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  "Il patriarcato che un tempo ha condannato il nazionalismo ecclesiastico ne è ora preda"

Conversazione di Jurij Pushchaev con lo storico della Chiesa Vladislav Igor'evich Petrushko

Orthochristian.com, 3 ottobre 2018

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Il Tomos del 1686 riguardante il trasferimento della metropolia di Kiev dalla Chiesa di Costantinopoli al patriarcato di Mosca, nonché le circostanze di questo trasferimento, sono diventati di recente oggetto di accese discussioni. Il patriarcato di Costantinopoli ha improvvisamente iniziato a contestare categoricamente la validità di questo trasferimento. Per la questione della validità di queste affermazioni e per quanto riguarda i problemi del trasferimento del 1686, abbiamo parlato con un professore dell'Università ortodossa di san Tikhon, docente di storia della Chiesa, Vladislav Igor'evich Petrushko.

edificio dell'ex scuola patriarcale al Fanar

Per favore, ci dica per quanto tempo la metropolia di Kiev è stata inclusa nel patriarcato di Costantinopoli. E per quanto tempo è esistita separatamente dalla metropolia moscovita?

La metropolia di Kiev è stata inclusa nella lista delle metropolie del patriarcato di Costantinopoli fin dalla fine del X secolo. Con il passare del tempo, la metropolia, rimanendo "kievana" nel titolo, fu quindi, in realtà, come sappiamo, trasferita nella città di Vladimir. [1]

Kiev rimase la cattedra del primo trono, ma solo nominalmente. [2] All'inizio di settembre, il patriarca Bartolomeo ha commesso deliberatamente o accidentalmente un grave errore quando ha affermato che la metropolia di Kiev è stata trasferita a Mosca senza il permesso del patriarcato di Costantinopoli. [3]

Primo, non fu la metropolia a essere trasferita, ma fu il metropolita [di Kiev] a trasferirsi, e la cattedra rimase a Kiev. In secondo luogo, la cattedra alla fine fu trasferita non a Mosca, ma a Vladimir. Vladimir fu riconosciuta a metà del XIV secolo per decisione del concilio dei vescovi della chiesa di Costantinopoli, come la seconda città del trono [cattedrale / primaziale / capitale], e della sede del metropolita di Kiev e di tutta la Rus'.

Tuttavia il metropolita [sant']Alessio, al tempo del quale era stata presa la decisione sul trasferimento della metropolia, si era già trasferito a Mosca. Il riconoscimento di Vladimir, e non di Mosca, come seconda città cattedrale dei metropoliti della Rus' era associato alla riluttanza a irritare il principe lituano Algirdas, che a quel tempo era in feroce rivalità con i principi moscoviti.

proclamazione dell'unione fiorentina

Inoltre, come sappiamo, nel 1439 fu firmata l'Unione fiorentina. Durante un concilio nel 1441, a Mosca, il metropolita di Kiev e di tutta la Rus', Isidoro, un greco, fu deposto dai vescovi della Rus' e condannato come eretico, perché aveva concluso un'unione [con Roma] e rinnegato l'Ortodossia.

In relazione a ciò, la Chiesa ortodossa della Rus' acquistò la sua indipendenza a causa dell'uniatismo di Costantinopoli, in quanto si trattava di una questione dogmatica, e non solo di una canonica. Poco dopo il Concilio di Mosca del 1441, anche i patriarchi orientali rinunciarono all'unione.

E Costantinopoli lo fece solo nel 1453, solo dopo la conquista della capitale dell'Impero da parte dei turchi. Quindi, l'uniatismo del patriarca di Costantinopoli fu la ragione per cui la Chiesa russa passò all'autocefalia, per conservare l'Ortodossia! La Chiesa russa non poteva obbedire a un patriarca uniate!

Con l'elezione di san Giona alla metropolia russa e il suo riconoscimento come metropolita nella Rus' occidentale, [4] l'intera Chiesa della Rus' divenne autocefala. Ma nel 1458, il re di Polonia e gran principe di Lituania Casimiro IV Jagellone, che in precedenza aveva riconosciuto il metropolita Giona come primate della Chiesa della Rus' unificata, negò tale riconoscimento e accettò invece il metropolita uniate Gregorio [il bulgaro].

In Italia, Gregorio Mammas, [5] patriarca uniate di Costantinopoli in esilio, "pose" il metropolita Gregorio il bulgaro [non lo stesso "Gregorio" di Gregorio Mammas] come metropolita della Rus' occidentale. Il metropolita uniate Gregorio [il bulgaro] fu quindi inviato nella Rus' occidentale.

Di conseguenza, vi fu una divisione della Chiesa della Rus' precedentemente unita nelle metropoli moscovita e kievana – proprio a causa della forte cattività della porzione occidentale della Rus' nell'unia.

Tuttavia il metropolita uniate Gregorio [il bulgaro] vide presto che la popolazione ortodossa della Rus' occidentale non accettava l'unia. E Gregorio, rendendosi evidentemente conto che in quanto uniata non riusciva ad annoverarsi tra gli ortodossi rusiani [ruteni, o popolo della Rus'] di Lituania e Polonia, entrò in contatto con il Patriarcato di Costantinopoli.

Rinunciò all'unia, fu nuovamente accolto in comunione e ristabilito da Costantinopoli come metropolita di Kiev e di tutta la Rus', con una rivendicazione sulla parte moscovita della Chiesa della Rus '. La sincerità del suo ritorno all'Ortodossia, tuttavia, non fu creduta a Mosca, e la prospettiva di tornare sotto la stretta giurisdizione del patriarcato di Costantinopoli, che era ora soggetta e totalmente dipendente dal sultano musulmano, non era certamente accattivante [ a dire il meno] per il gran principe di Mosca Ivan III il Grande, [6] così come per la gerarchia della Chiesa russa.

