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  Appunti sulla riscoperta e sulla spiegazione della fede

Intervista di Tudor Petcu all’igumeno Ambrogio (Cassinasco)

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Un dibattito sul significato del mondo odierno, sul modo in cui la fede potrebbe essere riscoperta e spiegata nella società di oggi.

1) Si può dire che noi viviamo oggi in una società in cui sono senz'altro dominanti le tendenze a respingere e a ignorare i valori della fede, il mistero del Vangelo per cui si sono sacrificati tanti testimoni nel mondo nel corso della storia. Vista questa realtà abbastanza preoccupante di cui sto parlando, le chiedo di dirmi quale sarebbe la sua prospettiva sulla società contemporanea e, cosa non meno importante, come lei percepisce lo stravolgimento dello spirito contemporaneo.

Per quanto possibile, cerco di vedere la storia umana come il teatro di un conflitto che va al di là dello spirito di una singola epoca. Questo mi aiuta a vedere in ogni tempo tendenze anti-evangeliche in azione, con maggiore o minore forza. In tal modo, non sono troppo sconvolto dal male di oggi, ma lo considero come uno dei tanti mali, che si manifesta con una certa maggior facilità negli eventi a noi contemporanei. Con una tendenza agli scambi più frequenti e a un'elevata complessità sociale, aumenta certamente il rischio di disgregazione di tradizioni che garantivano un maggiore rispetto della fede.

2) Ho spesso avuto l'opportunità di parlare del significato del postmodernismo anche nelle interviste da me fatte a rilevanti filosofi e teologi contemporanei, ma purtroppo devo essere sincero e dire che non sono ancora riuscito a capire davvero cosa rappresenta di fatto il postmodernismo. Da un punto di vista ortodosso si può certamente dire che il postmodernismo rappresenta il fatto di rinunciare alla tradizione ma nella sua prospettiva si potrebbe dire che il postmodernismo è anche uno dei più sottili veleni per il mondo contemporaneo?

Sempre nella prospettiva di un conflitto tra il bene e il male che si snoda attraverso tutto il corso della storia umana, non vedo come i caratteri negativi del postmodernismo siano qualitativamente diversi da quelli del modernismo che lo ha preceduto. L'attitudine indifferente e ironica che il postmodernismo ha nei confronti della fede non mi pare né più né meno grave dell'attitudine ingenuamente progressista che caratterizzava il modernismo. Ogni epoca ha avuto le sue sfide radicalmente anti-tradizionali, e temo che quando saremo riusciti a comprendere a fondo la sfida di oggi, si presenterà già la sfida diversa di domani.

3) Come ho già detto, i valori della fede, ma anche quelli della metafisica non interessano più la società contemporanea che ha optato per le emozioni violente del pragmatismo, allontanarsi dai valori dell'innocenza che si trovano nel cuore del cristianesimo. Non saprei come un loro ritorno sarebbe possibile ma gradirei molto che mi dicesse come si può spiegare la fede nella società di oggi, in quale luce potrebbe essere riscoperta la Bibbia che è stata trasmessa in maniera accurata fino ai nostri giorni.

Proprio di fronte a un nemico che cambia volto a ogni generazione, la miglior strategia è quella di sottolineare la fedeltà a ciò che è stato creduto "sempre, ovunque e da tutti", così come san Vincenzo di Lerino definiva l'ortodossia. La riscoperta di questo tesoro ci mette automaticamente in contatto con l'azione salvifica di Dio in tutti i tempi e in tutti i luoghi.

4) Ho spesso sentito dire che adesso, ai nostri giorni, abbiamo a che fare con una società lontana da Dio, in altre parole, priva di Dio. Se questa è davvero la situazione, credo di poter porre la seguente domanda: dove va una tale società o verso dove stiamo andando noi stessi? Dall'altra parte, se guardiamo al futuro mi chiedo come potrà la prossima generazione risolvere i problemi che le stiamo lasciando.

Prevedere i mali del futuro non è da tutti: ci vuole un autentico carisma profetico. Con questo non intendo una mera capacità di 'fare previsioni' che poi si avverano, ma nel vero senso della parola 'profetare' (parlare a nome di qualcuno), una capacità di interpretare l'immutabile volontà di Dio dopo averla fatta propria in ogni fibra del proprio essere. Anche per chi non è giunto a questo punto, tuttavia, si possono imparare le lezioni degli attacchi passati, e capire quali siano stati gli 'anticorpi' che la provvidenza divina ci ha fornito a ogni stadio della nostra storia per contrastare il male.

5) Per quel che si sa, ogni epoca ha conosciuto il tentativo di affermare che Dio è morto e oggi stesso viviamo in una società europea che non tollera quasi affatto alcun riferimento a Dio nella propria costituzione. Ci tengo a prendere in considerazione questa realtà per chiunque ritenga che la società di oggi non abbia ha nulla a che fare con l'esistenza di Dio, Dio stesso essendo solo una epoca storica, mentre il mondo contemporaneo è basato su una comprensione scientifica. Allora, come è possibile superare una tale epoca, vale a dire come è possibile il ritorno dell'uomo contemporaneo a Dio? Ultimo ma non da meno, mi vengono in mente le parole di Luigi Giussani, scrittore cristiano molto apprezzato in Italia, che diceva che siamo chiamati a uscire da noi stessi per il nostro ritorno a Cristo. Come intende lei queste parole?

Abbandonare Dio nelle parole di una costituzione secolare può essere un esempio simbolico di allontanamento dalla fede, ma non è che il capitolo finale di una degenerazione che attacca ogni aspetto della società. I primi cristiani non erano certamente motivati dai riferimenti a Dio nelle costituzioni statali, e non parevano troppo preoccupati dalle riduzioni di Dio a elemento della storia o a sottoprodotto della scienza. Credo che la fede che animava i primi cristiani, e che faceva loro abbracciare il martirio, sia tuttora accessibile a chiunque voglia prendere Dio sul serio.

Quanto alle parole di don Giussani, non ne conosco il contesto. Se 'uscire da noi stessi' significa intraprendere un viaggio come quello di Abramo, che abbandona il suo mondo abituale in cerca di una meta sconosciuta ma radicata nella promessa divina, allora certamente è una metafora adeguata al nostro cammino di fede. Tuttavia ritengo importante far notare come altri autori (penso al 'non uscire fuori e rientrare in se stessi' di sant'Agostino) abbiano descritto questo stesso cammino in termini esattamente contrari.

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