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  Il disastro liturgico provocato dal "nuovo calendario"

capitolo 9 del libro A Scientific Examination of the Orthodox Church Calendar (Etna, CA: Center for Traditionalist Orthodox Studies, 1998)

dello ieromonaco Cassiano

orthodoxinfo.com

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Per motivi di ordine liturgico, ci deve essere un collegamento tra i cicli mobili e fissi del calendario, in modo da raggiungere armoniosamente la combinazione dell'uno con l'altro. Il calendario della Chiesa integra con successo il ciclo dei Minei con il ciclo pasquale sincronizzando il calendario ebraico lunare e il calendario giuliano solare. Tale armonizzazione, però, è impossibile usando il "nuovo calendario giuliano", che è il motivo per cui i neo-calendaristi usano ancora il vecchio stile (ovvero, il calendario della Chiesa) per il ciclo pasquale; è irrimediabilmente insormontabile per loro armonizzare il nuovo calendario con i cicli lunari, in un qualsiasi modo comprensibile. A prima vista, l'uso non corretto del calendario della Chiesa tra i neo-calendaristi passa inosservato. Tuttavia, è un puro e semplice fatto. Essi non sono coerenti nella loro riforma del calendario, dal momento che per il ciclo fisso utilizzano il nuovo calendario, mentre per il ciclo mobile usano il vecchio calendario. Da un lato, possiamo concludere da questo che il calendario "giuliano nuovo" è viziato a livello essenziale, dal momento che non è in grado di soddisfare completamente le esigenze della cronologia ecclesiastica. D'altra parte, si può anche concludere che i neo-calendaristi hanno o scarsa comprensione o poco rispetto (o, più probabilmente, entrambi) per le sfumature del calcolo del tempo, poiché nel modo quanto più sofisticato e artificiale hanno inutilmente e dannosamente complicato i calcoli cronologici, forzando meccanicamente insieme due calendari completamente diversi nei loro servizi di nuovo stile, senza alcuna giustificazione evangelica o realmente scientifica per farlo. Da nessun'altra parte incontriamo una tale discrepanza, vale a dire, l'uso contemporaneo per lo stesso scopo di due calendari incompatibili. Qualcuno, per esempio, ha mai provato a coniugare il calendario sotiaco dell'antico Egitto con il calendario cinese? Il concetto è assurdo. Inoltre, se i modernisti dovessero applicare il nuovo calendario per il ciclo mobile delle feste tanto letteralmente quanto hanno fatto per quello fisso, la Pasqua avrebbe dovuto essere spostata di tredici giorni, nel qual caso cadrebbe sempre di lunedì, una violazione canonica e liturgica così evidente che perfino i modernisti avrebbero trovato l'idea ridicola.

La santa Chiesa ortodossa ha ordinato che in ogni monastero e parrocchia, a qualcuno a qualcuno sia affidata la responsabilità di preservare l'ordine canonico nei servizi divini. Questo individuo è chiamato il "canonarca", e il suo dovere principale è quello di prendere in considerazione tutti gli aspetti dei servizi divini in relazione alle richieste avanzate dal Tipico, in modo che le osservanze liturgiche si celebrino in modo corretto. Questo compito è considerato estremamente importante, in quanto la corretta celebrazione dei servizi divini è un criterio di una vita gradita a Dio; di conseguenza, gli errori di negligenza o di disobbedienza nei servizi divini sono considerati gravi peccati che meritano gravi epitimie. A questo proposito, l'intervento arbitrario e fuori luogo per del nuovo calendario è indifendibile. Il Tipico fornisce pieni accorgimenti per le diverse coincidenze di feste fisse e mobili, così come i digiuni da loro stabiliti, stipulando un esatto ordine liturgico con istruzioni dettagliate. Pertanto, in molti modi, il Tipico è il più indispensabile dei libri di servizio; e tuttavia, i neo-calendaristi lo hanno praticamente distrutto. A titolo di esempio, consideriamo il fatto che, seguendo il calendario "giuliano nuovo", la festa dell'Annunciazione non può mai cadere durante la Grande Settimana o in concomitanza con la Pasqua. Quest'ultimo avvenimento, quando la Pasqua cade il 25 marzo (di vecchio stile), la festa dell'Annunciazione, la Chiesa ortodossa lo ha celebrato fin dall'antichità con particolare gioia liturgica, definendolo "Kyriopascha", "Pasqua del Signore". [2] I neo-calendaristi quindi si privano di un evento liturgico unico pieno di grazia, e lo stesso vale per molte altre feste. [3]

