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  Posso andare nella chiesa degli altri?

Una piccola guida per i fedeli in un mondo di pluralità di chiese ortodosse

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Spesso capito in altre città e cerco sempre le chiese del mio patriarcato per partecipare alla Liturgia. Ma in teoria io potrei andare in qualsiasi altro patriarcato? Non parlo ovviamente di uniati o di chiese non canoniche, ma per esempio se un giorno volessi andare in una chiesa di un patriarcato ortodosso in comunione con il mio, così per curiosità?

È giusto questo atteggiamento? E quali sono invece gli atteggiamenti che è meglio evitare?

B. (gennaio 2018)

Secoli fa, questa era una domanda che si ponevano solo pochi viaggiatori: chi viveva sul territorio di una determinata Chiesa ortodossa locale, ben raramente aveva la possibilità di sperimentare il culto nelle chiese di altri popoli, lingue e giurisdizioni. Se viaggiava in un altro paese ortodosso, ovviamente, si serviva dell’ospitalità delle chiese del posto come di qualsiasi altro aspetto di quel paese, e se notava differenze con la propria tradizione, di solito le tollerava in quello spirito della padrona di casa dice delle altre case: “tutti hanno diritto di avere le tazzine da caffè che preferiscono, ma solo nella nostra famiglia si trovano le vere tazzine da caffè”.

Oggi la mobilità non solo è molto più alta tra i paesi ortodossi, ma abitualmente ogni luogo in cui la tradizione ortodossa si è radicata di recente (oppure è tornata di recente dai tempi del Grande Scisma) presenta una pluralità di chiese ortodosse che funzionano nelle stesse località. Per questo, è bene stabilire un principio universale:

Un fedele può andare alla Liturgia e alle altre funzioni in QUALSIASI chiesa ortodossa, purché questa chiesa dipenda da una delle giurisdizioni ortodosse che sono in comunione tra loro.

Ritenersi in comunione reciproca significa anche riconoscere nelle altre chiese la pienezza della grazia ecclesiale, quindi non ci sono ragioni in linea di principio per vietare ai fedeli di partecipare al culto gli uni nelle chiese degli altri.

Di solito, chi è cresciuto fin dall’infanzia in una singola chiesa avrà ben pochi problemi a fare una visita del genere, perché sentirà un legame istintivo con la sua chiesa di provenienza. Anche se potrà sembrare un po’ patetico sentir dire che “tutto va bene in casa d’altri, ma solo in casa propria ci sono le vere tradizioni ortodosse”, questo meccanismo è fino a un certo punto comprensibile, e non è altro che un rafforzamento di un legame di identità con l’ambiente in cui si è cresciuti.

I convertiti all’Ortodossia, invece, possono essere più sensibili a questa mobilità, e qui occorre usare maggiore cautela. Per amor di discussione, mettiamo insieme in questa categoria dei convertiti sia quelli che sono transitati all’Ortodossia da altre esperienze (o mancanze d’esperienze) religiose, sia quelli che, magari battezzati ortodossi nell’infanzia, sono tornati solo da adulti a vivere una vita ecclesiale: entrambe le tipologie, di fatto, presentano reazioni simili in questo campo specifico. Queste persone possono rimanere più scioccate da un’esperienza nuova, e magari dare eccessivo peso a tante differenze marginali (“di là non fanno come da noi...”). Generalmente, però, qualche visita non è sufficiente a creare dei dislivelli di pratica che possano portare turbamento, e potremmo concludere che simili visite, anche fatte solo per curiosità, non sono particolarmente dannose. Se il processo di ritorno all’Ortodossia è relativamente nuovo, tuttavia, è sempre meglio avere acquisito una certa familiarità con la propria chiesa di appartenenza, prima di esplorare le altre. Il principio è che non è possibile fare paragoni con altre cose, se almeno non si conosce davvero bene la cosa da paragonare. Se conosco bene A, posso arrivare a capire le sue differenze con B, ma se la mia conoscenza sia di A sia di B è superficiale, non saprò valutare nessuna delle due cose.

Quindi per tornare alle domande iniziali, il vero atteggiamento che è meglio evitare è una mancanza di approfondimento della propria tradizione di riferimento. Se riusciamo a evitare questo errore (e la conseguente crisi di identità che questo comporta nell’apertura alle altre tradizioni locali), allora ogni conoscenza di una chiesa ortodossa differente aumenterà il nostro orizzonte in un senso di autentica fraternità cristiana.

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