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  Sulla conversione di Hank Hanegraaff: dove Christianity Today si sbaglia sulle conversioni all'Ortodossia

di padre Andrew Stephen Damick

Orthodoxy and Heterodoxy

20 aprile 2017

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Scrivendo sul periodico evangelico di punta Christianity Today, Ed Stetzer, professore a Wheaton e direttore del Billy Graham Center for Evangelism, ha fatto alcune ipotesi sul perché gli evangelici diventino cristiani ortodossi in "Hank Hanegraaff's Switch to Eastern Orthodoxy, Why People Make Such Changes, and Four Ways Evangelicals Might Respond":

La domanda ovvia è: che cosa attrae gli evangelici a tradizioni più liturgiche – e perché?

Per le persone che si trovano in alcune di quelle tradizioni, la risposta è chiara per loro: hanno trovato la vera chiesa (o almeno la più vera).

Tuttavia penso che ci siano all'opera altri fattori, tra cui la realtà che molti evangelici hanno difficoltà ad accettare la semplicità dell'evangelicalismo, la sua mancanza di radici storiche, e altro ancora.

Mi trovo sempre un po' impacciato di fronte ad articoli che cercano di estrarre ciò a cui la gente sta davvero pensando quando si converte all'Ortodossia (o a qualsiasi altra cosa, in realtà) piuttosto che ascoltare semplicemente le ragioni fornite dal convertito. Detto questo, il pezzo di Stetzer fornisce un po' di cibo per il pensiero, ma, come vedremo, si arresta più volte prima di dare delle ragioni fattuali per le sue critiche.

Egli offre quattro ragioni, insieme a quattro modi in cui gli evangelici potrebbero rispondere. Diamo uno sguardo a ciascuna di queste ragioni.

Perché la gente si converte all'Ortodossia?

1. L'Ortodossia è per gli intellettuali

In primo luogo, vede alcuni evangelici che guardano all'Ortodossia perché ritengono che l'evangelicalismo sia troppo semplice:

Questi credenti teologicamente interessati spesso si stancano di due cose: una mancanza di una liturgia che ci leghi al nostro passato e, per alcuni (in particolare quelli proni all'ortodossia e al cattolicesimo), la necessità di una fonte di verità autorevole che manca nell'evangelicalismo.

La prima tendenza è quella di riempire le lacune con una liturgia formalizzata come connessione con la chiesa antica. Capisco l'impulso, anche se io non lo sperimento come lo fanno molti altri. Per esempio, la prima domanda nel mio colloquio per la mia cattedra al Wheaton College era: "Le manca mai la liturgia della Chiesa episcopale?" La mia risposta è stata, e ancora è, "Proprio no".

[...]

Tuttavia molti evangelici di inclinazione più intellettuale spesso hanno difficoltà ad accettare la semplicità dell'evangelicalismo. Come missiologo, forse il mio approccio è ancora più semplice: le idee che io (insieme a molti missiologi) sostengo insegnano che il "come" di alcune parti del culto è formato dal chi, dal quando e dal dove della cultura.

Questa idea è quasi offensiva per alcuni, e alcuni che rifiutano queste idee scendono per altri sentieri più stretti e più antichi. In quanto tale, il passaggio a queste tradizioni per una liturgia che è legata alle pratiche e alle espressioni della chiesa antica ha davvero senso. In molti modi, essi trovano esattamente quello che cercano.

Questo a risposta non fa che eludere il problema. È vero che ci sono evangelici intellettuali, quindi uno non deve diventare ortodosso per essere un intellettuale cristiano. Ma Stetzer non discute di cosa ci sia nell'Ortodossia che la rende attraente agli intellettuali. La liturgia non è sufficiente a spiegare l'attrazione, e certamente questa non è solo per gli intellettuali. La maggior parte degli ortodossi non è composta da intellettuali.

Ciò che l'Ortodossia ha, però, è una robusta tradizione intellettuale che non è solo liturgica, ma dogmatica, teologica, pastorale, trans-culturale, filosofica, missiologica, ecc. Esiste davvero una differenza tra una Chiesa che fa queste cose da duemila anni attraverso culture diverse come georgiani, arabi, romeni e greci, e un movimento teologico scarsamente coeso che trova le sue origini nelle conversioni emotive del revivalismo del XIX secolo. Il motivo per cui l'evangelicalismo ha un problema intellettuale è perché il suo DNA fondamentale lascia almeno forti indizi che l'anti-intellettualismo potrebbe essere più spirituale.

