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  Perché san Giorgio è spesso raffigurato mentre uccide un drago?

di John Sanidopoulos

dal blog Daimonologia, 23 aprile 2015

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La ben nota storia di san Giorgio che uccide il drago è ovviamente una leggenda e non un fatto di storia, dal momento che non esistono i draghi, a meno che non stiamo parlando del drago di Komodo, ma è improbabile che il drago di Komodo sia apparso in Medio Oriente dall'Indonesia e abbia posto la minaccia descritta nel racconto.

La rappresentazione nell'iconografia di San Giorgio come uccisore di draghi è arte puramente simbolica, e questa storia è introvabile nella ricca innografia della Chiesa ortodossa, che fa riferimento gli elementi più realistici della vita dei santi. Per esempio, spesso nell'iconografia si vede san Giovanni Battista raffigurato con le ali, ma questa illustrazione è puramente simbolica del suo essere un angelo terrestre e un messaggero divino. Un altro esempio è la raffigurazione di aureole attorno alle teste dei santi, che è simbolo della loro cittadinanza celeste e della Luce Divina della loro divinizzazione e il loro essere ricolmi della grazia dello Spirito Santo.

Storicamente, san Giorgio come uccisore di draghi non si è visto fino al XI secolo, e non si può trovare alcun riferimento precedente (la prima immagine che conosciamo deriva dalla Cappadocia dell'XI secolo, e il primo racconto che abbiamo viene dalla Georgia dell'XI secolo). Secondo Maria Vasilakis, professore associato di arte bizantina, "Gli eminenti santi uccisori di draghi nella Chiesa orientale sono stati i due Teodori, la recluta e il generale. La prima rappresentazione di Giorgio nel VI secolo lo mostra come un funzionario, piuttosto che in uniforme militare. Non conosco alcuna raffigurazione del IX secolo. Tuttavia, solo nel secolo XI egli appare come uccisore di draghi. Come e perché Giorgio ha sostituito i due Teodori è incerto". Va aggiunto che ci sono altri santi uccisori di draghi nella Chiesa ortodossa, e, talvolta, il drago viene sostituito con un serpente o un coccodrillo o qualche altra bestia feroce.

Anche l'antica mitologia greca fa riferimento a eroi che uccisero draghi, come Ercole, Perseo e anche Apollo che uccise il pitone. La leggenda allegorica di san Giorgio che uccide il drago potrebbe essere un modo per mostrare san Giorgio come un eroe, dal momento che dal XI secolo fu un modello molto popolare e un esempio per tutti i martiri e santi della Chiesa che hanno sofferto per Gesù Cristo contro tiranni, imperi, eresie, ideologie, teorie, ecc. In ognuno di noi c'è un eroe che a volte ha bisogno di combattere contro un rettile che striscia nell'ombra per diventare luce e liberare la figlia, che potrebbe essere un immagine dell'anima. Inoltre, il nome "Giorgio" deriva dal sostantivo γεώργιον che denota una fattoria o un campo coltivato. Questo potrebbe essere un epiteto per una persona che sta facendo un percorso di coltivazione spirituale. Nell'innografia San Giorgio è chiamato il "coltivatore di Cristo".

San Giorgio come cavaliere e uccisore di draghi è legato all'acqua e ai pozzi. E la privazione di acqua nei mesi estivi, soprattutto se non piove durante l'inverno, potrebbe essere una fonte di grande sofferenza in luoghi come la Grecia, l'Asia Minore e il Medio Oriente. Il drago che respira fiamme dalla bocca tiene l'acqua della zona in ostaggio – come dice il racconto – e non le permette di scorrere a meno che la principessa sia sacrificata al drago. Pertanto, San Giorgio uccide il drago e salva la principessa.

Alcuni potrebbero sostenere che la principessa nell'icona raffigura semplicemente l'imperatrice Alessandra, la moglie di Diocleziano, convertita al cristianesimo dalla testimonianza delle sofferenze di san Giorgio e martirizzata con lui. La sua immagine nelle icone di San Giorgio avrebbe più tardi ispirato l'immaginario simbolico e la narrazione di San Giorgio che uccide il drago per salvare la principessa.

Il drago simboleggia anche il serpente malvagio, il diavolo, come si legge in Apocalisse 12:9. La battaglia contro il drago potrebbe indicare la battaglia spirituale contro il diavolo e il male per la salvezza dell'anima. La paura del drago è la mancanza di fede e l'ignoranza. Se queste vengono eliminate allora il drago non ha alcun potere.

