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  L'Ortodossia a Milano: «E tutti hanno ascoltato nella propria lingua»

Dalla rivista Neskuchnyj Sad, 24 giugno 2013

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Il prete italiano non parla russo, ma capisce la lingua, e i laici russi, ucraini, moldavi, spesso non parlano italiano, ma anch'essi lo capiscono tutti. Così vivono l'archimandrita Dimitri (Fantini) e i parrocchiani della chiesa ortodossa nel cuore di Milano. L'amore li tiene insieme, e le lingue degli uomini e degli angeli... sono secondarie. FOTO-GALLERIA

"Benedici, anima mia, il Signore." - l'archimandrita Dimitri (Fantini) inizia la Veglia da solo. Il padre ierodiacono Silvano (Jaroslavtsev) arriverà solo per il mattutino. E' mercoledì - un giorno feriale, ha bisogno di finire il suo lavoro di ingegnere. Il rettore della chiesa russa di via Giulini a 10 minuti a piedi dal Duomo gotico di Milano canta lui stesso il Salmo 103, per non disturbare il coro.

Padre Dimitri a dicembre compirà 70 anni, ma per gli italiani il canto è nel sangue. Ecco la sua dolce voce e il suo senso della melodia immutato da allora, quando nel 1976 l'ortopedico Giuseppe Fantini è arrivato alla parrocchia del Patriarcato di Mosca di Milano.

Il rettore, l'archimandrita Dimitri (Fantini), italiano, serve in lingua slavonica ecclesiastica. Qualcosa a memoria, qualcosa dai libri

Medico delle anime

"Ero un protestante, ed ero interessato ad altre fedi. Mi interessava andare alla chiesa russa di san Nicola. La bellezza delle funzioni, la gentilezza e l'apertura delle persone mi hanno colpito, e ho cominciato ad andarvi - dice padre Dimitri. - dopo qualche tempo, padre Evlogij (Hessler) mi ha messo nel coro, e poi sono stato ricevuto nella Chiesa ortodossa".

Poi c'è stata una visita guidata in Russia, e un vero e proprio shock culturale da parte delle chiese, dei servizi monastici, della Lavra in un mese di maggio, anche se il viaggio era stato durante l'Unione Sovietica dei tempi di Breznev e la Chiesa, se non era perseguitata, per lo meno non prosperava davvero...

Nel frattempo, la comunità di padre Evlogij andò in scisma, e il neofita, come lui stesso dice, "fu lasciato senza una chiesa". Allora, iniziò a costruire da solo una chiesa. Nel maggio del 1980, il vescovo Serafim di Zurigo (Rodionov) lo aveva tonsurato con il nome di Dimitri, e lo aveva ordinato nel giorno della festa invernale di san Nicola.

Nell'agosto 1983, il giovane ieromonaco torna in URSS, nelle città di Russia e Ucraina. "Poi ho incontrato il protodiacono Boris oggi Metropolita Sergij di Ternopil e Kremenetsk. Siamo ancora buoni amici, ricordo vladyka a ogni funzione" - racconta padre Dimitri.

Al ritorno, padre Dimitri iniziò a servire la chiesa di Tutti i Santi a Modena. Non lasciò il lavoro di medico. Per tutta la settimana lavorava in ospedale, e nei fine settimana in chiesa.

"Ho chiesto a vladyka Seraphim come avrei fatto. Mi ha risposto: «Tu sei un medico, curi la gente. In ospedale, guarisci i corpi, e in chiesa le anime». Sono rimasto medico fino ai primi anni '90, poi sono andato in pensione. In questo vedo la provvidenza di Dio: l'anno successivo dopo aver lasciato il lavoro, l'età pensionabile in Italia ha subito un drastico aumento. Se non lo avessi fatto allora probabilmente avrei dovuto lavorare fino ad ora", dice il padre archimandrita.

Una chiesa in un ufficio

Dal novembre 1984 al maggio 1985, padre Dimitri ha servito nella chiesa romena di Milano retta da padre Traian Valdman, ma ha desiderato molto far ritornare una chiesa russa a Milano.

Non c'erano Luoghi di culto, e padre Dimitri, che non aveva ricevuto riposta alle sue richieste, ha comprato un ufficio nella casa di viale Carlo Troya 11, dove aveva un appartamento. Lo ha adattato come chiesa, ha dipinto la maggior parte delle icone. La prima liturgia nella nuova chiesa, in onore dei padri del monachesimo russo, i santi Sergio e Serafino, è stata celebrata il 10 novembre 1985, e al termine del 22 dicembre dello stesso anno, padre Dimitri è stato nominato rettore della nuova chiesa. Fino al 1993, è stato affiancato da padre Paolo Sciales, passato poi alla chiesa milanese del Patriarcato di Costantinopoli, e da padre Giorgio (Raffaelli), un pensionato.