E alla fine, questa divisione fu resa solida: da quel momento ebbero vita separata le porzioni kievana e moscovita della Chiesa un tempo unita della Rus'.

Continuarono a esistere in questa forma fino alla fine del XVII secolo, quando negli anni '80 del secolo, sotto il patriarca Ioachim (Savjolov), ebbe luogo la riunificazione della metropolia di Kiev con il patriarcato di Mosca. [7]

Questo vuol dire che tale separazione è durata circa 200 anni?

Anche più a lungo. [8]

I patriarchi di Costantinopoli non esercitarono influenza sulla vita ecclesiastica della Rus' occidentale

Prima di tutto, nonostante le affermazioni dei patriarchi di Costantinopoli di controllare la vita della Chiesa della Rus', in generale non vi parteciparono affatto. Già alla fine del XV secolo, rinunciarono alla richiesta originariamente dichiarata che il metropolita di Kiev sarebbe stato inviato [eletto] da [a] Istanbul.

All'inizio mandarono a tal fine degli esarchi, ma in seguito anche questo cessò. La metropolia di Kiev, di fatto, divenne autocefala (se non si tiene conto della sempre crescente dipendenza dalle autorità cattoliche polacco-lituane), rimanendo solo elencata [nominalmente / simbolicamente, ndt] come subordinata a Costantinopoli.

Ma questa indipendenza non era uno status per il quale la metropolia di Kiev combatté in modo particolare, e consapevolmente. Si formò in modo del tutto spontaneo, perché i patriarchi di Costantinopoli non avevano praticamente l'opportunità di esercitare un'influenza sulla vita ecclesiastica della Rus 'occidentale.

Ma, allo stesso tempo, la divisione tra le metropolie kievana e moscovita era vissuta in modo strenuo? C'era, per esempio, un movimento verso la riunificazione da parte degli stessi chierici?

La vita ecclesiastica nei principati moscovita e lituano era molto divisa, specialmente nella parte polacca della Rus': la Galizia. Gli scontri tra i sovrani di Lituania e di Mosca portarono a un crescente indebolimento di questi legami.

E poi, nel mezzo di questo periodo, nella seconda metà del XVI secolo, la metropolia di Kiev entrò in una crisi molto profonda. Per molti aspetti, questa fu la conseguenza del diritto di patronato, in cui divennero vescovi persone provenienti dalle fila dei signori feudali ortodossi e completamente inadatte a servire.

Sappiamo dai documenti storici sopravvissuti quali brutte gesta furono compiute allora dai vescovi quasi ortodossi della Confederazione polacco-lituana. Poiché il re non aveva uno speciale fondo di proprietà terriera, con il quale poteva favorire i suoi sudditi, ed era in generale una figura piuttosto debole, [9] trovò un modo di usare le proprietà ecclesiastiche per questo scopo.

Il monarca polacco-lituano incoraggiava la nobiltà ortodossa con un dono di proprietà fondiarie ecclesiastiche. Come ricompensa per il servizio, il re assegnava cariche di alti uffici ecclesiastici, alle cattedrali episcopali e alle posizioni abbaziali nei monasteri. Vale a dire, il re usurpava per sé il diritto di nominare vescovi, archimandriti e igumeni. Di fatto, venivano concessi cattedrali e monasteri per ricompensare i signori feudali secolari.

il patriarca di Costantinopoli Geremia II

Ma era necessario essere un uomo non sposato per avere questi incarichi!

Tale stato è ovviamente implicito. Ma molto presto smisero semplicemente di prestarvi attenzione. Per esempio i fratelli Lviv, alla vigilia della conclusione dell'Unione di Brest, si lamentavano con il patriarca Geremia II dicendo che un certo numero di vescovi viveva con le proprie mogli... o meglio, con le proprie amanti.

Quindi era una crisi personale estremamente profonda, perché ai vescovi corrotti non importava della Chiesa. Non solo: alcuni infangavano la Chiesa con le loro azioni. Per esempio, Kirill Tarletskij, uno dei firmatari dell'Unione di Brest, era coinvolto in alcuni casi criminali tra cui rapine ai viandanti, incursioni nelle proprietà vicine e stupri. Non c'era modo di stigmatizzare molti vescovi di quel tempo.

In realtà, l'Unione di Brest [1595-1596] ebbe luogo, in generale, perché quei vescovi si erano spaventati per la prima volta in cento anni, quando il patriarca Geremia II di Costantinopoli si recò nella Confederazione per ristabilire l'ordine [alcuni anni prima dell'Unione, ndt]. Prima di tutto temevano di poter essere deposti, il che significava che avrebbero perso le loro proprietà e privilegi. Ed è vero, alcuni furono deposti per bigamia, come il Metropolita Onisifor Divochka, e alcuni per il peccato impenitente d'omicidio, come l'archimandrita del monastero di Supraśl Timofej Zloba; e altri.

Ma in generale [la venuta del patriarca] fu solo un atto casuale. Il patriarca Geremia II si recò a Mosca per chiedere elemosina, e partecipò all'intronizzazione del primo patriarca di Mosca, Giobbe. Poi, sulla via del ritorno, si occupò dell'amministrazione nella metropolia di Kiev su richiesta dei confratelli, i quali gli dissero che i vescovi locali erano coinvolti in molti scandali. Ma Geremia non conosceva la lingua e non si orientava all'interno delle realtà della vita ecclesiastica della Rus' occidentale. Pertanto, prese decisioni piuttosto febbrili e spesso non molto appropriate.

