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  Ecumenismo e vecchio-calendarismo scismatico

Lettera di padre Epiphanios Theodoropoulos (1971)

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(Tratto dal libro: I due estremi - Ecumenismo e Zelotismo)

Una lettera del beato anziano Epiphanios Theodoropoulos in materia di ecumenismo e zelotismo scismatico vecchio-calendarista

 

Atene, 22 luglio 1971

Carissimo padre Nicodemo,

Rallegrati in Gesù Cristo, nostro Signore.

Più di un mese è passato da quando ho ricevuto la tua lettera. Ho tardato a rispondere, a causa di un sovraccarico di impegni. Spero nella tua comprensione.

Risponderò un po’ in breve, con la promessa di tornare sull’argomento, nel caso tu richieda nuovi chiarimenti

Prima di tutto, caro padre Nicodemo, sono costretto a dirti una verità amara, che ti sembrerà più che assurda e ti stupirà. Fino ad oggi ho evitato, per economia, di formulare questa posizione, o l'ho espressa in termini cauti, ma dato che le cose hanno già raggiunto un punto da cui non si può più andare oltre e alcune persone, purtroppo terrorizzate nella coscienza, sono passate ai vecchi calendaristi e sono diventate vittime di una propaganda implacabile contro la Chiesa, è tempo che sia detta la verità, schiettamente e senza riserve.

Bene, padre Nicodemo, tutti coloro che, per paura dell’ecumenismo, aderiscono al vecchio calendarismo non ottengono nulla, tranne che, con la fuga da un’eresia, aderiscono a un’altra. Naturalmente essi stessi non sono consapevoli di avere aderito a un’eresia, ma questo non cambia affatto le cose

Non pensare che io sia ingiusto o immoderato. Dimostrerò che il mio ragionamento è assolutamente vero. Ti prego di prenderne nota.

Che cosa è un eresia, caro padre Nicodemo? Si tratta di un’adulterazione della Fede! Ma che cosa è un’adulterazione della Fede? E la violazione dei dogmi? Anche questa è un’adulterazione della Fede, ma non si limita a questo. L'adulterazione della fede è anche l'elevazione al rango di dogma di fede di cose che non lo sono. Vale a dire, se qualcuno dovesse rendere una cosa secondaria, anche se buona, come dogma di fede, come condizione per la salvezza, allora quel qualcuno diventerebbe automaticamente un e-re-ti-co!

Vuoi un esempio? Bene, hai i famosi eustaziani! Che cosa hanno fatto? Hanno violato uno qualsiasi dei dogmi della fede? Quale? Forse quello della Santissima Trinità? Forse quello che riguarda le due nature del Signore? Forse quello degli Angeli? Forse quello del diavolo, ecc, ecc? No! Essi non hanno violato alcun dogma.

Ma allora che cosa hanno fatto? Essi hanno "elevato" certe cose secondarie al livello di dogmi della fede, di condizioni per la salvezza: il celibato, e l’astensione dalla carne. La Chiesa aveva detto che, sebbene queste due cose siano buone e sante e lodevoli, NON erano condizioni per la salvezza. NON erano dogmi della fede. "NO!" dissero gli eustaziani indignati! "Chi non si astiene dal matrimonio e dalla carne, non può essere salvato!"

E cosa accadde dopo? Al Concilio di Gangra, la Chiesa li ha dichiarati come eretici e ha pronunciato una serie di anatemi contro di loro.

Caro Padre Nicodemo, l'uniformità nelle date delle feste può essere una cosa buona e santa (anche se non è mai stata pienamente mantenuta nella Chiesa), ma NON è un dogma di fede - NON è una condizione per la salvezza.

"No!" esclamano i contestatori vecchio-calendaristi! " La perturbazione dell’uniformità dei giorni di festa (Domanda: Quando MAI la Chiesa ha avuto assoluta uniformità nelle date dei giorni di festa?) ha privato la Chiesa della grazia di Dio, e ha reso i suoi sacramenti NULLI (ascolta, e rabbrividisci!) e successivamente, anche i neo-calendaristi sono privi di grazia - in altre parole, privi di salvezza. (!!!)

Questa dichiarazione orribile, fratello Nicodemo, costituisce un’eresia mostruosa e una bestemmia contro lo Spirito Santo. Quei poveri disgraziati hanno elevato a dogmi di fede e a condizioni per la salvezza determinati elementi relativi a... giorni calendariali e di festa!

