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  Il Fanar e l'etnofiletismo: di cosa il patriarca Bartolomeo sta accusando gli athoniti

di Andrej Vlasov

Unione dei gionalisti ortodossi, 28 ottobre 2019

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il patriarca Bartolomeo ha lasciato intendere che i monaci russi hanno tentato di nazionalizzare l'Athos. Foto: Unione dei gionalisti ortodossi

Perché il capo del Patriarcato di Costantinopoli accusa i monaci russi dell'Athos di ciò di cui egli stesso è responsabile.

Durante una visita al Monte Athos, il patriarca Bartolomeo ha di fatto accusato di etnofletismo i monaci russi che costruirono uno dei più grandi monasteri sul Santo Monte. Perché lo sta facendo e perché in realtà si sta incolpando con le sue stesse parole?

Il 21 ottobre 2019, il patriarca Bartolomeo è arrivato allo skit (eremo) di sant'Andrea sul Monte Athos e ha dichiarato che questo skit è un esempio della lotta del Fanar per preservare la Montagna Santa dall'eresia dell'etnofletismo.

Per riferimento: l'etnofletismo è quando gli interessi nazionali sono posti al di sopra degli interessi religiosi e attuati a scapito di questi ultimi. Il Concilio locale di Costantinopoli nel 1872 lo condannò come eresia.

"La nostra Santa Grande Chiesa di Cristo, sotto la cui protezione canonica e cura è stato per così tanti secoli il Giardino della Tuttasanta (Perivoli tis Panagias), ha combattuto una sanguinosa lotta per proteggere la sua indipendenza e proteggersi dall'eresia dell'etnicismo, che era in piena fioritura a quel tempo e che, purtroppo, lo è ancora in alcuni circoli", "Orthodoxia.info" cita le sue parole.

uno screenshot di "orthodoxia.info"

Non è difficile indovinare chi esattamente è accusato di etnofletismo dal patriarca Bartolomeo. Lo skit di sant'Andrea fu costruito da monaci e benefattori russi. Creare un monastero, decorarlo con chiese e fornirgli edifici residenziali e di servizio è, in effetti, opera di Dio. Ma agli occhi del patriarca Bartolomeo, questo, come si è scoperto, fu un tentativo di "nazionalizzare" la Montagna Santa.

"Non bisogna dimenticare che lo skit di sant'Andrea è stato un campo di conflitto per la tradizione canonica attraverso il tentativo di nazionalizzare il Monte Athos e usarlo come un luogo di occultamento per servire ideali grandiosi e alieni agli obiettivi e ai conseguimenti dello stato monastico", ha detto il patriarca ecumenico Bartolomeo.

Passiamo alla storia dello skit di sant'Andrea e vediamo quando fu un campo di battaglia per la tradizione canonica con tentativi di nazionalizzare l'Athos.

L'ultimo rifugio dei patriarchi

lo skit di Sant'Andrea sul Monte Athos. Foto: wikipedia.org

Lo skit ebbe le sue origini quando il patriarca Atanasio (Patellarios) di Costantinopoli si ritirò sul Monte Athos nel 1651 dopo la caduta di Costantinopoli e si stabilì in una casa monastica sul sito dell'antico monastero di Xistrou dedicato a sant'Antonio il Grande. La sua personalità è così interessante che non possiamo non dire alcune parole su di lui. Nel nostro paese, è conosciuto come sant'Atanasio il Seduto, il Taumaturgo di Lubny.

le reliquie di sant'Atanasio. Foto: smolenskij-chram.church.ua

Nei tempi dell'impero ottomano, i patriarchi ortodossi a Costantinopoli cambiavano molto spesso. Questo succedeva per ordine del sultano, che prendeva molti soldi per questi cambiamenti.

Sant'Atanasio fu patriarca di Costantinopoli tre volte – nel 1634, 1635 e 1652. E le ultime due volte lo fu solo èer pochi giorni. Dopo il secondo rovesciamento dal trono, il Vaticano gli offrì di convertirsi al cattolicesimo e diventare cardinale, ma sant'Atanasio rifiutò. Ancora una volta, tenendo il trono per un breve periodo, sant'Atanasio nel luglio 1652 rinunciò volontariamente al patriarcato e lasciò Costantinopoli per sempre. Andò a Mosca per partecipare alla redazione dei libri liturgici su richiesta del patriarca Nikon di Mosca. Lì sant'Atanasio scrisse "L'Ordo della Liturgia episcopale in Oriente", che è ancora oggi utilizzato.