I vescovi feudalisti della Rus' occidentale, tuttavia, temevano che i patriarchi di Costantinopoli avrebbero aperto la strada a Mosca, andando qua e là a chiedere elemosine e creando periodicamente conflitti e deposizioni ai vescovi ortodossi della Confederazione polacco-lituana. Qualcosa doveva essere fatto urgentemente. L'idea [dell'Unione di Brest] fu proposta per la prima volta dai gesuiti: il progetto di una nuova unione con Roma venne esplicitamente menzionato nei diari del gesuita Pjotr Skarga.

L'idea era di sottomettersi al papa di Roma, e proporgli un'unione, nella speranza che i vescovi della Confederazione polacco-lituana fossero risparmiati per sempre dalla spada di Damocle, [10] e che i loro diritti e le loro azioni fossero garantiti per il resto della loro vita. Tali erano le realtà della vita ecclesiastica [nella Rus' occidentale]; ma il caso del patriarca Geremia era unico.

In generale, la metropolia di Kiev, dopo l'Unione di Brest e per l'intero XVII secolo, andò avanti senza alcuna partecipazione di Costantinopoli nella sua vita.

Questa, di fatto, era la ragione principale per cui i cosacchi e il clero della sponda sinistra dell'Ucraina [11] sostenevano la transizione alla giurisdizione di Mosca.

Questo desiderio era sostenuto dall'arcivescovo di Chernigov Lazar (Baranovich), dall'archimandrita della Lavra delle grotte di Kiev Innokentij (Gizel) e da molti altri leader della chiesa. Ma il problema era che le sole diocesi della metropolia di Kiev sul territorio della sponda sinistra erano situate a Kiev e Chernigov (restaurate dopo un lungo periodo di tempo dall'atamano Bogdan Khmelnitskij).

Tutte le altre diocesi erano sul territorio della sponda destra, e i vescovi locali erano per lo più szlachta [Nobili polacchi, ndt], soggetti del re polacco fedeli a lui, e sotto la sua influenza.

Tuttavia, le nuove elezioni del metropolita di Kiev alla fine del XVII secolo si svolsero con la partecipazione attiva dei cosacchi, i cui starshina (leader) avevano di fatto sostituito gli szlachta [dopo averli sconfitti o cacciati, ndt].

E si sa che l'atamano [12] ruteno/ucraino Ivan Samojlovich lavorò attivamente per il trasferimento della metropolia di Kiev al patriarcato di Mosca; perciò non si può dire che Mosca abbia avuto pressioni, anche se ovviamente a Mosca, il patriarca Joachim, e anche l'amministrazione dell'imperatrice Sofia lo desideravano.

Pro o contro?

l'arcivescovo Lazar di Chernigov

Ma gli oppositori sostengono che nel Concilio che elesse il metropolita "pro-moscovita" di Kiev nel 1685 parteciparono principalmente laici e, tra il clero, vi erano solo partecipanti della diocesi di Kiev. Dicono anche che prima del Tomos del 1686, il clero di Kiev resistette al trasferimento al patriarcato di Mosca per oltre 30 anni.

Non furono solo laici a partecipare al Concilio; ma in realtà non c'erano vescovi, perché i vescovi della sponda destra semplicemente non vollero partecipare, e l'unico altro vescovo della sponda sinistra, l'arcivescovo Lazar di Chernigov, fu molto afflitto e insultato.

L'atamano Samojlovich desiderava molto far sposare sua figlia al nipote del vescovo Gedeon – che alla fine sarebbe stato eletto metropolita di Kiev – per diventare un vero aristocratico, perché Gedeon nel mondo secolare era un principe della famiglia degli Svjatopolk-Chetvertynskij (Czetwertyński).

Samoilovich voleva davvero organizzare questo matrimonio, quindi per lui Gedeon era la figura preferita [come candidato a metropolita]. E l'arcivescovo Lazar, che era piuttosto pro-Mosca, fu d fatto rimosso dalle elezioni, semplicemente per il fatto che Samojlovich [anch'egli pro-Mosca] voleva che la metropolia andasse a Gedeon. L'arcivescovo Lazar non fu nemmeno invitato al concilio, e ne fu quindi molto offeso.

In precedenza, era stato più volte nominato locum tenens della metropolia di Kiev durante i periodi in cui non c'era un metropolita, o quando il metropolita era fuggito in Polonia; come per esempio Dionisij (Baloban).

Tuttavia, affermare che la metropolia di Kiev e il clero di Kiev nel suo complesso erano contrari all'adesione al patriarcato di Mosca è un'enorme esagerazione. Molte persone erano favorevoli, perché vedevano in questo una garanzia della normalizzazione della vita della Chiesa dopo i lunghi anni chiamati (in termini storici) "la rovina".

Chi tra loro era il gruppo più numeroso? I sostenitori dell'adesione al patriarcato di Mosca o agli oppositori?

È difficile dirlo, perché le opinioni cambiano spesso. Per esempio, prendiamo ciò che accadde quando le autorità moscovite sostituirono l'arcivescovo Lazar (Branovich) con l'ex protopope (arciprete) di Nezhin Mefodij (Maksim) Filimonov perché era più fortemente associato ai cosacchi, e più conosciuto nei circoli degli starshina cosacchi.

Dopo essere diventato vescovo di Mstislav, Mefodij – un uomo molto ambizioso – passò da sostenitore di Mosca a suo avversario quando sorse la questione dell'elezione del nuovo metropolita di Kiev, che significava per Mefodij che avrebbe perso il suo status di locum tenens. E ciò significò che lui, per i propri interessi, si mise ad aizzare il clero di Kiev contro Mosca. Ma questo fu un brevissimo momento, un impulso; e quando i timori di Mefodij passarono, i sacerdoti di Kiev cambiarono posizione.

