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  Epistola del clero della diocesi americana occidentale della ROCOR

Orthochristian.com, 4 aprile 2019

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Noi, il clero della diocesi americana occidentale, impegnati in umile servizio al Vangelo di Cristo e obbedienti alla vita della sua Chiesa, essendoci riuniti per tre giorni alla presenza dell'icona "Hawaiiana" della Theotokos di Iviron per la nostra conferenza pastorale quaresimale, ci rivolgiamo umilmente al nostro fedele gregge e a tutti i pii cristiani ortodossi. Stando, come abbiamo fatto in questi giorni, davanti all'icona miracolosa tra folle di fedeli provenienti da ogni terra – dall'America, dalla Russia, dall'Ucraina, dalla Grecia, dalla Romania, dalla Serbia, dalla Siria e da molti altri luoghi – che sono venuti per venerare la santa Vergine e per pregare con noi in unità spirituale, non abbiamo potuto fare a meno di sentire nello stesso tempo la grazia profonda di Dio, che attira tutti gli uomini insieme nell'abbraccio dei suoi santi, e tuttavia anche il grande dolore del suo popolo, nel quale molti stanno ora soffrendo a causa degli affronti all'unità della Chiesa a cui stiamo assistendo in questi giorni.

Ci sentiamo in dovere di elevare la nostra voce davanti a voi, i fedeli, con chiarezza spirituale e incoraggiamento sulla via della verità, affinché nessuno sia abbandonato alla fugace disperazione e tutti possano mantenere la loro ferma speranza nelle misericordie e nelle compassioni di Dio che "non mancano mai" (cfr Lamentazioni 3:22). Come diocesi, diamo pieno sostegno a sua Santità il patriarca di Mosca e di Tutta la Rus' e sincera obbedienza alle decisioni e dichiarazioni del nostro Santo Sinodo episcopale, ed esprimiamo la nostra piena fiducia in queste determinazioni come chiarificazione del vero percorso della Chiesa in questi tempi turbolenti. Ci hanno espresso la necessità di aderire saldamente alle tradizioni tramandate dai nostri antenati, in cui troveremo un sostegno sicuro senza cedere mai alla mera autorità o a invenzioni umane in materia di vita ortodossa. A questo proposito, lamentiamo la parodia che si è recentemente svolta nella sacra terra dell'Ucraina, in cui l'unica Chiesa ortodossa canonica dell'Ucraina, sotto la guida martirica di sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina insieme ai suoi benedetti fratelli, ha ricevuto la croce di una grave sofferenza attraverso le azioni anti-canoniche del Patriarcato di Costantinopoli. I nostri cuori sanguinano per i nostri fratelli e sorelle afflitti da questi eventi e invitiamo tutti i popoli ortodossi a una fervente preghiera per sua Beatitudine il metropolita Onufrij, per i suoi fratelli vescovi e per tutti i fedeli sofferenti in Ucraina e in ogni paese.

Siamo consapevoli che, nella mente di alcune persone, motivazioni "politiche" reali o percepite degli eventi in Ucraina sono sufficienti per affermare che l'intera questione è secondaria al perseguimento di una vita ortodossa in altre parti del mondo, e quindi sentiamo un bisogno urgente per chiarire, a beneficio spirituale di tutti i credenti, che le questioni identificate dal nostro Sinodo, dal Santo Sinodo del Patriarcato di Mosca e da una schiera di altre autorità tra le varie Chiese locali, hanno diretto rilievo sullo stato spirituale pratico dei cristiani ortodossi in tutto il mondo. Questo è particolarmente vero nella diaspora, dove sentiamo l'intimità di forti legami con i nostri fratelli delle altre Chiese e giurisdizioni locali, con cui viviamo fianco a fianco, che stanno con noi di fronte alle nostre sacre reliquie e con cui eleviamo preghiere comuni ai luminari della vita della diaspora come san Giovanni il Taumaturgo di Shanghai e San Francisco.

Questo triste stato si è verificato perché, come la nostra Chiesa e altri hanno identificato, il Patriarcato di Costantinopoli, un tempo grande, ha fatto un passo ben oltre i limiti ecclesiali-politici e intrapreso attività che vanno contro alcune delle nozioni più fondamentali della santa Ortodossia. Come può un cristiano devoto non lamentarsi della convocazione di un concilio non canonico? O come può un patriarcato affermare, falsamente e senza alcuna autorità, che gli scismatici sconsacrati e anatematizzati sono "riabilitati" e quindi entrare in comunione eucaristica con tali individui? O sostenere non sono che dei laici senza alcuna ordinazione ortodossa solo chierici, ma addirittura nominarne uno come "primate" di una nuova struttura paraecclesiastica che, con un fiat unilaterale un singolo patriarcato chiama "Chiesa autocefala", e pone questo laico scismatico come celebrante dei santi misteri? Purtroppo, questi sono solo alcuni tra una litania di reati contro la natura stessa dell'Ortodossia che vediamo tra le attuali attività del Patriarcato di Costantinopoli; e come pastori all'interno delle parrocchie di questa diversa regione dell'America occidentale, riconosciamo che questi rappresentano un pericolo spirituale immediato per i fedeli in tutto il mondo ortodosso, poiché ciò che viene rappresentato come "Ortodossia" è in realtà profondamente discordante con la vera vita ortodossa. Una menzogna, presentata come verità, non fa che condurre gli uomini fuori strada.