Naturalmente, nessuno considera l'esistenza di due calendari nell’ambito mondiale della Chiesa cattolica ortodossa come una cosa buona. Il cambiamento del calendario è stato una cosa sfortunata, molto sfortunata. Ma da questo, fino al punto di riconoscere i calendari come dogmi di fede e di far dipendere da loro l'autorità dei Sacramenti e il conseguimento della salvezza, la distanza è abissale. I vecchi calendaristi avrebbero potuto continuare a osservare il vecchio calendario, ma almeno continuando a mantenere la loro comunione con la Chiesa [come la maggior parte del Monte Athos]. Ciò non avrebbe comportato alcun pericolo. Invece, sono arrivati al punto di tagliarsi fuori dalla Chiesa, per paura di perdere la grazia e la salvezza!

Non ignoro il fatto che ci sono vecchi calendaristi che non accettano tali bestemmie, ma a che cosa serve, se ci sono altri, e di fatto i capi, che sostengono tali opinioni eretiche?

Ora ascolta un dialogo che ho avuto con un certo giovane, che aveva aderito ai vecchi calendaristi:

- Perché te ne sei andato dalla Chiesa di Grecia?

- Per non essere in comunione con eretici ecumenisti.

- Tutti i vescovi di Grecia sono ecumenisti?

- No! No! Ma sono in comunione con il Patriarca ecumenista, quindi non voglio essere in comunione con le persone che sono in comunione con eretici ecumenisti.

- Credi che il calendario sia un dogma della fede, e che i neo-calendaristi siano privi di grazia e abbiano bisogno di essere ri-cresimati, come quelli che ritornano alla Chiesa dalle eresie?

- Dio non voglia! Io non credo in alcun modo a tale assurdità dei vecchi calendaristi. Ho aderito a loro per il solo scopo di evitare anche una comunione indiretta con eretici ecumenisti!

- Ma in nessun modo hai evitato la comunione con un'altra eresia, perché l'affermazione dei vecchi calendaristi (che il cambiamento del calendario ha privato la Chiesa della grazia) non è una semplice sciocchezza, come hai detto in precedenza. Si tratta di una grave bestemmia e di un’eresia.

- Ma io non credo in queste cose!

- Eppure, sei in comunione con le persone che credono quelle cose!

- Che altro posso fare? Sono costretto a tollerarle, per il bene della provvidenza.

- E allora perché non hai tollerato, allo stesso modo per il bene dell’economia, quei vescovi della Grecia che erano in comunione con il Patriarca?

- ............( Nessuna risposta ).................

- Puoi vedere in che genere di dilemma sei stato trascinato? Tu riconosci che la maggior parte dei vescovi della Grecia sono ortodossi, ma rifiuti ogni comunione con loro perché sono in comunione con il Patriarca. In questo modo, non accetti la comunione con ecumenisti, anche indirettamente, ma stai accettando una comunione diretta - chiaramente diretta - con persone che predicano un altro tipo di eresia: quella che afferma che la salvezza dipende dai ...calendari! Quindi, da cosa hai esattamente tratto beneficio?? Ma anche così, non dovresti immaginare che hai di fatto evitato una comunione indiretta con gli ecumenisti.

- E come mai?

- Ascolta, povera vittima di astuti propagandisti: i vecchi calendaristi urleranno fino a farsi esplodere i polmoni, che anche le preghiere in comune con il patriarca (e con altri che la pensano come lui) ci renderanno simili a loro, anche se noi non crediamo a ciò che predicano. Beh, se almeno rimanessero coerenti con questa loro posizione.... ma la coerenza non è uno dei loro punti forti!

Vai, caro amico, a un eremo vecchio-calendarista, specialmente quello a Lykovrisi fuori Atene [Santa Irene Chrysovalantou], e vedrai intere comitive di neo-calendaristi sbarcare dagli autobus, tutti arrivano lì per partecipare alla Liturgia! Ho sentito dire che i neo-calendaristi che frequentano la chiesa alla domenica sono di gran lunga più numerosi dei vecchi calendaristi! In realtà, il periodico edito dallo stesso eremo ha occasionalmente espresso la sua richiesta ai "pellegrini" che desiderano partecipare alle funzioni di venire vestiti modestamente - uomini, donne e bambini. Tuttavia, non fa alcuna menzione che i neo-calendaristi non dovrebbero parteciparvi affatto; No! L'unica cosa che sottolinea e di cui è soddisfatto è quella di evitare un abbigliamento improprio. Raggiunto questo fine, nient’altro è esaminato. Raggiunto questo fine, i neo-calendaristi sono i benvenuti alla partecipazione comune e alla preghiera comune!