L'intero periodo – da dopo la morte dell'atamano Bogdan Khmelnitskij, all'atamano Samojlovich – è chiamato dagli storici "la rovina". Fu un infinito cambio di alleanze avanti e indietro degli ufficiali cosacchi tra Mosca e Varsavia. Perché? I cosacchi provenivano per lo più dai ranghi inferiori. Essendo nuovi arrivati al potere, volevano ricevere gli stessi diritti degli szlachta di prima. Perciò, da un lato, difesero la Piccola Russia (Ucraina) dai polacchi, grazie a Mosca, ma d'altra parte, corsero dal re [polacco] a contrattare: "Torneremo sotto il vostro scettro, ma solo con diritti di autonomia e, naturalmente, a condizione di diventare szlachta, di ricevere il diritto di essere deputati al sejm [parlamento], con patenti di nobiltà, stemmi e così via".

Ma nessuno in Polonia aveva particolarmente voglia di prenderli in questa veste, e così da qui, vediamo tutto questo correre avanti e indietro.

E il clero di Kiev, nei suoi rappresentanti più istruiti, era essenzialmente "a favore" perché era ovvio che sotto le autorità moscovite ci sarebbe stata tranquillità di vita ecclesiale e, cosa più importante, l'unione di Brest sarebbe stata liquidata. Nella sponda sinistra, non rimase più nulla dell'unia dopo la riunificazione. [13] Quindi anche questo era un punto importante.

Certamente, il clero della metropolia di Kiev voleva anche alcuni diritti, come la conservazione dell'autonomia, e tutto ciò fu stipulato prima di entrare nel patriarcato di Mosca. E va detto che finché il patriarcato è esistito in Russia, i diritti speciali della metropolia di Kiev, stipulati durante la riunificazione con il patriarcato di Mosca, sono stati rispettati. Il fatto che siano stati successivamente violati non è stata colpa della Chiesa russa, ma dell'autocrazia, che, dopo la riforma sinodale, [14] aveva stabilito che tutto, all'interno della Grande Russia e della Piccola Russia [Ucraina], dovesse essere sotto lo stesso ordine e sistema, e tutto nella vita ecclesiastica fu ridotto a un comune denominatore.

Allo stesso tempo, va notato che Pietro il Grande amava molto i vescovi piccolo-russi (ucraini) e chiedeva che tutti i vescovi delle grandi diocesi russe venissero dalla Piccola Russia. Li considerava più istruiti, più fedeli alle sue riforme e a lui personalmente.

Quindi, fino al tempo dell'imperatrice Elisabetta Petrovna, quasi tutti i vescovi russi erano piccolo-russi (ucraini). [15] Ora la gente se lo dimentica, ma i piccoli russi (ucraini) non erano affatto oppressi o non apprezzati, non nell'Impero russo, né nella Chiesa russa. Ne erano una parte essenziale – sia tra il clero sia tra la nobiltà.

Quindi tutto questo parlare di un gioco coloniale russo in Ucraina è un'assurdità e una stupidità. L'Ucraina faceva parte della metropolia [di Kiev]; inoltre, ne era una parte attiva e in molti modi persino privilegiata.

Scuse per gli affronti

il patriarca di Costantinopoli Dionisio V

Eppure, per quanto ho capito, il processo di riunificazione della metropolia di Kiev al patriarcato di Mosca non è stato del tutto regolare. Quali circostanze offre oggi il patriarcato di Costantinopoli come motivo per mettere in questione la riunificazione?

In primo luogo, parla della pressione che è stata esercitata sul patriarca Dionisio di Costantinopoli e sul patriarca Dositeo di Gerusalemme. Quest'ultimo era stato anche uno dei partecipanti a questo processo, grazie alla sua grande autorità nella comunità greca dell'Impero Ottomano. All'inizio si erano opposti al trasferimento della metropolia di Kiev, ma alla fine, sotto la pressione delle autorità ottomane, alla fine furono d'accordo.

Effettivamente, si esercitò pressione, perché era importante per i turchi non permettere alla Russia di partecipare alla Coalizione anti-ottomana. [16] I paesi dell'Europa occidentale attirarono la Russia in questa alleanza, e i turchi non volevano davvero che Mosca entrasse in guerra.

Pertanto, adoperarsi per una sciocchezza così completa, come [sostenere] il trasferimento della metropolia di Kiev al patriarcato di Mosca non era nulla che valesse la pena per i turchi. Inoltre la metropolia di Kiev non si trovava sul loro territorio. In un certo senso, gli Ottomani esercitarono pressioni sul patriarca di Costantinopoli.

Allo stesso tempo, va ricordato che il patriarca di Costantinopoli era "millet-bashi" o etnarca - il capo di tutta la comunità cristiana dell'Impero ottomano: sia le sue parti privilegiate – i greci – sia il rayah (gregge / sudditi), vale a dire gli slavi e gli altri popoli ortodossi, dei quali i fanarioti non si sono mai considerati fratelli.

Ma gli stessi patriarchi di Costantinopoli dipendevano completamente dalle autorità ottomane. La maggior parte di loro è stata sostituita sul trono tre o quattro volte [vale a dire che i turchi li rimuovevano e, a volte, rimettevano sul trono lo stesso patriarca, ndt]. Nessuno dei greci è imbarazzato dal fatto che oggi, per capriccio delle autorità turche, il patriarca potrebbe essere cambiato, sostituito con un altro, e poi essere reinsediato dopodomani – e questo potrebbe durare all'infinito.

Va comunque detto che, a Istanbul, i greci non vivevano male sotto il regime ottomano. È un'altra questione il fatto che i turchi hanno sempre cercato di far combattere i greci tra loro, e molto spesso la sostituzione di un patriarca era causata dall'iniziativa di un partito greco scontento.

I turchi non solo hanno alimentato il conflitto tra i greci, ma questo serviva anche i loro obiettivi utilitaristici, dato che ogni nuovo patriarca doveva pagare ogni volta un grande bakshish [tasse / tangenti].

