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  Da dove viene la dottrina del primato del Fanar nel mondo ortodosso?

di Aleksej Smirnov - dal blog Orthodoxologie

versione francese di Claude Lopez-Ginisty dall'Unione dei giornalisti ortodossi, 7 giugno 2019

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Basandosi sul sistema del metropolita Giovanni, il patriarca Bartolomeo è il primo tra pari nel mondo ortodosso. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Come teologo greco, Ioannis Zizioulas cerca di giustificare le pretese papali del patriarca Bartolomeo.

Le azioni anti-canoniche del patriarca Bartolomeo in Ucraina hanno provocato la più grande crisi della Chiesa ortodossa dallo scisma del 1054.

E il problema non è solo nell'intervento di una Chiesa locale negli affari di un'altra, non solo nella disputa sul territorio canonico. Queste cose sono già accadute prima. E la rottura della comunione eucaristica non è qualcosa di nuovo. Ce ne sono state tra le Chiese di Antiochia e Gerusalemme, tra quelle di Gerusalemme e di Romania, ecc.

Il problema principale è nel tentativo di Costantinopoli di imporre all'intero mondo ortodosso un nuovo insegnamento sulla Chiesa e presentarlo come tradizionale per l'Ortodossia. Vale a dire, forzare l'intero mondo ortodosso, specialmente le "nuove" autocefalie (quelle apparse dopo i Concili ecumenici), a sottomettersi a un centro e a riconoscere i privilegi speciali della "Nuova Roma".

Fino al 2016, tali affermazioni esistevano più a livello di teoria che di pratica, ed erano sostenute in una certa misura solo dalle Chiese greche, mentre per le altre erano estranee e incomprensibili.

Sono state fatte periodicamente discussioni sul primato, come tra la Chiesa ortodossa russa e il metropolita Elpidophoros (Lambriniadis) nel 2014, che, tuttavia, non hanno causato conflitti su larga scala.

Il segno premonitore della tempesta o stato il Concilio di Creta, nei cui regolamenti il Fanar ha tentato di consolidare il suo diritto a convocare i Concili ecumenici. Due anni dopo è seguita l'invasione di Costantinopoli in Ucraina. Dopo di che, al Fanar hanno dichiarato il loro diritto esclusivo di concedere un'autocefalia e di condurre un processo perentorio contro qualsiasi chierico. Il Tomos della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è diventato la quintessenza delle rivendicazioni papali del patriarca Bartolomeo e della loro concezione di riferimento. Dopo tali azioni, il conflitto aperto tra il Fanar e le Chiese locali è divenuto inevitabile, e l'intero mondo ortodosso ne è stato coinvolto.

È necessario sottolineare una caratteristica: le pretese di potere di Costantinopoli si basano non solo su argomenti canonici storici, ma anche su un peculiare sistema teologico-dogmatico. E questo sistema è stato formato non ieri, ma diversi decenni fa. Il suo autore principale è il metropolita di Pergamo, Ioannis Zizioulas. Tra gli ucraini, è familiare soprattutto come membro della delegazione di Costantinopoli, che nel 2018 ha fatto il giro delle chiese locali per metterle di fronte al fatto del conferimento dell'autocefalia alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Ecco perché l'analisi del sistema teologico di questo vescovo greco è necessaria per comprendere i processi attuali. Un'analisi dettagliata non è argomento da un singolo articolo. Consideriamo le caratteristiche generali di questo sistema.

Insegnamento sulla Chiesa locale

La base dell'ecclesiologia di Zizioulas è la dottrina della Chiesa locale e dell'Eucaristia.

Per molti, l'identificazione della Chiesa locale con i patriarcati autocefali o le metropolie è consuetudine. Tuttavia, Zizioulas la usa in un significato diverso, vale a dire: la chiesa locale è quella che ora viene chiamata diocesi. Analizzando il Vangelo e i primi testi cristiani, egli giunge alla conclusione che la comunità eucaristica, capeggiata dal vescovo, era inizialmente chiamata la Chiesa locale, circondata da un consiglio di anziani (sacerdoti). L'Eucaristia, la congregazione e il vescovo sono quindi elementi costitutivi della Chiesa.

Tale comunità, dice Zizioulas, combina lo storico (ciò che era e ciò che è) e l'escatologico (ciò che sarà e ciò che dovrebbe essere – il regno di Dio). Le caratteristiche principali della Chiesa locale sono la sua cattolicità e universalità: in un luogo in cui si radunano tutti i membri della Chiesa nella zona, vengono superate tutte le divisioni naturali e sociali: sesso, razza, nazione, lingua, professione, stato, ecc. Ogni Chiesa locale nella comprensione di Zizioulas esprime la pienezza della Chiesa come Corpo di Cristo.

A prima vista, tutto è abbastanza ortodosso: la Chiesa, secondo Zizioulas, non è un'organizzazione, è un modo di vivere concentrato nell'Eucaristia. Leggendo questo ragionamento, si più pensare che questa sia una vera fede ortodossa. Tuttavia, dopo aver osservato i dettagli, si resta sorpresi nel trovare una metamorfosi sorprendente.

