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  Il "modello di mitezza" e lo schiaffo ad Ario

Pastori ortodossi parlano dello zelo per Dio

di Anna Erakhtina

Pravoslavie.ru, 22 maggio 2016

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san Nicola schiaffeggia Ario sul viso. Frammento di un'icona del XVII secolo

Quando contemplano come dovrebbero contrastare i nemici della Chiesa, i cristiani ortodossi spesso ricordano san Nicola, che ha schiaffeggiato Ario sulla faccia. Diversi chierici ortodossi russi parlano con noi dell'atto "intollerante" del santo.

"Ario fu colpito al cuore dalla tua voce erudita"

Diacono Vladimir Vasilik, candidato a un dottorato di linguistica; docente del Dipartimento di storia dell'Università di San Pietroburgo; docente del Seminario Sretenskij.

Iniziamo pure dalla questione della realtà di questo evento. Prima di tutto, san Nicola era presente al primo concilio ecumenico?

Abbiamo ancora un elenco dei nomi di coloro che hanno partecipato al primo concilio ecumenico. San Nicola non è tra questi. Tuttavia, come i ricercatori stessi riconoscono, questi elenchi sono lungi dall'essere completi [1]. Non vi è alcun parere unanime neanche sul numero dei padri. Alcuni ritengono che ce ne siano stati 270, altri 318 come il numero dei servi di Abramo che andarono con lui a liberare Lot. Prendendo in considerazione che alcuni partirono e altri arrivarono prima della fine del concilio, tutto è possibile. Anche alcuni dei vescovi più significativi non sono nella lista, per non parlare del vescovo della modesta sede di Mira in Licia, un nome che potrebbe essere scomparso dalla lista.

Ma gli storici vi diranno che secondo la sua Vita, san Nicola ebbe dei dibattiti con Ario. Ciò significa che questi dibattiti si sarebbero dovuti registrare nei protocolli. Devo deludere il lettore –noi non abbiamo i protocolli del primo concilio ecumenico. È improbabile perfino che siano stati stesi dei protocolli, altrimenti vari apologeti ortodossi li avrebbero citati, come per esempio sant'Atanasio di Alessandria e altri. Solo alcuni documenti sono stati miracolosamente tramandati ai nostri tempi: un discorso dell'imperatore Costantino, il Credo di Nicea, e le regole del concilio. Se non è sopravvissuto altro, tanto meno sarebbe sopravvissuto qualsiasi resoconto dei dibattiti di san Nicola con Ario.

Vi è una testimonianza dell'arrivo di san Nicola in occasione del concilio nelle prime Vite, tra cui la Vita scritta dall'archimandrita Michele. E anche se scritta attorno all'anno 800, il suo compilatore era molto probabilmente un compilatore di antiche storie di San Nicola, piuttosto che un autore indipendente. Negli antichi inni dedicati al santo ci sono informazioni su come san Nicola aveva discusso con Ario e vinto. Prendiamo per esempio le antiche beatitudini datate ai primi anni del secolo VIII:

Ario fu colpito al cuore

 dalla tua voce erudita

 ed Eunomio fu catturato

 nelle tue reti teologiche.

Tu hai pienamente predicato

 la Trinità senza origine –

 Padre, Figlio e Spirito

 uno in essenza –

e per questo hai condannato

 al profondo silenzio

 coloro che equiparano

 il Creatore alla creazione.

L'origine di questo tropario è chiara: è l'epistola 159 di san Basilio il Grande. "Poiché il Padre è santo per natura e il Figlio è santo per natura, e noi non accettiamo quelli che dividono e separano la divina e santissima Trinità, né quelli che alla leggera considerano il Figlio come un essere creato". [2] La testimonianza dell'inno è anche sostenuta da fonti più prosaiche. Citiamo per esempio l'economia di sant'Andrea di Creta: "Con la spada della fede ispirata, hai abbattuto alla radice la separazione di Ario insieme alla commistione di Sabellio". [3] Troviamo un pensiero simile nella Vita scritta dall'archimandrita Michele: "Ha abbattuto i discorsi vuoti e contaminati degli empi ariani e sabelliani". [4]

