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  Che cosa significa quando cantiamo "eterna memoria" alle funzioni di commemorazione funebre?

dal blog Mystagogy

25 maggio 2015

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Quando cantiamo "eterna sia la vostra memoria" ("αἰωνία ἡ μνήμη") alla fine delle funzioni di commemorazione funebre e dei funerali, spesso si dà erroneamente per scontato che questa memoria dei defunti sia da conservare sulla terra non solo nella mente dei propri cari, ma anche per molte generazioni in seguito. In realtà, però, questo inno non è indirizzato a chi ha perso un proprio caro, né è indirizzata al defunto, né ha qualsiasi finalità mortale, ma è indirizzata come una preghiera a Dio, che è eterno, a nome dei defunti.

Un giorno gli apostoli vennero a Cristo con gioia dicendo: "Signore, anche i demoni si sono sottomessi a noi nel tuo nome". Gesù rispose: "Non rallegratevi che i demoni si sottomettano a voi, ma rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli" (Lc 10:17-20). In altre parole, Cristo disse ai suoi apostoli a non gioire per qualcosa che qui sulla terra non porta niente alla loro salvezza, ma a rallegrarsi per il fatto che i loro nomi sono ricordati in eterno nel regno dei cieli. I loro nomi sono scritti in quello che è comunemente noto nella Sacra Scrittura come il "Libro della Vita". Questo è meglio illustrato nella parabola di Lazzaro e del ricco. Povero Lazzaro dopo la morte si trova nel regno di Dio, dove il suo nome è eternamente ricordato, mentre il miserabile ricco indugia nell'ade, assolutamente senza nome. Il nome di una persona è la sua identità.

"Eterna memoria" equivale a dire "possiate essere sempre nella memoria di Dio." La Chiesa dice questa preghiera chiedendo che il defunto "continui" nella memoria di Dio. Perché se Dio "si dimentica" di noi, se dice: "Non vi ho mai conosciuti" (Mt 7:23), siamo portati all'estinzione spirituale. Ma se si ricorda di noi, allora, come il ladro sulla croce che chiese a Cristo di ricordarsi di lui, anche noi vivremo eternamente con lui in paradiso.

Secondo i santi Padri, la creazione vive ed esiste spiritualmente solo quando partecipa alle energie deificanti di Dio. Attraverso questa grazia increata riceviamo continuamente il nostro essere spirituale e il potenziale per il nostro sviluppo. E questo è naturale, dal momento che "la divinità è essere e il creato è non-essere" (san Massimo il Confessore). Pertanto, la creazione esiste e ha il suo essere perché partecipa all'increata grazia di Dio, che dona essenza, vivifica e deifica. Come dice san Basilio il Grande: "Esistono solo due cose, la divinità e la creazione, il potere santificante e ciò che è santificato.

L'immortalità dell'anima dopo la morte è un dato di fatto. Potremmo dire che è naturale e quindi forzata sugli esseri umani. E i dannati esistono in eterno sulla base dell'immortalità dell'anima, ma la loro esistenza, proprio perché l'immortalità è naturale e forzata, è una "morte". L'inferno è un "luogo dei morti", perché la partecipazione all'increata grazia di Dio deificante e vivificante è assente tra i suoi abitanti. Assente è il necessario rapporto con Dio e quindi l'identità personale che crea questo rapporto. Dobbiamo infatti sapere che ciò che dà sostanza a una persona è il rapporto con Dio, la partecipazione dell'energia deificante della sua grazia, e non la natura stessa. Il rapporto di una persona con Dio sostanzia la sua natura e lo fa diventare veramente una persona.

Molti vedono la salvezza dell'anima solo alla luce del fatto che non saranno tormentati in eterno, mentre la salvezza è in effetti questa relazione, questo amore, la nostra partecipazione alla grazia increata. L'anima, perché è immortale per natura secondo la grazia di Dio, e non immortale per natura in sé e per sé, ha un bisogno esistenziale dell'esistenza, di essere motivata in un rapporto a una persona, di acquisire una identità personale ed eterna. E questa identità, come abbiamo detto, è data da Dio in un rapporto che è liberamente iniziato e creato dalle persone già in questa vita all'interno della Chiesa attraverso i suoi misteri. Se dunque non creiamo questo rapporto divino, saremo "privi" di essere nella memoria di Dio e "cadremo" nel "non vi ho mai conosciuti". In sostanza, questa è la "morte spirituale".

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