2. L'Ortodossia assomiglia alla Chiesa antica

In secondo luogo, Stetzer afferma che l'attrazione è per la Chiesa antica:

La chiesa antica era davvero più focalizzata sull'eucaristia ed era più liturgica in termini di struttura, natura ed espressione. Ci sono cose che possiamo imparare da questo oggi, ma dobbiamo anche riconoscere che gran parte di ciò che vediamo, in realtà, era culturale. Come missiologo, non sono attratto dalle forme culturali cristiane antiche e mi preoccupa che alcuni le vogliano equiparare alla verità eterna.

La domanda a cui voglio rispondere è: Stiamo cercando le cose giuste? Vogliamo modellarci con esattezza alla forma culturale della chiesa antica? È questo il valore ultimo?

Ecco una domanda a cui vorrei che rispondesse lui: se la Chiesa primitiva era eucaristica e liturgica, e se i cristiani hanno continuato a essere così per secoli in numerose culture, lingue ecc., allora perché dovremmo concludere che tale culto è solo una "forma culturale"?

Storicamente, quasi tutti i cristiani sono stati liturgici. Ancora oggi la maggioranza dei cristiani è liturgica. Allora, perché il fenomeno relativamente parrocchiale dei servizi ecclesiastici revivalisti relativizza il culto liturgico per renderlo meramente "culturale"?

E se l'eucaristia è veramente il corpo e il sangue di Cristo, come può mai essere "culturale"? E se non è davvero il suo corpo e sangue, allora parliamo di questioni di eresia, non solo di cultura. Stetzer vuole affermare la liturgia cristiana e al tempo stesso relativizzarla. Ma non si può davvero avere la botte piena e la moglie ubriaca. O il culto che gli apostoli hanno insegnato ai loro discepoli (e che è stato successivamente tramandato quasi universalmente per secoli) è autorevole o è sbagliato. Non è un bene valido solo per un certo tempo e luogo.

Se così fosse, non sarebbe l'unica modalità di culto comune mai menzionata nella Scrittura, sia nel Vecchio che nel Nuovo Testamento. E dobbiamo anche immaginare che l'Epistola agli Ebrei sarebbe molto diversa se tal liturgia non fosse stata intesa come norma di culto.

E cosa succede al culto che vediamo nel cielo? È solo una forma culturale?

3. L'Ortodossia ha un'ermeneutica autorevole

Stetzer riconosce il problema dell'ermeneutica scritturale del tipo sola scriptura, ma poi evita il problema:

... l'orientamento evangelico verso l'individualismo occidentale ha aperto la porta a una mentalità del tipo "ogni Bibbia per se stessa", dove, combinati con l'età digitale, dei teologi da poltrona delinquenti possono godere di una grande influenza senza una corretta responsabilità ecclesiologica. È un tipo di "versione egoista" della traduzione della Bibbia. La mancanza di una definizione centrale e della protezione della verità può causare (e ha causato) gran parte dei problemi dell'evangelicalismo.

Nel Cattolicesimo e nell'Ortodossia orientale, non avviene in genere così. In queste strutture ecclesiali ci sono modi più stretti di verificare la verità e di definire le credenze ortodosse. Alcuni vedono la Chiesa organizzata come mezzo per preservare la verità biblica dalle variazioni delle maree delle onde culturali.

Così non risponde affatto al problema della sola scriptura. L'unica cosa che ci offre questo suggerimento è che né i cattolici né gli ortodossi hanno davvero un'ermeneutica autorevole: "vediamo che altri sono saltati in acqua a nuotare e hanno trovato che le acque sono increspate".

Come cristiano ortodosso, riconoscerò certamente che l'interpretazione della Scrittura non è sempre facile o ovvia. Se qualcuno diventa ortodosso pensando che lo sia, ne resterà deluso. Ma ciò che è diverso dall'evangelicalismo è che esistono effettivamente dei confini per gli ortodossi e che c'è una comunità che ha autorità per poter prendere delle decisioni. C'è una tradizione interpretativa a cui dover rispondere.

Per gli evangelici, qualsiasi cosa della loro (o di un'altra) tradizione che potrebbero utilizzare nell'interpretazione è al massimo una risorsa. Non ha in realtà presa su di loro, tranne che nei casi di certe denominazioni, come i luterani confessionali, ecc., anche se questo non fa che sollevare la questione del perché tale tradizione sia più autorevole della tradizione da cui storicamente si sono separati.