La seconda obiezione [di Costantinopoli] è che gli oppositori [dell'unione con Mosca] sostengono costantemente che il trasferimento a Mosca sia avvenuto con un "diritto speciale". Ciò significa che il patriarca di Mosca installava il metropolita di Kiev; ma essi sostengono che egli non sia il primo ierarca da parte del metropolita di Kiev, in quanto egli stesso [il metropolita di Kiev], è solo un "esarca" del patriarca di Costantinopoli.

Il fatto è, tuttavia, che sono state preservate molte e diverse lettere di Dionisio e Dositeo su questo argomento. E ogni volta usavano formulazioni diverse: i greci in generale sono maestri nella formulazione di linguaggi che possono essere interpretati in molti modi. Ma in molti testi, il discorso che si riferisce direttamente al trasferimento della metropolia di Kiev sotto l'autorità del patriarcato di Mosca ne parla come una cosa che è "per sempre" [per un tempo permanente], e senza un'indicazione di carattere temporaneo [per una stagione / per un certo tempo].

Costantinopoli cambia strategia

Da quanto capisco, un'altra obiezione è che la prima installazione del metropolita di Kiev, Gedeon (principe Svjatopolk-Chetvertinskij), da parte del patriarca di Mosca avvenne nel 1685, prima del trasferimento ufficiale della metropolia di Kiev al patriarcato di Mosca. Questo, in generale, era avvenuto prima del trasferimento e in violazione delle regole canoniche, e quindi una cosa che causava il risentimento dei greci?

Fino a qualche punto sì. Ma qualsiasi offesa ai greci in quel momento fu facilmente appianata dai doni di zibellino e oro, e questo è il motivo per cui ci sono così tante lettere su questo tema. Per ogni lettera chiedevano in cambio una "penna d'oro". Quindi non esagererei la portata della trasgressione, specialmente visto che i patriarchi di Costantinopoli, con l'eccezione di Geremia II, non hanno mai gestito gli affari della metropolia di Kiev. Per loro era una questione di indifferenza, e si reggeva in generale da sola. I patriarchi di Costantinopoli non hanno mai espresso la loro posizione su tutti i problemi che vi sono sorti nel XVII secolo.

Che tipo di problemi?

Prima di tutto, il problema legato alla riunificazione dell'Ucraina (Piccola Russia) all'Impero Russo. E prima ancora: l'imposizione dell'Unione di Brest da parte delle autorità polacche e la costante violazione dei diritti degli ortodossi nella Confederazione polacco-lituana. Dal tempo del patriarca Geremia II (dalla fine del XVI secolo all'inizio del XVII secolo) Costantinopoli non diede praticamente alcun sostegno al popolo ortodosso [in Ucraina], nemmeno un sostegno morale.

Inoltre, per compiacere le autorità turche, che nella seconda metà del XVII secolo avevano catturato la Podolia dai polacchi e l'avevano occupata, Costantinopoli tolse il territorio della Podolia ai metropoliti di Kiev e ne formò una metropolia separata. Certamente, il Fanar fece tutto questo senza chiedere l'opinione del clero della Piccola Russia (Kievana / Ucraina).

Il punto principale è che più tardi, fino all'inizio degli anni '20, i patriarchi di Costantinopoli non hanno nemmeno provato a contestare la legittimità del trasferimento della metropolia di Kiev alla giurisdizione di Mosca. Questo perché i greci ricevevano molto dall'Impero Russo.

E nessuno di loro voleva rovinare i rapporti con l'imperatore [russo], perché i patriarcati orientali esistevano solo a causa del suo sostegno. Tuttavia, con la scomparsa dell'Impero Russo e l'inizio della persecuzione della Chiesa russa dopo la rivoluzione del 1917, Costantinopoli cambiò completamente la sua strategia.

In primo luogo, iniziò attivamente a chiedere che tutta la diaspora ortodossa fosse sotto la giurisdizione del patriarcato di Costantinopoli, in modo che in tutto il mondo, nei luoghi dove non ci sono Chiese locali, fosse riconosciuta la giurisdizione del Patriarcato ecumenico. Questo requisito era basato su un'interpretazione molto arbitraria del 28° canone del IV Concilio Ecumenico, che, in effetti, aggiunse al Patriarcato di Costantinopoli un certo numero di province che erano adiacenti al territorio di Costantinopoli. Ma chi ha detto che questo si applica al mondo intero, e quando?

In secondo luogo, Costantinopoli cominciò immediatamente a trarre il massimo beneficio dalla situazione estremamente difficile della Chiesa russa in quel momento. Ad esempio, prese la Chiesa ortodossa di Finlandia (un paese che aveva appena raggiunto l'indipendenza) sotto la sua giurisdizione, dandole lo status di autonomia. Lo stesso successe in Estonia. Il Fanar provò ad agire in modo simile in Lettonia, anche se in questo caso ha avuto meno successo. L'apice di tale politica fu quando Costantinopoli diede l'autocefalia alla Chiesa ortodossa polacca negli anni '20, su richiesta del governo polacco. E a proposito, la cosa non avvenne gratis (anche se per una cifra ragionevole: Piłsudski [17] non era generoso). E ciò fu fatto con lo stesso pretesto: si presumeva che la metropolia di Kiev fosse stata trasferita illegalmente al patriarcato di Mosca, alla fine del XVII secolo. E quindi, la Chiesa ortodossa polacca, che fu pensata da Costantinopoli come una continuazione della metropolia di Kiev, ricevette l'autocefalia. Ciò fu immediatamente contestato dalla Chiesa russa, che non lo riconobbe come legittimo. Solo dopo la seconda guerra mondiale la Chiesa polacca ricevette l'autocefalia una seconda volta, dal patriarcato di Mosca.