So anche di numerosi casi di sacerdoti vecchio-calendaristi che hanno accettato incondizionatamente neo-calendaristi ai sacramenti della Confessione, e anche della Santa Comunione. In altre parole, abbiamo qui una offerta dei sacramenti a coloro che in altri momenti sono caratterizzati dai leader vecchio-calendaristi come "lontani dalla verità e dalla salvezza", semplicemente perché appartengono alla Chiesa di Grecia, che è in comunione con il Patriarca! Che disastro, e che anomalia!

Quindi, se coloro che sono affini a voi sono in preghiera comune e in comunione con noi, che siamo in preghiera comune e in comunione con il Patriarca, allora siete ancora in comunione indiretta con il Patriarca! Allora, che cosa hai guadagnato? Non hai evitato una comunione indiretta con gli ecumenisti, e sei stato condotto in una comunione diretta con persone che predicano un altro tipo di eresia!

Queste sono le cose che sono state dette con quel giovane a quel tempo. Io le sto ripetendo, in modo che tu posa estrapolare alcune conclusioni, caro padre Nicodemo.

Ed ecco alcune brevi risposte alle tue domande:

1. E' stata una grossa “cantonata" da parte di Filarete, quando ha riconosciuto i vecchi calendaristi in Grecia. Egli molto probabilmente cadde vittima di pessimi consiglieri. Sono giunte ai miei orecchi alcune notizie che si sia pentito di quello che ha fatto, dopo aver incontrato i vecchi calendaristi in Grecia. Ma il tempo lo dirà. Credo che ci saranno sviluppi.

Ad ogni modo, a mio parere la Chiesa di Grecia è tutt'altro che eretica, la decisione presa dal Sinodo di  Filarete non solo è priva di autorità, ma anche, in quanto si tratta di un intervento del tutto anti-canonico negli affari interni di un’altra Chiesa co-credente, ha innescato responsabilità canoniche per il suddetto Sinodo.

2. Se Filarete avesse creduto che la Chiesa di Grecia fosse caduta nell’eresia, allora avrebbe potuto intervenire. Tuttavia, era suo dovere non riconoscere i vecchi calendaristi (i quali, sebbene non ecumenisti, tuttavia predicano un altro tipo di eresia come ho già detto in precedenza, vale a dire, che la salvezza dipende dai calendari), ma invece, sarebbe stato suo dovere ordinare nuovi sacerdoti (o anche vescovi), per ridare un clero alla Chiesa di Grecia. Questi sacerdoti potevano seguire il vecchio calendario, ma non predicare il suddetto punto di vista eretico, e avrebbero accettato anche la comunione con quei fedeli che hanno seguito il nuovo calendario, esattamente come fa Filarete.

3. La situazione attuale (preghiere comuni, innovazioni, ecc) non giustifica il "passaggio delle frontiere". Solo una Chiesa che cade nell’eresia può dare il diritto a vescovi "extra-territoriali" di intervenire.

4. Se un Sinodo ortodosso condanna qualcuno, non è consentito al Sinodo di qualsiasi altra Chiesa locale di assolverlo. Se questo dovesse accadere, la seconda decisione è nulla. In altre parole, se un sacerdote della Chiesa di Grecia è condannato da essa, e si appella a un'altra Chiesa - ad esempio, la Chiesa di Serbia - e chiede di essere giudicato da essa, la Chiesa di Serbia respingerà la sua domanda, affermando di essere assolutamente non autorizzata a rispondere e che solo la Chiesa di Grecia ha tale giurisdizione. Tuttavia, se la Chiesa di Serbia dovesse rispondere a questa richiesta e giudicare il chierico in questione, poi la decisione – emessa contro i canoni - sarebbe invalida in tutti i modi e incorrerebbe pure in responsabilità canoniche.

Se le mancanze di quel prete non costituiscono un impedimento al sacerdozio e poi egli si pente per tali mancanze, l'unica che è autorizzata a reintegrarlo è ancora una volta la Chiesa di Grecia. Non è mai stato permesso a una Chiesa ortodossa di intervenire negli affari interni di un’altra.