E anche se si separano dalla loro denominazione sull'ermeneutica, è improbabile che qualcuno veda tale separazione come qualcosa di veramente critico. Puoi sempre iniziare la tua stessa denominazione. E questo è in linea con il movimento evangelico.

4. L'Ortodossia ha continuità storica

Stetzer cerca di smontare la successione apostolica dicendo sostanzialmente che tutti ci provano:

La gente è attratta da queste tradizioni per buone ragioni. Gli approcci da chiesa bassa hanno problemi che dobbiamo essere disposti ad affrontare. Ma io vedo molte conversioni a tali tradizioni come una sorta di ricerca del Graal denominazionale. La gente cerca di ritrovare le pratiche della chiesa antica e tutti pretendono di avere le indicazioni per arrivarci.

È una cosa comune per le denominazioni risalire ai primi modelli della chiesa. I battisti lo hanno fatto attraverso il sentiero del sangue e le pratiche battesimali. Il movimento della restaurazione (che include le Chiese di Cristo) apprezza l'idea di restaurare la chiesa del Nuovo Testamento. Alcuni anglicani e luterani tentano di trovare le loro radici attraverso la successione apostolica. La Chiesa ortodossa fa risalire il suo patriarca di Costantinopoli all'apostolo Andrea. In realtà, nessuno ha completamente ragione e tutti questi tentativi creano problemi.

Sfortunatamente non menziona il fatto che la successione apostolica era il modo della Chiesa antica per dimostrare che qualcosa proveniva dagli apostoli. Non menziona altresì che la successione apostolica ortodossa non dipende dalle affermazioni costantinopolitane riguardo a sant'Andrea. Queste rivendicazioni potrebbero essere dubbie, ma nessuno mette in dubbio, per esempio, le origini petrine delle Chiese di Antiochia o di Alessandria, né l'origine apostolica della Chiesa di Gerusalemme, ecc.

Paragonare la successione storica di tali chiese al landmarkismo battista, che è essenzialmente un tentativo di ricostruire l'anti-cattolicesimo attraverso una lunga serie di eretici, è veramente un modo di arrampicarsi sugli specchi. E paragonarla al restaurazionismo è quasi un non sequitur. Non è una ricerca di un "Graal denominazionale". La storia registra davvero una successione continua di vescovi e dei loro greggi in diverse antiche sedi apostoliche, la maggior parte delle quali è ancora occupata da vescovi ortodossi.

E concludere che "nessuno ha completamente ragione" significa fondamentalmente che non si può mai sapere se ciò che si insegna e si pratica è in linea con quello che Gesù ha insegnato ai suoi discepoli oppure no. L'agnosticismo sull'autorità ecclesiale significa che non devi veramente rendere conto a nessuno, perché, ehi, nessuno ha completamente ragione.

Risposte evangeliche

1. Riconosciamo che vediamo attraverso un vetro scuro.

Sarò certamente d'accordo con Stetzer che "non vediamo tutto ciò che Dio sta facendo nel mondo e certamente non determiniamo chi è o chi non è un seguace di Gesù". Ma possiamo comunque dire alcune cose su ciò che significa essere un seguace di Gesù basandoci su quello che Gesù ha insegnato e su come lo ha capito chi ha seguito lui e i suoi discepoli.

Sono anche lieto che egli possa "ancora riconoscere che la [sua] stessa tradizione deve essere rivalutata alla luce della scrittura e, sì, delle pratiche della chiesa antica". Ma ecco in problema: l'interpretazione della Scrittura fatta da chi? Ed esattamente, che cosa della Chiesa antica sarà autorevole per lui?

Io stesso lascio che la mia opinione sul cristianesimo sia valutata in questa luce, e la conclusione a cui sono giunto è che ho dovuto cambiare perché non ero in linea con la Chiesa antica. Stetzer non è d'accordo perché le forme della Chiesa antica sono semplicemente culturali, quindi come riesce a non fare di se stesso colui che valuta, piuttosto che essere colui che è valutato?