Né negli antichi inni né nelle antiche Vite c'è qualcosa di scritto su san Nicola che schiaffeggia fisicamente Ario; tuttavia è più che sufficientemente dichiarato che lo ha fatto moralmente e verbalmente. Ci sono esempi nell'Ottoeco – i canoni scritti da san Giuseppe l'Innografo (+880) in onore di san Nicola. Nel resto dei sei canoni dell'Ottoeco sentiamo un magnifico sermone sulla lotta di san Nicola contro Ario e l'arianesimo:

Sei stato un'affilata spada spirituale, o sapiente, tagliando le zizzanie ingannevoli degli eretici e raddrizzando le vie salvifiche delle virtù, o padre Nicola (Canone, 3° tono, ode 3, tropario 1).

Con la tua divina eloquenza, o Nicola, hai visibilmente serrato le bocche aperte dei senza legge e hai salvato molti dalla distruzione di Ario... (Canone, 4° tono, ode 8, tropario 1).

Con la potenza di Dio, o beatissimo, tu hai calpestato le forze eretiche, e hai salvato il tuo gregge dai loro inganni, o Nicola (Canone, 6° tono, ode 7, tropario 1).

[E altri.]

Sulla base di questi inni del periodo post-bizantino, si formò il concetto che san Nicola ha colpito Ario non verbalmente ma fisicamente. Ma se ci pensiamo bene, che differenza c'è tra uno schiaffo verbale e uno fisico in faccia? L'eretico che lacera le vesti di Cristo e distrugge la Chiesa di Dio fondamentalmente si merita entrambi. Ci sono anche casi in cui "Dio è tradito dal nostro silenzio", e come il dice il saggio proverbio, "Non tacere, quando qualcosa deve essere detto." La parola "tolleranza" nella terminologia medica significa insensibilità al dolore. Guai a noi se il nostro organismo spirituale personale rimane insensibile al dolore che l'eresia porta alla Chiesa. Ricordiamo che gli ariani sono i padri spirituali dei moderni testimoni di Geova, che considerano il Figlio di Dio una creatura, qualcosa sulla falsariga dell'arcangelo Michele. E se san Nicola ha colpito il falso maestro, ha fatto il suo dovere pastorale: dare la vita per il suo gregge e predicare la verità.

"Dovremmo assolutamente avere misericordia, ma ci dovrebbe essere anche la frusta della fede e dello spirito"

Arciprete Andrej Khvilia-Olinter, candidato a un dottorato in diritto; docente all'Università statale San Tikhon; docente all'Accademia del ministero russo degli interni:

San Nicola ci mostra un grande esempio nel risolvere le situazioni della vita – la scelta di come agiamo in accordo con la nostra coscienza ortodossa. Sappiamo tutti che ricercando opzioni scopriamo quasi sempre una vera e ingannevole ambiguità. Da un lato vi è la veridicità della fede e dello spirito, e d'altra parte vi è l'impulso di piacere agli uomini, e in una certa misura, ai demoni. Tutta una serie di auguri, buone prospettive, e dubbi si mette in fila insieme... Cosa dovremmo fare?

Dobbiamo agire secondo la nostra coscienza ortodossa. Tuttavia, la nostra coscienza non è affatto una "libertà di coscienza" onnivora e senza principi. La coscienza è co-scienza, cooperazione con la scienza, o la conoscenza. Per noi, gli ortodossi, è cooperazione con il Vangelo, il che significa con Cristo. Il Vangelo ci dice come il Signore Gesù Cristo perdona la donna peccatrice, ovviamente, ma allo stesso tempo scaccia i mercanti dal tempio, senza alcun compromesso o tolleranza. È lo stesso con san Nicola, che con amore aiuta il musulmano nella sua tragedia personale, ma mostra fermezza e forza nella sua difesa della fede ortodossa. Lo fa anche adesso. Ricordiamo l'episodio della pietrificazione di Zoja nel 1956.

