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  L’Ortodossia attraverso i miti occidentali (8)

La creazione dell’Europa

Dalla rivista Orthodox England, vol. 16, n. 2 (dicembre 2012)

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I più antichi studi accademici occidentali sulla storia della Chiesa in genere non sono di grande utilità per gli ortodossi. La maggior parte è semplicemente anti-ortodossa e quindi contraria al cristianesimo autentico, vantandosi apertamente della civiltà 'giudeo-cristiana' e non della civiltà cristiana. I pregiudizi anti-ortodossi di tali studi, quando capita che menzionino l'Ortodossia, vengono semplicemente dal fatto che la storia è 'scritta dai vincitori', e nonostante la prima guerra mondiale, fino alla seconda guerra mondiale la maggior parte degli studiosi occidentali pensava che l'Occidente avesse vinto.

Le cose sono differenti oggi, quando i crimini quasi millenari dell'Occidente sono visibili a tutti e nessuno ascolta più le voci delle istituzioni ecclesiastiche che hanno modellato ultimi mille anni di storia occidentale - queste istituzioni sono chiaramente compromesse.

Curiosamente, il mondo accademico laico contemporaneo, che nella sua ignoranza dell'Ortodossia non può in alcun modo essere accusato di essere filo-ortodosso, è una fonte eccellente per aiutare gli ortodossi a capire cosa è andato storto in Occidente. Siamo in grado di capire come, rinunciando alla fede cristiana ortodossa nella sua eresia anti-trinitaria e anti-cristica del filioque, l'ex Chiesa dell'Occidente divenne una serie di 'ismi', cattolicesimo, protestantesimo, luteranesimo, calvinismo, anglicanesimo, ecc, che hanno fatto crescere il secolarismo contemporaneo e che porteranno verso la fine del mondo.

Nel seguente articolo, l'ottavo di una serie tratta da varie opere di erudizione secolare, abbiamo selezionato estratti da uno studioso della religione. Questi provengono da The Making of Europe (La creazione dell'Europa), del noto studioso cattolico romano Christopher Dawson, Sheed and Ward, 1932. Anche se era un cattolico romano molto rispettabile e tradizionale (ha sofferto molto dopo il Concilio Vaticano II), le sue intuizioni sulla storia della religione in gran parte sostengono la tesi ortodossa, perché il suo spirito profetico era molto più avanti del suo tempo. (si veda il nostro articolo su di lui in Orthodox England, Vol. 6, n. 4). In realtà, questi estratti illustrano abbondantemente le deformazioni post-ortodosse della cultura occidentale che hanno avuto inizio con la diffusione della nuova cultura del filioque alle spalle del papato.

Anche se minacciate quasi tre secoli prima sotto Carlo Magno, queste deformazioni non sono state definitivamente attuate fino all'XI secolo. La data del 1054 è quindi vista come il simbolo della vera e propria caduta spirituale che ha avuto luogo in Europa occidentale nel secolo XI. Nell'anno 1000, la caduta non era affatto certa. Nel 1054 lo è stata. Ed è stata quella caduta a definire la storia successiva non solo dell'Europa occidentale, ma del mondo intero. Ma lasciamo parlare l’erudito autore.

p. xx. La barriera spirituale di chi è al di fuori della Chiesa ortodossa.

Noi (i non ortodossi, ndr) siamo tagliati fuori dal passato europeo a causa di una barriera spirituale e siamo costretti a studiarlo da fuori con la disinteressata curiosità dell'archeologo che dissotterra le reliquie di una cultura morta.

pp 46-47. Nel secolo XI l'Occidente si isola da tutto ciò che è vi era prima.

Ma, anche se dal V secolo le due metà dell'Impero si erano allontanate nella religione così come nella politica, la divisione non era completa...

Queste condizioni hanno caratterizzato l'intero periodo che stiamo per affrontare. Non è stato fino al secolo XI che il legame religioso che univa Oriente e Occidente è stato finalmente distrutto e la cristianità occidentale è emersa come un'unità indipendente, separata allo stesso modo nella cultura e nella religione dal resto del vecchio mondo romano.

pp 108-110. La cultura ortodossa contro la moderna cultura europea.

