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  Padre Theodoros Zisis: “non stiamo facendo appelli per uno scisma”

Orthochristian.com

15 gennaio 2018

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Padre Theodoros Zisis, un sacerdote della diocesi di Tessalonica della Chiesa greco-ortodossa, è stato messo sotto accusa a marzo quando ha annunciato che avrebbe smesso di commemorare il suo vescovo, il metropolita Anthimos di Tessalonica, per il suo sostegno al Concilio di Creta del 2016, che è stato deriso come ecumenista da vescovi, clero e monaci provenienti da tutto il mondo ortodosso, ha fatto una dichiarazione per chiarire che lui e altri che hanno fatto lo stesso passo non hanno intenzione di aderire a uno scisma o di creare uno scisma all'interno del Corpo di Cristo, come riferisce Hodigitria.

"Per confutare le malvagie calunnie che si diffondono contro di noi, e per calmare coloro che vogliono ascoltare la nostra spiegazione ufficiale, dichiariamo di sapere quanto sia orribilmente maligno lo scisma, che non viene lavato via nemmeno dal sangue del martirio", ha affermato fermamente padre Theodoros.

Tuttavia, un male ancora più grande dal punto di vista ecclesiologico, continua a spiegare padre Theodoros, è l'eresia, che priva l'uomo della salvezza.

"Nel cessare la commemorazione dei vescovi eretici, stiamo proteggendo noi stessi e i fedeli dalla paneresia dell'ecumenismo: non stiamo creando uno scisma, non ci sottomettiamo a un'altra giurisdizione ecclesiale non canonica, e non commemoriamo altri vescovi durante i servizi", ha dichiarato padre Theodoros, a cui è stato ordinato di non servire e che è stato privato del suo titolo onorario di arciprete, ma che rimane un chierico della diocesi di Salonicco.

Come padre Theodoros ha spesso spiegato, la sua decisione di cessare la commemorazione è stata basata sul canone 15 del Primo-secondo Concilio, svoltosi a Costantinopoli nell'861, presieduto da san Fozio il Grande. Questo canone afferma che se un vescovo predica chiaramente un'eresia precedentemente condannata da un Concilio o dai santi Padri, allora i sacerdoti possono smettere di commemorarlo nella Liturgia e non devono affrontare pene canoniche.

Il canone recita in parte:

Ma quanto a quelle persone, d'altra parte, che, a causa di qualche eresia condannata dai santi concili, o dai padri, si ritirano dalla comunione con colui che presiede, e che sta predicando pubblicamente l'eresia, e insegnandola a viso aperto in chiesa, tali persone non solo non sono soggette ad alcun castigo canonico a causa del fatto di essersi allontanati da ogni comunione con colui che è chiamato vescovo prima che sia stato emesso un verdetto conciliare o sinodale, ma, al contrario, essi saranno ritenuti degni di godere dell'onore che si addice a loro tra i cristiani ortodossi. Perché hanno sfidato non dei vescovi, ma degli pseudo-vescovi e pseudo-maestri; e non hanno scisso l'unione della Chiesa con nessuno scisma, ma, al contrario, sono stati attenti a salvare la Chiesa da scismi e divisioni.

Per una spiegazione più completa, si veda il discorso di padre Theodoros, "Difesa e Dichiarazione di Cessazione della Commemorazione del Vescovo sulla base dell'insegnamento dell'eresia".

"Abbiamo fatto il nostro dovere, quindi la nostra coscienza è chiara; nella nostra decisione abbiamo percorso il cammino fedele delineato dai santi apostoli e dai santi padri. Abbiamo combattuto e continuiamo a combattere contro l'eresia come loro. Torneremo alla commemorazione dei nostri vescovi quando condanneranno pubblicamente la grande eresia dell'ecumenismo e proclameranno il Concilio di Creta come un concilio di briganti. Questa è la nostra posizione, e non devieremo né a destra né a sinistra", ha continuato padre Theodoros, spiegando il suo desiderio di sostenere la purezza della fede ortodossa, rimanendo "murati" per il momento, ma senza entrare in alcun tipo di scisma.

Citando san Teodoro Studita, padre Theodoros termina dicendo: "noi non siamo rinnegati dalla Chiesa di Dio; che questo non accada mai con noi! Anche se siamo colpevoli di molti peccati, siamo un solo corpo con essa e siamo nutriti dai dogmi divini, e cerchiamo di osservarne le regole e i decreti" (Lettera al monaco Basilio 1.76).

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