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  Rinnovato ma non migliorato: una risposta sul Credo

dal blog di padre John Whiteford

28 giugno 2017

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il restauro storpiato dell'icona cattolica "Ecce Homo!" (Ecco l'uomo!)

Come deturpare la lingua inglese, una parola alla volta ...

John Fotopoulos e Aristotle Papanikolaou, nel loro recente articolo "Le donne e il Credo: che per noi umani e per la nostra salvezza" (pubblicato da "Public Orthodoxy"), hanno espresso la loro scontentezza del fatto che l'Arcidiocesi greca abbia deciso di utilizzare una traduzione del Credo che si allinea praticamente con ogni altra traduzione che i cristiani ortodossi in lingua inglese hanno usato per tutto il tempo in cui abbiamo avuto cristiani ortodossi di lingua inglese. Sono rimasti offesi dall'uso della parola "uomo". Ecco la frase in questione nel Credo, come di solito è tradotta:

"Che per noi uomini e per la nostra salvezza discese dai cieli, e si incarnò dallo Spirito santo e da Maria Vergine, e si fece uomo..."

Ecco il "miglioramento" da loro suggerito a tale traduzione:

"Che per noi umani e per la nostra salvezza discese dai cieli, e si incarnò dallo Spirito santo e da Maria Vergine, e si fece umano..."

A parte il fatto che questa frase suona come una traduzione fatta da un computer della Federazione Stellare, è semplicemente brutta e inutile. È stato detto da tempo che l'Arcidiocesi greca ha utilizzato intenzionalmente le peggiori traduzioni inglesi, nella speranza che la gente le dimentichi tutte e continui a usare il greco. In questo caso, si muovono nella giusta direzione. Quelli di Public Orthodoxy, tuttavia, avrebbero optato per una traduzione ancor più brutta di quella che avevano in precedentenza ("Che per noi e per la nostra salvezza...").

Il loro argomento, in poche parole, è il seguente:

...men ("uomini") non è la traduzione più accurata della parola ἀνθρώπους nell'inglese contemporaneo. Piuttosto, la traduzione di ἀνθρώπους con "uomini" può essere vista, nel migliore dei casi, come un'espressione di un inglese obsoleto e, nel peggiore dei casi, come un'espressione di una traduzione inglese esclusiva per quanto riguarda il genere, Non esiste alcuna buona ragione per utilizzare un inglese obsoleto in una nuova traduzione del Credo o per usare un termine inglese esclusivo quando ἀνθρώπους intende essere inclusivo. La parola ἄνθρωπος è il termine generico per un essere umano nel greco antico, mentre ci sono altri termini per "uomo" e "donna".

È certamente vero che "anthropos" non è una parola specifica per quanto riguarda il genere in greco, ma anche man ("uomo") non è una parola specifica per quanto riguarda il genere in inglese – lo può essere, in quanto l'uso si è sviluppato, ma la usiamo ancora nel suo senso specifico che non ha a che fare con il genere... per tutto il tempo.

Quelli di Public Orthodoxy possono non averlo notato, ma la parola offensiva man ("uomo") si trova anche nella parola woman ("donna"). Questo perché una donna è una particolare varietà di uomo. La parola donna viene dal vecchio inglese "wīfman" – "uomo (che è) moglie". I maschi erano solitamente chiamati "werman" (uomo maschio) ma gradualmente la prima sillaba è uscita dall'uso comune. Dovremmo forse optare per "wo-person" al posto di "woman"?

Un mio amico mi ha parlato di una docente di inglese che aveva all'università, e che insisteva con l'uso di parole tradizionali come "uomo" nel senso generico, e di una studentessa che la contestava. L'insegnante le ha risposto: "Se tu sei in spiaggia, e ti dicono che in acqua c'è uno squalo mangiatore di uomini, vai a nuotare? Se non lo fai, sei un'ipocrita, perché capisci molto bene che 'uomini' si riferisce genericamente a tutti gli esseri umani".

Se qualcuno uccidesse accidentalmente una donna e fosse accusato di omicidio, dubito che una difesa che dica che l'omicidio è applicabile solo alle vittime maschili farebbe molti progressi.

La parola "uomo" è molto radicata delle lingue indoeuropee. Ne troviamo una forma in sanscrito, "manu", che ha lo stesso significato dell'inglese man. Per togliere dall'inglese l'uso generico di "uomo" bisognerebbe eliminare una parte della lingua una parte un po' più ampia della sola parola "man". Anche la parola "human" contiene l'offensiva radice man. Dovremmo quindi optare per "hu-person"? O forse dovremmo lasciare solo "hu", poiché le ultime tre lettere della parola "person" indicano un figlio maschio (son), e potrebbero offendere coloro che vogliono una lingua neutra. Questo potrebbe forse espandere le possibilità comiche della lingua, ma è tutto sciocco e assurdo.