Il motivo principale per cui Atanasio visitò Mosca era stato quello di convincere lo tsar Aleksej Mikhailovich a unirsi alla Moldova e all'Atamanato dei cosacchi per muovere guerra ai turchi, dopo di che lo tsar sarebbe diventato il nuovo imperatore romano e il patriarca di Mosca il nuovo patriarca ecumenico.

Questa idea non era destinata a diventare realtà, ma il fatto stesso di tale proposta è indicativo, il che dimostra che il popolo greco nutre sempre profonde speranze nel ripristino dell'Impero bizantino con la sua capitale a Costantinopoli e cerca di sfruttare qualsiasi opportunità storica per questo fine.

Mentre sant'Atanasio stava viaggiando da Mosca alla Moldova, morì lungo il tragitto nel monastero di Mgar vicino a Lubny nel 1654. Le sue reliquie riposano nella cattedrale dell'Annunciazione di Kharkov.

Nel 1761, un altro Patriarca di Costantinopoli, Seraphim II Anina, si ritirò anch'egli sul Monte Athos e sostituì la vecchia cella con un nuovo edificio a tre piani, al piano terra del quale costruì la chiesa di sant'Andrea il Primo Chiamato e di sant'Antonio il Grande, e al primo piano – la chiesa dell'Intercessione della tuttasanta Theotokos. Durante la guerra russo-turca del 1768-74, sostenne la Russia e invitò i greci a ribellarsi al giogo turco. La rivolta fu soppressa e il patriarca Seraphim si ritirò nello stesso monastero di Mgar, dove morì nel 1779.

Lo skit più grande

Dopo la morte del patriarca Seraphim, il suo arcidiacono, che era rimasto a mantenere aperta la cella di sant'Antonio il Grande, si trasferì nel monastero di Vatopedi e gli concesse tutti i diritti sulla cella. Vatopedi non usò la cella, che gradualmente cadde in uno stato di abbandono.

Lo skit ha acquisito il suo aspetto attuale alla fine del XIX secolo. Nel 1841 fu acquistato da due monaci russi – Vissarion (Tolmachev) e Varsonofij (Vavilov). Riunirono circa 20 monaci russi e organizzarono un dormitorio da skit. Con la sua espansione, nel 1849, la cella ricevette ufficialmente lo status di skit, e il monastero di Vatopedi garantì al nuovo skit il diritto di eleggere l'igumeno e di avere un proprio sigillo.

Vissarion (Tolmachev), il primo igumeno dello skit di sant'Andrea, ricevette dal patriarca Anthimos IV di Costantinopoli una lettera per "l'istituzione eterna del nuovo skit russo".

Grazie agli sforzi dei monaci russi e alla cura dei filantropi russi, lo skit di sant'Andrea supera di dimensioni molti monasteri athoniti e la sua chiesa principale – la cattedrale di sant'Andrea – divenne una delle più grandi di quelle costruite in Oriente sotto il dominio turco.

Lo skit possedeva importanti terreni agricoli, aveva i suoi metochi (dipendenze) a Costantinopoli, Salonicco, Odessa, Rostov-sul-Don e San Pietroburgo. Pubblicava la rivista mensile "Istruzioni e consolazioni della santa Fede cristiana" e conduceva una vasta opera missionaria. Nel 1906, il numero dei fratelli che lavoravano nello skit raggiunse le 500 persone.

Dopo la rivoluzione del 1917, lo skit di sant'Andrea perse tutte le sue proprietà in Russia e il sostegno dei filantropi. I pellegrini e coloro che desideravano servire Dio in un rango monastico smisero di venire allo skit. Ma l'incendio del 1958, che imperversò per tre giorni e in cui bruciarono quasi tutti gli edifici e le chiese, inferse il peggior colpo. La biblioteca e l'archivio, che ammontavano a circa 20.000 libri e manoscritti, sparirono nel fuoco.

L'ultimo igumeno russo dello skit, l'archimandrita Mikhail, morì nel 1962. Dopo di lui, solo cinque fratelli anziani rimasero nello skit. Presto partirono anche per il Signore. Per circa 20 anni, uno dei più maestosi e popolosi skit dell'Athos rimase completamente abbandonato e trascurato. In seguito vi si insediarono gradualmente dei monaci greci. Nonostante questi ultimi si fossero stabiliti arbitrariamente, la Chiesa ortodossa russa non ha mai sollevato la questione del ritorno dello skit ai monaci russi. E nel 1992, lo skit è stato ufficialmente riconosciuto come un santuario greco.