Ma non è possibile comprendere la cultura bizantina (sic), se la guardiamo solo dal punto di vista economico o politico. Infatti, in misura maggiore di quella di qualsiasi altra società europea, la sua cultura è di ordine religioso e ha trovato la sua espressione essenziale in forme religiose; ancor oggi sopravvive in gran parte nella tradizione della Chiesa orientale (sic). L'europeo moderno è abituato a guardare alla società come essenzialmente concentrata sulla vita presente e sui bisogni materiali, e alla religione come a un'influenza sulla vita morale dell'individuo. Ma per l'uomo bizantino (sic), e in effetti per l'uomo medioevale in generale, la società primaria era quella religiosa, e gli affari economici e laici erano una considerazione secondaria. La maggior parte della vita di un uomo, soprattutto di un uomo povero, era vissuta in un mondo di speranze e paure religiose, e le figure soprannaturali di questo mondo religioso per lui erano altrettanto vere quanto le autorità dell'Impero. Questo spirito 'ultraterreno' risale, naturalmente, ai primi secoli del cristianesimo, ma dopo l'adozione della nuova religione come culto ufficiale dell'Impero, assunse forme nuove che diventano caratteristiche della cultura bizantina (sic).

Soprattutto, ci fu l'istituzione del monachesimo, nato in Egitto all'inizio del quarto secolo, e sviluppato con straordinaria rapidità sia in Oriente sia in Occidente... l'ideale monastico è divenuto lo standard della vita religiosa dell'Impero. Il monaco era il superuomo, il chierico ordinario e il laico seguivano lo stesso ideale a distanza. Tutti accettavano la subordinazione delle attività secolari alla vita puramente religiosa. Per loro le forze reali che governavano il mondo non erano finanza, guerra e politica, ma i poteri del mondo spirituale, la gerarchia celeste delle virtù e delle intelligenze angeliche.

E questa gerarchia invisibile aveva la sua controparte e manifestazione nell'ordine visibile della gerarchia ecclesiastica, e nell'ordine sacramentale dei misteri divini. Non era difficile per un bizantino (sic) a credere nell'interposizione miracolosa della Provvidenza nella sua vita quotidiana, perché vedeva emanato davanti ai suoi occhi nella liturgia il miracolo continuo della teofania divina.

Questa visione della realtà spirituale e del mistero era l'eredità comune del mondo bizantino.

L'uomo colto la raggiungeva attraverso la filosofia mistica dei Padri greci, soprattutto Dionigi l'Areopagita e Massimo il Confessore, mentre gli ignoranti lo vedevano attraverso l'immaginario multicolore dell'arte e della leggenda. Ma non c'era alcun conflitto tra i due punti di vista, dal momento che il simbolismo dell'arte e le astrazioni del pensiero trovavano il loro terreno comune nella liturgia e nel dogma della Chiesa.

pp 210-11. L'Inghilterra ortodossa.

In Inghilterra, la Chiesa incarnava l'intera eredità della cultura romana in confronto con gli stati tribali deboli e barbari. Fu la Chiesa, piuttosto che lo stato, ad aprire la strada per l'unità nazionale attraverso la sua organizzazione comune, i suoi sinodi annuali e la sua tradizione di amministrazione.

Nella sfera politica la cultura anglosassone era singolarmente sterile di realizzazioni. Lo stato della Northumbria cadde in debolezza e anarchia molto prima della caduta dell'arte e della cultura dell'Anglia.

La concezione popolare dell'anglosassone come una sorta di John Bull medioevale è singolarmente in contrasto con la storia. Dal lato materiale la civiltà anglosassone è stata un fallimento: la sua industria principale sembra essere stata la produzione e l'esportazione dei santi, e anche Beda si sentiva mosso a protestare contro la moltiplicazione eccessiva delle fondazioni monastiche che indebolivano gravemente le risorse militari dello stato.

D'altra parte, non c'è mai stata un'epoca in cui l'Inghilterra ha avuto una maggiore influenza sulla cultura continentale. Nell'arte e nella religione, negli studi e nella letteratura, gli anglosassoni dell'VIII secolo erano i leader della loro epoca. Nel momento in cui la civiltà continentale era al suo punto più basso, la conversione degli anglo-sassoni segnò il punto di svolta della marea. I pellegrini sassoni accorrevano a Roma come al centro del mondo cristiano e il papato trovava i suoi più fedeli alleati e servitori nei monaci e missionari anglosassoni. Le fondamenta della nuova era sono state poste dal più grande di tutti loro, san Bonifacio di Crediton, 'l'apostolo della Germania', un uomo che ha avuto un'influenza più profonda sulla storia d'Europa rispetto a ogni altro inglese mai vissuto.

pp 264-5. Lo scisma fu imposto al papato dalla presa di potere barbaro.