Sì, dovremmo assolutamente avere misericordia, ma dobbiamo anche avere la frusta della fede e dello spirito. Il grande filosofo russo Ivan Il'in ha scritto su questo un intero libro intitolato, Sull'opposizione al male con la forza. San Filarete di Mosca nella sua omelia alla XIX settimana dopo la Pentecoste ci comanda, "Disprezzate i nemici di Dio, conquistate i nemici della patria, e amate i vostri nemici". L'amore ortodosso comprende tutti e tutto, ma non è affatto senza spina dorsale. Attraverso le preghiere e le opere di san Nicola e tutti i santi ci insegna a odiare il peccato e non il peccatore, ad avere tolleranza per gli eterodossi, ma non per l'eterodossia, a non confondere la politica con la teologia, a non legare la menzogna alla verità. Questo tocca tutti i livelli dell'esistenza della nostra Chiesa e ognuno di noi. Questo è il comandamento che san Nicola ci ha dato, e in questi tempi anticristiani è più importante che mai.

"Dobbiamo avere la purezza della vita e della fede dei santi, per avere il loro coraggio"

Sacerdote Dimitrij Shishkin, rettore della Chiesa della Protezione della Madre di Dio nel villaggio di Pochtovoe (diocesi di Simferopol e Crimea).

Nella Vita di san Nicola il Taumaturgo di Mira in Licia c'è un episodio che oggi chiameremmo "ambiguo": al primo concilio ecumenico san Nicola schiaffeggiò il folle Ario, che con il veleno dei suoi discorsi sfacciati e blasfemi avvelenava le anime dei fedeli. Tra l'altro, questo schiaffo in faccia al "folle" Ario non incontrò alcuna simpatia o sostegno da parte della maggioranza dei presenti al concilio dei vescovi; e, come sappiamo, il santo fu anche estromesso dal concilio e condotto in prigione sotto scorta. Ma ben presto per una speciale rivelazione divina fu liberato e dichiarato innocente.

Penso che tutto dipenda dal fatto che il santo abbia visto il pericolo straordinario proveniente dal folle discorso di Ario; e il gesto del vescovo Nicola venne dalla sua estrema compassione per coloro che voleva proteggere dal veleno eretico che avrebbe potuto distruggere le fatiche di molte generazioni di predicatori della Chiesa, avvelenando non solo una botte, ma un intero mare di miele benedetto. [5] Noi sappiamo, per inciso, che questo è proprio ciò che poi è accaduto, e quasi tutto l'Oriente è stato infettato dall'eresia ariana per molti decenni. Quindi, al fine di valutare l'atto di san Nicola dobbiamo considerare la grandezza del suo spirito, la grandezza e il significato della sua stessa personalità, e quindi anche la grandezza del pericolo spirituale proveniente dalle labbra dell'eresiarca Ario.

Ma cosa possiamo ricavare da questa storia? Anche oggi vediamo molte iniquità e molti attacchi contro la vera fede e la vera Chiesa. Come possiamo opporci a questa marea montante di malvagità? Possiamo fermare il male solo con la preghiera e la fede, o anche con i fatti, anche con azioni che coinvolgono la forza? Naturalmente, la vita è così complessa e sfaccettata che è semplicemente impossibile decretare in partenza tutti i nostri atti, e anche se fossero tutti decretati non riusciremmo ancora ad agire con precisione in base alle parole, ma piuttosto a seconda delle circostanze e, soprattutto, secondo l'inclinazione della nostra anima. Questo sembra essere il concetto chiave: l'inclinazione della nostra anima dovrebbe essere, senza dubbio, ortodossa; e questo significa non solo seguire rigorosamente tutte le norme e i regolamenti, ma anche essere in comunione con lo Spirito di Cristo, e uniti a lui; perché è lo Spirito Santo che ci aiuta a prendere la decisione giusta e spesso spontanea che potremmo semplicemente non avere il tempo di considerare. È improbabile che san Nicola avesse pensato anche solo un minuto prima di schiaffeggiare Ario che gli avrebbe dato uno schiaffo! Ma a quanto pare c'è stato un momento in cui il discorso del folle eretico ha superato, se possiamo dire così, ogni pazienza per il suo grado di errore ed è andato oltre i limiti, oltre l'equilibrio, ed è diventato blasfemo e audace al massimo grado. E quindi il santo preso dallo zelo colpì Ario. Questo fu probabilmente un atto spontaneo, ma non accidentale, naturalmente. Solo un uomo di fede ardente, illuminata dalla grazia e dotato di una tagliente visione spirituale, sarebbe capace di farlo.

