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  Un monaco può essere uno scienziato?

dello ieromonaco Constantin (Simon)

Monasterium.ru

17 dicembre 2016

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Il lavoro scientifico e il ministero monastico sono compatibili? Un monaco può essere impegnato in qualcosa d'altro, oltre alla preghiera e al lavoro manuale? Di esempi luminosi di "monaci studiosi" in Oriente e in Occidente, così come sulle origini del "monachesimo dotto" russo, parla nel suo articolo lo ieromonaco Costantin (Simon), in passato membro dell'ordine dei gesuiti, in seguito convertito all'Ortodossia.

Prefazione

Prima di iniziare a considerare se il monachesimo sia compatibile o no con il lavoro scientifico, in altre parole con "l'apprendimento", è necessario definire i termini. Con il termine "apprendimento" si intende non solo un tipo di "disciplina spirituale", in un modo o in un altro relativo alla teologia – la dogmatica, l'esegesi, gli studi biblici, la storia della Chiesa, e altro –, ma anche gli studi nei settori della conoscenza scientifica, che non hanno alcuna relazione con la teologia – per esempio la medicina, le scienze naturali, la matematica e altro.

Parlando di "monachesimo", probabilmente abbiamo in mente le forme del monachesimo, conservate nell'Oriente cristiano, per esempio, nella Chiesa russa, o sul Monte Athos; in Occidente – nell'ordine benedettino, o nei suoi rami: cistercensi, trappisti e camaldolesi, che osservano una regola di preghiera e sono impegnati in una rigorosa austerità. Tuttavia, in questo articolo non tratteremo gli ordini cattolici dei gesuiti, barnabiti o teatini, perché non sono a pieno titolo comunità monastiche, anche se sono impegnati in attività scientifiche.

In breve, per quanto possibile, cercherò di spiegare perché le forme ideali del monachesimo non sono compatibili con una chiara attività scientifica. Alcuni monaci vedono quest'ultima come una tentazione, una fonte di orgoglio, visto che ha un effetto devastante sulla vita monastica, sugli ideali monastici e sull'obiettivo principale – raggiungere l'unione con Dio.

Naturalmente, dobbiamo distinguere tra il lavoro intellettuale nello sviluppo della scienza teologica e l'intellettualismo come senso della vita, fine a se stesso.

E, naturalmente, poiché operiamo in termini di teologia apofatica, la differenza tra forme di "intellettualismo" è vaga, ma cercheremo di evitare errori di generalizzazione.

Non per lavori scientifici

Sant'Antonio il Grande, il fondatore del monachesimo venerato in tutto il mondo, era un contadino copto che, molto probabilmente, era analfabeta. Il suo desiderio di vita monastica derivava dal suo desiderio di compiere ciò che aveva ascoltato nel Vangelo in chiesa: distribuisci tutto quello che hai, e segui Cristo. Antonio il Grande, quando sentì queste parole, vide in loro una chiamata e non rimase a riflettervi per un lungo periodo di tempo, ma le mise in pratica, cedendo all'azione dello Spirito Santo.

Le Vite dei Padri del deserto della Tebaide egiziana meritano un'attenzione particolare perché contengono esempi di una rinuncia completa a tutte le cose del mondo, per propria volontà, la subordinazione completa di se stessi all'abate, rifiutando anche l'attività intellettuale. Gli ordini del padre spirituale dovevano essere eseguiti senza questioni, e talvolta in contrasto con la logica umana e intellettuale, per esempio, nel caso in cui al novizio era ordinato dal suo padre spirituale di continuare a irrigare un pezzo di legno, da cui era ovvio che non sarebbero mai apparse radici. Questa storia mostra che l'obbedienza è fondamentale, piuttosto che la logica.

Anche il ciclo giornaliero di servizi era orientato (e lo è ancora oggi, se lo si fa con il massimo rigore) al fine di garantire che il giorno un monaco fosse completamente pieno e che non restasse tempo per fare lavoro intellettuale.

Nei primi secoli della vita quotidiana il ciclo della preghiera monastica probabilmente consisteva di una lettura quasi continua del Salterio, dall'inizio alla fine e con una ripetizione infinita. Ancora oggi il culto quaresimale, che si compie nei monasteri di tradizione bizantina, comprende la lettura delle Ore quaresimali più lunghe durante il digiuno. A volte alle Ore quaresimali, che contengono la lettura dei catismi, sono attaccate anche le Mezze Ore. Così, ai monaci è lasciato ancora meno tempo per l'attività intellettuale, o per qualsiasi tipo di attività oltre alla preghiera liturgica.

Naturalmente, la tradizione bizantina è ricca di opere teologiche, ma quei monaci che vi erano coinvolti erano l'eccezione piuttosto che la regola. Tra loro ci sono, per esempio, san Basilio il Grande, che ha creato una regola monastica e ha determinato lo sviluppo del monachesimo bizantino per secoli a venire. Alla fine, san Basilio divenne vescovo e fu assorbito nei compiti amministrativi nella sua diocesi.