Qualcuno vede in questa storia un tentativo di "nazionalizzare la Montagna Santa"? Qualcuno ci vede un tentativo di "usarlo come un luogo di occultamento per servire ideali grandiosi e alieni agli obiettivi e ai conseguimenti dello stato monastico"? Perché l'esistenza di monasteri greci sull'Athos non si chiama "nazionalizzazione"? Perché l'esistenza del monastero bulgaro di Zograf, del monastero serbo di Hilandar, dello skit romeno di Prodromos non è chiamata "nazionalizzazione"?

Il primo nell'Ortodossia

Il patriarca Bartolomeo, accusando gli altri di etnofletismo, incolpa in realtà lo stesso patriarcato di Costantinopoli.

Le dichiarazioni dei vescovi e del clero del Fanar, inclusi, purtroppo, i rappresentanti dell'Athos, sulla superiorità della nazione greca e sul suo primato tra i popoli ortodossi sono molto numerose. Ecco alcuni esempi.

Il metropolita Crisostomo di Zante nel suo articolo "I due pericoli principali" ha sottolineato che il cattolicesimo e "gli slavi e le Chiese ortodosse slave, sotto gli auspici del patriarcato russo," minacciano la nazione greca:

"Se i popoli slavi dimenticassero che i greci hanno dato loro la cultura e che hanno ricevuto la luce della fede cristiana dalla lampada cristiana della Bisanzio greca attraverso i missionari greci, e che quindi dovrebbero ringraziare e rispettare e favorire la razza greca, che li ha educati e illuminati e invece si mostrassero nemici bassi e ingrati, allora la coscienza pan-ortodossa spazzerà via i loro piani cupi e infidi".

Si scopre che esiste una grande razza greca e che i popoli non greci di seconda classe dovrebbero servire questa razza e obbedire docilmente ai suoi saggi ordini. Questo articolo è stato scritto nel 1947 e da allora, a quanto pare, è diventato una guida per i fanarioti di oggi.

Nel 2018, dopo che la Chiesa ortodossa russa ha interrotto la comunione con il Patriarcato di Costantinopoli in risposta alle decisioni illegali e non canoniche sull'Ucraina, il patriarca Bartolomeo ha detto: "I nostri fratelli slavi non riescono a tollerare il primato del Patriarcato ecumenico e della nostra gente nell'Ortodossia". Così, ha dichiarato apertamente il primato dei greci nell'Ortodossia.

L'11 febbraio 2019, in una riunione della Sacra Comunità della Montagna Santa sulla "questione ucraina", i rappresentanti dei monasteri che sostenevano il Fanar hanno dichiarato: "L'ellenismo e il Patriarcato ecumenico hanno il primato nell'Ortodossia", nonché : "Come athoniti, non tollereremo nessuno che umili l'ellenismo e il Patriarcato ecumenico".

Queste e molte altre affermazioni simili testimoniano eloquentemente non solo l'etnofletismo, non solo il dominio del nazionale sul religioso, ma anche l'ideologia della superiorità della razza greca sulle altre nazioni. Ma il Vangelo dice l'esatto contrario, afferma che in Cristo "non c'è differenza tra ebreo e gentile – lo stesso Signore è il Signore di tutti e benedice pienamente tutti coloro che lo invocano" (Rom 10, 11-12), che in Cristo "non esiste gentile o giudeo, circonciso o non circonciso, barbaro, scita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti" (Col 3, 11).

Il Fanar è tutto in tutti?

E infine, perché il patriarca Bartolomeo ha sollevato il tema dell'etnofletismo e ne ha incolpato gli altri.

Il Fanar, cercando di far passare le sue decisioni illegali sulla "questione ucraina", cercando di convincere le Chiese locali a riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da lui creata, sta conducendo una guerra informativa e diplomatica molto sottile. Sta cercando di presentare la scissione che ha già avuto luogo nella Chiesa ortodossa come una scissione secondo linee etniche. Dicono che la Chiesa ortodossa russa e le altre Chiese slave locali non accettano le decisioni di Costantinopoli non perché queste contraddicono i canoni ma perché si oppongono ai greci, perché vogliono affermare la loro superiorità slava nell'Ortodossia. Di conseguenza, le Chiese locali greche devono consolidarsi attorno al Fanar e respingerle.