Naturalmente è una questione completamente diversa, se una Chiesa ortodossa locale richiede assistenza a un'altra Chiesa o Chiese locali al fine di risolvere un problema interno che essa può avere. In tal caso, non si considera un intervento arbitrario, ma piuttosto sostegno di solidarietà.

Solo un Sinodo ecumenico - come suprema Autorità - ha il diritto di intervenire negli affari interni di una Chiesa ortodossa locale e regolarli secondo il suo discernimento. Per esempio, se un chierico di una Chiesa locale (di fatto il suo primate) crede di essere stato ingiustamente condannato, è possibile per lui fare ricorso a petizioni nei confronti delle altre Chiese ortodosse locali, e dopo avere narrato la sua immeritata avventura, chiedere che gli sia resa giustizia. Nel caso in cui le altre Chiese trovino la sua denuncia valida, possono arrivare fino a convocare un grande sinodo, la cui decisione sarà vincolante per tutti. Un intervento unilaterale da parte di una Chiesa locale negli affari interni di un’altra è inammissibile.

Ma è chiaro che tutto quanto sopra si applica alle Chiese ortodosse locali, e non agli eretici.

5. La parola "nullo" - quando è riferita ai Sacramenti - a volte caratterizza Sacramenti del tutto inconsistenti (cioè inesistenti), e a volte, quelli esistenti, che comunque sono stati effettuati in modo anti-canonico. Questo dipende dal senso che diamo alla parola "vuoto".

6. Uno "zelota" che torna alla Chiesa può, attraverso indulgenza, essere ri-accettato, anche con una semplice confessione davanti a un padre spirituale. Se questo zelota è un chierico, deve chiedere al proprio Vescovo la sua reintegrazione, attraverso la procedura canonica. Cambiare posti (passando da un gruppo di vecchio calendario a un altro) "di tanto in tanto" indica un’evidente incostanza; purtroppo, questa è una tendenza abituale dei vecchi calendaristi.

7. Indubbiamente, uno non si può dedicare a "un lato e all'altro" contemporaneamente. Si tratta di una questione del tutto diversa se, ricorrendo all’economia, un lato mostra tolleranza per l'altro, nella speranza di riportarlo infine sulla retta via.

8. Se qualcuno è molto ingenuo e non può percepire certe cose, ma non persiste nella sua posizione fallace essendo supponente, ostinato, ecc, ed è semplicemente ingenuo, è del tutto possibile per lui di acquisire abbondante grazia da Dio. I giudizi di Dio sono insondabili.

Ci sono stati casi in cui persone sagge della Chiesa erano caduto in errore, eppure, il Dio che esamina il cuore e non l'apparenza, non li ha giudicati come non meritevoli della sua grazia. Il grande Gregorio, vescovo di Nissa, non era privo di alcuni errori dogmatici. Eppure, è un santo e un Padre della Chiesa. Allo stesso modo, il divino Dionigi di Alessandria, quando teologizzava sul Figlio, non si era espresso con precisione dogmatica, per cui aveva, inavvertitamente, dato molti appigli agli ariani, che in seguito lo invocavano. Per questo motivo, Atanasio il Grande fu costretto a scrivere un intero trattato su San Dionigi, al fine di chiarire le sue espressioni dogmaticamente fallaci.

9. Ovviamente possiamo avere rapporti congeniali con gli "zeloti", ma non siamo autorizzati a ricevere i Sacramenti da loro. Tuttavia, se essi sono, come tu scrivi, in comunione con la nostra Chiesa, allora la situazione è diversa. Ma, onestamente, ci sono "zeloti" che sono in comunione con la nostra Chiesa?

10. Purtroppo, il ritorno al vecchio calendario non è una cosa facile, nella Chiesa di Grecia. Può essere addirittura impossibile. Ma anche se fosse possibile, non immaginare mai che tutti i vecchi calendaristi si sottometterebbero poi alla Chiesa. La maggior parte dei chierici vecchi calendaristi preferiscono stare senza limitazioni e non accetterebbero mai di essere sotto un giogo e sotto controllo. Troverebbero mille e uno "argomenti" per giustificare la loro perseveranza nell’ammutinamento. Direbbero per esempio che i Vescovi sono massoni, e così via. Conosco bene molti sacerdoti dei vecchi calendaristi. Uno dei leader di un gruppo vecchio-calendarista mi aveva detto parecchi anni fa: "Io non oso nemmeno imporre dieci giorni di servizio limitato a uno dei miei chierici. 'Andrebbero dagli altri', mi dicono ..." (voleva dire da un altro gruppo vecchio-calendarista). Da questo, si può avere un'idea di che tipo di disponibilità per la disciplina canonica esiste nel clero vecchio-calendarista - con l'esclusione di alcune eccezioni.