In una sezione di "Essere in comunione", Zizioulas parla molto del fatto che un vescovo non esiste senza una comunità, il servizio nella Chiesa è impensabile senza una comunità, il potere e il carisma del vescovo sono di natura "relazionale", ecc. Ma poi, inaspettatamente, egli proclama di affermare che il vescovo è il principio esclusivo dell'unità della comunità.

Nel 2014, questa tesi di Zizioulas sarà ripetuta dal metropolita Elpidophoros (Lambriniadis) nell'articolo "Primus sine paribus": "a livello ecclesiologico della Chiesa locale, il principio di unità non è un presbiterio o un ministero comune dei cristiani, ma l'identità del vescovo!"

La domanda sorge spontanea: se il vescovo è la fonte esclusiva dell'unità della comunità, allora qual è il vero contenuto della sobornost [1]? In che modo la fonte dell'unità può essere al di fuori o al di sopra della comunità?

Così, già a livello dell'insegnamento di Zizioulas sulla Chiesa locale, si può vedere che la cattolicità, la comunità e la comunione assumono un carattere astratto e contraddittorio.

E questo sembra essere collegato alla schematica dialettica che egli trae dalla dottrina peculiare della Trinità, cercando di estrapolare questo schema a tutti i livelli della gerarchia ecclesiastica.

Discorso sulla dottrina della "monarchia" del Padre: l'ipostasi di Dio padre è il principio (cioè l'inizio, la fonte) dell'unità della Trinità. Allo stesso tempo, Zizioulas oppone personalità ed essenza, sostenendo che l'unità della Trinità è assicurata non attraverso una singola essenza, ma attraverso l'ipostasi di Dio Padre, che è "l'inizio unico" della Trinità.

Dottrina del primato

Il ruolo principale nelle sue argomentazioni sul primato è giocato dal principio di "uno-molti", che estrae per astrazione dalla dottrina della Trinità, di Cristo e dell'Eucaristia. Secondo questo principio, l'unità e la comunicazione dei "molti" è impossibile senza "l'uno", che Zizioulas, senza alcuna spiegazione, identifica con il "primo".

Quindi Zizioulas, per analogia, applica questo principio alla struttura gerarchica nella Chiesa, sostenendo che a ogni livello della vita della chiesa – locale, regionale e universale – deve esserci un vescovo primate.

Già qui si può scoprire l'errore metodologico più grave di Zizioulas. Un paragone astratto tra la Trinità e la struttura della Chiesa senza alcuna spiegazione è assolutamente inaccettabile. Perché in questo caso, il relativo e l'assoluto sono mescolati e si introduce una gerarchia intollerabile nella comprensione della Trinità. Se Dio il Padre è un prototipo del vescovo "superiore" nella Chiesa, allora nella Trinità svolge la funzione di "superiore", cosa che confina con l'assoluta eresia e contraddice gli insegnamenti dei Padri della Chiesa sull'uguaglianza di tutte le persone della Trinità. D'altra parte, la gerarchia ecclesiastica è assolutizzata e "divinizzata".

In generale, il "principio di analogia" è di per sé discutibile come metodo teologico. Per esempio, l'arciprete Sergej Bulgakov, un rappresentante della scuola teologica di Parigi, paragonò le persone della Trinità con le differenze di sesso nell'uomo, associando lo Spirito Santo alla "femminilità". Ovviamente, l'uso di analogie può portare alla pura fantasia al di là della realtà. Sembra che nel caso di Zizioulas abbiamo a che fare con la stessa fantasia.

La dottrina della "monarchia del Padre" è stata usata per confermare il primato di Costantinopoli da parte del metropolita Elpidophoros nel menzionato articolo "Il primo senza uguali", dove difendeva anche uno speciale "ordine teologico" nella Trinità: "La Chiesa ha sempre e sistematicamente compreso la personalità del Padre come primaria nella comunicazione della santa Trinità" . Probabilmente, Elpidophoros ha preso in prestito questa tesi proprio da Zizioulas, traendo un'analogia tra il vescovo e Dio Padre.

Contro un'analogia così volgare e primitiva tra la Trinità e la Chiesa si è espresso un noto teologo greco, il metropolita Hierotheos (Vlachos):

"La Chiesa, secondo gli insegnamenti dell'apostolo Paolo, è il corpo di Cristo, il fondamento della Chiesa è centrato su Cristo, non triadicentrico, perché Cristo è "uno della santa Trinità", e si è incarnato, cioè ha accettato e vissuto la natura umana. Quando la Chiesa è caratterizzata come "immagine" o "a immagine della Santa Trinità", allora dal lato strettamente teologico c'è confusione tra teologia ed economia, e confusione tra l'increato e il creato. Inoltre, nella definizione della Chiesa come immagine della Santa Trinità, appaiono numerosi problemi che riguardano il confronto tra le Chiese e le proprietà ipostatiche delle persone della santa Trinità!"

