinieri venerano anche il santo martire Giorgio (il cui nome significa "giardiniere" – 23 Aprile), e il santo profeta Mosè (4 settembre), per mezzo del quale è avvenuta la maggior parte dei miracoli legati al cibo dei raccolti e al richiamo e alla messa in fuga delle cavallette (si veda il libro dell'Esodo).

6. Pertanto, prima di aspergere i giardini con aghiasma, aggiungendovi o no l'olio di qualsiasi lampada, in primo luogo dobbiamo spiegare alla gente qual è il significato di queste benedizioni agricola, affinché tutti gli agricoltori, compresi i non credenti, utilizzino l'acqua santa o l'olio delle candele come erbicidi o insetticidi, rafforzando le loro già numerose superstizioni e percezioni magiche. Se i contadini credono tanto in san Trifon e nel potere dei suoi esorcismi, allora devono essere pronti a vivere e soprattutto a morire come lui...

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