11. Le posizioni illustrate nella "Diatriba epistolare" si applica solo se la nostra Chiesa è ortodossa, e non eretica. “Desiderare la sua salute" è una dichiarazione molto ampia. Non possiamo chiedere la salute assoluta (canonica, amministrativa, morale, ecc), della Chiesa, dal momento che è composta da persone imperfette e peccatrici. Sarebbe ideale se potesse godere di salute in tutti i suoi aspetti, ma è possibile? Quindi, fintanto che è ortodossa e non eretica, possiamo considerare questo come sufficiente. Lungi da me caratterizzare la Chiesa di Grecia come... eretica! Se gli altri si sentono a proprio agio nel prendersi una responsabilità così spaventosa (cioè, caratterizzare una Chiesa ortodossa locale come "eretica"), facciano pure.

12-13. Gli ortodossi dovrebbero indubbiamente NON pregare insieme o avere qualsiasi altro legame religioso con gli eretici (papisti, protestanti, ecc - Lo stesso vale in caso degli scismatici). Ma se dovessero pregare insieme, o essere altrimenti in comunione con eretici, sarebbero naturalmente violatori dei sacri canoni e meritevoli di punizione ecclesiastica, tuttavia, essi non sarebbero considerati automaticamente come eretici. E 'abbastanza possibile che in tali casi si possa credere in modo ortodosso, disapprovano tutti gli insegnamenti di altri, e ancora, non considerare i contatti religiosi con gli eterodossi come qualcosa di brutto. Questo tipo di persona è, ripeto, un formidabile trasgressore dei sacri canoni, ma NON è un eretico. Tuttavia, se questo non è abbastanza per lui, e predica anche credenze eretiche, allora tutta la questione è completamente diversa. Questo comportamento lo renderebbe un eretico. Egli è un eretico, perché sta predicando credenze eretiche - anche se non ha alcuna comunione con altri eretici.

Tuttavia, ci sono due tipi di eretici: coloro che la Chiesa ha messo sotto processo e ha condannato e ha reciso dal suo corpo, e coloro che né sono stati ancora condannati dalla Chiesa, né hanno lasciato la Chiesa di propria spontanea volontà, ma invece sono rimasti nel corpo della Chiesa. Uno di questi è il caso del Patriarca. Il Patriarca Atenagora ha predicato credenze eretiche. Ma non è stato ancora condannato dalla Chiesa, né ha rinunciato alla Chiesa e si è rimosso dal suo seno. E’ rimasto all'interno della Chiesa e continua a compiere un ministero all'interno della Chiesa e, di conseguenza, è ancora un canale di grazia; opera Sacramenti.

Che cosa possiamo fare?

a) Pregare per lui perché ritorni in sé e si penta.

b) Protestare contro di lui e continuare a lottare. Se la coscienza di qualcuno non può tollerare la commemorazione del suo nome, egli ha il diritto, procedendo anche oltre, di cessare di commemorarlo, in accordo con il canone 15 del primo-secondo Sinodo. Tuttavia, questo è il passo più estremo che può fare, se non vuole raggiungere il punto di scisma o di ammutinamento. In altre parole, quando cessa di commemorarlo, non commemorerà un altro vescovo, anzi, aspetterà, come menzionato prima nella mia "Diatriba epistolare", con la coscienza tranquilla, il giudizio di un Sinodo.

Un altro problema: Come devono comportarsi nei confronti del Patriarca quelli che cessano di commemorarlo? Perché coloro che sono in comunione con il Patriarca sono di due categorie: (a) quelli che hanno le sue stesse opinioni (come fanno Iakovos d'America, Melitone di Calcedonia, ecc) e (b) quelli che non sono d'accordo con le sue opinioni (come fanno quasi tutti i gerarchi della Chiesa di Grecia). Essi si comporteranno verso i primi (categoria a) nel modo in cui si comportano col Patriarca, ma con gli altri (categoria b), anche se questa categoria è in comunione con il Patriarca, non possono comportarsi allo stesso modo: in altre parole, non possono arrivare a cessare di commemorarli (categoria b). Secondo i sacri canoni, non è permesso evitare la comunione con loro. I sacri canoni danno il diritto di cessare la commemorazione, solo di un vescovo o patriarca che predica insegnamenti eretici. Non danno il diritto di interrompere anche la commemorazione di coloro che - sia pure ortodossi - lo tollerano.