La traduzione proposta da Public Orthodoxy è certamente difendibile in termini di precisione, ma è indifendibile in termini di estetica della lingua inglese. Il motivo per cui la versione di re Giacomo era il banco di prova del tempo, mentre nessuna altra traduzione moderna si è avvicinata alla sua bellezza, è perché i traduttori della King James Version non erano solo competenti studiosi biblici, ben versati nelle lingue da cui traducevano. Erano anche ben versati nella lingua in cui traducevano la Bibbia. Avevano un senso della lingua inglese che pochi studiosi hanno oggi – e chiaramente John Fotopoulos e Aristotle Papanikolaou non sono tra quei pochi, indipendentemente dal modo in cui senza dubbio capiscono il greco originale.

Se noi seguissimo coerentemente la proposta di questi due, dovremmo apportare le seguenti modifiche alle nostre traduzioni della Scrittura:

Invece di Ponzio Pilato che si riferisce al Cristo insanguinato e percosso con le parole "Ecco l'uomo!" (Giovanni 19:5), gli faremmo dire: "Ecco l'umano!"

Invece di Cristo dicendo: "Le volpi hanno le tane e gli uccelli dell'aria hanno i nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove poggiare il capo" (Matteo 8:20), gli avremmo fatto dire "il Figlio dell'umano", o più liberamente "l'essere umano non ha dove poggiare il capo".

E invece di spogliarsi del "vecchio uomo" al battesimo e di indossare il "nuovo uomo" (Colossesi 3:8-10), ci spoglieremmo del "vecchio umano" indossando il "nuovo umano".

Nessuno di questi passi vedebbe un miglioramento della precisione, e certamente non della bellezza e della maestà dei servizi in cui si leggono.

Sulla questione più ampia del fare dell'inglese una lingua neutrale per quanto riguarda il genere – ci sono due delle lingue più importanti che non hanno alcuna distinzione di genere, e quindi le due culture associate a queste lingue dovrebbero essere state utopie femministe, se la neutralità del genere fosse la chiave di tale cosa. Le due lingue a cui mi riferisco sono il turco e il cinese. Tuttavia, ritengo che si possa facilmente difendere l'argomento secondo cui le donne nelle culture europee sono state trattate in modo significativo negli ultimi duemila anni, nonostante siano state costrette a subire le indignazioni di essere forzate a utilizzare lingue che fanno distinzioni di genere. Di fatto, penso che sia difficile trovare due culture di elevata letteratura in cui storicamente la donna sia stata trattata peggio che in quelle dei turchi e dei cinesi - e lo dico da persona che ama la cultura cinese, ma il modo in cui le donne sono state trattate (e in larga misura sono ancora trattate) non è l'apice della civiltà cinese.

Ancora oggi le ragazze cinesi sono spesso uccise alla nascita, o sono abortite selettivamente prima della nascita, a causa di una visione molto bassa del valore delle donne. Quando ero al college lavoravo in un ristorante cinese, e un giorno un'anziana donna cinese che lavorava lì mi ha chiesto della mia famiglia. Quando le ho detto che avevo quattro fratelli, ha detto: "Tua mamma ha cinque figli maschi? Oh, è molto fortunata!" Ma mia madre aveva avuto cinque figli maschi perché non aveva rinunciato a cercare di avere una figlia, finché cinque figli maschi non l'avevano esaurita. Una donna veniva da una cultura con perfetta neutralità dei generi nella propria lingua, e l'altra no. Le femministe in qualche modo pensano che la cultura con distinzioni di genere sia quella che deve essere aggiustata. Vai a capire.

Aggiornamento:

Giacomo Sanfilippo ha fatto un commento che vale la pena diffondere in risposta all'articolo pubblicato da Public Orthodoxy su Facebook: "Dire che ἄνθρωπος è senza genere mi colpisce come una definizione un po' semplicistica e richiede una sfumatura. Gen 2 (LXX) usa ἄνθρωπος in modo intercambiabile / sinonimo con Adamo, andare fino a dire che è un ἄνθρωπος (non ἀνήρ) colui che lascia padre e madre per unirsi a sua moglie".

Anche Cristo stesso cita questo passo (Genesi 2:24) nei Vangeli (Matteo 19:5) e il testo greco usa "anthropos" per riferirsi a un maschio che lascia padre e madre e si unisce a sua moglie.

Inoltre, in Matteo 10:35, Cristo dice: "Perché sono venuto a mettere un uomo [anthropos] contra suo padre e la figlia contro sua madre e la figlia contro la suocera".

James Latimir fornisce ancora un altro esempio: "Considerate 1 Esdra 9:40, in cui anthropos viene usato in una chiara opposizione a gyne, come in "uomini e donne" (Girolamo traduce in questo caso anthropos con vir!). Ciò non avrebbe senso se anthropos significasse "umano" ("umani e donne": sono quelli di Public Orthodoxy a essere i veri fanatici!), anziché il termine mascolino "uomo".

Così è chiaro che anthropos può essere usato per riferirsi specificamente a un maschio, proprio come lo può la parola inglese "man".

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