2. Non normalizzare le forme culturali ecclesiali.

Ne abbiamo già parlato sopra per un po', ma Stetzer ripete i suoi punti qui:

Io non mi sto muovendo verso l'Ortodossia, perciò lasciatemi spiegare il perché. Per prima cosa, credo che la tendenza verso l'Ortodossia (con la O maiuscola) e la sua liturgia sia missiologicamente malsana, non solo teologicamente problematica. Molti segmenti dell'Ortodossia assumono forme culturali elleniste (o altre), le considerano normative rispetto al contesto odierno e le applicano come la "vera" o "autentica" via.

Non menziona ciò che ha esattamente in mente, ma non risponde neanche sul perché quelle "forme culturali" si siano dimostrate così universali e trans-culturali lungo tutta la storia cristiana. Quindi gli toccherebbe l'onere di dimostrare perché qualcosa di così universale sia davvero solo "culturale".

Se la liturgia è ciò che ha in mente, naturalmente la cultura ha influito sulla liturgia nel tempo. Nessuno che abbia studiato storia liturgica lo nega. Ma in generale, il tema è la continuità piuttosto che l'innovazione. E la forma è comunque liturgica. Fino agli ultimi due secoli, non c'era una cultura che il cristianesimo avesse incontrato per concludere che era la liturgia stessa a doversene andare. E anche adesso, tale conclusione è raggiunta solo da una minoranza di cristiani in certi luoghi.

Detto questo, se il culto non è solo condizionato culturalmente, ma in realtà è un prodotto culturale (e quindi relativo), allora che cos'altro di normativo nella Chiesa antica potrebbe essere relativizzato nello stesso modo? Il canone delle Scritture? I dogmi della Trinità e dell'Incarnazione?

Non stiamo parlando di questioni di correttezza e di disciplina come i tipi di copricapo o se chiamare il nostro leader locale vescovo o presbitero, né di questioni sempre difficili come cosa significhi battesimo in 1 Cor 15:29. Stiamo parlando del cuore stesso della vita cristiana: il culto.

E stiamo parlando di un impegno storico a lungo termine nella liturgia e dicendo che in realtà non ha più alcun valore.

Aggiunge:

Questo non è utile e in realtà ostacola l'avanzamento del vangelo, il che spiega in parte perché l'Ortodossia americana ha molti più convertiti dall'evangelicalismo che non dal secolarismo.

In realtà, non credo che sia così. In primo luogo, dovrebbe probabilmente menzionare che quasi nessun gruppo cristiano in America ha più convertiti dal secolarismo che da altri gruppi cristiani. La fede religiosa è rimasta sostanzialmente stabile per decenni negli Stati Uniti. Quasi tutta la crescita delle conversioni è in ultima analisi una crescita per trasferimento.

Ora, ci si può chiedere perché ci siano più convertiti evangelici che altri tipi di convertiti nell'Ortodossia americana (cosa di cui non sono certo in realtà e di cui non ho mai visto statistiche) e suggerirei che ciò è dovuto semplicemente al tipo di persone che hanno fatto una loro missione di diffondere il Vangelo così come l'Ortodossia lo vede. Non è che gli evangelici abbiano maggiori probabilità di convincersi che le "forme culturali" debbano essere rese assolute e quindi convertirsi all'Ortodossia.

Nel complesso, non credo che la maggior parte dei gruppi cristiani di qualsiasi tipo sappia veramente come convertire la gente dal secolarismo. La maggior parte di quelli che diventano evangelici, per esempio, di solito stanno solo abbandonando vecchie affiliazioni denominazionali per qualcosa di più "contemporaneo" o necessario.

3. Non importare, esportare.

Spiega:

Un approccio migliore rispetto all'importazione e alla normalizzazione di forme culturali ecclesiali è quello costruito sulla sola scriptura. Seguendo Gesù e camminando nello Spirito, credo che dobbiamo tornare alla Scrittura per qualsiasi generazione di cristiani e chiedere: "Che cosa significherebbe vivere questa fede biblica senza tempo in questo periodo e in questo luogo?"

Questo, quindi, esporta la verità della Scrittura nel nostro contesto moderno.

Ma non fa altro che eludere del tutto i problemi della sola scriptura. Okay, "esportare". Ma quale "esportatore" userai? Perché l'ermeneutica di Rob Bell dovrebbe meno autorevole di quella di John MacArthur? Entrambi affermano certamente di applicare la Scrittura alla generazione attuale.

In ogni caso, non è questa la sola scriptura. Questo non è altro che ciò che i cristiani hanno sempre fatto: leggere la Bibbia e applicarla. Il problema è di chi si intende utilizzare la lettura.