Questo punto è da osservare con molta attenzione! Abbiamo il dovere di discernere tra le due situazioni: C'è una differenza tra uno che predica credenze eretiche, e chi crede e insegna in un modo ortodosso, ma per il bene della condiscendenza (economia) tollera e mantiene la comunione con lui.

Inoltre, vi è una differenza tra chi predica credenze eretiche, ma non si rimuove dalla Chiesa (né è reciso dalla Chiesa), e uno che lascia la Chiesa di propria iniziativa (e fonda la propria "chiesa" o aderisce a un’altra, eretica o scismatica), oppure che è stato reciso dalla Chiesa, in seguito a processo e condanna. È con il secondo tipo che ogni ortodosso non deve avere comunione di sorta. Tuttavia, la comunione con il primo tipo (fino a che non sia stato condannato) è lasciata, dai sacri canoni, a discrezione dei singoli fedeli ortodossi.

In altre parole, abbiamo il diritto, che è stato fornito dal sacri canoni, di cessare una commemorazione, ma non siamo tenuti a farlo. Di conseguenza, se uno dovesse utilizzare questo diritto e cessare una commemorazione, ha il diritto di farlo, e non dovrebbe essere censurato dagli altri. Se, dopo aver soppesato vari fattori, un altro ritenesse preferibile non utilizzare questo diritto, ma restare in attesa di una "diagnosi sinodale", non sarà censurabile, e tanto meno essere considerato come meritevole di scomunica! Si potrebbero applicare qui, adattate alla circostanza, le parole dell'apostolo Paolo: "Non lasciate che colui che commemora sminuisca quello che non commemora, né quello che non commemora giudichi colui che commemora " (Rom.14: 3).

Quindi, si potrebbe chiedere, che cosa guadagniamo evitando la commemorazione del Patriarca, se vogliamo essere in comunione con, diciamo, il Vescovo di Druinoupolis, che commemora il Patriarca? Non saremo così "inquinati", essendo in comunione indiretta con colui che predica credenze eretiche?

Tuttavia, la cessazione della commemorazione "prima di una diagnosi sinodale" e una condanna non era intesa a evitare "l'inquinamento" (dall'eresia che viene predicato)! No, fratello mio! Se tale fosse il suo senso, allora i canoni non avrebbero solo fornito il diritto di cessare una commemorazione (per ragioni di eresia) "prima di una diagnosi sinodale"; avrebbero istituito un divieto esplicito e chiaro, con il rischio di gravissime sanzioni se non rispettato.

La cessazione di una commemorazione per ragioni di eresia "prima di una diagnosi sinodale" ha un significato differente. Si tratta di una protesta forte, ma anche di una protesta in ultima istanza della coscienza ortodossa, che prevede uno sbocco per coloro che diventano scandalizzati e, al tempo stesso, aspira alla creazione di un disturbo, affinché la Chiesa si possa affrettare per risolvere la questione.

Non vi è alcun pericolo di diventare inquinati, sia commemorando il Patriarca (se non è stato ancora condannato), o, ancor più, accettando di essere in comunione con coloro che lo ricordano. Dichiarazioni contrarie non sono altro che stupidi "zelotismi".

San Cirillo di Gerusalemme non era inquinato, anche se era stato ordinato vescovo dal metropolita Acacio di Cesarea, che, anche se auto-dichiarato ariano (e di fatto leader di una fazione di ariani), ha continuato a rimanere ministro nella Chiesa. Anche sant’Anatolio era stato ordinato vescovo (e di fatto, patriarca di Costantinopoli), dal patriarca di Alessandria Dioscoro, che era un monofisita e un potente protettore di Eutiche l’eresiarca, ma che non era ancora stato condannato dal Quarto Sinodo ecumenico. Quindi, se un ordinazione da vescovi che predicano credenze eretiche (ma non condannati sinodalmente e rimasti nella Chiesa) non inquina, non lo fa neppure la loro commemorazione, e tanto meno lo fa la comunione con le persone che li tollerano per amore di economia e che continuano a mantenerne la commemorazione.