Una violazione particolarmente eclatante perpetrata con l'introduzione del nuovo calendario riguarda l'osservanza del digiuno degli apostoli. La conclusione di questo digiuno è determinata dal ciclo fisso delle feste, perché finisce sempre al 28 giugno (vecchio stile), vale a dire, il giorno prima della festa dei santi apostoli Pietro e Paolo; il suo primo giorno, tuttavia, dipende dal ciclo mobile delle feste, perché comincia sempre il lunedi dopo la festa di Tutti i Santi (la prima domenica dopo Pentecoste), un giorno che può cadere ovunque tra il 18 maggio (vecchio stile) e il 21 giugno (vecchio stile) inclusi. Così, la santa Chiesa ha stabilito che il digiuno degli apostoli dovrebbe durare da otto a quarantadue giorni. Per i neo-calendaristi, questo digiuno è o fortemente limitato o del tutto abolito. Coloro che violano il digiuno in questo modo farebbero bene a prestare attenzione al Canone 219 del Nomocanone: "Se un monaco, a parte il caso di malattia, cade in orgoglio e viola i digiuni stabiliti per comune osservanza da parte della Chiesa, se è in possesso delle sue facoltà mentali, sia anatema". Che tipo di persona attirerebbe consapevolmente un anatema su di sé?

Molti neo-calendaristi sostengono che l'abrogazione del Tipico non è un peccato, e soprattutto non è un peccato grave, perché non costituisce una deviazione dai dogmi della fede, o una loro negazione. Tale argomento mostra una ignoranza lampante di un concetto di base: che la santa Tradizione è l'essenza del cristianesimo ortodosso. Calpestare il Tipico, come se si trattasse soltanto di un lavoro umano privo di ispirazione divina, equivale a un attacco alla Chiesa stessa, perché il Tipico incarna la sua vita liturgica. I neo-calendaristi rifiutano di riconoscere il fatto indiscutibile che non è possibile far divorziare la dogmatica dalla liturgia senza distruggere la fede, più di quanto lo sia estrarre l'anima di un uomo dal suo corpo senza ucciderlo. Nelle parole di san Giovanni Crisostomo, la Chiesa ortodossa è la "Casa della sapienza", e se un membro si ammala in questa casa, tutta la famiglia soffre. [4] A coloro che respingono questi avvertimenti, facciamo notare la sobria risposta del Signore stesso: "Ma se rifiuta di ascoltare la Chiesa, sia per te come un pagano e un pubblicano". [5]

Abbiamo più volte confrontato la riforma del calendario con la storia del cavallo di Troia. Riflettiamo attentamente sulle similitudini di questa storia con l'introduzione del nuovo calendario nella Chiesa Ortodossa. I greci che stavano conducendo la guerra contro la città di Troia ebbero una brillante idea. Costruirono un enorme cavallo di legno che presentarono come dono ai troiani. All'insaputa dei troiani, questo cavallo di legno era cavo all'interno e nascondeva un distaccamento di soldati. Immaginando la loro fortezza inespugnabile e non vedendo il pericolo in un cavallo di legno, i troiani lo portarono dentro le porte della città. Quella notte, col favore delle tenebre, i soldati nascosti all'interno uscirono, aprirono le porte della città ai loro compagni in attesa al di fuori, e insieme passarono tutta la città a fil di spada. Allo stesso modo, i nemici di Cristo hanno il loro cavallo di legno nel nuovo calendario, che con zelo febbrile si sforzano di imporre a tutta la Chiesa ortodossa. Questo cavallo di Troia del calendario aveva nascosto in sé un virulento spirito anti-ortodosso, che, una volta ammesso dal "Congresso pan-ortodosso", nella cittadella della santa Chiesa, ha scatenato un attacco a sorpresa contro l'Ortodossia. Il nuovo calendario ha spalancato le porte difensive dei santi Canoni, permettendo di riversare le innovazioni più distruttive nella Chiesa. Queste innovazioni ora fanno saltar via pezzo per pezzo il cristianesimo ortodosso, e, se consentiremo loro di continuare, demoliranno del tutto la fede nelle anime delle persone e causeranno la morte spirituale del mondo. Questa è una situazione molto più grave di quella affrontata dagli abitanti dell'antica Troia, perché il Salvatore ci ammonisce, "non temete coloro che uccidono il corpo, ma non sono in grado di uccidere l'anima: temete piuttosto colui che è in grado di far perire sia l'anima sia il corpo nella Geenna". [6] Di conseguenza, imparando una lezione importante dalla storia del cavallo di Troia, gettiamo via da noi, ben oltre le porte della Santa Chiesa, quell'arma di sovversione incomparabilmente più temibile, il nuovo calendario, che minaccia la distruzione sia del corpo sia dell'anima.