In generale, un simile esempio può essere raro ma non affatto unico. Sappiamo di quando il Signore ha scacciato i mercanti dal tempio, perché avevano trasformato il tempio di Dio in un "covo di ladri". E l'apostolo Pietro, come si ricorderà, ha consegnato una coppia che aveva "mentito contro lo Spirito Santo" alla morte. E san Giovanni Crisostomo dice da qualche parte che se qualcuno bestemmia il nome del Signore in tua presenza, dovresti santificare la tua mano con un colpo. Vale a dire, in ogni caso, difendere la verità di Dio non esclude tutto ciò che non sia un comportamento pacifista passivo. Tuttavia... Si dovrebbe probabilmente avere la purezza della vita e della fede dei santi, per avere il loro coraggio. Quindi, prima di "santificare la mano a suon di colpi", sarebbe bene almeno per un attimo osservare se stessi in tutta serietà e onestà e rispondere alla domanda: Ho anch'io qualcosa che potrebbe meritare un "pio" pugno sulla bocca?

Mi sembra che il problema sta anche nel fatto che nei nostri tempi si è registrato un aumento delle tendenze radicali in tutte le più diverse sfere e c'è una tentazione di piegarsi verso il radicalismo da "crociato ortodosso". Per inciso, questo esiste già, ma mi sembra che sia uno spirito alieno ... a volte si va al di là dei confini del cristianesimo. Dopo tutto, il Signore ha scacciato i cambiavalute dal tempio solo una volta; non ha condotto incursioni regolari, e di san Nicola sappiamo solo di un simile episodio estremo, del tutto fuori dal comune, diciamo. Cioè, la norma in sé dovrebbe essere qualcosa di diverso: una vita santa e buona, amabile, sincera e piena di compassione per le persone, con la volontà di opporsi al peccato. Questa dovrebbe essere la norma; ma se la dimostrazione di forza diventa un metodo regolare, allora l'Ortodossia stessa è screditata.

Se parliamo di metodi di difendere la nostra fede, allora i problemi più acuti non consistono nell'assenza di cristiani ortodossi coi "denti", pronti a lottare per la verità fino alla fuoriuscita del sangue proprio e altrui, ma nel fatto che noi, ortodossi, in qualche modo non sappiamo come manifestare la straordinaria bellezza e l'altezza spirituale dell'Ortodossia, che sarebbe così attraente e convincente da far cambiare tutta la loro vita alle persone che ci guardano. E se guardiamo attentamente la vita di san Nicola vedremo che è per questo che tutti lo amano e lo venerano – perché è così compassionevole e vicino a ogni anima, e pronto ad aiutare a ogni chiamata. Questo è ciò che dovremmo imparare da lui.

"La comunicazione nello spirito di mitezza e d'amore può più facilmente portare una persona al pentimento rispetto alla critica e al rimprovero."

Sacerdote Sergej Begijan, rettore della chiesa del grande martire Giorgio, villaggio di Novokolosovo, diocesi di Molodenchensk

Lo zelo per Dio è molto buono e anche necessario. Ma questo zelo dovrebbe essere rivolto prima di tutto a noi stessi. Lo zelo per la giustizia di Dio dovrebbe muovere una persona, prima di tutto, a sradicare i peccati in se stesso. Quando la santità e l'amore di Dio ci fanno lottare con le passioni e i vizi, questo è meraviglioso.

Tuttavia, in questi nostri tempi così ricchi di malattie spirituali, questo zelo spesso porta una persona a combattere non con la propria carne e le proprie passioni, ma con i peccati di altri popoli. Una tale persona potrebbe tirare fuori la sua spada drl rimprovero e iniziare a tagliare tutto a destra e a sinistra senza notare la trave nel proprio occhio. E questa tentazione fiorisce soprattutto in quelle persone che credono in Dio, ma non vanno in chiesa. La troviamo anche, naturalmente, nelle persone che vanno in chiesa, ma in misura minore, in quanto queste ultime sentono spesso l'insegnamento di non giudicare.