I vecchi calendaristi, anche se "non comprendono, né quelle cose che si dicono, né quello che essi affermano", dicono cose completamente opposte. (vedi anche il libro di Teodoreto Mavros). Stando così le cose, anche quei poveri disgraziati devono essere "inquinati". Perché? Perché, come detto in precedenza, anch’essi (nonostante i loro proclami teorici - o, più correttamente, in una vociferante e tragica contraddizione con loro), hanno in pratica accettato la comunione (attraverso la preghiera comune e l’amministrazione dei Sacramenti), con persone che appartengono alla Chiesa di Grecia, che è in comunione con il Patriarca! Quindi ?????

Se volessero essere coerenti, non dovrebbero accettare la frequenza in chiesa di anche un solo membro della Chiesa greca (per non parlare di accettarli alla Confessione o alla Santa Comunione), se non hanno dichiarato in precedenza che si sono allontanati dalla Chiesa di Grecia e hanno aderito con pentimento alla loro "chiesa". Invece, questi gruppi senza paura e senza esitazioni frequentano la chiesa, pregano e partecipano ai sacramenti, insieme a folle intere di "neo-calendaristi" nei loro templi vecchio-calendaristi, e anche nei loro ritiri monastici.

Tutte queste cose suonano come coerenza morale? Sono moralmente ammissibili? Sono cose canonicamente accettabili? Sono, infine, azioni di onestà? Essi possono dire che molto probabilmente stanno facendo questo "per condiscendenza" (economia). Ma allora perché creare scismi e divisioni e partizioni e ferite nel corpo della Chiesa? Se, andando dai vecchi calendaristi, saranno di nuovo a pregare insieme a coloro che sono in comunione con il Patriarca, perché non rimanere nella Chiesa di Grecia e tollerare " per condiscendenza", il Patriarca e coloro che sono in linea con le sue convinzioni? In questo modo, essi tollererebbero " per condiscendenza" tollerare solo una eresia: l’ecumenismo, ma, andando dai vecchi calendaristi, sarebbero tollerare due: l’ecumenismo (dato che i vecchi calendaristi pregano insieme con i neo-calendaristi che sono in comunione con il Patriarca), e il vecchio calendarismo greco, che predica l'eresia che i calendari e le date di festa sono condizioni per la propria salvezza!

Parlo specificamente di " vecchio calendarismo greco", perché non ho nessuna intenzione di condannare di per sé il vecchio calendario, che tante Chiese ortodosse osservano, ma le esagerazioni eretiche che i vecchi calendaristi greci hanno irragionevolmente accolto. A parte le altre ragioni, è per questo che ho tanta paura e terrore di ammutinamenti e scismi - il loro destino è inevitabilmente questo: alla fine si finisce a sostenere posizioni interamente eretiche!

Queste, amatissimo padre Nicodemo, sono le cose che volevo scrivere per te e il tuo sacro gregge amato da Dio. E ti ho scritto "in un momento di grande afflizione e col cuore angosciato " (2 Cor.2: 4). L'intero stato della Chiesa ortodossa è attualmente molto penoso. Forse, alla fine, non si eviteranno certe serie conseguenze.

Cerchiamo di essere attenti! Con umiltà, con preghiera, con digiuni, con solennità, chiediamo al Signore l'illuminazione, su come dobbiamo procedere durante gli sviluppi in arrivo. La Chiesa è di fronte a una difficoltà doppia: da un lato, vi è un ecumenismo satanicamente guidato, e dall'altra parte, c'è un fanatismo che devasta l’anima, che conduce alla fine a orribili bestemmie ed eresie e oscura la verità. Cerchiamo di essere timorosi di entrambi e di rifuggire da entrambi. Non dobbiamo deviare verso destra o verso sinistra. Camminiamo lungo il percorso medio e "regale”, che è la via dell'ortodossia non adulterata, che sappia salvaguardare precisione (acribia) e sia anche consapevole delle manifestazioni di condiscendenza (economia).

Rallegrati, fratello! E io dico ancora "Rallegrati!" Rallegrati, in mezzo a ogni dolore e ogni afflizione. Perché Gesù "è stato messo a morte per i nostri peccati ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione" (Rom 4: 25).

Vi prego tutti a supplicare il Signore di avere compassione anche della mia miseria, perché io sono in una lotta diversa. Mi duole di tutto. "battaglie all’esterno, timori all’interno". (2 Cor 7:5).

Sempre disponibile per ogni tipo di assistenza, e invocando preghiere da tutti voi, io resto, con profondo amore e onore, in Cristo Gesù nostro Signore.

 

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