Un altro esempio illustrativo vissuto nel XIX secolo è il Metropolita Macario (Bulgakov), che non vedeva l'ora di andare a letto e lasciare gli affari dell'amministrazione diocesana per completare il suo studio in molti volumi della storia della Chiesa russa. Anche quest'ultimo testo può essere considerato come un'opera intellettuale, piuttosto che rigorosamente monastica.

Durante il periodo iconoclasta, i circoli monastici bizantini sostenevano un corso più conservatore dello sviluppo della Chiesa, in opposizione ai circoli intellettuali della corte, che avevano la tendenza a diffondere l'eresia dell'iconoclastia.

Per coloro che si opponevano a questa eresia, l'iconoclastia era per molti aspetti equivalente a un approccio eccessivamente intellettuale alla teologia, e per questo crebbe il sospetto verso la scienza teologica.

Quando il santo patriarca Fozio si guadagnò una reputazione come intellettuale del suo tempo, non era ancora un monaco.

Anche i santi Cirillo e Metodio furono notevoli eccezioni a questa regola. Ma Cirillo (alias Costantino il Filosofo) prese i voti monastici solo alla fine della sua vita molto attiva, mentre Metodio lasciò contro la sua volontà il monastero sul monte Olimpo nella Bitinia bizantina, per accompagnare il fratello nella Grande Moravia.

Un elemento anti-intellettuale continuò a manifestarsi nella vita del monachesimo russo. Il Paterik della Lavra elogiava i monaci per la loro attenzione alla preghiera e la loro diligenza, ma sospettava di coloro che erano impegnati nel campo della scienza, della filosofia e del lavoro intellettuale. Uno dei casi più importanti che illustrano la tendenza verso il lavoro intellettuale è la storia dei monaci istruiti, che, orgogliosi delle loro competenze linguistiche, cominciarono a dedicare la maggior parte del loro tempo a leggere per lo più l'Antico Testamento. Questo li portò a visioni diaboliche estreme, e, infine, a una forma di possessione demoniaca. Nel Paterik anche il monachesimo occidentale era ridicolizzato per il suo amore delle attività intellettuali. Per esempio, troviamo la storia di come il diavolo si manifestò ai monaci sotto le spoglie di un cattolico polacco.

Dobbiamo anche ricordare che il tempo della più grande fioritura del monachesimo nella Rus' giunse insieme al giogo mongolo-tartaro, quando non c'era tempo per impegnarsi nel lavoro intellettuale.

I monaci russi erano più interessati alla salvezza delle loro anime in un'atmosfera di completo isolamento dal mondo e la contemplazione ascetica. Allo stesso tempo i loro fratelli cattolici in Occidente erano presi dal desiderio di lavoro missionario e di conversione dei pagani.

Il fatto che i pagani fossero convertiti alla fede cristiana a causa della comparsa di chiese russe e monasteri in regioni remote è piuttosto un sottoprodotto di una semplice convivenza di abitanti di villaggio semi-cristianizzati con i monaci, piuttosto che una diretta conseguenza delle attività missionarie programmate dei monaci.

L'imperatore Pietro, da grande riformatore, e i suoi soci furono i primi a formulare l'idea di un monachesimo dotto come una casta speciale di monaci, che nel tempo avrebbero potuto intraprendere il sentiero del ministero episcopale.

Forse questa tendenza era apparsa durante il regno del padre di Pietro I – l'imperatore Alexej Mikhailovich. Nella Rus' occidentale vi erano molti monaci dotti, per esempio, Epifanio Slavinetskij e Simeone di Polotsk. Epifanio Slavinetskij amava usare espedienti retorici nei suoi sermoni, e amava leggere autori latini. Per la maggior parte i monaci di Mosca, che usavano gli stessi metodi di Epifanio, erano sospettati, soprattutto dopo il loro lavoro come correttori di libri durante le riforme del patriarca Nikon.

Lo stesso patriarca Nikon, anche se era originario del nord della Russia ed era stato in passato un prete sposato, era considerato dai suoi avversari – i vecchi credenti – come un monaco che aveva preso una via sbagliata a causa del suo amore per la ricerca intellettuale, che ne aveva fatto un pilastro d'orgoglio. "Nessuno che sia onorato per il suo sapere è grande al cospetto del Signore, ma coloro che vivono in modo buono e santo," – dice una delle affermazioni dell'arciprete Avvakum.

È noto che i monaci dotti all'inizio del XVIII secolo, ai tempi di Pietro e dei suoi successori, prendevano parte ad attività mondane. Il loro stile di vita non permetteva un'applicazione sufficientemente zelante dei voti monastici o addirittura ne impediva l'attuazione.