E perché la metropolia di Kiev sarebbe stata trasferita illegalmente a Mosca? Dopotutto, il Tomos era su questo argomento, e non era mai stato messo in discussione in precedenza.

Beh, si deve discutere almeno qualcosa per giustificare le proprie azioni. Soprattutto quando si è stati pagati per farle. E così hanno sostenuto che il Tomos era stato emesso sotto la pressione delle autorità ottomane, il che significava che non era canonico. Sebbene con questa logica, quasi tutti i patriarchi di Costantinopoli e i loro atti dovrebbero essere riconosciuti come non canonici, poiché fin dalla fine del XVI secolo i patriarchi furono installati, deposti e spostati come desideravano le autorità ottomane. E per tutto il tempo hanno fatto tutto ciò che i turchi hanno ordinato loro di fare.

A proposito, si può anche ricordare che, come millet-bashi (capo dell'intera comunità ortodossa dell'Impero ottomano), il patriarca era un funzionario dell'amministrazione ottomana. Di che tipo di pressione da parte dei turchi possono parlare? L'obbedienza all'amministrazione del sultano era il suo dovere, che il patriarcato di Costantinopoli accettava abbastanza volontariamente.

Avrei ragione a pensare che il patriarca di Costantinopoli ha qui una strana dualità, una forma di duplicità di pensiero? Da una parte, in precedenza non hanno mai ritirato ufficialmente il Tomos del 1686, e non lo hanno disconosciuto, mentre d'altra parte hanno spesso detto che il trasferimento era in qualche modo illegale. [18]

Sì. La rinuncia al proprio Tomos del 1686 nel XX secolo divenne parte della strategia di elevare la cattedra di Costantinopoli e di trasformare il suo primato di onore in un primato di potere; ora in sostanza stiamo assistendo alla continuazione di questa strategia. È stato appena dichiarato alla sinassi di settembre che solo il patriarca di Costantinopoli ha il diritto di fornire l'autocefalia, e solo lui può essere l'arbitro supremo nelle dispute tra le Chiese locali, e così via. In realtà, lo abbiamo osservato negli ultimi cento anni, il patriarcato di Costantinopoli procede decisamente e risolutamente a fare proprio questo: creare all'interno della comunità delle Chiese ortodosse un certo centro supremo di potere, e dare al patriarca di Costantinopoli prerogative molto maggiori di quelle dei capi delle altre Chiese locali.

il patriarca di Costantinopoli Meletios IV

Ma su cosa possono effettivamente basarsi queste ambizioni? [Cioè, come possono essere sostenute con la forza?, ndt] Per parafrasare il famoso detto: quante divisioni armate ha il patriarca di Costantinopoli? [19]

Non ha vere divisioni. Ma in primo luogo, vi fu una specie di spinta, data da un raro opportunista, Meletios (Metaxakis), che per un certo periodo occupò la cattedra di Costantinopoli. Qui, per la cronaca, non sarebbe superfluo ricordare che il Fanar riconobbe gli scismatici russi della "Chiesa vivente" e si unì in comunione con loro. La ragione di tutto questo, sfortunatamente, era il tipico desiderio dei greci-fanarioti di manovrare e trarre il massimo profitto dai problemi, e persino dai mali, di qualcun altro.

La Chiesa russa era considerata dai greci come un importante concorrente e ostacolo al proprio primato. Il desiderio di realizzare nella vita ecclesiastica la cosiddetta "Megali idea" [20] – il progetto di costruire una nuova Costantinopoli. Politicamente, un tentativo di trasformare questa idea in realtà si trasformò in un disastro per i greci con la Catastrofe dell'Asia Minore del 1922, una guerra persa contro i turchi, con il massacro e l'esodo di massa dei greci dall'Asia Minore.

Le ambizioni imperiali si rivelarono molto tenaci nel patriarcato di Costantinopoli, e ancora molte persone non vedono o non notano che hanno già portato il mondo ortodosso sull'orlo di uno scisma su larga scala.

C'è un punto di vista che il patriarca di Costantinopoli non decide davvero nulla da solo. Dicono che forse straniere vengano da lui e gli dicano "Fai questo". E così fa. Ma io non lo direi. Dal mio punto di vista, la natura drammatica dell'attuale momento è il risultato di tre forze in collisione.

In primo luogo, c'è il regime di Poroshenko, che oggi ha disperatamente bisogno di un'autocefalia per distrarre la gente dai problemi reali, che il regime non è in grado di risolvere, e per aumentare il livello di approvazione prima delle elezioni presidenziali. E in generale, se inizia una guerra religiosa in Ucraina, le elezioni possono essere posticipate per un periodo indefinito.

In secondo luogo, ci sono le ambizioni di Costantinopoli.

E in terzo luogo, ci sono gli Stati Uniti, per cui tutto ciò che accade dopo il "Majdan" in Ucraina è diventato un'opportunità per danneggiare la Russia come rivale politica.

Negli Stati Uniti c'è un'enorme diaspora greca, che costituisce il principale gregge del patriarcato di Costantinopoli, ed è in gran parte grazie a questo gregge che esiste quel patriarcato. Tale diaspora ha un certo numero di clan e di individui che fanno parte dell'élite della società americana, parte della stessa élite globalista che ora sta attaccando così duramente la Russia. Naturalmente, anche queste persone agiscono oggi attraverso il Fanar.

Il risultato fu una sorta di risonanza quando gli interessi dei tre attori politici [21] si sono mescolati insieme nella questione dell'autocefalia della Chiesa ucraina. E questo è politico. Non c'è assolutamente nulla di religioso in questo problema!