L'immagine di san Giorgio come uccisore di draghi non è comparsa in Grecia fino al XIV secolo, e questo può avere qualcosa a che fare con l'acquisizione ottomana dell'Epiro e dell'Albania. A Bisanzio, però, c'è un'altra evoluzione. L'immagine del VI secolo di San Giorgio come ufficiale o soldato mostra Bisanzio fiduciosa, certa e sicura nel suo potere, e la Chiesa ha un ruolo forte nell'Impero. Qualche secolo dopo san Giorgio è raffigurato a cavallo con una lancia, e questo è un periodo di invasioni islamiche, iconoclastia e allontanamento dell'Occidente. Più tardi, nel secolo XI, Bisanzio si trova in una posizione ancora più difficile, con molti nemici che la circondano e la minacciano, e questo è quando scopriamo san Giorgio come uccisore di draghi. Bisanzio ha bisogno di un potente alleato, che ha potere e presenza divina. San Giorgio in questo momento si afferma come protettore dei soldati, insieme ad altri santi militari, come san Teodoro la recluta e san Teodoro il generale.

Alla luce di questo, abbiamo anche il poema epico bizantino Digenis Akritas, che presenta un eroico capo militare di frontiera di nome Basilio sulla frontiera orientale dell'Impero dopo la rinascita bizantina del IX e del X secolo. Mentre l'impero riconquistava il territorio perduto agli arabi secoli prima, la frontiera orientale dell'Impero rimaneva sotto il controllo dell'aristocrazia militare, di cui Basilio era un membro. Nell'opera letteraria, il protagonista del poema rappresenta certi ideali della sua società, in particolare gli ideali di mascolinità e di genere che erano riprodotti nella vita quotidiana delle persone che condividevano il medesimo retroterra culturale. Come prodotto di un impero medievale profondamente cristiano, gli ideali di mascolinità descritti nel poema sono profondamente influenzati dal cristianesimo, dalla cavalleria, dalle antiche tradizioni greche e dai valori culturali delle élite bizantine.

Gli ideali di mascolinità presentati nel poema sono influenzati principalmente dai valori cristiani e dal monachesimo. La fonte del potere del protagonista sta nell'aiuto della grazia di Dio. Seguendo le tradizioni dei santi guerrieri santo tra i famosi personaggi storici, come Giorgio, Teodoro e Demetrio, che vengono invocati dall'eroe del poema, si forniscono le fondamenta di molte delle gesta sovrumane di Basilio. Come alcuni dei santi guerrieri del passato, Basilio uccide un drago, che, come il serpente nel giardino dell'Eden, si sforza di tentare la moglie di Basilio. Come il vittorioso san Giorgio nel suo racconto, Basilio decapita il drago a tre teste, dimostrando in tal modo la sua pietà e il suo autocontrollo di fronte al desiderio. Inoltre, l'amore di Basilio per la caccia di animali selvatici e per uccidere leoni a mani nude simboleggia una catarsi per l'eroe, in quanto gli animali selvatici simboleggiano la mancanza di autocontrollo e un'inclinazione alla passione. Oltre al simbolismo della caccia e dell'uccisione dei draghi, Basilio mostra anche pietà, gentilezza, misericordia e umiltà nelle sue interazioni con gli altri. Pertanto, l'uomo ideale del mondo romano / bizantino sarebbe devotamente cristiano, umile, pio, e in controllo del suo corpo e delle sue emozioni.

La raffigurazione di san Giorgio come uccisore di draghi e il contemporaneo successo del poema epico Digenis Akritas potrebbero essere indicatori chiave del modo in cui interpretare l'icona di san Giorgio con il drago. E queste ragioni potrebbero essere il motivo per cui i crociati portarono con loro queste immagini e ampliarono questo racconto in Occidente.

Infine, spesso nelle icone di san Giorgio che uccide il drago si vede l'immagine di un bambino a cavallo con San Giorgio. Questo viene da un miracolo di san Giorgio, in cui si dice che un ragazzino di Mitilene cadde vittima degli agareni. Il santo apparve rapidamente a cavallo e salvò il ragazzo mentre stava servendo il vino al suo padrone afferrandolo, mettendolo a cavallo e consegnandolo ai suoi genitori. In altre icone vediamo la principessa che tiene il drago con una corda, perché secondo la leggenda il santo calmò il drago attraverso le sue preghiere e la principessa lo trascinò e legò alle mura della città, perché tutte le persone potessero guardare la scena. Queste raffigurazioni enfatizzano il fatto che san Giorgio è un aiuto veloce e un liberatore nel momento del bisogno per tutti quelli che lo invocano con fede.

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