Un esempio lampante di questo "tipo" di monaco fu l'arcivescovo Feofan Prokopovich, il più stretto collaboratore dell'imperatore Pietro. L'arcivescovo Feofan ammise che odiava (almeno esteriormente) gli attributi del monachesimo e persino la Liturgia. D'altra parte, era uno degli uomini più colti del suo tempo, noto per i suoi trattati di astronomia, fisica, politica, e anche autore di diverse opere teatrali.

Un altro esempio fu il metropolita Platon Levshin, uno dei vescovi preferiti di Caterina la Grande. Un giorno costei gli chiese il motivo per cui aveva deciso di diventare monaco. La sua risposta fu sorprendente, soprattutto dalla bocca di un monaco russo, perché, come motivo che lo aveva portato in monastero, addusse l'amore della scienza. Levshin è interessante come uno dei migliori esempi di monaco dotto, che era in grado di coniugare la vocazione religiosa con l'amore per la scienza.

Gli esempi dei secoli successivi hanno confermato il fatto che è difficile combinare l'apprendimento e il monachesimo tradizionale. Tuttavia ci sono state alcune eccezioni degne di nota, tra cui il già citato storico della Chiesa. Il metropolita Macario (Bulgakov), l'arcivescovo chirurgo san Luca (Vojno-Jasenetskij), così come il Metropolita Evlogij (Georgievskij) – tutti erano monaci, vescovi, e allo stesso tempo scienziati.

Abbiamo già visto che Pietro il Grande è stato l'iniziatore principale dei di un monachesimo dotto, che poi si è ampiamente diffuso nella Chiesa russa.

L'imperatore Pietro, come sempre, era guidato da modelli occidentali e dal proprio disgusto per quello che considerava l'aspetto primitivo e incolto del clero russo. Per questo ora abbiamo bisogno di gettare un breve sguardo sull'Occidente – su come si è sviluppato il monachesimo cattolico romano.

L'Occidente: monachesimo e pseudo-monachesimo

Nella vita di sant'Agostino, vescovo di Ippona, leggiamo che questi fondò una comunità religiosa – anche se non monastica – per la quale stese una regola e in cui visse egli esso con i suoi seguaci, come esempio di amore per l'apprendimento. Naturalmente, ciò che Agostino aveva fondato non era proprio un ordine religioso nel senso occidentale del termine, ma piuttosto un gruppo di sacerdoti o di canonici che vivevano insieme con il loro vescovo e servivano nella cattedrale. Agostino stesso, a prescindere da ciò che si possa pensare della sua teologia, è unico tra i santi Padri per il suo interesse per la filosofia, la scienza, e in particolare la psicologia umana.

Nello stesso contesto, dobbiamo prestare attenzione a san Martino di Tours, e in particolare a san Benedetto da Norcia. Sono stati loro che hanno sviluppato le regole monastiche su cui si sono fondati tutti gli ordini monastici occidentali. Il principio famoso "orare est laborare" («la preghiera è lavoro") – per san Benedetto, che in passato era stato un giurista, non significava un disprezzo completo della vita intellettuale, ma amore per il lavoro e completa obbedienza in tutto all'abate del monastero. Come risultato di duro lavoro fisico potrebbe essere indicato il lavoro di un copista o di un illustratore, comunque, e questa attività non è considerata pienamente un lavoro intellettuale. Le principali attività dei monasteri durante i secoli bui nell'Occidente erano piuttosto l'accumulo e la ritrasmissione di conoscenze precedentemente acquisite, piuttosto che l'offerta di un nuovo tesoro teologico o scientifico del passato. I più grandi monasteri benedettini del Medioevo, come Cluny in Francia, diventarono centri educativi, anche se questo non era il loro scopo principale. La fatica principale rimaneva la preghiera liturgica, il completamento di un ciclo giornaliero composto da sette preghiere delle Ore, che nei monasteri occidentali non sono collegate in un'unica sequela, ma si servono ognuna nel tempo speciale a lei assegnato, e tutti i monaci nei monasteri occidentali devono obbligatoriamente essere presenti a tutti i servizi, che impiegano tutto il loro giorno.