Non penso che al patriarca Bartolomeo sia stato ordinato di fare qualsiasi cosa. Piuttosto, si può sostenere che avendo provato interesse e sostegno dagli Stati Uniti, abbia iniziato ad agire nella questione ucraina con molta più audacia e sicurezza. Allo stesso tempo, il patriarca Bartolomeo, nonostante tutta la sua ambizione, non riesce a capire che ciò che sta facendo ora può causare il crollo dell'intera costruzione, sotto la quale lui stesso sarà sepolto – Mi riferisco a una crisi nell'Ortodossia di tutto il mondo. Qui, forse, è spronato e incoraggiato ad agire in ogni modo possibile.

Quali sono i più probabili prossimi eventi?

Non presumo di prevederli. Tutto potrebbe cambiare. Ma ho ancora paura che in Ucraina ci sarà un grande aggravamento dello scontro per motivi religiosi. Non importa quale tipo di nuova giurisdizione verrà creata lì, sia essa sotto Costantinopoli o autocefala. Ovviamente, sarà immediatamente sollevata la questione della ridistribuzione di proprietà, chiese e monasteri; cominceranno a prenderli con la forza dalla chiesa canonica. Penso anche che i credenti ortodossi non li abbandoneranno così facilmente e che si possa giungere a versare sangue.

Il tremendo rischio di iniziare un conflitto su una scala ancora più grande è terrificante. Come può conciliarsi con una semplice coscienza cristiana?

Sono già arrivati ​​a questo. Costantinopoli apparentemente ha fatto una scelta. Ed è abbastanza ovvio che le azioni di Costantinopoli non solo hanno esacerbato lo scisma in Ucraina, ma hanno anche portato a un tremito in tutto il mondo ortodosso.

Sarebbe stato difficile crederlo prima. Lei stesso, sei mesi fa, avrebbe pensato che sarebbe successo?

Un mese fa lo pensavo già. Perché in geopolitica oggi accadono cose assolutamente incredibili, a quanto pare inconcepibili qualche anno fa. Prendiamo il primo ministro britannico da cui sentiamo accuse assolutamente infondate contro la Russia nel "caso Skripal". Riesce a immaginare cosa è successo con questi Skripal? Cosa sta succedendo lì, sono vivi o no? Qualcuno ha valutato le loro condizioni dopo il cosiddetto avvelenamento? Hanno qualche prova, anche minima?

Vladislav Igor'evich Petrushko

Perché ci ha pensato ora?

Viviamo in un'era strana. Si può fare qualsiasi accusa contro un avversario politico e non supportarla con alcuna prova. Si può non sostenere alcun principio, nemmeno le regole della decenza, per parlare di ciò che è "nero" come ciò che è "bianco" e viceversa. Vediamo con orrore che questo è già penetrato nell'ambiente ecclesiastico, nella comunione tra le Chiese ortodosse locali.

Costantinopoli lo sta dimostrando oggi con i suoi passi. Il nostro patriarca è arrivò e, durante un incontro con lui, i fanarioti hanno detto che avremmo lavorato insieme nell'interesse dell'unità ecclesiastica. Comprendo che sono state date alcune assicurazioni, a giudicare dall'umore abbastanza ottimistico del nostro primate in quel momento. Ma proprio un giorno dopo alla sinassi, il patriarca Bartolomeo dice qualcosa di completamente diverso, ed entro una settimana nomina due esarchi in Ucraina. La menzogna e l'ipocrisia sono sempre particolarmente disgustose quando hanno luogo su uno sfondo di pietà.

Sfortunatamente, la cosiddetta Grande idea [Megali idea] bizantina è diventata per il patriarcato di Costantinopoli il valore più alto, che ha messo da parte il Discorso sulla montagna di Cristo. Così il patriarcato, che un secolo e mezzo fa condannava l'etnofletismo – cioè il nazionalismo ecclesiastico – come un'eresia, è ora preda di questo nazionalismo.

Note

[1] Questo accadde quando molte persone lasciarono la Rus' kievana dopo le invasioni delle orde mongole.

[2] In altre parole, proprio come il patriarcato di Antiochia trasferì la cattedrale patriarcale dalla città di Antiochia a Damasco, in Siria, il legittimo primate di quella chiesa è ancora il patriarca di Antiochia, indipendentemente dalla città in cui risiede. Se il patriarca ecumenico, cittadino turco, dovesse stabilire un metropolita nella moderna città turca di Atakya (Antiochia), quel vescovo non sarebbe il vescovo di Antiochia. Allo stesso modo, quando la metropolia di Kiev fu spostata da Kiev a Vladimir, e poi a Mosca, la linea primitiva dei metropoliti di Kiev – i primati dell'antica chiesa della Rus' kievana – continuò in quelle città.

[3] Il Patriarcato ecumenico ha detto nella sinassi che: "la sede della metropolia di Kiev è stata spostata senza il permesso canonico della Chiesa madre a Mosca". Si veda questo articolo per maggiori dettagli, e qui per un'analisi di questo tema, e dell'idea di "papismo orientale".

[4] Rus' occidentale è un termine che può riferirsi sia all'Ucraina che alla Bielorussia, e in particolare all'Ucraina occidentale. In questo caso, si riferisce alla "Rus' lituana", quella del periodo in cui pragmaticamente si parlava solo di due corpi unificati delle terre della Rus': quello di Mosca e quello sotto il controllo dei lituani occupanti non russi, che dalla metà del XIV secolo controllava Kiev e la Rus' occidentale.

[5] Mentre entrambi erano uniati, questo Gregorio non è il metropolita Gregorio il Bulgaro.

[6] Ivan il Grande, nonno di Ivan il Terribile, era lo tsar che sposò la nipote dell'ultimo imperatore romano-imperiale, Sofia Paleologo, il 12 novembre, dopo la caduta dell'Impero, iniziando così ufficialmente la tradizione di Mosca come terza Roma, con un'eredità che risale all'antica Roma. Mosca fu vista come la sostituta di Costantinopoli, il nuovo difensore della Fede ortodossa, e il capo tra i monarchi ortodossi, e fino ad oggi Mosca rimane la più grande potenza e il più grande tra i paesi ortodossi. "Due Rome sono cadute, la Terza – Mosca – sta in piedi, e non ce ne sarà una quarta" dissero i santi e gli storici.