Riconosciamo, come i nostri vescovi e tanti altri hanno chiarito, che il Patriarcato di Costantinopoli ha intrapreso questi passi come un'estensione di una visione esagerata e fasulla del suo posto nel mondo ortodosso. Mentre per molti secoli l'oikoumene ortodosso ha concesso, per riconoscimento fraterno, alla Chiesa di Costantinopoli un posto di onore distintivo tra le Chiese locali, considerandola come "primo fra pari" (primus inter pares) in uno spirito di cooperazione fraterna e conferendole certi privilegi che si addicono a uno riconosciuto in tal modo dai propri fratelli, ciò è sempre stato basato sulla sua adesione alle norme e alle tradizioni canoniche ortodosse. A quelli tra i fedeli che ora si domandano se la posizione del Patriarcato di Costantinopoli debba quindi essere considerata di autorità speciale nei termini delle sue azioni attuali, ci sentiamo pastoralmente obbligati a chiarire che, quando un patriarcato si allontana dal terreno solido della vita canonica ortodossa, tale autorità si perde insieme alla perdita di una vita condivisa con le altre Chiese. Siamo angosciati dal fatto che il Patriarcato di Costantinopoli abbia espresso tardivamente, in documenti ufficiali e dichiarazioni, di essere il "primo senza eguali" (primus sine paribus), che altri "devono" sottomettersi a lei, e che lei, come se avesse un qualche diritto ontologico sulla sua esistenza, ha una sorta di autorità sulle altre Chiese locali. Questa è illusione e menzogna, come abbiamo visto confermato nella mancanza di sostegno di qualsiasi Chiesa locale verso tali pretese. Quanto più tragico è questo quando vediamo il risultato della "legittimazione" dello scisma, attuata unilateralmente, che ha incitato eventi in terre straniere che portano a persecuzioni e a sequestri illegali di chiese, e a tante altre sofferenze.

Il Patriarcato di Costantinopoli, agendo in tal modo, chiaramente non parla più a nome dell'oikoumene ortodosso. Per il bene di tutti i nostri fedeli, dobbiamo proclamare chiaramente la verità: coloro che sono stati anatematizzati dalla Chiesa rimangono anatematizzati; quelli che sono nello scisma rimangono nello scisma finché non si pentono e ritornano al patriarcato da cui si sono separati; quelli che sono stati "ordinati" nello scisma non sono ordinati e non hanno uno status clericale; i falsi corpi "ecclesiali" composti da scismatici non costituiscono una "chiesa" e non saranno riconosciuti come tali; e un patriarcato che sfida l'intero corpo delle Chiese locali, insistendo sulla propria volontà e esigendo un'adesione servile ad esso da parte degli altri, non è affatto "ecumenico", anche se, in passato, è stato degno di tale riconoscimento. Questo è il motivo per cui la nostra Chiesa si è trovata incapace di mantenere la comunione con il Patriarcato di Costantinopoli. Questa è una situazione profondamente dolorosa, e tuttavia una che è comunque del tutto giustificata e appropriata, date queste terribili circostanze. Finché non vi è un cambiamento di cuore nel Patriarcato di Costantinopoli, rimaniamo guidati dall'insegnamento del più importante degli apostoli, san Paolo: "Ora vi prego, fratelli, di guardarvi da quelli che causano divisioni e offese contrarie alla dottrina che avete imparato, e di evitarli" (Romani 16:17). Di fronte all'aperta proclamazione dello scisma come Ortodossia, non possiamo rimanere uniti a coloro che non si sottometteranno alla voce della Chiesa.

Per questo motivo, sentiamo il bisogno di spingere tutti verso un approfondimento della preghiera a favore di coloro che sono colpiti da questa situazione disastrosa. A tutti i nostri fedeli: pregate per l'unità della Chiesa nella verità; pregate per sua Beatitudine il metropolita Onufrij e per i fedeli dell'Ucraina nelle vostre preghiere domestiche, anche se lo facciamo insieme ai servizi divini; aprite i vostri cuori alla compassione per coloro che sono messi in pericolo dallo scisma e dal conflitto, affinché Dio possa guarire i feriti e sollevare i cuori infranti. E poi, fratelli e sorelle: state pronti! Non siate scoraggiati, né lasciate che la vostra fede si indebolisca. Sì, stiamo vedendo "giorni del male" (Salmo 49:5), ma Dio non abbandona mai la Sua Chiesa, e con un'incrollabile adesione alla nostra tradizione sacra, con i cuori non ostacolati dall'amarezza o dalla disperazione, vedremo a tempo debito che lo stesso Signore della pace guarirà ogni dolore dello scisma, prificando la sua Chiesa, rendendola immacolata e incorrotta in questo mondo e in quello a venire.

San Francisco, 21 marzo / 3 aprile 2019

Giorno di mezzo della Grande Quaresima

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