Qui dobbiamo notare due differenze tra l'Occidente latino e l'Oriente bizantino. In Occidente, l'istruzione divenne prerogativa esclusiva del clero e soprattutto del clero monastico, che tra i latini non era precluso da pregiudizi anti-intellettuali. Per esempio, i seguaci dei vari rami dell'ordine benedettino (chiaravallesi, cistercensi o trappisti) scelsero deliberatamente uno stile anti-intellettuale di monachesimo, accompagnato da chiese scarsamente decorate e da altre caratteristiche. Per loro, la regola era caratterizzata da una combinazione di lavoro fisico pesante e di austerità. La maggior parte del tempo era trascorso in silenzio, con poche letture, ma allo stesso tempo raggiunsero importanti successi in agricoltura, ingegneria e produzione di vini, birre e formaggi. D'altra parte, la clericalizzazione dell'istruzione portò al fatto che le università occidentali, fondate dalla Chiesa, erano guidate da monaci e gli insegnanti erano dei monaci. I docenti laici di teologia erano rari in Occidente e lo sono ancora ai giorni nostri. In Oriente, in Russia, Grecia e nei Balcani, i professori di teologia erano spesso laici. Mi ricordo di una donna russa che si era convertita al cattolicesimo in Occidente e aveva voluto studiare teologia in Belgio prima della seconda guerra mondiale. La sua decisione aveva scioccato i suoi insegnanti.

Un'altra differenza che dovrebbe essere notata sono i tipi e le denominazioni di "ordini religiosi" in Occidente. Solo coloro che provengono dalla tradizione benedettina con i certosini, e possibilmente i carmelitani scalzi, si possono giustamente chiamare ordini monastici.

I domenicani e francescani sono confraternite mendicanti non monastiche, in quanto non sono parte di una fraternità di un monastero concreto, e sono costantemente impegnati nella predicazione al mondo e nel mondo.

I gesuiti e altri ordini recenti non sono neanche loro monastici, nonostante il fatto che essi si considerano come tali. Ignazio di Loyola, il loro fondatore, ridusse radicalmente il ciclo di preghiera monastica al minimo. Ciò significa che i gesuiti non sono tenuti a svolgere regolarmente un ordine fraterno di preghiera, e nemmeno a celebrare assieme la liturgia. Questo ha permesso ai gesuiti di dedicarsi interamente all'apostolato nel mondo. Nondimeno, essi hanno alcuni elementi della vita religiosa, come per esempio i voti di povertà, castità e obbedienza. Non sarebbe superfluo aggiungere che l'ordine originale dei gesuiti non è stato creato al fine di creare e condurre collegi e le università, cosa per cui in seguito è diventato famoso. Lo scopo originale della loro creazione era di predicare nelle strade tra la gente comune contro l'eresia del protestantesimo.

I monaci uniati dell'ordine basiliano, che fu riformato dai gesuiti alla fine del XIX secolo, sono anch'essi monaci solo di nome.

Sarebbe ingiusto tacere il fatto che l'Occidente cattolico romano e, in particolare, l'ordine dei gesuiti è riuscito a preparare un gran numero di sacerdoti che hanno ottenuto anche grandi successi nel campo di scienze non direttamente legate alla teologia. Uno dei più grandi è il ceco Gregor Mendel, un membro dell'ordine agostiniano, fondatore della scienza della genetica.

La tragedia di Mendel fu che fu elevato alla carica di rettore della sua comunità, e le responsabilità amministrative non gli permisero di continuare le sue ricerche scientifiche.

Paradossalmente, furono in parte questi esempi di pseudo-monachesimo occidentale che affascinarono Pietro il Grande, che sulla loro base creò un programma per un monachesimo dotto russo. In quei tempi persone vicine a Pietro come Feofan Prokopovic, Stefan Javorskij e altri studiarono presso scuole dei gesuiti, e l'Accademia Teologica di Kiev, in un certo senso, fu istituita in base a modelli gesuiti.

Molto più tardi, in epoca sovietica, anche i vescovi russi furono interessati all'esperienza del "monachesimo dotto" in Occidente e ne vollero incorporare alcuni elementi nell'immagine che dovrebbe avere un monaco studioso russo. Non dimentichiamo che gli osservatori ortodossi furono deliziati dal fatto che si trattava allo stesso tempo di una forma di semplificazione del monachesimo in Occidente.

Va inoltre notato a proposito che Pietro il Grande potrebbe avere preso come modello di qualità di un monachesimo dotto l'esempio dei monasteri benedettini ben ordinati, rispetto ai collegi gesuiti.

La mia esperienza di insegnamento presso il Pontificio Istituto Orientale di Roma per 30 anni tra i gesuiti è ambigua. Anche se ammiro gli scienziati che ho incontrato tra i miei colleghi, ho visto anche lì – sia in Germania sia in Italia – la mancanza di devozione alla Chiesa e di preghiera. Alcuni erano a malapena in grado di celebrare la Messa, e pregavano anche meno. Ho cercato di resistere alla tentazione di esagerare le attività intellettuali, che induce molti a un senso di orgoglio, arroganza sicura di sé, prepotenza e intolleranza per le opinioni degli altri. Forse l'autore del Paterik di Kiev aveva ragione – almeno in un certo senso.

Nondimeno, riteniamo che sia importante affermare che la combinazione di "monachesimo" e "apprendimento" nel senso stretto del termine – è difficile, ma possibile.

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