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  Un messaggio per il nuovo anno: fuggite dagli estremi!

dal blog del sito Orthodox Engand

1 gennaio 2016

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Una delle mie foto preferite nella nostra sala parrocchiale mostra il santo serbo Giustino di Chelije fianco a fianco con il padre romeno Cleopa (Ilie). Il primo è vissuto ed è diventato un santo nel vecchio calendario. Quest'ultimo, il suo compagno asceta di vita santa, viveva nel nuovo calendario. Nonostante le sue opinioni che questo calendario fosse un errore, lui naturalmente, come tutti dovrebbero fare, preferì l'umile obbedienza all'orgoglio dello scisma. La fotografia mostra l'equilibrio che io ho sempre cercato, lontano dagli estremi ridicoli dei troll, siano essi dilettanti ingenui e illusi o professionisti pagati e induriti. Anche se ho visto violenza fisica solo da parte di due vecchi calendaristi, sono oggi i neo-calendaristi che sono i più violenti verbalmente, fino ad arrivare al punto di fare una minaccia di morte. È interessante che queste persone si definiscono cristiani ortodossi!

Guardando indietro alle polemiche negli Stati Uniti negli anni '60 e '70 e più oltre, lo stato di polarizzazione tra ortodossi di vecchio e di nuovo calendario ha reso impossibili tali fotografie e tale armonia. Come mai? A causa dell'estremismo, ovvero, non tanto a causa del vecchio calendario e del nuovo calendario quanto del vecchio calendarismo e del neo-calendarismo. Ancora una volta i terribili 'ismi'. Negli anni '70 e '80 ho incontrato rappresentanti dei due gruppi, che riassumono per me i due estremi. Uno era il vescovo Gregory (Grabbe), un vecchio calendarista. L'ho incontrato e ho scoperto in lui una negatività incredibile e deprimente. È morto tragicamente, in una setta di fuori della Chiesa. L'altro era padre Alexander Schmemann, una neo-calendarista. L'ho incontrato nel 1980, quando era vestito come un uomo d'affari americano e ho scoperto che era un fumatore a catena che non aveva abbastanza forza di volontà per abbandonare il suo vizio mortale.

La tendenza vecchio-calendarista era profondamente negativa e cupa, anzi deprimente. Sembrava non avere alcuna speranza, l'umanità era condannata, quasi in modo calvinista. (E Calvino è un eretico). Tutto ciò che era nuovo era un male, l'umanità era pronta per l'Apocalisse. Una possibile salvezza poteva venire solo nascondendosi in ghetti. Per il resto del mondo, c'erano solo la critica e la condanna censoria; le teorie del complotto prosperavano. Questa era l'ideologia della setta e del fariseo. L'atteggiamento verso la comunione regolare era singolarmente negativo – questa si poteva contemplare solo con la preparazione più severa. Mi ricordo bene quando mi hanno detto che io ero inaccettabile per far parte di tali gruppi – oltre a essere di nazionalità sbagliata (!), ero troppo giovane e troppo ben istruito. Due peccati capitali, 'imperdonabili', come mi ha detto uno di questi molto anziani 'cristiani' nel 1986! Ero certamente destinato al fuoco dell'inferno.

La tendenza neo-calendarista era iper-positiva e iper-ottimista fino al punto della fantasia. Tutto era possibile, la fantasia modernista della salvezza per tutti (l'eresia dell'origenismo, tanto amata dai protestanti che affermano di essere ortodossi) era all'ordine del giorno; qui non c’era spazio per oscurità e peccato. Con un'ideologia irreale, erano troppo aperti al mondo, volendo in qualche modo di fondere il mondo con la Chiesa, erano di mentalità ecumenica, volevano rivoluzionare e cambiare tutto e disprezzavano chi la pensava diversamente. L'atteggiamento verso la comunione era singolarmente positivo – era più o meno aperta a tutti, senza alcuna preparazione. Ricordo di essere stato ben accolto alle riunioni di tali gruppi – perché ero giovane e ben istruito. Quanto alla questione se credevo in qualcosa, questo sembrava essere del tutto irrilevante. Lungi dal buio, tutto era luce. Con loro ero certamente destinato al cielo.

Le due cose che entrambe le tendenze avevano in comune erano l'intolleranza e la ristrettezza mentale.

In retrospettiva, da non americano, ironicamente vedo nella cultura del vescovo Gregory (Grabbe) e di padre Alexander Schmemann, entrambi apparentemente russi, gli estremi della cultura americana. Il vescovo Gregory sembrava rappresentare non tanto l'Ortodossia russa quanto il più cupo calvinismo del New England (ricordiamo che i calvinisti lasciarono l'Inghilterra a causa della loro intolleranza). Il mondo era predestinato a morire e non c'era speranza. Nel futuro c'era solo il buio. Padre Alexander, come mi disse nel 1989 il suo cugino svizzero, un fedele della ROCOR, era 'diventato protestante'. Per lui, in un tipico stile Kennedy degli anni '60, il futuro era dei giovani e tutto era possibile per quei 'pan-americani', come si può sentire nelle registrazioni del St Vladimir’s Seminary di quel tempo. A volte padre Alexander sembrava un manuale americano di fiducia in se stessi: 'Fallo e basta' sembrava essere il suo slogan.

Tutto questo sembrava strano agli europei scettici che trovavano questi americani ingenui ed estremi. Fortunatamente, entrambe le tendenze si stanno estinguendo, a parte tra i troll ignorati e  anonimi, di cui abbiamo già detto. Così, le frange estremiste e marginali della Chiesa fuori dalla Russia, infettate dal settarismo vecchio-calendarista, sono andate, così come le frange estremiste e marginali della Chiesa Ortodossa in America sono apparentemente sepolte insieme alla plastica degli anni '60, da dove sono venute. La Chiesa, ora in unità con la Chiesa libera all'interno della Russia, è andata avanti, ed entrambi gli estremi sembrano ormai pezzi da museo irrimediabilmente antiquati, di fatto del tutto irrilevanti per le nuove generazioni.

Gli estremi hanno dimenticato che Cristo è sia il Salvatore misericordioso sia il giusto Giudice, che la verità e la misericordia si sono incontrate (Ps 84,11). Per i vecchi calendaristi ricordiamo che siamo chiamati a salvare la pecora smarrita tra le novantanove (Lc 15), che, come dice il proverbio, è meglio accendere una candela che maledire l'oscurità, che il pentimento accade anche sul letto di morte, perché Dio non vuole la morte del peccatore (Ez 33,11) e con lui tutto è possibile (Lc 18). Ai nuovi calendaristi ricordiamo che la morte è l'unica cosa inevitabile, che l'apocalisse e la seconda venuta si stanno avvicinando con il passare di ogni giorno, che certamente seguirà il giudizio universale e che non tutti saranno salvati, perché non tutti si pentiranno.

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