Fino a che punto possiamo permetterci di criticare e rimproverare altre persone? Se stiamo parlando di bestemmia aperta, sacrilegio, e cose del genere, allora, naturalmente, dobbiamo intervenire e fermare il bestemmiatore. A volte non è possibile farlo. Allora dobbiamo seguire il consiglio dell'apostolo Paolo: rigettare un eretico dopo la prima e la seconda ammonizione (Tito 3:10).

Vediamo nei santi padri che, con tutta la loro perfezione e grande zelo, hanno sempre cercato di trattare con dolcezza quelli che peccano per debolezza. Tuttavia, i santi padri potevano a volte essere molto duri con coloro che avevano cattive intenzioni, che coscientemente si opponevano a Dio, ed erano ostinati nella loro malvagità. Noi tutti conosciamo lo schiaffo di san Nicola sulla faccia di Ario. Molti storici sostengono che questo non è mai accaduto, ma penso che potrebbe essere successo davvero.

Citerò alcuni esempi della vita di un solo santo – il santo vescovo Epifanio di Cipro. Alle preghiere di sant'Epifanio un mago restò intorpidito, e alla sua parola un empio diacono morì. Per domare l'avidità e l'ira di un vescovo di Gerusalemme, sant'Epifanio alitò su di lui e lo accecò. Una volta alcuni truffatori vollero chiedere al santo il suo mantello, e uno di fece finta di essere morto. Epifanio lo coprì con il suo mantello e lesse le preghiere per i morti, e il truffatore morì davvero. Dopo la morte di sant'Epifanio, un barcaiolo curioso volle scoprire il suo corpo, e il vescovo morto gli diede un calcio così forte che questi fece un volo di diversi metri, cadde e morì. Tuttavia, tutte queste azioni e altre come loro compiute da Epifanio e da altri santi furono fatte esclusivamente per riportare gli empi alla ragione. I peccatori che successivamente si sono pentiti sono stati guariti e addirittura risuscitati. E non dobbiamo farci guidare nelle nostre azioni da ciò che hanno osato fare questi padri teofori illuminati dall'alto,. Dopo tutto, anche nelle Vite dei santi padri ci sono pochissimi di tali atti.

Dobbiamo ricordare che una comunicazione in spirito di mitezza e d'amore può più facilmente portare una persona al pentimento rispetto alla critica e al rimprovero. Ricordiamo come san Macario il Grande con poche parole gentili ha convertito un prete idolatra. Sia questo il nostro costante esempio. E nei casi speciali in cui una parola d'amore non ha alcun effetto, prima di utilizzare qualsiasi altra parola dobbiamo insegnare a noi stessi come rivolgere i nostri pensieri a Dio e chiedergli di darci la saggezza su come comportarci e cosa dire.

"Non dobbiamo restare timidamente in silenzio se la verità viene calpestata. Soprattutto su Internet"

Sacerdote Valerij Dukhanin, candidato a un dottorato di teologia, pro-rettore del seminario di san Nicola a Ugresh.

San Nicola il Taumaturgo è un santo nel quale si combina una sorprendente misericordia verso il prossimo e una fervente fedeltà a Dio. E la fedeltà a Dio non è semplicemente la sequela di regole morali, ma anche una confessione pura di fede; è la disponibilità ad adoperarsi attivamente per la fede e a resistere contro la menzogna.