[7] Vale la pena notare che la riunificazione politica di Ucraina e Russia avvenne nel 1654, prima della riunione religiosa negli anni 1680, quindi ciò dissipa l'idea che la riunione delle Chiese sia stata imposta dalle forze politiche russe. Se così fosse, avrebbero potuto farlo immediatamente nel 1654; tuttavia, invece, la storia dimostra che il ricongiungimento era una questione di ripristino della giustizia storica, avvenuta all'interno del proprio processo canonico e conciliare ecclesiastico.

[8] La separazione durò circa 300 anni. Si veda questo articolo.

[9] Il re nella Confederazione polacco-lituana non era un autocrate come a Mosca, ma era simile in potere ai monarchi britannici contemporanei. A partire dal periodo successivo, fu addirittura una posizione elettiva e, a causa dell'elevatissima quantità comparativa di diritti e uguaglianze (libertà d'oro) dello szlachta (nobiltà) polacco, il re fu davvero uno dei primi esempi di un monarca simbolico. Aveva potere, ma in confronto, i suoi nobili gli erano molto meno sottoposti, e in generale c'era meno disparità tra la nobiltà basata sul titolo stesso. I più grandi poteri nella Rzeczpospolita (la Confederazione polacco-lituana) erano in effetti i magnati (proprietari terrieri ultra-ricchi), nonché i senatori superiori e i quattro atamani.

[10] La spada di Damocle è la classica favola di una spada sospesa per un singolo capello sulla testa di un sovrano al suo banchetto, per rappresentare gli aspetti pericolosi, temporali e sfuggenti della vita dei governanti. In altre parole, puoi governare ed essere felice per tanto tempo, ma c'è sempre la possibilità che un altro governante venga a prendere le tue cose, imprigionarti o ucciderti.

[11] La sponda sinistra dell'Ucraina si riferisce a una divisione storica della terra che è ancora sentita fino ad oggi, e in effetti è al centro dell'attuale conflitto. La sponda sinistra dell'Ucraina si trova fisicamente sul lato orientale del fiume Dniepr (che per confusione è la parte destra dell'Ucraina, guardando una mappa moderna). Si dice spesso che l'Ucraina è divisa, o è come due paesi (in realtà, è più simile a tre e più enclavi autonome), ma in generale, la sponda sinistra e la sponda destra erano le principali divisioni dell'era degli atamani del XVII fino alla fine della Sich di Zaporozh'e e dell'insediamento della Nuova Russia e della Crimea nel XVIII secolo

[12] Atamano è il comandante supremo dei cosacchi e anche il più alto titolo militare in Polonia, così come in alcuni altri paesi slavi, secondo solo a un monarca al comando dell'esercito, che sostituisce tutte le altre autorità.

[13] Questo probabilmente si riferisce alla riunificazione dell'Ucraina con la Russia sotto l'atamano Bogdan Khmelntiskij nel 1654, avvenuta circa 30 anni prima del trasferimento della metropolia di Kiev al patriarcato di Mosca.

[14] Cioè, quando il patriarcato fu abolito e la Chiesa ortodossa russa fu governata dal Santo Sinodo dei vescovi, con un procuratore capo laico nominato dall'autocrate.

[15] Per un periodo di quasi 60 anni, 1700-1757, tra il metropolita Stepan (Javorskij) e l'arcivescovo Silvestr (Kuljabka) essenzialmente tutti i primati / leader sinodali, coloro che praticamente servivano da primati della Chiesa russa erano piccoli russi / ucraini. A parte gli stessi russi, nessuno degli altri gruppi etnici della Russia è mai stato così altamente rappresentato, e allo stesso modo, non c'è mai stato un tempo in cui i vescovi in ​​Ucraina dovevano essere russi etnici. Di conseguenza, i "piccoli russi" godevano di una posizione molto elevata. Vale anche la pena notare che la comunità ortodossa russa all'estero ha una natura molto poco russa nei suoi vescovi; molte delle sue figure più famose e sante sono piccoli russi / ucraini.

[16] Molto probabilmente un riferimento alla Lega Santa.

[17] Feldmaresciallo polacco e leader nazionale.

[18] Allo stesso modo, screditano il loro stesso Tomos dicendo che è stato fatto sotto pressione e illegittimo, eppure d'altro canto lo discutono verbalmente come se fosse la "verità del Vangelo", arrivando a fare interpretazioni canoniche profonde dal vago o addirittura inesistenti "tra le righe", come l'idea che la metropolia è stata data "per un tempo".

[19] Questo deriva da un famoso detto attribuito a Stalin. Apparentemente gli fu detto che avrebbe dovuto occuparsi degli interessi del Vaticano, al che rispose "E quante divisioni [di carri armati] ha il Papa?" – in altre parole sottintendendo che a meno che il Papa non possa sostenere le sue affermazioni con vera forza e potenza, le sue proteste non significavano nulla.

[20] La Megali idea (o Grande idea) è un concetto nazionalista greco che "un giorno, con il passare del tempo, [Costantinopoli / Bisanzio] sarà di nuovo nostra". Era l'idea che alla fine la Grecia si sarebbe sollevata e avrebbe recuperato tutte le terre precedentemente greche. Vale la pena notare che l'Impero Russo ha aiutato a combattere per l'indipendenza della Grecia, come ha fatto per un certo numero di paesi ortodossi sotto il giogo ottomano.

[21] L'attuale governo ucraino, il Fanar e gli Stati Uniti.

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