Nel settembre del 1995, padre Dimitri è stato elevato al rango di igumeno, e nel 2011 al rango di archimandrita da sua Santità il patriarca Kirill, che ha visitato la parrocchia nel 1999, quando era a capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca.

È accaduto così che la vita parrocchiale ha cominciato ad essere regolata per adeguarsi all'ondata di immigrazione degli anni '90. Iniziarono ad arrivare, per lavorare in Italia, russi, ucraini, moldavi, bulgari, jugoslavi. Ci sono stati italiani che hanno sposato russe e ucraine, e le loro mogli li hanno portati all'Ortodossia. In questo modo la comunità è diventata rapidamente multinazionale.

Parlare in altre lingue

Padre Dimitri non parla russo, ma capisce la lingua, e lo slavonico ecclesiastico anche meglio della lingua contemporanea. Celebra le funzioni a memoria, di tanto in tanto guarda il libr dele funzioni in caratteri cirillici.

Una delle frequentatrici della chiesa racconta di quanti dubbi aveva, e di come avrebbe potuto chiedere all'archimandrita: "Ecco, lei non parla russo, io parlo poco italiano, e come posso confessarmi?". Egli rispose: "Non ti confessi a me, ma a Cristo". La donna ricorda che da molto tempo non aveva fatto che una confessione tanto responsabile e dettagliata, come quella volta.

I parrocchiani ricordano questa storia. In qualche momento degli anni '80 ci fu l'idea di pubblicare un foglio parrocchiale. Padre Dimitri non poteva scrivere da solo un articolo in russo, e per questo ha selezionato parole e frasi da giornali russi e ha compilati. Il risultato è stato una predica che ha fatto leggere al suo gregge. Oggi, quando padre Dimitri predica, lo traduce simultaneamente lo ierodiacono Silvano.

Tuttavia, da padre Dimitri non vengono solo russi, ma anche italiani. A volte portano i loro amici cattolici - sia quelli che sono interessati all'Ortodossia, sia coloro che hanno solo bisogno di una parola di conforto da un pastore attento e pieno di tatto.

Lo stesso archimandrita Dimitri (Fantini) dice che non ricorda il primo italiano ricevuto da lui nella chiesa, "No, non mi ricordo più, non posso dire quale emozione ho provato a quel tempo".

Alcuni di loro non rimangono qui, ma diventano essi stessi monaci e sacerdoti. Oggi servono in tutto il Nord Italia. Il 18 giugno c'è stato un incontro con alcuni di questi "laureati" di padre Dimitri: l'igumeno Ambrogio (Cassinasco), monaco-studioso, autore di libri venduti in parrocchia come "99 differenze tra l'Ortodossia e il Cattolicesimo romano", e lo ieromonaco Teofilo (Barbieri), ritornato alla chiesa 17 anni fa, e nel mese di ottobre dello scorso anno nominato parroco a Novara.

L'attuale chiesa di via Giulini (un ramo della famosa via Dante, che conduce al Castello Sforzesco) - una volta era la cappella laterale di san Vincenzo di una grande chiesa abbaziale. Qui, nel centro storico, la parrocchia si è trasferì dalla sua precedente posizione periferica nel giugno 1996. La chiesa è stata data ai russi dall'amico di padre Dimitri, padre Traian, dopo che la comunità romena ha avuto un'altra chiesa dai cattolici. Più che consegnare la chiesa, ha dato una buona raccomandazione ai proprietari dell'immobile, e la comunità, non ricca, è stata in grado di stipulare un contratto per un piccolo canone di affitto. Da questo punto la sua dedicazione ha incluso tre santi: ai venerabili Sergio di Radonez e Serafino di Sarov è stato aggiunto il martire Vincenzo di Saragozza.

Al piano superiore lo spazio è piccolo, c'è posto solo per il santuario, la navata principale e il coro. La vita parrocchiale si svolge al piano interrato: si scende giù per una scala a chiocciola, e ci si trova in una grande sala, in cui ci sono il refettorio, il luogo per una classe di scuola domenicale e l'amministrazione della parrocchia.

Un eremo nella strada delle Rose

Padre Dimitri ha voluto a lungo stabilire un piccolo eremo in qualche pittoresco villaggio della Lombardia, in modo da poter andare a pregare lontano dalla vivace Milano. Lo scorso anno, nella chiesa di via Giulini è stata portata dalla regione di Kherson la venerata icona mirovlita della santissima Madre di Dio "fiore profumato". Il rettore e la congregazione hanno pregato con forza speciale la Madre di Dio per l'aiuto a trovare una casa adatta.

Le loro calorose richieste sono state esaudite. Pochi giorni dopo, una conoscente di padre Dimitri si è lamentata improvvisamente con lui che sua figlia non riusciva a vendere la vecchia casa sul Lago Maggiore (non lontano da Milano, al confine con la Svizzera - ndr).