È interessante notare che le Chiese slave non hanno mai rivendicato il primato, non si sono mai definite così. Inoltre, questa identificazione non si applica alla Chiesa russa, che si prende cura dei cristiani di molte nazionalità, dagli europei ai giapponesi.

In effetti, con il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da parte della Chiesa di Grecia, ha avuto luogo uno scisma nell'Ortodossia secondo il criterio del riconoscimento o del non riconoscimento di Costantinopoli come capo della Chiesa ortodossa piuttosto che secondo un criterio nazionale.

Prendendo decisioni sulla "questione ucraina", il Fanar:

• ha riconosciuto che l'ordinazione degli scismatici è piena di grazia;

• li ha uniti alla Chiesa senza pentimento e perfino senza ascoltare il loro appello (l'esame dell'appello comporta un certo processo con l'audizione obbligatoria delle opinioni delle parti, in questo caso il Patriarcato di Mosca e Filaret Denisenko, ma ciò non è avvenuto);

• ha portato via la metropolia di Kiev del 1686 senza alcuna discussione, neppure formale, su questa questione con il Patriarcato di Mosca e con la Chiesa ortodossa ucraina;

• ha concesso l'autocefalia a un gruppo di scismatici situati sul territorio canonico di un'altra Chiesa locale.

Non ci sono giustificazioni teologiche e canoniche per queste decisioni. I santi canoni consentono ai patriarchi di Costantinopoli di accettare gli appelli solo dal clero della loro Chiesa e di dare l'autocefalia solo a quelle strutture ecclesiali che fanno parte del Patriarcato di Costantinopoli. Il riconoscimento delle "ordinazioni" di Epifanij Dumenko e del suo "episcopato" come pieni di grazia è generalmente al di là dell'Ortodossia.

Si possono accettare le decisioni anti-canoniche del Fanar solo in un caso: riconoscendo la supremazia di Costantinopoli sull'intera Ortodossia. Questo è il criterio su cui si basa la divisione.

Nel suo comunicato a seguito dei risultati del Concilio episcopale, la Chiesa di Grecia non ha potuto citare un solo argomento sensato, dal punto di vista dei canoni, per il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Tutto il ragionamento si riduceva al fatto che il Patriarcato di Costantinopoli aveva ragione perché era il Patriarcato di Costantinopoli e aveva il diritto di farlo. Se una Chiesa locale riconosce la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", seguirà il percorso di un ulteriore riconoscimento del primato di Costantinopoli.

Le Chiese che non sono d'accordo con questo non dichiarano che in questa situazione la Chiesa ortodossa russa ha ragione. Queste Chiese semplicemente propongono di risolvere la "questione ucraina" in modo conciliare. Pertanto, la divisione nell'Ortodossia ha luogo proprio sulla questione: la Chiesa ha un capo visibile nella persona del Patriarcato di Costantinopoli o riconosce il primato diretto nella Chiesa di nostro Signore Gesù Cristo?

Ciò può essere formulato in modo leggermente diverso: è il Concilio o il Patriarcato di Costantinopoli a essere la massima autorità visibile nella Chiesa? E poiché nel Credo confessiamo: "Credo nella Chiesa Una, Santa, cattolica e apostolica", la scelta è la seguente: Ortodossia o supremazia del Patriarcato di Costantinopoli.

Invece, i vescovi del Fanar, guidati dal patriarca Bartolomeo, stanno artificialmente cercando di imporre a tutti una scelta diversa, completamente falsa: la superiorità greca o slava (o russa, se volete). Ecco perché il patriarca Bartolomeo sfrutta così duramente il tema dell'etnofletismo e presumibilmente il confronto dei greci e degli slavi sul Monte Athos e nel mondo nel suo insieme.

Il nostro compito è capire tutto questo e non permettere che gli slavi siano schierati contro i greci e i greci contro gli slavi, per non cadere nella trappola preparata per noi e non accettare un falso concetto in cui l'Ortodossia sembra essere greca, russa o di altro tipo. Evitiamo di avere di nuovo ellenici, ebrei, barbari, sciti, ecc. Crediamo fermamente che "Cristo è tutto in tutti" (Col 3, 11).

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