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  La Chiesa può sopravvivere negli USA?

Dal blog del sito Orthodox England

12 maggio 2014

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Introduzione: la scristianizzazione

La mia quarta visita negli Stati Uniti conferma quello che già sapevo – che gli americani sono straordinariamente generosi, aperti e cordiali; tuttavia, sono anche un popolo la cui buona volontà e, spesso, ingenuità sono molto abusate dai governi che si succedono. La classe dirigente americana con le sue macchinazioni globali, arroganza, bancarotta e tasse è una cosa; gli americani comuni sono un'altra. Ciò che mi ha colpito in questa visita è la ritirata e la sconfitta di quella che chiamerei l'America tradizionale. Un grande paese è ora governato da una nuova America, che è sempre e sistematicamente anti-cristiana: questa è l'America dell'aborto, della corruzione, della droga, delle chiese in vendita, delle TV atee e del sostegno bullista all'anti-cristianesimo imposto dai suoi dirigenti alla sua gente e al resto del mondo. La nuova America non sta scegliendo una 'vita meravigliosa', ma l'alternativa da incubo proposta in quel film classico.

In altre parole, i frammenti di tradizione cristiana dell'America stanno scomparendo molto rapidamente e posso dire – con grande tristezza – che molto di ciò che ho ancora visto qui durante la mia ultima visita nel 2008 è già stato perso. Un paese che fino a poco tempo fa era famoso per la sua frequentazione delle chiese e i suoi valori cristiani sta diventando proprio come la triste, travestita Europa – e forse anche peggio, perché in Europa ci sono almeno i ricordi di resti storici e architettonici della vecchia cultura cristiana. Ci sembra che ora ci sia poco da scegliere tra America ed Europa. L'ammirabile America della profonda tradizione biblica e saggezza domestica e del libertarismo anti-federale sta morendo – e questo è tragico. In questo contesto possiamo vedere due grandi sfide, se il cristianesimo, soprattutto nella sua forma integrale della Chiesa ortodossa, intende sopravvivere negli Stati Uniti. Queste sfide sono le due lotte contro il conformismo e il consumismo.

Conformismo

La storia americana è stata segnata dall'intolleranza, che chiaramente ha le sue origini nel puritanesimo. Tutti devono andare al passo con la corrente; se non lo fai, sei 'antiamericano'. Tutti hanno sentito parlare dei processi alle streghe di Salem. Tutti hanno sentito parlare di schiavitù, razzismo, guerra civile e cieco fariseismo puritano. Ma cosa succede al puritanesimo in una società post-puritana e atea? Il riflesso dell'intolleranza non scompare – diventa la caccia alle streghe contro coloro che ritengono, per esempio, che il matrimonio omosessuale o l'aborto siano peccati, che LGBT sia la sigla di una malattia, o addirittura, che ogni peccato sia peccato e che ogni vizio sia vizio. Diventa la caccia alle streghe contro coloro che ritengono che le droghe siano solo una nuova forma di schiavitù e distruggano la libertà dell'individuo. La nuova America dice: tutto va bene – se fa 'stare bene' ed è 'divertente', allora 'che tutto sia lecito'. In altre parole, il puritanesimo, per reazione alla rigida e frigida restrittività del passato, è stato capovolto; ora tutto è permesso, tranne la possibilità di negare che tutto dovrebbe essere permesso.

L'intolleranza abbonda nella nuova America nei confronti di tutto ciò che è considerato contrario alla moda peculiare di correttezza politica, un insieme di pregiudizi morali che è abbastanza sorprendente nella sua assoluta inanità e illogicità. La correttezza politica anti-cristiana è il nuovo puritanesimo, la nuova intolleranza. Il conformismo e l'intolleranza in rapido sviluppo nella società atea post-protestante e militante sono terrificanti. La prima tentazione per l'Ortodossia in una tale società è quindi la tentazione di conformarsi, di cessare di essere se stessa per paura di essere diversa, di abbassare se stessa. Per decenni, abbiamo visto come molti ortodossi qui, 'per timore dei giudei', abbiamo voluto rinunciare alla loro identità e presentare un'immagine 'All-American'. Così, le prime cose a essere scartate (se esistono ancora) sono il monachesimo e il calendario ortodosso – a favore del calendario cattolico / protestante / laico. Ma questo è solo l'inizio.