Dalla vita del santo sappiamo che secondo gli standard moderni, ha agito con intolleranza totale: ha sradicato l'idolatria nella sua diocesi, ha distrutto i templi pagani, ha ordinato in parte la distruzione di un tempio dedicato ad Artemide, che è stato probabilmente considerato un tesoro architettonico, e per i pagani, religioso e culturale. Ricordiamo che questo era un punto di rottura – il passaggio tra il terzo e il quarto secolo in cui il paganesimo era ancora la significativa religione di maggioranza, ma non soddisfaceva più le anime delle persone, e il cristianesimo stava attirando sempre più persone. Così, gli idoli vincolavano le anime della gente ai vecchi modi, e quindi questo sradicamento esterno era importante anche in senso spirituale, perché quando non c'era più un ricordo esterno non c'era neanche alcuna motivazione interiore per ritornare al paganesimo. Cioè, le misure decisive di san Nicola erano state dettate dal suo zelo per la vera fede e di fatto dalla sua misericordia per le anime umane. Così, il suo zelo per la fede e la sua misericordia verso il prossimo si manifestò, per strano che possa sembrare, nella sua dura presa di posizione contro i falsi insegnamenti di Ario. Ricordiamo che l'arianesimo era la prima eresia su larga scala, che minacciava l'esistenza stessa del cristianesimo. L'arianesimo distruggeva la fede nella Trinità una nell'essenza. L'arianesimo ha attirato molti vescovi e sacerdoti, e ha tentato un gran numero di laici. Non c'era stato nulla di simile prima dell'arianesimo. Lo schiaffo in faccia era un severo avvertimento a Ario; san Nicola lo fece come per dire, "Torna alla ragione. Cosa fai? Hai allungato le mani per rubare ciò che c'è di più sacro". San Nicola ha agito proprio come il Signore, quando vuole spingere le persone lontano dal male!; dopo tutto, il Signore manda pene del destino al fine di portare una persona alla ragione e condurla lontano da qualcosa di brutto.

La tradizione sullo schiaffo di san Nicola è descritta nella sua Vita da san Dimitrij di Rostov, che aveva raccolto le testimonianze di fonti antiche. Inoltre, questa tradizione esisteva nella chiesa di Nicea, descritto dal famoso viaggiatore terre sante e scrittore religioso A. N. Muraviev; anche i turchi musulmani a Nicea gli avevano mostrato il carcere in cui san Nicola era stato imprigionato per lo schiaffo ad Ario. Questa tradizione è supportata anche dalla iconografia di san Nicola al quale il Signore presenta al santo un vangelo, e la Madre di Dio un omoforio. Questa era la visione che ebbero i vescovi del primo concilio ecumenico – il Signore e la Madre di Dio che ripristinavano san Nicola nel suo rango episcopale. Naturalmente, noi non siamo dello stesso livello spirituale di san Nicola, e questo significa che non possiamo imitare il suo zelo per la vera fede in tutta la sua misura. Noi semplicemente non abbiamo lo stesso coraggio di fronte a Dio. Tuttavia, il santo dà a tutti noi un esempio di come si debbano considerare i falsi insegnamenti. Se sentiamo da qualche parte che la verità è presa in giro, che qualcuno sta attaccando l'Ortodossia, non dovremmo stare timidamente in silenzio, vergognandoci di esprimere la nostra obiezione in modo dignitoso. È particolarmente importante fare questo su Internet, con tutti i nostri contatti e le altre risorse in rete. È importante per noi avere fedeltà interiore a Dio, che ci aiuterà in un momento decisivo a confessare la fede e non essere d'accordo con una bugia. Non c'è alcun bisogno che noi tocchiamo fisicamente qualcuno se nella nostra epoca tecnologica possiamo abilmente fare il nostro lavoro con le parole. Il Signore Gesù Cristo ha detto – e queste parole si applicano a ogni vero cristiano – io vi darò una saggezza che nessun uomo può contraddire o resistere (Luca 21:15). Cioè, non dobbiamo temere ma confessare la verità all'interno di tutte le possibili strutture a nostra disposizione. Il Signore sicuramente ci aiuterà; ma naturalmente a condizione che noi stessi siamo con Cristo.

Note

[1] Arciprete Vladislav Tsypin, "Il primo concilio ecumenico", Enciclopedia ortodossa, 1:571-580

[2] Basilio di Cesarea, Epistola 159.2.30. Cfr. Saint Basile, Lettres, ed. Y. Courtonne, vol. 2 .paris, Les Belles Lettres, 1961, p. 230.

[3] Andreas Cretensis, Encomium in sanctum Nicolaum, PG 97 Col 1200.

[4] Anrich p. 126.

[5] Si tratta di un riferimento al detto russo, "un cucchiaio di pece rovina un barile di miele".

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