Abbiamo deciso di andare lì e vedere com'era. Cosa abbiamo è scoperto? Una casa a pochi chilometri dal lago, nel villaggio di Musadino (nella parrocchia si scherza, dicendo: "anche il nome sembra russo, come Shamordino"). Si trova nella strada delle Rose. È un edificio a tre piani con giardino. Ha quasi cinquecento anni, e una volta apparteneva a un monastero cattolico. Proprio quel che ci voleva!

In breve tempo il vescovo Nestor di Korsun ha benedetto l'acquisto della casa e la sua trasformazione in monastero maschile. Il 15 agosto padre Dimitri, padre Silvano e due servitori d'altare della chiesa di Milano, Ion e Nicola, si sono stabiliti nella casa, l'hanno benedetta e hanno celebrato la prima liturgia. Nel mese di dicembre, sono stati rilasciati i documenti necessari, e la casa è divenuta proprietà della parrocchia.

Su un'altra sponda del Lago Maggiore, dal lato svizzero, vive una vita ascetica un amico di lunga data di padre Dimitri - l'archimandrita Gabriel (Bunge). Teologo cattolico ed eremita benedettino, padre Gabriel, per lungo tempo studioso dei santi Padri, ha ritenuto necessario tornare alle origini, e nel 2010 è stato ricevuto nella Chiesa ortodossa. Padre Dimitri va periodicamente a trovare padre Gabriel nel suo skit dell'Esaltazione (l'eremo della santa Croce a Capriasca).

Esternamente l’edificio assomiglia poco a una chiesa. Questo era una volta un monastero femminile cattolico, ma nel corso del tempo il monastero fu chiuso e l'area venduta con gli uffici vicini. Di conseguenza, anche la cattedrale fu quasi completamente distrutta - rimane solo questa cappella.

L'anfiteatro di fronte al tempio era anch'esso parte dei terreni del monastero. Qui c'era un atrio con giardini

Nei giorni feriali alla Veglia non ci sono molti fedeli, ma nel fine settimana l'intera strada si riempie di persone

 

Alcuni sfaccendati esaminano con curiosità dagli affreschi ciò che accade nel tempio

Il Cristo Pantocratore sull'affresco del soffitto è del Borgognone, noto artista lombardo del Rinascimento

Icona bulgara della Madre di Dio "Dostojno est’" donata da una dei parrocchiani, un'anziana italiana. L'icona all'inizio era così scura che si riusciva a malapena a scorgere l'immagine. L'icona è stata portata all'altare, e gradualmente restaurata

Nella chiesa non c'è un campanile, così un minuscolo gruppo di campane è stato montato direttamente nel santuario

Lettura del Vangelo in lingua slavonica

Una foto storica nel refettorio della chiesa: l'arrivo del metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad (oggi patriarca) nel 1997

 

L'archimandrita Dimitri (Fantini) e l'archimandrita Gabriel (Bunge) - due monaci ortodossi, un italiano e un tedesco

L'archimandrita Dimitri (Fantini) è stato in visita allo schiarchimandrita Gabriel (Bunge) nel marzo 2013. Padre Gabriel ha donato a padre Dimitri, futuro abate di un eremo, una particola delle reliquie di san Benedetto da Norcia, che per tutta l'Italia ha il ruolo che per noi ha avuto san Sergio. Fu il fondatore del monachesimo occidentale, un "abate della terra d'Italia". Padre Dimitri da parte sua ha donato una croce monastica, e lo ierodiacono padre Silvano ha donato uno schima (manto monastico) ricamato sul Monte Athos.

Sulle pareti della sala da pranzo, che si trova nel seminterrato del tempio - gli antichi affreschi del monastero cattolico romano, e tavoli le icone, dipinte da iconografi russi per il monastero in costruzione

La Liturgia nella chiesa di solito inizia alle 10 del mattino, le confessioni un po' prima

In mezzo ai parrocchiani della chiesa - russi, ucraini, moldavi, romeni

Padre Dimitri predica in italiano - il diacono traduce in russo

L'11 giugno il console generale della Federazione Russa a Milano Alexej Paramonov ha consegnato a padre Dimitri la medaglia d'onore del consolato "per il suo instancabile lavoro nella rinascita e prosperità dell'idea ortodossa, e la costruzione della prima chiesa del Patriarcato di Mosca a Milano”.

 

CONTATTI:

Parrocchia dei Santi Sergio e Serafino, Via Giulini angolo Via Porlezza, 20144 Milano, Italia

Email: chiesa@ortodossia.info

Sito web: www.ortodossia.info

Grazie al Centro san Tommaso di pellegrinaggi in Europa per l'aiuto nelle riprese

Testo: Arsenij Zaguljaev, Foto: Ekaterina Stepanova, sito www.ortodossia.info

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