Anche se confrontiamo le relazioni all'interno della Trinità alle relazioni tra le Chiese locali, dobbiamo assumere che debba esistere una sola Chiesa, che sarebbe la fonte e l'inizio di tutte le altre Chiese locali, proprio come Dio il Padre è la fonte della Trinità, e Cristo è la fonte e il capo della Chiesa. fate attenzione alla retorica di Costantinopoli, che spesso si definisce la "Chiesa madre" e "la madre di tutte le Chiese"! Tali affermazioni non sono affatto casuali e sono dovute alla necessità di conformarsi alla logica del principio astratto "uno-molti". Questa è una dimostrazione pratica di come l'insegnamento di Zizioulas influenza la retorica di Costantinopoli.

Ma il fatto è che Costantinopoli non è stata storicamente una fonte per altre Chiese. Solo la Chiesa di Gerusalemme ha il diritto di rivendicare questo ruolo. Pertanto, Costantinopoli deve cercare ulteriori argomenti a favore del fatto di essere "l'inizio" e "la fonte" di tutte le Chiese ortodosse. Sorgono quindi chimere ideologiche che sostengono che Costantinopoli è la fonte della purezza dell'insegnamento ortodosso, ecc. Pertanto, si presume che le altre Chiese locali non possano mantenere la loro coscienza dogmatica nella purezza se non nella comunione con il "primo trono" di Costantinopoli, che è il portatore di questo ellenismo "infallibile".

* * *

In primo luogo, l'errore principale di Zizioulas è che crede che l'analogia possa essere la base per l'insegnamento sulla Chiesa. Tuttavia, l'analogia è solo analogia. La Chiesa in realtà non è l'immagine della Trinità, e i primi ierarchi della Chiesa non sono l'immagine di Dio Padre. Un tale confronto non può essere permesso tranne che come una metafora. Non è chiaro perché Zizioulas avesse bisogno di conclusioni così astratte quando ci sono definizioni più realistiche della Chiesa. Ma forse lo fa perché queste conclusioni consentono certe manipolazioni.

In secondo luogo, il contenuto dell'analogia stessa non è corretto. Il modo in cui Zizioulas descrive la Trinità non corrisponde all'insegnamento ortodosso e si situa all'orlo dell'eresia.

Sia il primo che il secondo errore permettono a Zizioulas di effettuare una manipolazione, che consiste in una "neutralizzazione" piuttosto virtuosa del concetto di conciliarità. Da un lato, Zizioulas ripete costantemente che "l'uno" non esiste senza "i molti". Sembrerebbe che questa sia la logica della conciliarità. Tuttavia, la seconda parte della tesi trasforma la prima in una formalità. Se la fonte dell'unità dei "molti" si trova in un "uno", che è identificato con il "primo", allora la sobornost, quindi, "si rovescia" e viene percepita dal Fanar dal punto di vista della "prospettiva inversa".

Nella retorica pratica, ciò si riflette nell'identificazione del potere e della responsabilità. Costantinopoli ripete continuamente che i suoi privilegi non sono un potere, ma una "responsabilità transfrontaliera", e la fonte di questa responsabilità non è nelle Chiese locali esistenti, ma nella stessa Costantinopoli! Parafrasando Orwell [2], le tesi fanariote possono essere rappresentate come segue: la libertà è sottomissione, il potere è amore, la comunicazione è l'opinione di ciascuno, ecc.

Cioè, Costantinopoli, per così dire, dice: ci prendiamo cura di voi, vi serviamo, ci struggiamo per il vostro bene e sopportiamo perdite di reputazione. E dal suo punto di vista, questa sarebbe la "collegialità"! Ma allo stesso tempo, i fanarioti credono di essere i soli a sapere qual è il vero bene per le altre Chiese locali. La conciliarità, quindi, si trasforma in un'astrazione, separata dalla volontà reale delle Chiese locali e sostituita dalla volontà soggettiva e dall'idea del bene comune di Costantinopoli.

Tale manipolazione è molto simile alla dottrina cattolica del primato e l'infallibilità del papa. Anche i cattolici giustificano il primato nelle categorie di "ministero", "responsabilità", ecc. Ovviamente, tutti i modelli "papisti" alla fine devono giustificare l'infallibilità del "primo senza eguali".

L'errore di queste teorie è ovvio. La sobornost non è sottomessa al "primo", anche se questi si considera un "servitore del Concilio" e implica una discussione congiunta obbligatoria delle questioni più importanti per la Chiesa. In questo contesto, la comprensione generale dell'essenza della "comunicazione" di Zizioulas è erronea. E questo è un triste esempio di come la teologia, orientata alla filosofia personalistica (con i suoi ideali di libertà, personalità e amore), sia diventata il suo opposto.

Note alla traduzione francese:

[1] Sobornost (Соборность, "comunità spirituale di persone che vivono insieme") è un termine importante nel vocabolario religioso e filosofico in seno alla Chiesa ortodossa russa. Conciliarità... [2] Cfr 1984, pubblicato nel 1949. in questo romanzo, la lingua manipola le nozioni più elementari per mantenere le persone in soggezione. Il nuovo linguaggio teologico inetto dei fanatioti di Istanbul permette la medesima soperchieria.

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