Così, dicono, facciamo in modo che i sacerdoti si radano la barba, si taglino i capelli corti e indossino collari clericali; che ci siano banchi e organi e cori in divisa nelle chiese; che non si usino più candele e si portino fuori le icone; che le chiese assomiglino a tabernacoli metodisti e battisti; che il digiuno sia abolito e la confessione ridotta a un confortevole discorso annuale da uno psicologo ('non dovete sentirvi in colpa per qualcosa che potete avere sbagliato, non è colpa vostra'); che la comunione sia obbligatoria; che le chiese siano trasformate in circoli sociali come tra gli episcopaliani, i presbiteriani e tutti gli altri, dove si forniscono (a pagamento) intrattenimenti e spettacoli, dove si possono condurre affari e la cosa principale è quante 'attività' avete. Il pentimento, la preghiera, la vita liturgica e l'ascesi come ragioni per l'esistenza della Chiesa sono dimenticati. La conformità alla società civile, e non alla Legge di Dio, è la norma.

Per quanto riguarda la lingua liturgica, ci sono due tendenze. La prima è rendere dappertutto obbligatorio l'inglese per ordine intollerante e vietare ogni menzione di russo, greco, ecc. Nella OCA, la parola 'russa' è stata fisicamente rimossa dalle insegne, senza riuscire assolutamente a capire che 'russo' non significa etnia russa. Spesso l'inglese è accompagnato dalla protestantizzazione, e la vita della Chiesa diventa sale che ha perso il suo sapore. In alternativa, è possibile utilizzare una lingua per rafforzare la comunità come club etnico russo, greco, serbo, romeno, bulgaro, ecc., con cibi e folklore. Questo è abbastanza accettabile – basta che non sia una Chiesa, che non abbia identità o vita spirituale, ma solo culturale e sociologica – proprio come le chiese protestanti o, se per questo, le chiese cattoliche polacche / ispaniche / tedesche. Qui il fattore decisivo è la classe sociale, e negli USA la classe è determinata da quanti soldi si 'fanno'.

Consumismo

Gli Stati Uniti sono la terra del dollaro, del materialismo, di mammona. Lì la classe inferiore sono i poveri, la classe superiore sono i ricchi. Nulla è definito, come in Europa, dal proprio nome, dalla famiglia, dal buon gusto, dai costumi e dalla cultura. La nuova 'nobiltà' è definita dal denaro, in altre parole, da come consumi e da quanto consumo – dagli abiti corrispondenti, dalla forma del corpo (creata in clinica o in palestra) e dal culto della giovinezza. Purtroppo, queste cose condizionano anche il cristianesimo. Il cristianesimo qui è generalmente un cristianesimo da supermercato, un 'pick and mix', 'fai quel che ti pare', un cristianesimo selettivo. Non ti piace il prete, perché ti dice di stare in piedi in chiesa e di digiunare e di non sembrare un 'americano '? Non è 'divertente'? Licenzialo! Questo è ciò che fanno gli azionisti delle società di consumo ai dirigenti che non sono divertenti. Se non puoi licenziarlo, vai in un altro negozio – denominazione o giurisdizione – e cambia marca – ovvero, 'cambia chiesa'.

Il consumismo non è nato dalla gerarchia, ma dalla 'democrazia', dalla regola della folla, e così è sempre definito dal minimo comune denominatore. In altre parole, è riduttivo. E questo significa, per esempio, che le chiese ortodosse diventano chiese solo la domenica e le funzioni diventano molto brevi – ridotte sia in quantità sia in qualità. Dimenticate le funzioni della Veglia; pensate alla tombola parrocchiale. Il pericolo è che dall'Ortodossia – e in realtà vi è una sola Ortodossia, anche se in diverse lingue – comincia a svilupparsi una forma nuova e secondaria di Ortodossia. Invece della Tradizione ortodossa, si è sviluppata negli Stati Uniti un'Ortodossia liberale, una 'nuova Ortodossia ', un’Ortodossia 'americana', un'Ortodossia anti-ascetica, una religione di conforto, che non è adatta per chi vuole pregare, ma per chi vuole pagare, per i 'consumatori'. Quello che vogliono queste persone è combinare Dio e mammona.