Continua:

 

This is hard to read as meaning much more than “So remember to be Protestant.” It’s also not going “deeper than tradition.” Those five Solas are a tradition.

 

Forse il 500° anniversario della Riforma è un buon momento per ricordare il valore di Sola Fide, Sola Gratia, Solo Christo e Sola Deo Gloria come segnali indicatori per la nostra unica espressione del Vangelo che va più in profondità della tradizione. Infatti, ci porta a principi espressi in diversi linguaggi culturali usando metodi culturali diversi.

Questo è difficile da leggere come un significato molto più profondo di "ricordatevi dunque di essere protestanti". Inoltre non va "più in profondità della tradizione". Quei cinque sola sono una tradizione.

(E vale la pena ricordare che i sola sono verità bibliche ripetute, non verità culturali scoperte 500 anni fa).

Non sono neppure questo. Sono una specifica ermeneutica sviluppata all'interno della riforma. La questione è se accettate la tradizione ermeneutica della riforma e perché credete che questa sia più autorevole di quella che è venuta prima.

4. State con il messaggio.

Spiega:

Vogliamo con amore e con grazia riconoscere che altri seguiranno Hanegraaff e passeranno dall'altra parte del Tevere o del Bosforo, ma alla fine ricordiamoci che l'evangelicalismo è un movimento fondato sulla scrittura che si cerca di vivere in un contesto.

E questo è il suo problema fondamentale. Non è la Chiesa. Non è nemmeno una chiesa. È un movimento. E non riesce a riconoscere neppure da dove provenga la stessa Scrittura. I seguaci di Gesù non erano "un movimento fondato sulla scrittura che cercava di essere vissuto in un contesto". Erano la Chiesa.

E infine:

Direi le parole semplici che sottolineano l'evangelicalismo: seguiamo Gesù, continuiamo a condividere il semplice vangelo, concentriamoci sulla Bibbia e pensiamo da missionari per tradurre quella verità nel nostro contesto moderno.

Questo è ortodosso.

Ma anche se definiamo "ortodosso" per mezzo della classica definizione dell'Ortodossia, cioè il Credo niceno, non è proprio tutto ciò che è il Vangelo. Il Vangelo è seguire Gesù, concentrarsi sulla Bibbia e pensare da missionari, ma è anche battezzare e fare discepoli di tutte le nazioni, insegnando loro a osservare tutto ciò che Gesù ha comandato. Si tratta di portare il mondo nella Chiesa.

E questo è qualcosa che l'evangelicalismo non sta nemmeno cercando di essere. Finché sarà un movimento, non può essere la Chiesa o addirittura una chiesa.

Conclusioni ortodosse

Il mio punto qui non è quello di fare strame dell'articolo di Stetzer. Capisco cosa lui voglia fare qui, cioè ristabilire l'identità evangelica di fronte alle conversioni che portano lontano dall'evangelicalismo. Ha ragione a dire che non sono molte, e gli ortodossi che fanno i trionfalisti sulle conversioni non conoscono davvero bene le cifre e sono probabilmente stupidi.

Detto questo, se intende ristabilire l'identità evangelica come qualcosa di più desiderabile dell'Ortodossia, dovrà affrontare le vere domande che tendono a guidare le conversioni di coscienza dall'evangelicalismo all'Ortodossia. Ecco alcune di queste domande:

Perché la mia interpretazione della Bibbia è corretta?

Quale diritto ho di avere una dottrina e un culto così diversi da quelli dei discepoli degli apostoli?

Perché prima della Riforma quasi nessuno ha interpretato la Bibbia come hanno fatto i riformatori?

Cosa hanno detto i discepoli degli apostoli sulla loro fede e sul loro culto?

Come abbiamo avuto la Bibbia che abbiamo oggi? Perché la mia Bibbia ha meno libri rispetto alla Bibbia ortodossa?

Perché la visione elevata della Scrittura che ho come evangelico si riflette a malapena nel mio culto? C'è una chiesa che veramente satura il credente di Scrittura durante il culto?

Perché il culto liturgico e il governo episcopale sono stati la norma per quasi tutti i cristiani per 2.000 anni?

Che cos'è la Chiesa? Ha un'autorità vincolante? Può essere localizzata?

Queste domande sono solo un inizio, ma rispondere a loro potrebbe far capire molto di più perché alcuni evangelici diventano ortodossi e perché le risposte di Stetzer probabilmente non faranno cambiar loro idea.

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