Così la nuova posizione di egemonia sociale in Europa occidentale che il Papato acquista in questo periodo è stata spinta su di esso dall'esterno, piuttosto che assunta di propria iniziativa. Come scrive il dottor Carlyle per quanto riguarda il sorgere del potere temporale, 'Chiunque studia la corrispondenza papale e il Liber Pontificalis nell'ottavo secolo avrà, pensiamo, la sensazione che la leadership della res publica romana in Occidente sia stata imposta su di loro (i papi), piuttosto che deliberatamente cercata. È stato solo lentamente e con riluttanza che si sono distanziati dall'autorità bizantina (sic), perché dopo tutto, come membri civili dello stato romano, preferivano i bizantini (sic) ai barbari'. Allo stesso modo nel IX secolo il papato si sottomise al controllo dell'Impero carolingio e accettò addirittura la Costituzione dell'anno 824, che rendeva l'imperatore il padrone dello stato romano e gli dava il controllo pratico sulla nomina del papa. Tuttavia, il legame di associazione con l'Impero carolingio in sé aumentò l'importanza politica del papato, e mentre l'impero diventava più debole e diviso, il papato giunse a essere considerato come il rappresentante supremo dell'unità occidentale. Così ci fu un breve periodo tra l'annientamento politico del papato sotto Carlo Magno e Lotario e il suo asservimento alle fazioni locali nel X secolo, quando sembrava pronto a prendere il posto della dinastia carolingia come leader della cristianità occidentale.

Il pontificato di Nicola I (858-867) prefigura le future conquiste (sic) del papato medioevale. Ha resistito ai più grandi uomini del suo tempo, gli imperatori d'Oriente e d'Occidente, Incmaro, il leader dell'episcopato franco, e Fozio, il più grande dei patriarchi bizantini (sic), e ha affermato con successo l'autorità spirituale e l'indipendenza della Santa Sede, anche quando l'imperatore Ludovico II tentò di imporre la sua volontà con l'uso della forza armata.

pp 270-71. Il dualismo etico e spirituale dell'Occidente del secolo decimo e la scelta critica che esso ha affrontato nel secolo XI.

C'erano di fatto due società e due culture nell'Europa altomedievale. Da una parte c'era la società pacifica della Chiesa, centrata nei monasteri e nelle città vescovili ed erede della tradizione della tarda cultura romana.

E, d'altra parte, c'era la società militare della nobiltà feudale e del suo seguito, la cui vita era spesa in guerre incessanti e faide private.

Anche se quest'ultima poteva essere influenzata personalmente dalla società religiosa, i cui leader erano spesso i loro parenti, essa apparteneva a un ordine sociale più primitivo. Erano i successori delle vecchie aristocrazie tribali dell'Europa barbara, e il loro ethos era quello del guerriero tribale. Al meglio avevano conservato una certa rozza misura di ordine sociale e proteggevano i loro sudditi dalle aggressioni esterne. Ma in molti casi erano puramente barbari e predatori, che vivevano nelle loro roccaforti, come scrive un cronista medioevale, 'come bestie da preda nelle loro tane', e ne uscivano per bruciare i villaggi dei loro vicini e per chiedere riscatto ai viaggiatori di passaggio.

Il problema fondamentale del X secolo era se questa barbarie feudale avrebbe catturato e assorbito la pace sociale della Chiesa, o se quest'ultima sarebbe riuscita a imporre i suoi ideali e la sua cultura superiore sulla nobiltà feudale, come aveva già fatto con le monarchie barbariche degli anglo-sassoni e dei franchi.

A prima vista le prospettive sembravano ancora più sfavorevoli di quanto non lo fossero nel periodo che aveva seguito le invasioni barbariche, perché ora la Chiesa stessa era in pericolo di essere inghiottita nel diluvio di barbarie e di anarchia feudale. Principi e nobili approfittavano della caduta dell'impero per spogliare le chiese e i monasteri delle ricchezze che avevano accumulato nel corso del periodo precedente. In Baviera, Arnolfo compì una secolarizzazione totale delle terre della chiesa, come Carlo Martello aveva fatto nel regno franco alla chiusura del periodo merovingio, e i monasteri bavaresi perso la maggior parte dei loro beni. In Occidente le cose andavano ancora peggio, dal momento che i monasteri erano stati quasi rovinati dalle devastazioni dei normanni, e la feudalizzazione del regno franco occidentale aveva lasciato la Chiesa in balia della nuova aristocrazia militare, che ne usava le risorse per creare nuovi feudi per i propri seguaci.