Chi ha 'investito' nell'invenzione di una tale Ortodossia non è interessato alla qualità, ma alla quantità. Quanta gente viene? Il gioco dei numeri è tutto quel che conta. 'Raggiungere e far entrare clienti attraverso le porte. Così, la 'missione' del tele-evangelismo è un marketing gradito alla folla. I fedeli sono clienti, con carte di credito in tasca, e possono essere interrogati in particolare da personalità. In questo modo Cristo è dimenticato e sostituito da culti della personalità. Portati fuori della Russia da intellettuali di mentalità laica, i culti della personalità si sono diffusi attraverso le diaspore europee e americane, riflettendo semplicemente i culti secolari delle celebrità. La società laica vive, come nei tempi antichi, di panem et circenses, di fast food e divertimento, di MacDonalds e Disney. Le stesse tendenze ad appagare la folla sono presenti al di fuori della Chiesa, ma anche in alcune chiese ortodosse nella diaspora.

Il culto consumistico del divertimento è particolarmente visibile nella società laica americana e da lì si sta diffondendo in tutto il mondo, e anche nella vita della Chiesa. Ora, il 'divertimento' è un eufemismo per il piacere di tutto ciò che non è l'anima. Il suo segno è l'infantilismo, e l'infantilismo è la caratteristica principale del moderno 'culto'protestante e cattolico. La folla o il pubblico, perché questo è ciò che è la gente in quei luoghi, riceve un trattamento da bambini, con musica per chitarra, mani che applaudono, balli, sentimentalismo e manipolazione. Tali 'chiese' e 'funzioni' non assomigliano in alcun modo a qualcosa della storia cristiana passata. I santi, uniche vere celebrità nella Chiesa, non cercavano il 'divertimento' e non erano infantili. L'infantilismo e il divertimento sono le novità di manipolazione inventate da un mondo anti-ascetico, post-cristiano e anzi anti-cristiano per trasformare le funzioni della Chiesa in spettacoli di intrattenimento. Il 'divertimento' uccide il sacro.

Conclusione: la Tradizione

Qual è la soluzione? Chiaramente il conformismo, che è solo sociologico, non teologico, deve essere evitato. Gli ortodossi hanno un'identità chiara: siamo molto diversi dai protestanti – così come dai cattolici in America, che sono quasi interamente protestantizzati. Noi abbiamo una fede diversa e adoriamo il Dio non filioquizzato. È vero, c'è un solo Dio, ma non tutti adorano Dio, molti adorano sostituti artificiali. È vero, c'è l'altro estremo rispetto al conformismo, che di solito è espresso dai convertiti di mentalità protestante, che vogliono essere diversi solo per il gusto di essere diversi. Coltivano ciò che è esotico, straniero, etnico, il vecchio calendarismo, e ogni estremo dell'abbigliamento o della pratica esteriore. Anche qui c'è solo una parte psicologica, non teologica. Ma noi non seguiamo né ciò che è sociologico né ciò che è psicologico, seguiamo ciò che è spirituale, espresso nella tradizione dello Spirito Santo.

In questo modo non coltiviamo le differenze fini a se stesse. Le nostre differenze sono principalmente interne, non primariamente esterne. Così, quando abbiamo bisogno di iniziare l'inevitabile transizione all'inglese – e a un inglese corretto, grammaticale, liturgico, non a un 'immigrantese' da strada, per non ripetere gli errori del cattolicesimo 50 anni fa – ci limitiamo a farlo. Così, non perdiamo il senso del sacro, il clima di preghiera, di rispetto e di devozione che caratterizzano l'Ortodossia. Le lingue sono solo vocali e consonanti in diversi ordini: un cambio di lingua non è il problema, una perdita di autentica pietà è il problema. In tutte le cose il nostro compito non è quello di cercare di conformarci, né di essere diversi per il gusto di farlo, ma semplicemente di essere fedeli alla Tradizione dello Spirito Santo, che è al di sopra del liberalismo e del conservatorismo. Non è la Chiesa che si conforma al mondo – è il mondo che si conforma alla Chiesa.

Mid-West, maggio 2014

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