Note

[1] Sono proprio questi "brogli" del ciclo pasquale ortodosso con il calendario gregoriano da parte dei neo-calendaristi, e non la fedele adesione dei vecchi calendaristi alla combinazione armoniosa del ciclo pasquale ortodosso con il calendario giuliano, che hanno portato a una rottura dell'unità liturgica all'interno della Chiesa ortodossa di oggi. Come spiega l'archimandrita Cipriano di Fili, l'innovazione del nuovo calendario ha "profondamente diviso" gli ortodossi: "1) Una parte... osserva il calendario patristico e il ciclo pasquale dei Padri; 2) un'altra parte osserva il nuovo calendario e il ciclo pasquale patristico ; 3) una terza parte osserva il nuovo calendario e un nuovo ciclo pasquale (in Finlandia ed Estonia), e 4) una parte finale osserva contemporaneamente il nuovo e calendario e quello patristico assieme al ciclo pasquale dei Padri!" (Archimandrite Cyprian Agiokyprianites, Orthodoxy and the Ecumenical Movement [Etna, ca: Center for Traditionalist Orthodox Studies, 1997], pp. 63-64 )

[2] Si potrebbe immaginare che questa completa eliminazione della Kyriopascha dalla vita liturgica della Chiesa ortodossa sia un oltraggio ai patrioti greci, dato che fu proprio alla coincidenza delle feste dell'Annunciazione e della Pasqua il 25 marzo 1821 (vecchio stile) che la Grecia ha sfidato il giogo turco - un altro miracolo tradizionalmente visto come un segno del favore divino verso il calendario della Chiesa. La Kyriopascha ha inoltre manifestato la sua grazia miracolosa alla nostra generazione nella sua più recente comparsa nel 1991; quello è stato l'anno della scomparsa del comunismo in Russia, scomparsa che, peraltro, è stata sfidata da un ultimo, disperato sussulto nella forma di un colpo di stato comunista sventato il 6 agosto (vecchio stile) - la festa della Trasfigurazione.

[3] La combinazione incongrua del calendario "giuliano nuovo" con il ciclo pasquale in realtà ostacola la grazia che scorre dai canali dei servizi divini, creando situazioni liturgicamente assurde. Per esempio, il 9 marzo, festa dei quaranta martiri di Sebaste, è sempre limitata ai quaranta giorni della Quaresima quando è calcolata secondo il calendario della Chiesa. Negli inni per questa festa, si traccia un ovvio parallelo tra i quaranta Martiri e i quaranta giorni del digiuno: "O atleti di Cristo, avete reso il più onorevole digiuno più radioso attraverso la commemorazione della vostra sofferenza gloriosa; essendo quaranta in numero, voi santificate i quaranta giorni della Quaresima, emulando la sofferenza del Salvatore nella vostra sofferenza per Cristo..." (Doxastico alle Lodi). Quando è celebrata secondo il calendario "giuliano nuovo", tuttavia, il 9 marzo a volte cade prima dell'inizio dei quaranta giorni della Quaresima (già a partire dal martedì della settimana del Figliol Prodigo), rovinando così lo spirito quaresimale dell'innografia della festa dei santi quaranta Martiri. Una cosa simile si verifica per quanto riguarda la festa di san Giorgio il Portatore di trofei al 23 aprile: quando il 23 aprile si osserva secondo il calendario della Chiesa, cade sempre durante il periodo del Pentecostario (e in quei casi in cui la Pasqua cade il 23, il 24 o il 25 aprile, il Tipico trasferisce la festa di san Giorgio al Lunedi luminoso, vale a dire, da uno a tre giorni dopo). Gli inni a questo grande martire universalmente venerato sono quindi pieni di immagini pasquali: "...Una splendente e divina risurrezione ci ha elevati dalla terra verso una Pasqua celeste. Allo stesso tempo, risplende il luminoso memoriale del gloriosissimo martire Giorgio, che celebriamo nella gioia e nella luce... "(Esapostilario del santo). Tuttavia, il 23 aprile secondo il calendario "giuliano nuovo" a volte rientra nella grande Quaresima (già a partire dal Sabato dell'Acatisto), lasciando il dilemma se cantare il servizio divino con tutto il suo immaginario pasquale intatto, anche prima della celebrazione della Pasqua, oppure di trasferire la festa da quattordici a sedici giorni dopo, al Lunedi luminoso.

[4] Cfr I Cor 12:26.

[5] Mt 18:17.

[6] Mt 10:28.

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