Ugo Capeto fu abate laico della maggior parte delle più ricche abbazie suoi domini, e la stessa politica fu seguita su scala minore da ogni potentato locale.

Così lo sviluppo del feudalesimo aveva ridotto la Chiesa a uno stato di debolezza e di disordine ancora più grande di quella che esisteva nel decadente stato merovingio prima della venuta di san Bonifacio. Vescovi e abati ricevevano l'investitura dal principe come gli altri feudatari e reggevano i loro benefici come 'feudi spirituali' in cambio di servizio militare.

pp 278-9. La decadenza spirituale che ha portato allo scisma nell'XI secolo.

Nel X secolo... come nel XV secolo, la rinascita della cultura italiana e la sua completa indipendenza dal nord sono state senza dubbio accompagnate da un movimento di declino religioso e di disordine morale. La Santa Sede era diventata schiava di nepotismi e di fazioni politiche, e aveva perso la sua posizione internazionale nella cristianità. E la sua situazione era ancor più pericolosa, in quanto la Chiesa a nord delle Alpi era stata più influenzata dai nuovi ideali morali del movimento di riforma monastica e aveva cominciato a mettere in ordine la propria casa.

Al Concilio di Saint-Basle de Verzy nel 991 i vescovi francesi hanno dichiarato apertamente di ritenere il papato in bancarotta.

'È a questi mostri (come papa Giovanni XII o Bonifacio VII), gonfi della loro ignominia e privi di ogni conoscenza umana o divina, che gli innumerevoli sacerdoti di Dio in tutto il mondo, distinti per le loro conoscenze e virtù, dovrebbero legittimamente sottomettersi?' chiede il loro portavoce, Arnoul di Orleans. 'Sembra che stiamo assistendo alla venuta dell'Anticristo, perché questa è l'apostasia di cui parla l'apostolo, non delle nazioni, ma delle chiese'.

Se l'Italia fosse rimasta isolata dal Nord Europa, Roma avrebbe naturalmente gravitato verso l'impero bizantino (sic), come fu in effetti la deliberata politica di Alberico e di altri capi dell'aristocrazia romana, e ci sarebbe stato un pericolo reale che l'undicesimo secolo vedesse uno scisma, non tra Roma e Bisanzio (sic), ma tra il vecchio mondo del Mediterraneo e dell'Oriente e i giovani popoli del Nord Europa. In realtà, però, questo pericolo non si è concretizzato. Il movimento settentrionale di riforma non si rivoltò contro il papato, come avvenne nel XVI secolo, ma divenne il suo alleato e collaborò con esso per rinnovare la vita religiosa della cristianità occidentale, e il primo rappresentante di questo movimento a occupare il seggio papale e a preparare la strada per la nuova era proprio l'uomo che era stato il rappresentante del partito gallicano al concilio di Saint-Basle e che ne ha registrato le dichiarazioni anti-romane, Gerbert d'Aurillac.

pp 284-88. L'XI secolo è il fondamento della apostasia del mondo moderno, iniziata tra i carolingi.

È impossibile tracciare una netta linea di divisione tra un periodo e l'altro, soprattutto nella storia così vasta e complessa di un processo come il sorgere di una civiltà, e di conseguenza la data che ho scelto per segnare la fine di questa indagine è una questione di convenienza pratica piuttosto che di definizione scientifica. Tuttavia non c'è dubbio che l'undicesimo secolo segna una svolta decisiva nella storia europea - la fine dei secoli bui (sic) e l'emergere della cultura (sic) occidentale... con l'undicesimo secolo, inizia un movimento di progresso (sic), che doveva proseguire quasi senza interruzione fino ai tempi moderni. Questo movimento si mostra in nuove forme di vita in ogni campo dell'attività sociale - nel commercio, nella vita civica e nell'organizzazione politica, così come nella religione, nell'arte e nelle lettere. Ha gettato le basi del mondo moderno, non solo per la creazione di istituzioni che dovevano rimanere tipiche della nostra cultura, ma soprattutto per la formazione di quella società dei popoli che, più di ogni mera unità geografica, è quella che noi conosciamo come l'Europa.

Questa nuova civiltà era, tuttavia, ancora lontana dall'abbracciare l'intera Europa, o anche l'intera Europa occidentale. All'inizio dell'XI secolo l'Europa era ancora, come lo era stata per secoli, divisa tra quattro o cinque distinte province culturali, tra le quali la cristianità occidentale non appariva affatto la più potente o la più civile ...

Così la cultura che noi consideriamo come tipicamente occidentale ed europea era confinata per lo più entro i limiti dell'ex impero carolingio, e aveva il suo centro nei vecchi territori franchi in Francia settentrionale e in Germania occidentale. Nel X secolo questa cultura fu, come abbiamo visto, tribolata da ogni parte e fu anche costretta a contrarre le sue frontiere. Ma l'XI secolo ha visto il rovesciamento della marea e la rapida espansione di questa cultura continentale centrale in tutte le direzioni. In Occidente la conquista normanna tolse l'Inghilterra dalla sfera della cultura nordica che aveva minacciato per due secoli di assorbirla, e la inserì nella società continentale; a nord e a est ha gradualmente dominato gli slavi occidentali e ha penetrato la Scandinavia con la sua influenza culturale, mentre al sud si imbarcò con l'energia delle crociate nel grande compito della riconquista del Mediterraneo al potere dell'islam.

In questo modo i popoli dell'Impero franco imposero la loro egemonia sociale e i loro ideali di cultura a tutti i popoli circostanti, in modo che l'unità carolingia può essere considerata senza esagerazione come il fondamento e il punto di partenza di tutto lo sviluppo della civiltà occidentale medioevale. È vero che l'Impero carolingio aveva da tempo perso la sua unità, e la Francia e la Germania stavano diventando sempre più consapevoli delle loro differenze nazionali. Nondimeno esse risalivano entrambe alla stessa tradizione carolingia, e la loro cultura era composta dagli stessi elementi, anche se le proporzioni erano diverse. Erano ancora in sostanza i regni dei franchi occidentali e orientali, anche se, come fratelli che prendono dai lati diversi della loro famiglia, erano spesso più consapevoli delle loro differenze rispetto alle loro somiglianze. In entrambi i casi, tuttavia, la leadership culturale stava nelle regioni intermedie - i territori dell'Impero che erano stati più latinizzati, e quelli in Francia, dove l'elemento germanico era più forte: la Francia del Nord, la Lorena e la Borgogna, le Fiandre e la Renania. Soprattutto la Normandia, dove gli elementi nordici e latini stavano in contrasto nitido e a contatto più immediato, era il leader del movimento di espansione.

Fu questo territorio di mezzo, dalla Loira al Reno, la vera patria della cultura medievale e la fonte delle sue realizzazioni creative e caratteristiche. Fu la culla dell'architettura gotica, delle grandi scuole medievali, del movimento di riforma monastica ed ecclesiastica e dell'ideale crociato. Fu il centro dello sviluppo tipico dello stato feudale, del movimento comunale del Nord europeo e dell'istituzione della cavalleria. È qui che infine è stata realizzata una sintesi completa tra il Nord germanico e l'ordine spirituale della Chiesa e le tradizioni della cultura latina.

Non fu che nel secolo XI che la società militare fu incorporata nel sistema politico spirituale della cristianità occidentale per l'influenza dell'ideale crociato.

pp 289-90. Il futuro dell'Europa è al di là dell'umanesimo superficiale, nella ricerca di una tradizione spirituale più profonda.

Oggi l'Europa si trova ad affrontare il crollo della cultura laica e aristocratica su cui si è basata la seconda fase della sua unità. Sentiamo una volta di più la necessità di unità spirituale o almeno morale.

Siamo consapevoli dell'inadeguatezza di una cultura puramente umanistica e occidentale. Non possiamo più accontentarci di una civiltà aristocratica, che trova la sua unità nelle cose esteriori e superficiali e ignora i bisogni più profondi della natura spirituale dell'uomo. E allo stesso tempo non abbiamo più la stessa fiducia nella superiorità innata della civiltà occidentale e nel suo diritto a dominare il mondo. Siamo consapevoli delle rivendicazioni delle razze e culture soggette, e sentiamo il bisogno sia di protezione dalle forze insorgenti del mondo orientale sia di un contatto più stretto con le sue tradizioni spirituali. Come soddisfare questi bisogni, o se è possibile soddisfarli, possiamo al momento solo ipotizzarlo. Ma è bene ricordare che l'unità della nostra civiltà non si basa interamente sulla cultura laica e sul progresso materiale degli ultimi quattro secoli. Ci sono tradizioni più profonde di queste in Europa, e dobbiamo tornare indietro oltre l'Umanesimo e i trionfi superficiali della civiltà moderna, se vogliamo scoprire le forze sociali e spirituali fondamentali che hanno portato alla creazione dell’Europa.

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